Un rumore di fondo, Luigi Pisanelli, Fablet 21


Durante la pandemia Arianna e il suo cane Spike, in una sera qualsiasi dell’inverno salentino, incontrano Antonio delle stelle. Il paese è lo stesso di G. – il narratore – ricoverato in un ospedale di Roma, costretto su una sedia a rotelle per una malattia contratta dopo l’assunzione di un farmaco. Durante il ricovero G. riflette sulla sua vita, alternando pensieri, ricordi e letture, con cui riempie le lunghe giornate di riabilitazione.
Alla vicenda presente si intreccia il passato di Vittorio, reduce della Prima Guerra Mondiale, che una volta tornato dal fronte ritroverà la sua amata Grazia. La dimensione personale e i riferimenti letterari, musicali e cinematografici (da Hemingway a D’Annunzio, da J. D. Salinger a Dolcenera e agli 883), dialogano su due piani, mentre si susseguono situazioni surreali, col protagonista che tra le corsie si imbatte in un personaggio famoso, o assiste alle discussioni degli spacciatori sul mercato durante l’Angelus del Papa, con un compagno di stanza che balla insieme a un’infermiera, o Mahmood che vince il Festival di Sanremo con Blanco.
G. legge, osserva documentari, indaga il mondo e ricorda la primavera pugliese, col disincanto politico ed esistenziale di una generazione che senza retorica si interroga sulla meridionalità e sul mito di una Puglia felice.
Le riflessioni di Franco Cassano si intrecciano alla storia, toccando temi che vanno dalle malattie nervose (e la sanità) all’integrazione. Dopo otto mesi di ricovero a Roma G. torna a casa, nel Salento, con lo sguardo critico di un pasoliniano contemporaneo, bilanciando realismo amaro e cauto ottimismo. Come in Una disperata vitalità dove Pasolini scrisse “La morte non è / nel non poter comunicare / ma nel non poter più essere compresi”, la battaglia personale dell’autore è l’accettazione della malattia, nel rapporto con medici e infermieri, col rifiuto di sentirsi sopraffatto, sia a livello razionale che spirituale, con la sua scrittura che traduce la vita.

Luigi Pisanelli nato a Casarano nel 1976, vive e lavora a Parabita (Le). Ama la natura, i cani, i buoni libri, la musica che fa prendere alla vita il verso giusto, ama cucinare e, infine ama la solitudine, a tratti intervallata dalla migliore delle compagnie possibili in questo mondo. Con Musicaos Editore ha pubblicato due romanzi, Tornerà la lepre a Buna (2017) e Essere fortunati non basta (2019).

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