Venerdì 11 Luglio, Francesco Lanzo con il suo romanzo “Gli impostori” sarà ospite della rassegna «Teatri a Sud» di Astràgali Teatro, presso la Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce. Intendiamo qui approfondire, a tre mesi dall’uscita, alcuni dei temi e contenuti del romanzo di Francesco Lanzo, lo facciamo con una recensione al romanzo, dello scrittore e critico Daniele Greco, e con l’intervista di Francesco Lanzo a Gino Greco, per la rubrica “Sillabe di Seta” di Radio Venere.
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GLI IMPOSTORI – UNA VOCE DELLA PERIFERIA.

Al silenzio/assenza della politica e delle istituzioni rispondono gli scrittori, gli artisti, gli operatori culturali, i cittadini, che ogni giorno si confrontano con la periferia, vivendola quotidianamente, confrontandosi con ciò che significa vivere, crescere e esprimere la periferia. È quello che fa Francesco Lanzo, con “Gli impostori”, un romanzo ambizioso che racconta la periferia di Lecce, con personaggi che si confrontano con le periferie d’Europa, che presentano le stesse problematiche e gli stessi semi di una rivoluzione coscienziosa. Francesco Lanzo, con un racconto serrato, ampio, in cui le esistenze di personaggi si intrecciano nell’arco di dieci anni, restituisce uno spaccato vivido della città di Lecce, e non solo, che difficilmente potrà essere rinvenuto nelle guide turistiche.
Lara Gigante ha definito Francesco Lanzo: “Identità di una generazione”(Nuovo Quotidiano di Puglia), per Laura Casciotti “Gli impostori”: “apre via di fuga, genera fantasmi, è una condizione esistenziale” (quISalento).
Daniele Greco recensice “Gli impostori” di Francesco Lanzo
Al terzo romanzo, dopo «I lanzillotti» (Palomar) e «Il bene in terra» (Musicaos Editore), Francesco Lanzo scrive la sua opera più ambiziosa: quattrocento pagine di narrazione pura, che raccontano le traiettorie di due ragazzi delle Vele a Lecce, tra il 1995 e il 2005; cresciuti in una città che delude le aspettative di chi non faccia parte del giro giusto, dove si impara solo a diffidare di tutti o, peggio, a essere parte attiva nel godimento personale per le sfortune altrui. Se Nico Palmieri pensa d’essersi tirato fuori dal suo passato per via d’un impiego appena soddisfacente, Pietro Luce, orfano d’entrambi i genitori, briga ancora alla ricerca del colpo giusto: si tratti di smerciare erba, vino o vecchi dispositivi digitali da rivendere in rete.
Lanzo si affida a un piano narrativo che sembra millimetrato per il modo esatto in cui riporta gli espedienti di piccolo cabotaggio di queste vite gravide di ombre. Cresciuti in un contesto di sostanziale cattività, i due hanno a lungo mentito a loro stessi cercando altrove il modello su cui creare l’identità personale che fuggisse lo stigma delle proprie origini e che ha generato l’impostura che dà titolo al libro.
La necessità porterà i due ad allontanarsi da Lecce, tra Lubiana, le Canarie e Parigi, dove riceveranno il dono inaspettato di guardare profondamente dentro sé stessi attraverso gli occhi di quei coetanei che scopriranno essere complici, perché provengono da altre periferie e condividono con loro le medesime inquietudini, come nel bel passaggio che riguarda proprio Nico e una ragazza di Lubiana, Lena:
“Gli occhi che ho puntati addosso sembra che provengano dai budelli dei palazzi rimasti lì a centinaia di chilometri, sparati da un passato carognoso che imputridisce da qualche parte, ma che evidentemente sopravvive in giro per il mondo. Mostrano una caparbietà che mi ero scordata e ci leggo dentro il limite che ognuno di noi su questa Terra rappresenta per il semplice fatto di viverci, nonostante stia dicendo che lo puoi affrontare senza scappare, accettando il tuo destino, a differenza di quello che ha fatto il sottoscritto, il vermetto che striscia sul fondo della Storia” (p. 227).
Quando il romanzo si apre all’Europa diventa, per estensione, un inno al movimento rispetto a quella stasi che Nico e Pietro avevano conosciuto nella loro città natale, specie nel ghigno mefitico dei tanti disillusi di casa propria che avevano vampirizzato ogni autentico istinto vitale. Riconoscersi negli altri significa allora illuminare retrospettivamente i tempi e i luoghi della propria giovinezza, tra i palazzi di cemento e le piazze di spaccio, per scoprirsi meno soli. Ed è a questo punto che le loro parabole individuali incrociano la storia collettiva nei giorni più caldi della rivolta delle banlieu, a Parigi nel 2005, quando, complici due figure femminili che non hanno nulla di angelico, ma sono semmai il loro controcanto spigoloso e determinato, essi trovano in Lena e Thea due destini che incarnano la possibilità della rivolta prim’ancora che politica, personale.
Il finale accelera, come ne Il bene in terra, grazie alla sapienza di un autore che fa convergere tutte le vicende verso un epilogo tesissimo in cui i nodi si sciolgono in un rogo reale e metaforico dal quale rinascere a nuova vita. Ma è a qualche pagina prima della fine che è possibile trovare – a mio giudizio – la clausola cui l’autore sembra assegnare il proprio messaggio più profondo. Tocca a Nico Palmieri, forse il vero portavoce di Lanzo, lanciare il suo sofferto grido di speranza contro l’impostura dei rapporti umani, verso un’autenticità che rompa il catastrofico isolamento sociale dal quale non possono che nascere piccole e grandi miserie personali e indicare la strada di un’apertura al mondo, alla reale condivisione con gli altri:
“qua al sottoscritto sembra di essere tornato all’essenzialità e alla semplicità della vita e lo stomaco mi si chiude di colpo perché mi rendo conto solo una volta che pianto il culo sulla sedia che in tutti questi anni mi è sfuggito il sugo del tirare avanti e cioè che quello che più conta è avere qualcuno attorno con cui condividere, cazzo, e quella parola mi risuona nella testa come una mantra che mi attacca al collo e lo so come l’avemaria che mi si legge bello chiaro sul volto che mi manca il respiro per tutti gli anni finiti nel cesso del tempo senza senso. Condividere sarebbe stato il modo migliore per sentirsi attaccato a questa terra e lì per lì mi chiedo se le mie caserme, con quella vita spesa in strada non erano una forma di condivisione anche loro. È vero che ci siamo mossi avendo in mente l’orrore per le nostre case e per quello che ci si aspettava dentro, tanto che per tutta risposta l’imperativo è rimasto quello della fuga e della solitudine piuttosto che vivere al di sotto delle aspettative, ma qui dico che il prezzo è stato alto e il risultato balordo se tiro una linea con il totale (p. 334)”.
Gino Greco intervista Francesco Lanzo, per la rubrica “Sillabe di Seta” di Radio Venere
«Un saluto da Gino Greco, eccoci con un nuovo appuntamento con Sillabe di Seta, la nostra rubrica. Parliamo di libri di cultura letteraria, oggi ritroviamo Francesco Lanzo che saluto innanzitutto con piacere, ciao Francesco, benvenuto».
«Ciao Gino grazie per l’invito».
«È uscito da poco il tuo ultimo romanzo “Gli impostori” e noi ci siamo sentiti circa 3 anni fa per parlare del romanzo precedente “Il bene in terra” c’è un collegamento forse fra i due».
«Sì esatto, c’è un collegamento perché uno dei personaggi di quest’ultimo libro dal titolo “Gli Impostori”, che è Pietro Luce, è già presente nel romanzo precedente e in questa nuova veste, in questo nuovo romanzo, è affiancato da un altro personaggio, un altro co-protagonista, che è Nico Palmieri»
«La linea temporale degli eventi qui si sviluppa tra il 1996 e il 2005-2006. “Gli impostori” innanzitutto chi sono? Sono questi due ragazzi o sono altri…».
«La scelta di questo titolo è stata voluta anche a seguito delle vicende che vivono entrambi i personaggi, perché sia Pietro Luce che Nico Palmieri provengono dalla periferia di Lecce, anche se la storia poi prenderà strade del tutto europee, il titolo “Gli impostori” fa riferimento un po’ all’altra parte dello specchio e cioè a quello che loro sentono di essere o a come si percepiscono rispetto ad un mondo che sia nel 1996, per un certo motivo, sia nel 2005 nel 2006, sembra continuare a respingerli, questo sentimento di impostura è qualcosa che si portano dietro, questa visione li riguarda anche personalmente perché è un romanzo sull’amicizia».
«L’altro libro – parliamo quasi come se fossero collegati – è ambientato nella periferia di Lecce, che è un po’ il paradigma delle periferie del mondo, in un certo modo, si riflette anche in questo romanzo; questo guardare le periferie, perché non so le «banlieue» parigine potrebbero essere simili alle nostre periferie, alle zone 167, con tutte le problematiche, i disagi, ma anche con la normalità, quella trasparente, che non viene notata perché forse oggi siamo abituati a guardare solo gli estremi in positivo e in negativo».
«Certo in entrambi i libri il tema della periferia è centrale, importantissimo, perché non è soltanto un luogo fisico ma diventa anche soprattutto un punto di vista, un luogo dell’anima. In questo secondo romanzo mi interessava esplorare anche una sorta di cosmopolitismo periferico e cioè il fatto che dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sviluppo economico che ha investito buona parte dell’occidente, c’è stata una sorta di avvicinamento di tutte le periferie, le periferie europee.
Quindi l’idea era quella di partire dalla periferia di Lecce, seguire la storia la vicenda di questi due personaggi che in qualche modo cercano di uscire fuori dai propri confini e farli scontrare poi con una realtà europea che li vede protagonisti, che è in grado di entrare in relazione in contatto con dei coetanei che vivono una stessa situazione di disagio. Quindi rispetto a “Il bene in terra” che è il libro precedente, qui la storia si sviluppa in modo molto più articolato, molti nodi vengono ritrovati al di fuori della periferia di Lecce. Quindi è un libro che ambisce ad avere un un respiro anche europeo in questo senso».
«Questo viaggio come si svolge, che tipo di città coglie, raggiunge, cosa fanno i due protagonisti?».
«In realtà Pietro Luce e Nico Palmieri partono da Lecce, ma poi vivono due esperienze di vita completamente diverse perché Pietro cerca in qualche modo con vari lavori – come abbiamo visto anche nel libro precedente – di darsi da fare, mentre Nico Palmieri segue una strada del tutto personale perché riesce ad avere un posto di lavoro sicuro e stabile che gli consente di uscire dalla periferia, ma i due amici restano legati; chi come Pietro andrà a fare l’animatore ad un certo punto in un villaggio turistico perché è costretto a scappare da Lecce per brutte situazioni in cui si era si era infilato, chi come Nico Palmieri riesce per svago a spostarsi per un lungo periodo da Lecce e riesce a toccare la Slovenia e altre parti dell’Europa. Poi entrambi si troveranno per una serie di coincidenze a Parigi proprio durante la rivolta delle Banlieue dove avranno occasione anche di risolvere molte problematiche che avevano taciuto nel corso della loro della loro esistenza».
«Quindi Parigi diventa il luogo dove si scioglie il nodo del romanzo».
«Nell’altro libro il concetto era trovare il riscatto, loro andavano alla ricerca di questo».
«E ne “Gli impostori” invece nel tuo ultimo romanzo qual è il tema centrale?».
«Nel libro precedente la riflessione ruotava attorno al concetto di bene e della ricerca del bene che ciascuno compie anche in condizioni difficili, in condizioni esistenziali che che ci mettono alla prova. Quindi la ricerca dei personaggi era orientata in quella direzione. In quest’ultimo libro, se dovessi individuare un tema centrale è proprio il tema del vero, cioè di quanto a volte l’esistenza ci porti a confrontarci con la maschera che dobbiamo indossare sia per convenzioni sociali sia per pura sopravvivenza. Se nel bene (“Il bene in terra”) c’era una dimensione più legata al riscatto anche economico, un riscatto di di tipo pratico, in quest’altro libro il riscatto è prevalentemente di tipo esistenziale, cioè il tentativo che entrambi compiono in modi diversi di risolversi come persone, come amici ,come esseri umani».
«È un po’ come – non voglio dire “eroi del nostro tempo” – personaggi però del nostro tempo».
«Sì perché riflettono un po’le angosce, le istanze, un po’ di sofferenza in cui vive la gente in questi tempi. Entrambi i personaggi sono smarriti. Uno smarrimento che viviamo anche noi sia per le condizioni economiche in cui spesso ci si trova. I miei personaggi partono da un sud molto complicato, la Lecce che descrivo è una Lecce che non ha nulla a che vedere con i colori pastello delle attrazioni turistiche ma è una città come tutte le altre che vive una condizione economica di grande difficoltà e quindi c’è anche questo aspetto, questa dimensione, entrambi rispecchiano un disagio profondo, una difficoltà. La nota positiva è che cercano una via vitale, una via energica per uscire da questa situazione, e nella parte conclusiva del romanzo poi c’è anche una speranza, per il futuro e in qualche modo l’idea era quella di far capire che la lotta è uno strumento che può ancora pagare, anche se a volte siamo un po’ scoraggiati da questo punto di vista».
«Benissimo ricordo allora “Gli impostori” – Francesco Lanzo, Musicaos Editore. Che tipo di riscontro stai avendo presentare questo libro»
«Un primo riscontro riguarda la scelta grafica della copertina che ha avuto un grande successo anche se può sembrare banale, però diciamo è l’aspetto più di impatto, quando sfogliamo un libro, perché è la prima cosa che guardiamo e la copertina quindi il progetto grafico curato Musicaos è stato veramente molto accurato, il libro è uscito dall’8 aprile, i riscontri sono molto positivi perché è una storia che si legge molto facilmente, un ritmo abbastanza veloce, perché ci sono due piani narrativi differenti che si alternano, la narrazione scorre, i riscontri che stiamo avendo in termini di attenzione sono molto positivi e fa piacere perché si tratta di un libro che racconta la nostra vita, le situazioni in cui ciascuno di noi si trova situazioni, parlo anche di carattere esistenziale e quindi questo fa molto piacere».
«Allora noi ti aspettiamo per il nuovo libro, intanto ci godiamo “Gli impostori”, Francesco Lanzo Musicaos Editore. Buona lettura a tutti Grazie Francesco, alla prossima».
«Grazie a voi».
Video interventi.
Pubblichiamo qui di seguito i video dell’intervista con Gino Greco, per Sillabe di Seta/Radio Venere, un frammento della presentazione tenutasi a Guagnano (12/6/2025), dove Francesco Lanzo ha dialogato con Lorenzo Antonazzo, e un frammento della prima presentazione del romanzo “Gli impostori”, tenutasi presso la Libreria Liberrima (4/4/2025) di Lecce.