“La pietra angolare”, Emilia Pardo Bazán , 6


La pietra angolare, Emilia Pardo Bazán
(traduzione di Fabia Del Giudice nota al testo e postfazione di Diego Símini, collana Vela Latina, 6)

«La pietra angolare» descrive una realtà cruda, dominata dal conflitto tra indigenza e ricchezza. Il boia di Marineda, Juan Rojo, è perseguitato dallo stigma del suo mestiere crudele, protagonista insieme a un quadro composito di varie specie umane, ubriaconi, perdigiorno, sgherri di paese, ridotti ai minimi termini dal quotidiano ciondolare senza uno scopo apparente. Moragas, medico del paese, conduce ragionamenti filosofici sul destino, il dramma dell’esistenza, la pena di morte, novello Faust di una realtà che fino all’ultimo cercherà di volgere a suo piacimento. Gli avventori dei circoli e dell’Acquario, stimati professionisti, alcuni ricoprenti cariche pubbliche, avranno di che discutere, per via di un fatto criminoso che colpirà la piccola comunità di Erbeda e il piccolo Telmo, figlio di Rojo, bersaglio prediletto per il dileggio dei suoi coetanei, diventerà suo malgrado l’ago della bilancia dell’esistenza di suo padre e dello stesso Moragas, quando improvvisamente le sorti di tutti, dal boia al giudice, dal medico all’avvocato, verranno al pettine come nodi scorsoi.

Emilia Pardo Bazán (La Coruña, 16 settembre 1851 – Madrid, 12 maggio 1921), appartenente a una nobile famiglia galega, visse fin da piccola in un ambiente culturalmente favorevole, che stimolò il suo amore per la letteratura e per le arti. Essa, da figlia unica, alla morte del padre, ne ereditò il titolo e divenne contessa. Fu particolarmente attiva per il riconoscimento dei diritti femminili, difesi con la scrittura e in diversi dibattiti. Scrisse centinaia tra romanzi, raccolte di poesia, testi teatrali, racconti, diari di viaggio, saggi e articoli di letteratura. Fondò e sostenne con le sue finanze la rivista «Nuevo Teatro Crítico», che ospitò dal 1891 al 1893 scritti di critica letteraria e di attualità politica, nonché notizie su scrittori. Lo stile della sua scrittura narrativa, influenzato inizialmente dal naturalismo, si arricchì successivamente di stimoli diversi, dalla scienza del profondo di Freud alle questioni scottanti del suo tempo, come i limiti del diritto penale, l’eguaglianza tra uomo e donna, e, negli ultimi anni, a tematiche collegate agli exempla religiosi. La vastità della sua cultura, unita alla varietà delle sue esperienze, la portò a difendere talvolta idee distanti tra di loro, e contraddittorie. Pardo Bazán introdusse il tema del proletariato nella letteratura spagnola, scrisse opere considerate dalla parte più retriva della critica come immorali, a sostegno di idee atee, o addirittura pornografiche; in determinati ambienti ebbe fama di scrittrice ribelle e provocatrice. Di questo è esempio La Tribuna (1883), considerato da molti il primo romanzo naturalista spagnolo, in cui si dipinge la vita delle sigaraie di Marineda (città immaginaria che ricalca La Coruña).
Non si curò molto, nella vita privata, delle convenzioni sociali prevalenti. Realizzò una profonda analisi del mondo operaio femminile. Il suo interesse per la questione femminista la portò a professare il diritto di istruzione per le donne, insieme al diritto di poter esercitare ogni tipo di professione. Il metodo naturalista culminò con Los pazos de Ulloa (1886-1887), il suo romanzo più famoso che la consacrò come una delle più grandi scrittrici della letteratura spagnola. In Madre Natura (1887), racconta gli amori incestuosi di due giovani che non sanno di essere fratello e sorella. Di forte impatto anche La piedra angular (1891), in cui si affronta il tema della pena di morte sotto un’angolatura inconsueta. Nella produzione pardobazaniana vanno segnalati almeno i romanzi La Quimera (1905) e La sirena negra (1908), in cui Pardo Bazán esplora i meandri della psicologia dei suoi personaggi, con storie avvincenti.
La scrittrice visse una vita irrequieta, anche dal punto di vista sentimentale: a sedici anni sposò il diciannovenne José Quiroga y Pérez Deza, da cui ebbe tre figli e da cui si separò, non accettando la pretesa del marito di lasciare la letteratura. Ebbe una ricca e appassionata storia d’amore con Benito Pérez Galdós, considerato il più grande romanziere e drammaturgo spagnolo dopo Cervantes. Intrattenne anche una relazione con il celebre mecenate e artista Lázaro Galdiano. Nel 1906 fu la prima donna a presiedere la selezione di letteratura dell’Ateneo di Madrid e la prima donna ad occupare la cattedra di letteratura neolatina nella Universidad Central de Madrid (nel 1916); nel 1910 fu nominata Consigliera per la Pubblica Istruzione da Alfonso XIII. La Real Academia Española respinse tre volte (1886, 1891 e 1912) la sua candidatura a far parte del consesso: nonostante le sue eccezionali qualità intellettuali e artistiche, la maggioranza degli appartenenti alla Docta casa non ritenevano opportuno aprirne le porte a una persona di sesso femminile. Si è dovuto aspettare il 1978 per assistere all’ammissione di Carmen Conde, la prima donna membro della Academia.

La pietra angolare, Emilia Pardo Bazán
traduzione di Fabia Del Giudice
nota al testo e postfazione di Diego Símini, collana Vela Latina, 6formato 12,7×20,3 cm, pagine 208, isbn 9791280202444, €15

Musicaos Editore

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: