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Addio primarie, addio PD. Sottotitolo: l'ultima volta. Ovvero: svegliatevi


Mauro Marino
Addio primarie, addio PD

Giuro, è l’ultima volta. Poi tolgo il disturbo, sempre che valga qualcosa la considerazione di un cittadino elettore pensante, già iscritto ai DS, “fondatore” del PD con l'”Io ci sono” del 14 ottobre 2007. L’ultima volta, lo giuro, poi mi affiderò a questo “centralismo democratico” di ritorno, all’indirizzo, alla linea o al meno peggio.
È “cosa loro”, dell’apparato politico, della “classe dirigente” – come molto piace dire a qualcuno – scegliere chi dovremo andare a votare nella prossima primavera per rinnovare il “consiglio d’amministrazione” della nostra Provincia.
Il candidato c’è già: l’avvocato, senatore e presidente uscente Giovanni Pellegrino.
Tutti d’accordo, solo piccoli distinguo e qualche richiesta di messa a punto di visibilità.
Il Presidente è riuscito a mantenere unita la compagine, ha garantito la poltrona a quelli che in tempi non lontani si chiamavano i “cespugli”, messi a dimora ma completamente assenti nel territorio.
Anche nell’assise che presiede ha smussato e domato i contrasti garantendosi il rispetto dell’opposizione. Un galantuomo che tutti tirano per la giacchetta, nonostante abbia dichiarato la sua stanchezza, il desiderio di ritirarsi, di godersi la vecchiaia magari regalandoci un buon libro di racconti: la seconda parte del suo “Cavallo Pazzo” sarebbe gradita.
Non può essere che lui. Non c’è altri! Anche D’Alema è dello stesso avviso (e Veltroni? Veltroni che dice? Non è poi lui il segretario eletto? O non conta?).
Sembra che la nostrana “classe dirigente” abbia paura di tentare il cambiamento, di provare a smuovere gli equilibri della ‘pax’ regnante. Non vuole sentirsi orfana di chi la garantisce.
Ma la domanda viene spontanea. Oltre tutto quello che compete la “politica dei politici”, la vita e la quiete del palazzo, qualcosa è cambiato nel Salento?
Di questo si dovrebbe parlare, o no?
L’On. Ria si dice d’accordo sulla ricandidatura, s’è acquietato sul suo scranno alla Camera. Mette dei paletti, non li mette, non capisco il politichese. Ma cosa pensa del Salento del dopo Ria? Il Grande Salento è stata la risposta giusta al “Parco Salento”?
Il Salento è ancora da amare? E’ andato avanti o s’è seduto sulla sua piccola “gloria”?
Ché questo sembra a chi guarda! Un Salento senza guida, senza progetto, senza ordine.
Solo confusione, al di là dei balletti politici, delle conferenze stampa, della moltiplicazione delle Notti e delle notterelle, dei festival, delle rassegne, degli operatori culturali ad uso e consumo di Palazzi e palazzetti nulla è cambiato. Le strade son quelle di cinque anni fa, la segnaletica del Salento d’Amare, del Salento del turismo, dell’arte e della cultura, inesistente. Le beate (e odiate) parole del marketing territoriale sono rimaste parole. I centri storici dei nostri paesi sono ‘abbandonati’ a recuperi senza senso, senza rigore, senza disciplina. I motori dei condizionatori d’aria li ornano al pari degli “inutili” fregi antichi… e poi, e poi, e poi…
Chi doveva guardare lì dove guardano le persone quando vengono qui a guardarci?
Certo non il presidente ma qualche suo assessore sì. Se no a che serve star lì?
La rinuncia alle primarie è la rinuncia del PD alla sua missione rinnovatrice. Addio PD viene da dire! Questi “dirigenti” non si accollano il rischio di doversi confrontare con se stessi e con quello che in questi anni hanno prodotto: rinunciare alle primarie significa rinunciare al dibattito, al confronto con gli amministrati. Non basta un’assemblea degli eletti per verificare la validità di un mandato. Eletti poi un po’ con l’affanno, timorosi di perdere posizioni, privilegi… Il quieto governare non sempre è il buon governare!
A destra non si dice granché. La Senatrice Poli non è interessata alla poltrona (chissà perché!). S’è sentito il nome dell’avvocato Gianni Garrisi e il guerriero De Cristofaro, sui muri della città, vuole liberare il Salento con un significativo svegliatevi!
Già svegliatevi!