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Su «Le giravolte» di Lorenzo Antonazzo, di Monica Rollo


«Le giravolte» di Lorenzo Antonazzo, pubblicato da Musicaos a settembre 2022, si presenta subito come un mosaico di storie.

Attraverso frammenti di prosa seguiamo discontinuamente le vicende di uomini e donne che vagano in una Lecce, città fatta di specchi, che non dona risposte ma riflette le proprie inquietudini.

Ad emergere è la deriva di una generazione, quella degli anni ’80. I personaggi principali, superati i trent’anni combattono giorno per giorno con lo smarrimento, la mancanza di una strada tracciata e di risposte adeguate a domande che aumentano ogni giorno.

I rimpianti e le invidie di Benny su Facebook; Gianluca alla ricerca delle sue origini; Davide in fuga dal suo passato; Edo e un lavoro che non si è scelto, gli è capitato; Melissa sempre in movimento per non pensare. E molti altri personaggi le cui storie si intrecciano e si confondono come i vicoli delle Giravolte. Unico punto fermo è il «Kismet», “destino” in turco, il bar gestito da Camilla e Fiorenzo, dove le storie confluiscono.

La prosa è lucida ma anche elegante e descrittiva, una terza persona che disseziona i pensieri e gli stati d’animo dei personaggi. Tra un frammento e l’altro si inseriscono dei brevi componimenti poetici, isole di respiro e contemplazione nella ricchezza della narrazione. Sono analisi e sintesi della prosa, scompongono e agglomerano i significati per ampliarli, quasi ci si trovasse davanti ad un moderno prosimetro.

«Le giravolte» si pone dunque come un’opera intrinsecamente plurale, raccontata attraverso molti punti di vista.

Molteplici sono anche i luoghi: l’interno accogliente e parentale del «Kismet», quello soffocante dello scantinato di Benny; gli esterni del centro storico, delle coste e delle spiagge; ma anche il continuo spettro della partenza per il nord.

E molteplice è il tempo, nella rottura di tutte le unità aristoteliche, si avverte una linea sfocata, nascosta dalla superficie della vita, ma inequivocabilmente esistente, che separa ciò che si era da ciò che si è. Ammesso che si possa essere qualcosa di integro nel momento in cui è lo specchio stesso dell’identità ad andare in frantumi.

Quiete, notte fonda. I frammenti di me tacciono, contemplano sdraiati il brusio delle stelle. Siamo soli, non vociano, al momento non c’è alcuna maschera da innalzare a nostra difesa. Non c’è affanno in quest’ora breve, poiché la sera è già trascorsa e il domani tarda ancora.

Un giorno finalmente
la tazza che hai lasciato cadere
Tornerà a colmarsi
Di significato,
Quando ne scorgerai i frammenti
In frangenti del tutto inattesi,
Mosaico che un’altra mano ha composto,
Ragnatela di oro colato
Che rassomiglierai alle anse del senso.

E chiamerai artista
Lo sconosciuto autore
Finché non ti accorgerai
Che indossa una maschera
Di specchio in frantumi.

La generazione x, dei nati tra gli anni ’80 e ’90, si pone a cavallo tra il periodo di residuo ottimismo di fine secolo e la crisi crescente del nuovo millennio. I personaggi di Antonazzo vivono pienamente questo passaggio, già dal primo frammento si riconoscono due “tempi”: Angela riprende il nonno alla guida, il paesaggio scorre, è verde e lussureggiante, ricco di suoni; improvvisamente scompare in uno stacco repentino, il movimento si fa inverso, i rumori della natura sono sostituiti dal silenzio, il nonno non c’è più, al suo posto la solitudine.

La perdita dell’identità è centrale nel romanzo moderno fin dai primi del Novecento, si può dire che questa condizione risulti accentuata nell’io del ventunesimo secolo. Infinite possibilità di essere, apparire ed esprimersi risultano paralizzanti. Riflessi in migliaia di schermi, distratti da stimoli continui, intrappolati nell’ideologia della produttività, non solo non sappiamo rispondere alla domanda “chi sono?” ma non sappiamo neanche dove cercare.

Questa stessa parabola esistenziale si ritrova in altre opere d’arte contemporanee, i romanzi di Sally Rooney, o i film americani del «mumblecore», basati proprio su personaggi che nei loro trent’anni fanno fatica a trovare una strada e piuttosto che agire passano il tempo a “borbottare”.

In quasi vent’anni tutto il mondo è cambiato, i giovani di allora sono cresciuti, si sono sposati, hanno fatto figli, si sono lasciati, hanno cambiato città, amicizie, lavoro, mentre lui è rimasto in sostanza lo stesso, inespresso.
Senza lavoro, senza futuro.
[…]
E allora, a quanto pare, il ritorno di fiamma per la ragazza del liceo non è stato altro che il desiderio di una speranza: di essere ancora intatto, in grado di scegliere un percorso diverso, di sfogliare il ventaglio di tutte le sue potenzialità.

È dunque questa condizione esistenziale globale che in «Le giravolte» troviamo rovesciata in chiave locale. E se una risposta allo smarrimento può essere rintracciata, è il senso di appartenenza che lega ogni personaggio al Salento: “tutto quello che abbiamo davanti agli occhi e non smettiamo mai di interrogare”.

Arrivando alla considerazione finale di Benny, non si può non pensare che forse questa ricerca lunga trent’anni, di una direzione, di un’identità, non coinvolga solo la narrazione degli individui ma quella di un intero territorio. Citando un testo di Rina Durante ci si domanda se quella attuale sia l’evoluzione migliore per il luogo “in fondo a questa Puglia lunghissima”.

In questo atteggiamento da “provincia dell’impero” teniamo in così poco conto tutto ciò che è locale…
Viviamo nella frustrazione di ambire invano ai grandi palcoscenici, ai traguardi segnati per noi dalla pubblicità.
[…]
E mentre umiliamo la nostra piccolezza per sentirci grandi abbastanza, continuiamo a ignorare quale tesoro custodisca chi vive “con un’ostrica al posto del cuore”.

Il Sud è capillare, le conoscenze si ramificano e si intrecciano creando una rete. Eppure questi rami sono deboli, sottili come tela di ragno. A che cosa apparteniamo? Basterà la nostra fame a tenerci insieme?

Riusciremo a trovare il modo più personale e autentico per raccontarci? O ci adageremo nella vacuità degli stereotipi?

Non resta che continuare a segnare il tempo e il paesaggio, senza essere scalfiti dal vento, come i muretti a secco dell’ultima poesia, e sperare che il futuro sia clemente quando verrà a prenderci alle spalle, parafrasando uno degli ultimi frammenti.

Monica Rollo
(testo dall’intervento tenuto il 30 novembre 2022
in occasione della Rassegna «Letture prossime» a cura di UniSalento)

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19 gennaio 2023 – Taranto – «Fenomenologia del silenzio», presentazione alla libreria UBIK


Giovedì 19 gennaio 2023, alle ore 18.00, presso la LIBRERIA UBIK di Taranto (Via Cataldo Nitti, 27), si terrà la presentazione del volume di poesie di Anna Rita Merico, «Fenomenologia del silenzio» (Musicaos). L’autrice dialogherà con Tiziana Magrì (giornalisa di Le Cronache Tv).

Fenomenologia del silenzio attraversa un arco poetico di diciassette anni, dal 2004 al 2021, raccogliendo riveduti e in alcuni casi riscritti, i testi di tre volumi pubblicati da Anna Rita Merico, Segnate pietre (2004), In the process of writing (2006), Dall’angolo bucato entra memoria (2015), insieme a una ricca sezione di testi inediti, Una parola si bea, al sole, pulsando infinita (2019-2021).

Si tratta di un percorso poetico che si pone all’evidenza delle lettrici e dei lettori andando a costituire un pensiero del silenzio. Nella crisi che genera l’odierno frastuono, i testi riportati si collocano negli spazi della genesi della parola, nella necessità dello stare all’interno dello sguardo che scopre nutrendosi di meraviglia dell’essere e dell’esser-ci nella spiritualità. Fenomenologia del silenzio ossia poesia che sperimenta la pagina scritta non quale luogo di transito emotivo per le segnalazioni del vissuto, ma come luogo dell’avvenimento, luogo per l’apparire del fenomeno che accade. Lavoro di resistenza che chiede all’umano di mostrar-si e dir-si come unico possibile progetto per il futuro.

Essenziale per la lettrice, per il lettore, tenere presente il forte intreccio che c’è nelle pagine dell’Autrice tra filosofia, letteratura, antropologia. Non sarebbe possibile cogliere i messaggi e i nessi di questa ricerca poetica senza tener conto dell’humus di pensiero connaturato alla scrittura qui esperita.

Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea ed al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musiacaos Editore, ha pubblicato (2020) la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est.

19 GENNAIO 2023 – LECCE, «SU CANZONI MAI CANTATE», LA POESIA DI COSIMO RUSSO AL FONDO VERRI


Giovedì 19 Gennaio 2023 – ore 19.00
Lecce – Fondo Verri (Lecce, Via Santa Maria del Paradiso)

presentazione del volume

“Su canzoni mai cantate. Poesie scelte (1994-2017)”
di Cosimo Russo
a cura di Annalucia Cudazzo

introduce: Luciano Pagano (editore)
interviene: Marcello Buttazzo (critico e poeta)
letture a cura di: Giustina De Iaco (attrice e regista)

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Lecce – Giovedì 19 gennaio 2023 alle ore 19.00 presso il Fondo Verri (Presidio del Libro di Lecce), si terrà la presentazione del volume “Su canzoni mai cantate. Poesie scelte (1994-2017)” del poeta Cosimo Russo. Il volume è curato da Annalucia Cudazzo e raccoglie una scelta del corpus poetico in gran parte inedito del poeta Cosimo Russo. Il volume è corredato dagli interventi della curatrice, di Massimo Bray, Michela Biasco.

Durante l’incontro, dopo un’introduzione di Luciano Pagano (editore), il poeta e critico Marcello Buttazzo esporrà un suo intervento sulla poetica di Cosimo Russo, soffermandosi sulle raccolte pubblicate dal poeta e sul volume edito da Musicaos Editore, l’attrice e regista Giustina De Iaco interpreterà alcuni brani tratti dal volume edito da Musicaos Editore.

Cosimo Russo (Gagliano del Capo, 1972 – Tricase, 2017) trascorre l’infanzia nel suo paese, con i genitori e il fratello minore. Frequenta l’asilo “San Vincenzo De Paoli” e la Scuola elementare e media comunale “Vito De Blasi”, segue la madre nella biblioteca dove lavora approcciandosi alla lettura e manifestando una precoce inclinazione letteraria. Dopo aver frequentato l’Istituto Magistrale “Girolamo Comi” di Tricase consegue il diploma da ragioniere.

Nel 1995 trascorre alcuni mesi in Argentina. Al suo ritorno partecipa ai fermenti culturali e sociali che animano la sua terra collaborando con le riviste locali «Pietre» e «Il Dialogo», in «Pietre» compare l’unica poesia edita in vita dal poeta intitolata Il mio paese. Russo coltiva una formazione economica e tecnica laureandosi a pieni voti nel 2001 presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università del Salento e proseguendo i suoi studi fino a quasi completare la laurea in Giurisprudenza. Nel 2002 sposa Lucia Ciardo, dall’unione nasceranno due figlie, Sofia e Chiara. Lungo tutto il suo percorso, umano e poetico, Russo si prefigge di perseguire un concetto di libertà che lo rende aperto alle più multiformi esperienze di conoscenza che si incentrano tanto su interessi filosofici e letterari quanto su un ambito più prettamente economico e pragmatico coltivato grazie al lavoro che lo impegna nell’esercizio commerciale di famiglia. Russo coltiva diverse passioni tra cui lo sport, le immersioni subacquee e la scrittura, attività alla quale resta fedele fino alla fine. Il 19 febbraio 2017 a causa di un’embolia polmonare, si spegne nell’ospedale “Panico” di Tricase. Nell’ultimo periodo della sua vita il poeta, che non aveva mai acconsentito alla pubblicazione dei suoi componimenti, porta avanti una rigorosa selezione di testi, e, durante il ricovero in ospedale confessa ai parenti la volontà di farli confluire in una silloge poetica.

Dal 2017 le sue poesie iniziano a circolare, grazie all’impegno di studiosi ed editori che se ne sono occupati. Massimo Bray, nell’intervento contenuto in questo volume scrive che “attraverso queste pagine, si consegna ai lettori l’eredità di un poeta che, nonostante la sua purtroppo prematura scomparsa nel 2017, ha saputo preservare il suo sentimento «dalla fugace strada del tempo» e lasciare un segno indelebile nel panorama letterario e culturale dentro e ben oltre i confini della sua terra”.

Annalucia Cudazzo (1993) si è laureata in Filologia moderna e per il suo percorso di studi ha ricevuto il titolo di «professionista accreditato» dalla Fondazione Italia-USA. Oltre ad aver pubblicato vari saggi in riviste e miscellanee, ha curato, nel 2018, per i tipi di Musicaos Editore, l’edizione critica e commentata delle poesie di Claudia Ruggeri. Attualmente è cultrice di materia (Letteratura italiana contemporanea) presso l’Università del Salento ed è dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina.

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Lucio Toma recensisce «Le maschere dell’ombra» di Mario Matera Frassese


Quando ci si accosta alla lettura di un testo poetico è inevitabile porre attenzioni al titolo del libro o della silloge in questione. In poesia ogni parola conta, è segno che evoca, ma il titolo è condensato inequivocabile di una direttrice di senso, un viatico al pensiero dell’autore. E per questo che mi soffermo sempre sui titoli dei libri, perché sono il sunto massimo di ciò che si cela tra le pagine, nelle poesie, lungo la poetica dell’autore. Non sfuggono a questa mia attenzione neppure “Le maschere dell’ombra” di Mario Matera Frassese pubblicato nel 2021 da Musicaos Editore.

Se poi penso a quel mirabile padre putativo che è stato il mio insegnante di lettere alle superiori, per cui l’opera già a partire dal titolo fonda l’autore e ce lo sviscera fin nella sua biografia, è presto detto quanto siano chiari in questo caso i rimandi culturali, le reminiscenze colte per esempio a Pirandello e al teatro delle maschere di cui siamo primi attori sul proscenio della vita. E le Maschere dell’Ombra che si muovono tra Spazio e Tempo, maiuscole categorie fisse nell’immaginario poetico del nostro poeta, siamo noi: «Noi siamo ombre/citate, appena, dal tempo della storia/Sfiliamo a stento/con in nostri sogni/sul proscenio della vita/notati appena/dagli eventi/che scorrono/tra i fiumi di un’ubriacatura/di potere/di denaro/E ci siamo abituati/così, a un ruolo di comparse/che svaniscono/tra le nebbie/delle molte, inutili parole». Bellissima presa di coscienza del poeta e dichiarazione di poetica.

Quindi, dicevamo, che se è dato per scontato la conoscenza di quegli autori in Frassese che l’hanno formato come docente di lettere e ne dettano i temi della sua poetica, non è scontato superare schemi, modelli e ombre del proprio beckground letterario. In Frassese avviene proprio questo: le maschere diventano la manifestazione delle ombre che ci portiamo dentro, dovunque e comunque, l’anima del nostro essere tra malattia e santità, nello spazio e nel tempo della nostra esistenza, fantasmi e ricordi, sogni e speranze; in altre parole di ciò che siamo.

In Frassese l’Ombra è divina, orfica, ispiratrice, ma si fa anche coro di anime «Recito/al mio pubblico di ombre/che affolla la mia stanza/i versi scritti per non so chi».

E così Frassese supera l’incomunicabilità e l’ipocrisia umana di pirandelliana memoria, in lui c’è molto di più. Le maschere si palesano per quel che sono, con le loro paure per le ombre che nascondono, ma ci sono e sono reali e dicono: «Vivono Maschere oscure nell’Ombra/non viste/eppure presenti». La “paura” è in effetti parola ricorrente nei versi di Frassese non a caso. Paura di vivere allora? No certo, piuttosto consapevolezza delle insidie della vita da smascherare appunto: «Notturne ombre e sogni ingannatori/danzate sotto gli alberi d’autunno/un sabba di parole oscene, gesti/ lividi di rabbia di contorte menti/ rinserrate nell’acquisita certezza/di antiche paure erette a vita/quotidiana dell’inesistente Sé».

Potremmo dire che le ombre di Frassese somigliano ai demoni di dostojevskiana memoria, inquietanti che aleggiano sulla sua poesia: «Si agitano nell’ombra/ i miei fantasmi» e che sfiancano perché «Erano tarli che rispondevano/alle voci di familiari Ombre». Altre volte si fanno vera e propria inquietudine, così simile a quella del poeta portoghese Fernando Pessoa: «noi cerchiamo la magia del sogno/in ogni luogo visitato/mossi dalla nostra inquietudine». Ma la grandezza del poeta, a mio avviso, si rivela tutta in una domanda (che quindi non risolve il quesito!), che sintetizza l’animo inquieto del poeta, l’anima che si interroga in cerca di una risposta: «Chi ride/delle mie ossessioni infantili/e delle fiabe narrate/alle mie ombre/sorridenti/eppur presenti/nei nostri vuoti/giorni?».

È una poesia che si fa memoria di se stesso e dell’altro, testimonianza dove si mostrano le maschere di luoghi, affetti, amori e dolori come punti da congiungere per intrecciare una rete di senso. Cosi troviamo il Nostro ora immerso nel paesaggio idilliaco della campagna pugliese, ora nei ricordi dell’emigrato in Piemonte e infine di nuovo tra le cittadine del suo amato sud in un percorso di crescita dell’uomo e del poeta. Una poesia quindi che si arricchisce delle luci e dei colori del sud, ma che porta anche le ombre e le nebbie del nord, una poesia al chiaroscuro, potremmo definirla, come un quadro di Rembrandt che si rivela anche nello stesso significante, nella forma metrica: i versi hanno un suono cupo e nostalgico sebbene toccati a tratti dalla luce fresca dei ricordi che ne fa vibrare un respiro distensivo, pacato. Ma l’anelito del poeta resta sospeso nei versi che slittano nei successivi con repentine enjambemant oppure campeggia su un sintagma o addirittura su un solo elemento lessicale che arricchisce il senso del suo dire

Lucio Toma, docente, poeta e giornalista, è nato nel 1971 a San Severo (FG). Nel 1999 pubblica Zigrinature (All’insegna del Cinghiale ferito) e nel 2006 A Gonfie Vene (Ianua editore con pref. di Plinio Perilli). Ha collaborato con magazine locali e quotidiani, ha presentato eventi letterari e interventi critici. Ha coodiretto per Radio Gargano la rubrica “Books & Music”. È risultato finalista e vincitore di alcuni concorsi poetici. Alcuni suoi versi sono apparsi su varie antologie (“Letteratura del ‘900 in Puglia 1970-2008”, “Sotto il più largo cielo del mondo” 2016, “iPoet Lietocolle” 2017) e riviste anche on line (versanteripido, Poetarum Silva, Poesia ultracontemporanea, Tinelli poetici, L’ombra delle parole).

Anna Rita Merico su «Le giravolte» di Lorenzo Antonazzo


«Mi appuntiscono
i tuoi appunti
e le nostre discussionimi lasciano privo di forse.
Vagheggio
la tua pancia avvolta
nella stessa coperta
in cui facciamo lievitare il pane
»

Giravolte: zona del centro storico di Lecce. Giravolte: condizione esistenziale in cui ci si trova a giravoltare nella difficoltà a passare da un’adolescenza mentale all’età adulta.

Giravoltare senza un centro, giravoltare sino alla vertigine nel senso che manca. Scrittura inizialmente molto veloce. I fotogrammi girano rincorrendosi: la velocità è protagonista mentre la storia va rincorsa prima che possa iniziare a dirsi. Tutti gli ambienti sono nebbiosi non per mancanza di luce ma per mancanza di differenziazione tra personaggi. Emergono tutti dalla patina del ricordo e si posizionano immediatamente in un presente che non ha attimi né precedenti né successivi. Sono dentro una lente focale che li priva di progetto esistenziale come le loro vite tutte avvitate nell’indecisione, nell’impossibilità, nella complessità, nella giravolta di un pensiero che, dolorosamente, non si dipana in libertà.

Eppure, sono pagine che non è possibile lasciare. Per una indovinata alchimia dello scrivere le pagine di Lorenzo Antonazzo si leggono con lentezza, sono un invito alla lentezza. Scrittura veloce, lettura lenta questo il primo movimento duale tra scrittura e lettura intorno a queste pagine dense di un acuto senso dell’oggi.

Benny fa capolino, veloce, imposessandosi della narrazione sin dall’inizio. Irretito tra social ed etere, a notte fonda, cerca Valentina De Luca. La cerca come girovagando in un campo di battaglia le cui trasparenze sono mortifere, voraci. Sul proscenio si mostra Gianluca, impossibile dialogo con il padre mentre si affretta nella calura che assorbe lanciandogli aulla pelle la mancanza delle zone di montagne da cui rientra. Sfilano i personaggi: ognuno con una incapacità o una goffagine legata alle dita della propria esistenza.

«E se vuoi davvero essere
una persona,
una persona originale
indossala la maschera,
non soltanto a carnevale.
»

Il tempo s’aggroviglia intorno allo spartiacque: chi ce l’ha fatta e chi no tra i compagni di liceo. Valentina, la sua (di Benny) ragazza, ai tempi. Mentre le pagine scorrono compare Holden ma, anche il bell’Antonio a dire che, la storia dell’ingresso nel mondo adulto, non conosce latitudini. Le Giravolte, come luogo, emergono come sostrato nascosto tutto da leggere, è come se la città facesse da fondo psichico alla realtà dei giovani corpi che si mostrano intenti a vivere l’immobile tempo della giornata, delle giornate accalorate. Il filo è in un continuo scambio di assimilazione tra ambiente e corpi. Ogni personaggio alberga nella propria estraneità e irto di pericoli è l’incontro verace con l’altro, tutti gira voltano nello spazio del limbo in cui adulti di riferimento sono svaniti senza lasciare senso di gratitudine, di riconoscimento. Gli adulti sono svaniti e, al loro posto, un vuoto pneumatico che sa di mancato riconoscimento di sé a sé. Le pagine sono segnate dalla mancata messa a centro del processo di riconoscimento-essere riconosciuti. È storia di attribuzione di identità e di bilanciamento tra simbiosi (fallita) e autoaffermazione (cercata). Ogni personaggio è come bocca in cerca di nutrimento-legittimazione. Bellissimo l’intreccio, in Giravolte, tra identità narrativa e la ricerca di storia da parte dei soggetti-protagonisti.
Il racconto si rivede attraverso se stesso grazie ai bellissimi inserimenti in versi che si alternano alle pagine della narrazione. Una serrata scrittura a specchio in cui personaggi, città, ritmo narrativo ed evoluzione del tempo si sostengono a vicenda rendendo la precarietà esistenziale possibile e lasciandola sbocciare in esiti dolci e lenti. È storia di generazioni raggrumate in epoca di passaggi e in una terra, quella salentina, in cui partenze e rientri sono stati, spesso, forzati da eventi e necessità.
Benny viaggia con i suoi scollamenti dalla realtà, con le sue attese, con i suoi desideri appeso al filo della propria delicata inadeguatezza mischiata alla speranza. I personaggi si alzano e si siedono sul Divano di chiara reminiscenza analitica superata da una normalità che, piatta, assorbe. La parte finale di questo racconto-clessidra è in un crescendo che lascia appesi ai rimandi, è un atto d’amore per un Sud in cui le esistenze sono sfatte dalla Storia, gli adulti compaiono con il loro carico di memoria che va dipanandosi. Le Giravolte si snodano e una calma rallenta la scrittura e gli avvenimenti riportandoli nel dentro di una dolcezza in cui gli eroi non abitano più gli empirei dei Santi di pietra delle Chiese del centro storico di Lecce ma sono, siamo tutti noi usciti dalla penna di Rina Durante e dalle note di Daniele Durante.
Giravolte… storia di tutti noi, qui, intenti a riappropriarci del nostro (cultura, tradizioni, lingua dialettale, usanze, arte) e ad imparare ad assaporarlo, non più da Servi ma da Signori.

«Crosta di pane abbarbicata alla terra
che per secoli hai stillato oro
sui nostri piatti e
luce su strade lontane,
innumerevoli tramonti la tua vecchiezza
ha vegliato per noi,
mentre con dita nodose
ricamavi un cielo
troppo vasto per non spaventarci…
»

Lecce, 23 novembre 2022 – Libreria Palmieri – Due autori, due storie, una città. Incontro con Francesco Lanzo e Lorenzo Antonazzo


MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE 2022 – Ore 19.00
LECCE Libreria Palmieri (Via S. Trinchese, 62)

Presentazione di
“Il bene in terra” di Francesco Lanzo e “Le giravolte” di Lorenzo Antonazzo (Musicaos Editore)

Modera l’incontro: Luciano Pagano (editore)

LECCE – Mercoledì 23 novembre 2022 – Ore 19.00 Si terrà presso la storica libreria indipendente Palmieri, in via Trinchese 62 a Lecce, un incontro dedicato a due romanzi editi di recente da Musicaos Editore. Si tratta de “Il bene in terra” di Francesco Lanzo e “Le giravolte” di Lorenzo Antonazzo, accomunati, in questo dialogo “a vicinanza” letterario dal luogo attorno al quale ruotano le vicende narrate: Lecce.

Un dialogo in cui dentro e fuori, centro e periferia, antico e moderno, passato e presente, “restare”, “andarsene”, “tornare”, diventano argomenti per discutere di due storie attuali. 

Un viaggio nelle realtà e contraddizioni della città di Lecce che allo stesso tempo è un viaggio nelle storie è nelle narrazioni di due autori Francesco Lanzo e Lorenzo Antonazzo.

L’incontro si svolgerà presso la Libreria Palmieri, posta sulla “linea” di via Trinchese, che dal centro storico conduce alla periferia della città.

Francesco Lanzo nato nel 1980, vive a Lecce dove si è laureato. Insegna lettere in un liceo. Ha esordito nel 2004 con il romanzo «I lanzilotti». 

Lorenzo Antonazzo è nato nel 1984 a Lecce, dove vive e legge. Laureato in Lettere, insegnante, ritiene che il silenzio sia d’obbligo in una biblioteca per ascoltare i libri che parlano fra di loro.

IL BENE IN TERRA – Francesco Lanzo – Tabita, Pietro, Rico e Debora vivono nei quartieri periferici di una Lecce assolata dove i giorni fanno deflagrare storie che si tengono a distanza dalle vetrine e dai colori di un centro che non viene neppure nominato. Vite alle quali nessuno fa sconti, né regali, in una terra dove le speranze e i sogni sono minuscoli passi per cercare di rubare alla vita una tranquillità che non arriva mai. C’è chi ha una laurea in economia, e lavora dietro al bancone di un bar che è un po’ rifugio e un po’ buco nero di un universo in continua implosione. C’è chi cerca di sbarcare il lunario con lavoretti saltuari, chi ha un passato di contrabbando e chi insegue il colpo che può dare una svolta dal nulla, e c’è anche chi ha cercato a modo suo di ripulirsi. Poi ci sono quelli che poggiano sulla sicurezza del loro denaro e cercano un po’ di sollievo in una vita effimera, anche loro protagonisti in un mondo di ultimi che non sempre finisce nelle pagine dei romanzi. E c’è chi è scomparso senza fare ritorno. Francesco Lanzo con la maestria di un narratore esperto, sguardo disilluso e ironicamente cinico, tiene il lettore incollato alla pagina alla ricerca di un bene di cui ignoravamo l’esistenza.

LE GIRAVOLTE – Lorenzo Antonazzo – Un romanzo corale, sospeso tra incanti e disillusioni, tra velleità letterarie e sogni di gloria artistica, precariato di amore e di rapporti, con protagonisti che crescono ripensando sé stessi, fino a cercare la radice del proprio passato nella terra di origine. Lorenzo Antonazzo ci racconta Lecce e una generazione, quella che dai trenta anni si avvicina oppure ha appena sorpassato i quaranta, crescendo tra due millenni, a volte girando il mondo in cerca di paradisi non rinvenibili tra le mura domestiche, a volte tornando a casa per cercare di costruire qualcosa di importante, tessendo nuove relazioni e reinventando amori. La bellezza si mescola sempre alla vita grazie ai versi che tra una vicenda e l’altra vanno a costituire il controcanto delle vite raccontate. Così le giravolte dei vicoli in cui le strade e le esistenze potrebbero smarrirsi divengono il simbolo di un romanzo ricco di suggestioni letterarie e musicali, dove il gruppo è un personaggio senziente, che tiene unite con un filo invisibile e indivisibile le storie dei protagonisti.

Info:
Musicaos Editore
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Anna Rita Merico su «Le Maschere dell’Ombra» di Mario Matera Frassese


Anna Rita Merico su «Le Maschere dell’Ombra» di Mario Matera Frassese

«Recito
al mio pubblico di ombre                                                                       
che affolla la mia stanza
i versi scritti per non so chi.»

(da Le Maschere dell’Ombra, Musicaos, 2021)

Così i versi di Mario Matera Frassese. Da subito le ombre affollano le pagine accompagnando i segni dell’avventura del vivere.

Versi della maturità quando l’orizzonte s’affolla di bilanci leggeri intrisi di ciò che è stato, talvolta di rimpianti, di speranze ormai sopite e trasformatisi in sguardi su ciò che è. Gesti minuti come quello di stropicciare una carta stagnola su cui leggere rughe e solchi, carte che divengono paesaggi su cui andare. L’amore, nei versi di Mario Matera Frassese, è salvifico; esso consente ogni iperbolico salto sul nulla delle amarezze, sul niente di sentimenti che hanno ferito, sugli incanti rotti che svelano le linee di sentieri percorsi e abbandonati, cercati e perduti.

Oggetti minuti ricompongono la danza della memoria. Un quaderno nero sbuca da una valigia che era lì dalla pubertà, sogni restano chiusi tra le pagine, sogni ormai sfocati lasciati in una stazione quasi abbandonata, tutto gocciola  irretito dal tempo andato: le ombre sono il gioco di ciò che è andato, di ciò che offusca, di ciò che ha mutato la condizione dell’essere nel corso della propria esistenza.

Le maschere dell’ombra. L’ombra svela un lato nascosto, umbratile, l’ombra ha le sue maschere, l’ombra svela e, anche, occulta. L’ombra è l’ombra delle paure antiche, è il dirsi di un’infanzia che ha occultato timori, sono nebbie del cuore mai manifestate, nebbie lenite con odori forniti dalla natura. È natura a nord, natura fatta di cime e altezze dietro cui la clessidra del tempo della giornata ruota veloce lasciando scorrere l’ombra di fuori che s’impasta veloce con l’ombra di dentro lì dove malìe e offuscamenti sospendono il tempo senza fermarlo, trasformandolo – piuttosto – in amara gabbia. Vicoli, muti silenzi, strettoie, minuti spazi, rimbombi di dentro, appoggi stanchi è un paesaggio che narra il passaggio del tempo e il movimento di lancette toccate dal sorriso dell’amata. È di lei il tempo. È lei che sottosta ai cicli lunari e stempera l’andare con le ombre che si mostrano quando la mente rincorre ricordi, quando la mentre si annicchia in sé stessa e fa suoi sogni ingannatori.

Ma Ombra è anche la dimensione della parola quando si avvicina a voler esprimere il Sé.

«Che cosa voglio? Tu non vuoi. Io non posso.
Si è scatenato un fantasma
                   che avevo rinchiuso
                in un armadio d’acqua nera.
  Ma l’ostinato cuore
                              ha ceduto.
A mezzanotte
hanno risuonato i passi suoi
davanti alla mia porta»

(da Le Maschere dell’Ombra)

Madre delle ombre è la Morte. Delle Ombre Mario Matera Frassese declina tutte le fattezze e le forme, le qualità e le invasività. L’ombra ha a che fare con il ricordo, con il ritrovarsi, con il superare i freddi schematismi della ragione. La dimensione pirandelliana della maschera che occulta verità in Matera Frassese diviene movimento di visione della verità. È verità che mostra i propri volti nascosti, quei pensieri reconditi che costituiscono l’essenza del proprio essere. Lì dove le Maschere vivono nell’Ombra di dipana l’unico universo possibile: quello evanescente dell’errare, quello ritmico delle parole antiche, quello velato dei sogni, quello lirico della memoria.

Le Maschere dell’Ombra: un leggero bilancio. Una scorribanda nella propria esistenza a cercarne punti fermi in un dentro da antico aedo che cerca nei fatti dell’esistenza il senso e la possibile narrazione. La domanda forte della raccolta è sul significato dell’essere al mondo nella soggettività della propria esistenza. Lo scorrere della domanda è nell’interrogare la possibilità di conoscere la realtà puntellandola con occhio attento e riflessivo. L’io poetico si nutre di una dimensione temporale frastagliata: il tempo dell’orologio  fronteggia il tempo trascorso e le fasi della vita fanno capolino rendendo il Suo poetare sempre pronto ad interfacciarsi con l’esistenza, con l’amore vissuto, con gli affetti, con la natura che spalma silenzi e odori nell’anima.

Le Maschere dell’Ombra disvelano mondo attraverso la misura della Luce. È poetica consapevole del fatto che troppa luce dissolve. Le fattezze dei corpi trovano il proprio limite e la propria individuazione grazie al cesello del tempo che intaglia le fase della vita e dell’ombra che racchiude le essenze possibili d’ogni singola esistenza. La Natura si mostra nella sua dimensione legiferante, mai – Matera Frassese – dona nulla al Caos non addomesticato. La dimensione legiferante forgia energia e passo forte alle stagioni, all’andirivieni dei colori, alla stazza delle forme. Il suo verso è un continuo flusso che fuoriesce da esercizio profondo di di disciplina e dialogo con sé.

Ciò che è transuente si raggruma senza mai svanire. Il corpo poetico di Matera Frassese è denso, compatto, non vi è spazio per la perdita di sé. Il dentro si mostra nel pieno della consapevolezza che l’altro consente evoluzione e superamento di sé. I sentimenti sfilano in una carrellata che trabocca vita e scansione di ritmo interiore, ritmo che conosce il mistero della fondazione dell’umano ma, anche, solarità di Luce che avvolge e nutre. È poesia nutrita dalla dimensione mediterranea del verso ma è, anche poesia che canta la cima, l’ombra del fianco della montagna, la pietra antica ma – anche – l’erba aromatica in grado di segnare la compagnia durante il passo solitario della salita.

Tratteggio leggero di bellezza, maschera che si erge nel tessuto della nebbia padana, esperienza dello sradicamento e della ricerca di sé oscillante tra un nord e un sud di intenti, dileguamenti e nitidezze, figure diafane di un andare tra presente e passato, tra tempo e memoria, tra ciclicità e natura orante. Questo il mistero tutto racchiuso nei versi di Matera Frassese in cui disinganno e forza vitale aprono il sipario sul teatro della Vita, irrorandolo di una Luce che conosce misura per mostrarsi e Ombra per dirsi.

scarica l’articolo in formato PDF a questo link

Anna Rita Merico, «Elio Coriano: per una poetica del materialismo storico»


«Abbiamo sempre pensato alla letteratura working class come pagina narrante la classe operaia il cui salario è legato all’industria. Madre della letteratura working class è stato quanto si è mosso in Gran Bretagna nel corso del XIX sec. In Italia abbiamo “superato” il problema non nominandolo, invisibilizzandolo e, doppia invisibilizzazione, non ci siamo dati l’opportunità di dirne molto se non in talune pagine di letteratura meridionalistica o di settore, pagine storicizzate ossia, pagine tenute nello spazio del tempo andato trasformato in tempo sospeso. Intellettuali hanno detto di operai, lo hanno fatto con uno sguardo
esterno e hanno lavorato, nei fatti, con tutti noi quando, dalle nostre case, ci liberavamo felici di una stampa di Sant’Antonio o di una credenza appena sghemba che era lì da mezzo lustro. Intellettuali che hanno detto dei contadini a Sud sono un’altra pagina. Scrivere dei contadini a Sud ha significato dire di ritardi legati a domini, a durate lunghe del periodo feudale, all’analfabetismo. Queste concause hanno mostrato, spesso, un Sud guardato e rappresentato. Con la poesia di Elio Coriano questo Sud si dice in prima persona, l’io poetico diviene radice di testo che indica fibre sfatte dalla fatica. L’occhio, in questi versi, è catapultato dentro il significato del farsi dei corpi e dei pensieri soggiogati dal lavoro.»

Potete proseguire la lettura dell’intervento di Anna Rita Merico, riflessione sulla scrittura di Elio Coriano, scaricando il file, in formato PDF a questo link.

Per approfondimenti:

Elio Coriano – A nuda voce. Canto per le tabacchine
Elio Coriano – Pane lavoro e sangue
Anna Rita Merico – Fenomenologia del silenzio
Anna Rita Merico – Era un raggio… entrò da Est

2 agosto 2022 – Melissano – Tommaso Stefanachi presenta «TeleMpatia intensiva»


Martedì 2 Agosto 2022 – Ore 19.30 presso la BIBLIOTECA “Maria Russo”

presentazione del libro

“TeleMpatia intensiva” (Musicaos) di Tommaso Stefanachi

Saluti:
Alessandro Conte
(Sindaco di Melissano)

Interventi:
Maria Rosaria Siciliano
(Assessore alle Politiche Giovanili)

Lorenzo Milone
(referente Consulta Giovanile)

Tommaso Stefanachi
(autore)

Luciano Pagano
(editore)

Intervento musicale a cura dell’Associazione Musicale Junior Band APS

§

Martedì 2 agosto 2022 alle ore 19.30, presso la Biblioteca “Maria Russo” di Melissano, si terrà la prima presentazione del libro “TeleMpatia intensiva” (Musicaos) di Tommaso Stefanachi, al suo esordio narrativo. Durante l’incontro, dopo i saluti del Sindaco di Melissano, Alessandro Conte, interverranno Maria Rosaria Siciliano (Assessore alle Politiche Giovanili), Lorenzo Milone (per la Consulta Giovanile), l’autore, Tommaso Stefanachi, Luciano Pagano (editore).

Tommaso Stefanachi, nato a Casarano nel 1994 è un insegnante di Lettere. Cresciuto a Melissano, in provincia di Lecce, è dedito da sempre all’attivismo sociale e all’associazionismo locale. Laureato in Lettere moderne, dal 2018 lavora in varie scuole della provincia di Imperia e vive a Sanremo, pur preservando un legame simbiotico con la sua terra.

«Telempatia intensiva» è la storia di Leonardo Bodini e del suo percorso di rinascita, di sua madre Beatrice, cui il destino riserva una prova di forza straordinaria e di Sandro, il migliore amico di Leo, della sua evoluzione umana sorretta da un inguaribile senso dell’ironia, e infine di Grazia e della sua crescita spirituale e artistica.

«Telempatia intensiva» è anche un gioco che occupa i dodici giorni in cui si svolge la vicenda narrata, in cui l’ozio letterario si unisce alla lotta contro il tempo, vedendo i protagonisti alle prese con il destino per riportare Leonardo al suo mondo e alla spensieratezza di sempre.

Questo romanzo è la testimonianza che la letteratura innamora, congiunge e salva letteralmente la vita, in un intreccio fra romanzo di formazione e psicologico, proponendosi come strumento integrativo e funzionale all’applicazione didattica.

Il lettore insieme a Leonardo, compirà un viaggio nel nostro territorio e nella letteratura italiana, da Dante ai trecentisti Petrarca e Boccaccio, da Lorenzo de’ Medici e Poliziano ad Ariosto e Marino, da Parini a Verga, da Pascoli fino ai giorni nostri, con leggerezza e passione gli estratti diventano riflessi di vita vera.

Si instaura così un dialogo dinamico fra il vissuto dei protagonisti e l’immortalità dei versi e delle prose cui si approcciano.

Informazioni
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Otranto – 29 luglio 2022 – Catumerèa di Leo Luceri presso la Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche”


Musicaos Editore, con il patrocinio della Città di Otranto

Venerdì 29 luglio 2022 – Ore 20
presso
Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche”
(Otranto – Area portuale)

Presentazione di

“Catumerèa. Versi multilingui a sud del sud”
(Musicaos) di Leo Luceri

dialogherà con l’autore
Anna Rita Merico
(ricercatrice)

interverrà l’editore
Luciano Pagano

Venerdì 29 luglio 2022 alle ore 20, presso la Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche” di Otranto (Area portuale), con il patrocinio della Città di Otranto si terrà la presentazione della raccolta di poesie di Leo Luceri, “Catumerèa. Versi multilingui a sud del sud” edita da Musicaos Editore. L’autore dialogherà con la scrittrice e ricercatrice Anna Rita Merico; interverrà l’editore Luciano Pagano. Quella di Catumerèa, come ha notato Antonio Lucio Giannone, ordinario di letteratura italiana contemporanea presso UniSalento, è “Una poesia che si colloca nel solco della tradizione lirica novecentesca”, che prende spunto da un luogo storico/geografico ben preciso: “La Catumerèa”, a Martano, è una strada lunga e stretta che un tempo collegava il centro del paese con la via Traiana Calabra e sulla quale si aprivano molte corti, alcune delle quali sono riuscite a sopravvivere ai disastri architettonici commessi negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Quella via, con i suoi vicoletti laterali, era un mondo. Ogni corte era un mondo. Prevalentemente di lingua greca. Leo Luceri ha scelto questa strada come titolo e luogo simbolico, crocevia di una raccolta che come recita il sottotitolo, “versi multilingui a sud del sud”, raccoglie versi scritti in italiano, greco, spagnolo, griko, senza nessun intento localistico o folclorico. Tra reminiscenze letterarie e autobiografia si situano queste poesie, delle quali ognuna raccoglie la testimonianza di un luogo, di un ricordo, di un “passaggio” dell’autore sulle tematiche del viaggio, del confinamento, dell’esilio, in un certo senso del significato di essere altrove.

Leo Luceri, nato a Martano (Lecce), ha trascorso buona parte della sua vita lavorando e studiando all’estero. Laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università del Salento, è specializzato in Letteratura Europea presso l’Universidad Autónoma de Madrid, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria della Letteratura e Letteratura Comparata. Ha pubblicato interventi critici sull’opera di Vittorio Bodini ed in particolare sulla fortuna critica dell’autore in Spagna. Ha svolto attività come Lettore di Italiano con mandato del Ministero degli Affari Esteri presso l’Universidad Central del Ecuador e la Pontificia Universidad Católica del Ecuador di Quito, presso l’Universidad Autónoma di Madrid e infine presso l’Univerzita Komenského (Università Komensky) di Bratislava. Ha insegnato lingua italiana in Francia e in Svizzera, ed è stato docente di ruolo di Lingua e Civiltà Francese negli istituti di istruzione secondaria in Italia.

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Tuglie, 25 luglio 2022 – Anteprima nazionale di “Opera poetica” di Luigi Scorrano


Lunedì 25 luglio 2022 – Ore 21
Tuglie – Largo San Giuseppe
Anteprima nazionale del volume
“Opera poetica” di Luigi Scorrano
(Musicaos Editore)

Saluti istituzionali:
Massimo Stamerra
(Sindaco di Tuglie)

Silvia Romano
(Assessore alla cultura di Tuglie)

Intervengono:
Antonio Errico
(Giornalista e scrittore)

Antonio Montefusco
(Università Ca’ Foscari Venezia)

Antonio Resta
(Ricercatore)

Luciano Pagano
(Editore)

Lunedì 25 luglio 2022, alle ore 21, a Tuglie, presso il Largo San Giuseppe, si terrà l’anteprima nazionale del volume “Opera poetica” di Luigi Scorrano, edito da Musicaos Editore, a cura di Antonio Montefusco, con scritti di Antonio Montefusco e Antonio Resta. Durante l’incontro, al quale prenderanno parte il sindaco di Tuglie, Massimo Stamerra, e l’assessore alla cultura del comune di Tuglie, Silvia Romano, si presenterà il volume nel quale sono confluite per la prima volta le raccolte edite e inedite del professore Luigi Scorrano. Ne discuteranno insieme il curatore del volume, Antonio Montefusco (Università Ca’ Foscari Venezia), Antonio Resta (Ricercatore), Luciano Pagano (editore), lo scrittore e giornalista Antonio Errico, autore nel 1987 della prima nota alla prima plaquette edita da Scorrano, “Di giorni, di parole”, che apre il volume, che esce oggi nella collana “Fogli di Via”, diretta da Simone Giorgino e nella quale sono già stati pubblicati i volumi contenenti le opere poetiche di Claudia Ruggeri, Salvatore Toma, Jan Dost, Alexander Shurbanov.

Luigi Scorrano ha insegnato per lungo tempo presso le scuole secondarie superiori, in particolare a Casarano, città che gli ha concesso la cittadinanza onoraria nel 2015. A Tuglie, suo paese di residenza, Scorrano è stata una figura politica di riferimento nel quadro della sinistra progressista di impianto socialista, assumendo anche la funzione di assessore alla cultura e impegnandosi in politica fino a epoca recente. Allievo di Aldo Vallone, ne divenne un assiduo collaboratore pubblicando con lui uno dei più fortunati commenti alla Divina Commedia di Dante. Da questa collaborazione sono nati molti saggi danteschi, che hanno guadagnato a Scorrano una notevole considerazione nel mondo accademico (è stato a lungo redattore di una delle principali riviste del settore, L’Alighieri); una impressionante mole di saggi è dedicata alla memoria dantesca negli autori contemporanei. All’attività di critico e saggista, Scorrano ha unito una variegata produzione letteraria: questa produzione, in parte inedita o pubblicata su sedi appartate, si colloca in generi letterari diversi, che vanno dal racconto alla poesia alla riscrittura dei classici.

Antonio Montefusco, originario di Tuglie (Le), è Professore di Filologia Medievale e Umanistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è laureato a Roma Università La Sapienza, e ha lavorato a Parigi, Düsseldorf, Vienna. Si è occupato di letteratura medievale, in particolare di testi francescani, di letteratura profetica e di propaganda e di Dante.

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Anna Rita Merico: «La centralità del margine. Su “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino» disponibile in pdf


Con La centralità del margine. Su “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino Anna Rita Merico compie un approfondimento essenziale, indicando una delle ulteriori linee di ricerca già evidenti nel testo di Giorgino, quella delle poete citate nel volume, offrendo spunti di riflessione al dibattito già innescatosi con la pubblicazione del testo, del quale riportiamo in calce a questo post gli articoli usciti a oggi.

Scrive a tal proposito Anna Rita Merico «Giorgino, per la redazione della Carta poetica, non tralascia la presenza femminile con Jolanda Insana, Goliarda Sapienza, Claudia Ruggeri. L’analisi della poesia prodotta da poete nel corso del XX sec. attiene ad aspetti critici non ancora tutti esplorati, attualmente, in ambito critico-letterario italiano. La lettura di taluni diari (esplicativo quello di Sibilla Aleramo) offre precisi spunti sulla dimensione esistenziale ed intellettuale di donne di cultura del XX sec. Per le donne il percorso si mostra, talvolta, maggiormente articolato in quanto non è scontato l’accesso in comunità poetiche in cui riconoscimento e autorevolezza sono articolati secondo precisi passaggi in cui le donne non sempre si riconoscono. S’aggiunga a ciò l’assunzione di modelli attraverso cui, nell’universo letterario, si cerca assimilazione e “parità” a fronte della necessità della ricerca, da parte delle stesse donne, della propria differenza testuale.»

A questo link potete scaricare e leggere il testo completo del saggio di Anna Rita Merico, “La centralità del margine. Su ‘Carta poetica del Sud’ di Simone Giorgino”.

Proseguono le pubblicazioni, nella forma del pdf scaricabile, di saggi, approfondimenti e interventi, sul blog di Musicaos, preludio a possibili pubblicazioni, diverse direzioni, narrative e poetiche, di qui a venire.

Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea ed al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musicaos Editore, ha pubblicato (2020) la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est, e Fenomenologia del silenzio (2022).

su Carta poetica del Sud. Poesia italiana contemporanea e spazio meridiano – Simone Giorgino

15 giugno 2022 – Biblioteca N. Bernardini | Lecce

12 giugno 2022 – Nuovo Quotidiano di Puglia – Adele Errico recensisce “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino

1 giugno 2022 – SPagine | Periodico del Fondo Verri, Anna Rita Merico recensisce “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino

16 aprile 2022 – Corriere della Sera/Il Corriere del Mezzogiorno / Bari – Enzo Mansueto recensisce “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino

15 aprile 2022 – La Repubblica/Bari – Rossano Astremo recensisce “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino

10 aprile 2022 – Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno (Campania) – Goffredo Fofi recensisce “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino

“Intime distopie” – Anna Rita Merico su “Donne da macello” di Fernanda García Lao


“In questa narrazione è presente tutto il tema della maternità, del corpo femminile: luogo della prima alterità e della prima radice di umanizzazione. Tra le righe è narrato tutto l’odio covato nel progetto vendicativo con cui inseminare la Vita. Di tanto in tanto compaiono sentimenti quali la paura, l’attesa ma, nulla di talmente forte da riportare i personaggi alla memoria del proprio essere umani. Spreco di sperma, disvalore della procreazione. Regressione allo stato precedente la stessa umanità, lì dove il vivente pulsa ma senza forma. È la parte separata e oscura che attraversa l’umanità, oggi. Fernanda ci chiede di vederla. Fernanda ci chiede di riconoscerla.”

Scarica e leggi il saggio di Anna Rita Merico qui:

Intime distopie – Anna Rita Merico
su “Donne da macello” di Fernanda García Lao

27 maggio 2022 – “Il volo di Aracne”, Pierandrea Fanigliulo al Circolo Cittadino “Athena” di Galatina per un incontro dedicato a musica e letteratura


VENERDI’, 27 maggio 2022 – ore 19.00 presso il
CIRCOLO CITTADINO “ATHENA” (GALATINA, Corso Porta Luce 69)

INCONTRO CULTURALE TRA MUSICA E LETTERATURA
Presentazione del libro di narrativa:

“IL VOLO DI ARACNE” (Musicaos Editore)
di PIERANDREA FANIGLIULO

PROGRAMMA:

Saluto introduttivo.

Lettura e commento di passi scelti.

”La narrativa di Pierandrea Fanigliulo –
Il fascino del Salento fra echi del passato e realtà naturale”.

“In volo dall’uno all’altro mar”:
Interlocuzione del pubblico con l’autore.

SEZIONE MUSICALE:
THE BEST OF BURT BACHARACH
From “Close to you” to “Magic Moments”

“New Spring Ensemble”:
Francesco Greco (sax alto),
Francolino Viva (chitarra),
Giuseppe Magnolo (pianoforte)

[N.B. Si prega di prenotare chiamando preventivamente la sede del circolo.]

Venerdì 27 maggio 2022, Pierandrea Fanigliulo e “Il volo di Aracne” (Musicaos) saranno ospiti del Circolo Cittadino “Athena” di Galatina (Corso Porta Luce, 69) per un incontro culturale dedicato a musica e letteratura, insieme a ospiti d’eccezione, con un momento musicale in cui il “New Spring Ensemble”, composto da Francesco Greco (sax alto), Francolino Viva (chitarra), Giuseppe Magnolo (pianoforte) eseguirà una scelta di brani di Burt Bacharach. Alle ore 19 si terrà una nuova presentazione del volume, che arriva dopo gli ultimi incontri tenuti fuori regione, ultimo quello di Vicenza a Villa Caldogno (Patrimonio UNESCO). Dopo un saluto introduttivo e la lettura di passi scelti dal romanzo di Pierandrea Fanigliulo, l’incontro spazierà sulle tematiche del romanzo e sulla scrittura dell’autore salentino, che nel suo esordio con “Il volo di Aracne” è stato capace di coniugare il racconto della sua terra, il Salento, tra territorio, paesaggio e storia.

Capita raramente che il romanzo di un autore al suo esordio sia capace di conquistare così rapidamente l’affetto del pubblico: è ciò che è successo al libro di Pierandrea Fanigliulo, “Il volo di Aracne”, edito da Musicaos Editore (prefazione di Cesko degli Aprés la Classe), presentato in anteprima nazionale a Lecce nell’ottobre scorso e da lì al Salone Internazionale del LIbro di Torino, da dove ha iniziato a spiccare il suo volo che lo ha portato, in diversi incontri organizzati presso comuni, associazioni, istituti scolastici, a viaggiare verso il primo traguardo della millesima copia.

Decine gli incontri in scuole, con associazioni, circoli culturali, non soltanto in luoghi istituzionali ma anche nelle attività del territorio, a testimonianza di come la scrittura possa costruire un ponte di dialogo e comunicazione con chi promuove il Salento, con chi lo racconta, e con chi quotidianamente ci lavora.

Cosa racconta “Il volo di Aracne”? Una rondine appena nata, nel nido nascosto tra le zone più alte e inaccessibili della cattedrale di Otranto, è sperduta, senza famiglia, abbandonata. Sarà una regina tarantola ad allevarla e nutrirla nei primi giorni di vita, a farle da madre e da padre, insegnandole rapidamente tutto ciò che deve sapere per sopravvivere nel mondo e soprattutto per spiccare il volo, in cerca dei suoi genitori. La piccola Aracne, guidata da Tarantula, insieme ai suoi nuovi amici, JJ e Lilly, compirà un viaggio, nell’arco di un giorno che va dall’alba al tramonto, sorvolando le coste del Salento, dall’Adriatico allo Ionio, fino a Lecce, per scoprire il segreto che nasconde la sua nascita. Una storia avvincente che è allo stesso tempo un viaggio di esplorazione del territorio e un atto d’amore dell’autore nei confronti di uno dei luoghi più belli del mondo: il Salento.

Pierandrea Fanigliulo nasce l’11 luglio del 1984 a Galatina. Leccese e salentino in ogni sua cellula, “scorre il nostro mare nelle sue vene”, parallelamente alla carriera calcistica, che lo porta a vivere in diverse regioni italiane, consegue due lauree: la prima in Scienze della Comunicazione e la seconda in Economia del turismo. Dal 2020 diventa giornalista pubblicista collaborando tra gli altri con il Corriere Salentino per il quale conduce il format “Da Sud a Nord andata e ritorno” grazie al quale è stato premiato dalla Provincia di Lecce e dall’Università del Salento per il suo lavoro di raccordo tra il Salento e i salentini fuori sede. È anche ideatore e fondatore del sito http://www.ilfani.it sul quale, oltre alle news, viene raccontato lo sport attraverso le storie dei suoi protagonisti.

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“Il Pianeta delle Occasioni Perdute” di Patrizia Caffiero, secondo posto al Premio Letterario Internazionale Equilibri 2021


“Il Pianeta delle Occasioni Perdute”
(Musicaos Editore), di Patrizia Caffiero secondo classificato al Premio Letterario Internazionale Equilibri 2021

L’autrice salentina convince con la sua raccolta di racconti ambientati in un futuro remoto.

Patrizia Caffiero nella scorsa edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino aveva presentato la sua nuova prova letteraria, “Il Pianeta delle Occasioni Perdute” e il suo libro, anche nell’edizione conclusasi di recente era tra gli scaffali dello Stand della Regione Puglia, insieme agli altri titoli di Musicaos Editore. L’autrice negli stessi giorni del Salone era impegnata nel Lazio, più precisamente ad Anguillara Sabazia, sul lago di Bracciano, dove si è tenuta la cerimonia conclusiva del «Premio Letterario Internazionale Equilibri, 2021», che l’ha vista ricevere un prestigioso riconoscimento.

Nella cerimonia svoltasi sabato 21 maggio 2022, ad Anguillara Sabazia, hanno preso parte i cinque finalisti delle sezioni del Premio Letterario Internazionale Equilibri, edizione 2021, per la sezione “Racconti” editi, in questa occasione il secondo premio è stato consegnato a Patrizia Caffiero, autrice della raccolta “Il Pianeta delle Occasioni Perdute”, edita da Musicaos Editore.

Queste le motivazioni della giuria, presieduta dal dott. Simone Casavecchia e composta con la dott. ssa Chiara Ricci, Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”: “Un mondo distopico in cui immaginare una vita diversa, un linguaggio su misura calato perfettamente nell’universo della narrazione. Eppure le emozioni umane descritte sono sempre le stesse, siamo sempre noi, quindi il Lettore riesce a comprendere ogni momento della storia e può immedesimarsi facilmente. Ottima abilità narrativa per una raccolta di racconti davvero molto originale… ma tutto sommato l’originalità di fondo vince su tutto”.

Il riconoscimento, a un anno dalla pubblicazione della raccolta, giunge dopo il riscontro positivo e dei lettori e della critica. Lo scrittore Franco Giambalvo, esperto in narrazioni fantascientifiche, ha scritto a proposito della raccolta di Patrizia Caffiero, che “La parte affascinante di questa prosa è il modo in cui tutto viene offerto al lettore: l’autrice si inventa una vera e propria lingua assolutamente facile da capire, ma fatta della materia di cui sono fatti i sogni. Questo modo di scrivere prosegue per tutto il libro e l’umorismo diffuso all’interno di ogni storia, assieme all’amaro delle ineliminabili delusioni della vita formano l’animo di questa bella esperienza”; così, su Mangialibri, Alessandra Farinola, “Un linguaggio preciso, mai casuale, rivelatore di cultura e padronanza ma nuovo, diverso, fatto di neologismi capaci di creare l’atmosfera voluta, sicché al lettore sembra di vederla la nastronave o di passeggiare tra faggifori e mellivole. Si tratta di una mescolanza di parole esistenti a radici e desinenze diverse, con risultati fortemente evocativi e sorprendenti.”

*

Il Pianeta della Occasioni Perdute.Sul Pianeta delle Occasioni Perdute non si giunge per caso. I terrestri che decidono di andarci, da dovunque provengano, lo fanno con la consapevolezza che lì soltanto avranno l’opportunità di vivere un’esperienza unica, senza limiti, dai meandri del proprio passato e oltre, fino al più recondito e sconosciuto futuro.

Iris, la «teratopoli» del pianeta, attrae e affascina, i suoi abitanti sembrano essere gli ultimi rimasti con una predilezione naturale per il dialogo e la comprensione.

Chi visita il Pianeta sa che l’occasione che potrà vivere sarà la chance di una vita.

«Il Pianeta delle Occasioni Perdute» è una raccolta di racconti fantascientifici, la cui ambientazione in epoche differenti e con personaggi che ricorrono, costituisce lo scenario per un romanzo diffuso: chef interstellari, predatori delle galassie, poeti, amanti, forme di vita extraterrestre, artigiani dello spazio.

Patrizia Caffiero ha dato vita a un universo con una lingua nuova, popolandolo di storie, personaggi, evoluzioni in corso, costruendo un’epica degna dei maestri del genere, avventurando il lettore in molteplici viaggi e facendoci vivere un futuro poetico e sorprendente.

Patrizia Caffiero, nata e vissuta a Lecce fino al 1996, si è trasferita prima a Ferrara, poi a Bologna, e dal 2006 ad Anzola dell’Emilia dove lavora al Servizio cultura del Comune. È laureata in Lettere e Filosofia (Università del Salento) con una laurea dal titolo “Pasolini e il Potere. Linee per un’interpretazione storico-politica.” S’interessa di cinema, teatro, letteratura; fra i suoi scrittori preferiti Maeve Brennan, Truman Capote, Henry James, Marguerite Yourcenar, Paul Auster, Ray Bradbury, Juan Rulfo, Stephen King. Il suo film preferito è “Prima della pioggia” di Milčo Mančevski. È telefilm addicted, in particolare delle serie tv “I Soprano” e “Dottor Who”. Ha pubblicato per Miraviglia editore, nel 2007, il romanzo “Guarda che prima o poi Dio si stancherà di te”; per Fernandel, un racconto per l’antologia “Quote rosa” (2007) e un racconto per l’antologia “Fobieril – soluzione MANIAzina” (Jar Edizioni) nel 2009. Nel 2017 è uscita la raccolta di racconti “Incredibili vite nascoste nei libri” per Musicaos editore. Uno dei racconti ha ispirato nel 2019 il cortometraggio “La prima colazione”, scritto e realizzato da Marco Pappalardo, interpretato tra gli altri dalla stessa autrice. Ha appena terminato il suo primo romanzo (una ghost story) in collaborazione con la Scuola di Scrittura Omero di Roma e collabora dal 2019 con la compagnia teatrale “Macellerie Pasolini” di Bologna diretta dal regista Ennio Ruffolo, per cui ha scritto, con Mila Marchesini e Alice Manzini, il testo teatrale ispirato a “Querelle de Brest” di Jean Genet e al film omonimo di Rainer Werner Fassbinder, e la drammaturgia della performance itinerante “Ape Car”.

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Musicaos Editore al Salone di Torino – Presentazioni e incontri dal 19 al 23 maggio 2022


Musicaos Editore, dalla Puglia al Salone Internazionale di Torino dal 19 al 23 maggio 2022

La casa editrice pugliese sarà presente con i suoi titoli e autori.

Sabato 21 Maggio – Ore 17.30
Stand Regione Puglia
Padiglione OVAL U138-V137
Chiara Schiavone presenta
“Pensieri paralleli”
(Musicaos Editore)

dialoga con: 
Andrea Ventura
(freelance editor)

Sabato 21 Maggio
Stand Regione Puglia
Padiglione OVAL U138-V137
Tommaso Stefanachi, firmacopie
“TeleMpatia intensiva”

Domenica 22 Maggio – Ore 17.30
Stand Regione Puglia
Padiglione OVAL U138-V137
Francesco Lanzo presenta
“Il bene in terra”

dialoga con:
Daniele Greco
(critico)

Musicaos Editore dal 19 al 23 maggio 2022 prossimi sarà ospite della XXXIV Edizione del Salone Internazionale del Libro a Torino, insieme agli editori dell’Associazione Pugliese Editori aderenti, presso lo Stand della Regione Puglia. Sarà un’occasione per conoscere i titoli e gli autori della casa editrice.

Nei giorni del Salone sono previste due presentazioni, con Chiara Schiavone, Francesco Lanzo, e un incontro/firmacopie con l’autore Tommaso Stefanachi.

Sabato 21 maggio alle ore 17.30, presso lo Stand della Regione Puglia (Padiglione OVAL U138-V137) si terrà la prima presentazione nazionale di “Pensieri paralleli”, esordio di Chiara Schiavone, che dialogherà con l’editor freelance Andrea Ventura. Domenica 22 maggio 

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I «Pensieri paralleli» di Chiara Schiavone, che coprono il trascorrere reale di un mese, sono un diario di stati interiori e esperienze personali, in cui l’io viene diviso e letteralmente riflesso in minuscole parti e sfaccettature e la coscienza entra in dialogo con se stessa, scandagliando i desideri e i meccanismi che anche nella quotidianità in apparenza più consueta sono capaci di rivelare lampi di verità, illuminazioni, riflessioni sull’essenza delle cose e dell’universo. L’incontro di comprensione con l’altro, la gentilezza, l’armonia con un cosmo cui apparteniamo e che allo stesso modo ci appartiene, sono alcuni dei temi che il lettore potrà incontrare e fare suoi, mettendo a frutto l’esperienza di una giovane autrice che al suo esordio possiede già la consapevolezza di uno stile proprio e che ci vuole ricordare di guardare e pensare oltre la vita che conduciamo quotidianamente. 

Una pratica di scrittura, quella della giovane autrice bolognese, che giorno dopo giorno conduce al riconoscimento della diversità, alla stima della fragilità e alla positività che sono celate dentro ognuno di noi. 

Chiara Schiavone, nata a Bologna nel 1996. Ha conseguito il Diploma in Arti Figurative – Beni culturali, la Laurea Triennale in Scienze dell’Educazione; attualmente frequenta il II° della Laurea Magistrale in Pedagogia, presso l’Università di Bologna. Lavora da due anni come Educatrice Professionale con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società sensibile ed attenta ai propri bisogni e quelli altrui. Dall’età adolescenziale ha sempre scritto poesie e qualche prosa riflettendo sull’essenza della vita, la natura e le questioni sensibili.

L’autrice ha un interesse poetico e sensibile nei confronti dell’esistenza stessa, dell’universo, dal cielo all’infinito che si riflette in ogni essere umano.

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Sempre Sabato 21 maggio ci sarà occasione, per i lettori più affezionati, di conoscere le pubblicazioni di Musicaos Editore, presso lo Stand della Regione Puglia sarà presente per un firmacopie del suo “TeleMpatia intensiva”, Tommaso Stefanachi; nato a Casarano nel 1994 è un insegnante di Lettere. Cresciuto a Melissano, in provincia di Lecce, è dedito da sempre all’attivismo sociale e all’associazionismo locale. Laureato in Lettere moderne, dal 2018 lavora in varie scuole della provincia di Imperia e vive a Sanremo, pur preservando un legame simbiotico con la sua terra. «Telempatia intensiva» è la storia di Leonardo Bodini e del suo percorso di rinascita, di sua madre Beatrice, cui il destino riserva una prova di forza straordinaria e di Sandro, il migliore amico di Leo, della sua evoluzione umana sorretta da un inguaribile senso dell’ironia, e infine di Grazia e della sua crescita spirituale e artistica.
«Telempatia intensiva» è anche un gioco che occupa i dodici giorni in cui si svolge la vicenda narrata, in cui l’ozio letterario si unisce alla lotta contro il tempo, vedendo i protagonisti alle prese con il destino per riportare Leonardo al suo mondo e alla spensieratezza di sempre.
Questo romanzo è la testimonianza che la letteratura innamora, congiunge e salva letteralmente la vita, in un intreccio fra romanzo di formazione e psicologico, proponendosi come strumento integrativo e funzionale all’applicazione didattica.

Il lettore insieme a Leonardo, compirà un viaggio nel nostro territorio e nella letteratura italiana, da Dante ai trecentisti Petrarca e Boccaccio, da Lorenzo de’ Medici e Poliziano ad Ariosto e Marino, da Parini a Verga, da Pascoli fino ai giorni nostri, con leggerezza e passione gli estratti diventano riflessi di vita vera.
Si instaura così un dialogo dinamico fra il vissuto dei protagonisti e l’immortalità dei versi e delle prose cui si approcciano.

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Domenica 22 maggio alle ore 15.00, presso lo Stand della Regione Puglia (Padiglione OVAL U138-V137) si terrà la presentazione del romanzo di Francesco Lanzo, “Il bene in terra”. L’autore dialogherà con il critico letterario Daniele Greco.

Il romanzo di Francesco Lanzo racconta le storie di Tabita, Pietro, Rico e Debora, nei quartieri periferici di una Lecce assolata dove i giorni fanno deflagrare storie che si tengono a distanza dalle vetrine e dai colori di un centro che non viene neppure nominato. Vite alle quali nessuno fa sconti, né regali, in una terra dove le speranze e i sogni sono minuscoli passi per cercare di rubare alla vita una tranquillità che non arriva mai. C’è chi ha una laurea in economia, e lavora dietro al bancone di un bar che è un po’ rifugio e un po’ buco nero di un universo in continua implosione. C’è chi cerca di sbarcare il lunario con lavoretti saltuari, chi ha un passato di contrabbando e chi insegue il colpo che può dare una svolta dal nulla, e c’è anche chi ha cercato a modo suo di ripulirsi. Poi ci sono quelli che poggiano sulla sicurezza del loro denaro e cercano un po’ di sollievo in una vita effimera, anche loro protagonisti in un mondo di ultimi che non sempre finisce nelle pagine dei romanzi. E c’è chi è scomparso senza fare ritorno. Francesco Lanzo con la maestria di un narratore esperto, sguardo disilluso e ironicamente cinico, tiene il lettore incollato alla pagina alla ricerca di un bene di cui ignoravamo l’esistenza. 

Francesco Lanzo nato nel 1980, vive a Lecce dove si è laureato. Insegna lettere in un liceo. Ha esordito nel 2004 con il romanzo «I lanzilotti». “Il bene in terra”, edito da Musicaos, costituisce il ritorno alla pubblicazione di uno degli autori più interessanti del panorama pugliese.

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Musicaos Editore, che tra qualche mese entrerà ufficialmente nel suo decimo anno di attività editoriale con quasi trecento titoli pubblicati in formato cartaceo e digitale, conferma la sua presenza a Torino anche in questa edizione, dopo aver preso parte a diversi eventi, nazionali e internazionali. Oltre agli autori presenti agli eventi nei giorni del Salone, saranno diversi i titoli, novità e non solo, tra gli scaffali, dal 19 al 23 maggio. Due novità per la collana “Novecento in Versi e in Prosa”, diretta dal professor Antonio Lucio Giannone e da Simone Giorgino, i lettori troveranno la riedizione di “Fame a Montparnasse” di Raffaele Carrieri, e “Carta poetica del Sud”, di Simone Giorgino. Tra i poeti presenti le opere di Mario Matera Frassese, al suo secondo appuntamento con il Salone di Torino, insieme alla raccolta “Le Maschere dell’Ombra”, Adriana Polo esordiente con il suo “parole chiave” e Anastasia Screti, autrice di “Sognare l’infinito”, insieme a “Catumerèa” di Leo Luceri, “La luce che resiste”, di Franca Cecere, “Tenebra” di Daniele Manco, “I giorni dell’ombra” di Luca Imperiale, “Emozioni in circolo” di Fernanda Filippo, per citare solo alcuni dei poeti contemporanei presenti nel catalogo e ospitati al Salone. Tra le opere di narrativa ospitate tra gli scaffali di Musicaos Editore spazio ai nuovi autori con “Maremadre” di Gabriel Castellana, “Il volo di Aracne” di Pierandrea Fanigliulo (presentato in anteprima a ottobre, proprio al Salone di Torino), “Sospetti maestri” di Alessandro Bozzi, “Il Pianeta delle Occasioni Perdute” di Patrizia Caffiero, “Olfatto” di Lucia Babbo, “Una pioggia di riso, confetti e margherite” di Mina Buccolieri, “Indelebile” di Giuseppe Calogiuri, del quale Musicaos pubblicherà, in autunno, il nuovo romanzo.

Spazio anche per la collana “Vela Latina” (a cura di Diego Simini), dedicata alla letteratura spagnola e latinoamericana, con “Donne da macello”, di Fernanda Garcia Lao, “La seconda morte del Negro Varela”, di Mauricio Rosencof, “La sirena nera” di Emilia Pardo Bazan, tra i libri in catalogo una perla, la prima edizione italiana integrale della raccolta “Sulle rive del Sar” (Las orillas del Sar) della poetessa galiziana Rosalia de Castro pubblicata di recente grazie al supporto del Ministero della Cultura della Spagna. Non mancheranno i nomi importanti della poesia, non solo pugliese, ospiti nella collana “Fogli di Via” (diretta da Simone Giorgino), Salvatore Toma, Claudia Ruggeri, Jan Dost, Alexander Shurbanov, per citare alcuni dei titoli presenti.

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Novità: “Sognare l’infinito”, Anastasia Screti


“Sognare l’infinito” – Anastasia Screti
(Collana Fablet, 14)

Come annota Cosimo Scarpello nell’introduzione all’esordio letterario di Anastasia Screti (Mesagne, 1992), nelle pagine di «Sognare l’infinito» il lettore troverà pensieri, inquietudini, sogni, incubi, tensioni, speranze e illusioni, lucidamente descritti con la tecnica del flusso di coscienza, per aprire uno squarcio nell’inconscio della protagonista e offrirci una chiave di lettura del suo vissuto. Un bisogno incalzante di condividere con gli altri il proprio mondo interiore, caratterizzato da un perenne contrasto tra la necessità di fluttuare nell’ignoto e l’esigenza di un immediato ritorno alla razionalità. Le vicissitudini personali sono la molla scatenante di un turbinio di emozioni lungo un tormentato percorso di vita, punteggiato da scelte impulsive dettate da un desiderio di evadere dalla realtà della vita quotidiana, fino alla decisione ponderata di abbracciare gli studi filosofici e al conseguimento della laurea. Il libro di Anastasia è un invito all’emozione, all’introspezione, all’irrazionale e alla ragione. Un invito alla vita in tutte le sue declinazioni. Una voce nuova, ironica, diretta: «Sarò anche analfabeta sentimentale/Ma molti di voi sono analfabeti e basta».

Anastasia Screti, nata nel 1992 a Mesagne, vive a San Pancrazio Salentino. Appassionata di lettura e scrittura, ha compiuto diversi viaggi, lavorando sia in Italia che all’estero. Si è laureata in filosofia presso l’Università del Salento, come racconta nel profilo biografico al termine del volume, con una tesi su Michel Foucault e la sua storia della follia nell’età classica.

“Sognare l’infinito”, Anastasia Screti
(introduzione Cosimo Scarpello)
Collana Fablet, 14
isbn 9791280202314, formato 12x19cm, pagine 62, €13
(dipinti in copertina e all’interno del volume di Anastasia Screti)

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“Pane lavoro e sangue”, Elio Coriano giunge per la seconda volta in nove anni sul podio del Premio Città di Mesagne


“Pane lavoro e sangue” (Musicaos, Collana Poesia, 22) terza classificata al Premio “Città di Mesagne” (XVIII ed. 2021)

Elio Coriano (foto di Andrea Lezzi)

Il poeta Elio Coriano giunge per la seconda volta in nove anni sul podio del prestigioso premio “Città di Mesagne”, con la sua raccolta “Pane, lavoro e sangue” (Musicaos, 2020, con scritti di Mauro Marino, Giuseppe Cristaldi), che conquista il terzo posto tra le premiate nell’edizione 2021, la diciottesima. Un nuovo riconoscimento, per una raccolta che conferma il percorso di ricerca dell’autore, originario di Martignano, e afferma l’importanza della poesia come strumento per denunciare i soprusi e raccontare la società civile, ma soprattutto afferma la forza della poesia nell’esercizio quotidiano della memoria, che Elio Coriano compie con la sua scrittura da trenta anni.

La premiazione, che si terrà il 5 dicembre 2021 presso il Teatro Comunale di Mesagne, vedrà Elio Coriano ricevere per la seconda volta il premio, che il poeta vinse nel 2012 con la raccolta “Il lamento dell’insonne” (2010).

“Pane lavoro e sangue” nasce nel 2018, su iniziativa del Club per l’Unesco di Galatina (Le), che chiede a Elio Coriano di ricordare, coi suoi versi, “I Caduti del Cristo Risorto”, del 19 aprile 1903. Il Club per l’Unesco di Galatina, in collaborazione con il Comune di Galatina intese celebrare, nel 2018, la memoria di quei giovani galatinesi che in quella data vennero uccisi, vittime della miseria e dello sfruttamento, contribuendo con il loro sacrificio al risveglio della coscienza civile nel Salento che portò alla pronuncia di uno dei Primi Contratti di Lavoro tra Contadini e Agrari. Allle ore 19.00 di sabato 14 aprile 2018 venne presentato, per la prima volta il recital poetico musicale “Galatina 1903, Pane lavoro e Sangue”, scritto da Elio Coriano, con Elio Coriano, autore e voce narrante del testo, insieme a Stella Grande, voce e canto, e Vito Aluisi, voce e autore delle musiche.

Elio Coriano è nato a Martignano nel 1955. Poeta e operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso meccanico” (Three deserts from the shadow of the last mechanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con “Le pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore, E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza. Il Mestiere delle Parole” con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scritture Randage” con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” con ‘i libri di Icaro’. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare “Stella Grande e Anime Bianche” di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, intitolata FÜR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aluisi. Nel 2010 pubblica, per Lupo Editore, “Il lamento dell’insonne”, vincitore nel 2012 del premio nazionale “Città di Mesagne”. Nel 2013, pubblica “Für Ewig 3” (Lupo Editore), presentato per il “76° Gramsci, Pensatore Unitario” il 27 giugno 2013 presso la Biblioteca della Camera dei Deputati.

Nel 2014 (poi ristampato nel 2015, e pubblicato nel 2017 in una nuova edizione) esce “A nuda voce. Canto per le tabacchine” (Musicaos Editore), opera che intende restituire una voce alle tabacchine morte il 13 giugno 1960 a Calimera, a causa di un incendio nei locali della ditta Villani e Franzo. I testi di “A nuda voce. Canto per le tabacchine” fanno parte di uno spettacolo teatrale e musicale realizzato da Elio Coriano, con Stella Grande e Vito Aluisi, rappresentato ancora oggi in tutta Italia, dall’ottobre del 2014. Il 29 settembre 2015 “A nuda voce. Canto per le tabacchine” è stato ospitato presso La Biblioteca della Camera dei Deputati.

Nel 2018 pubblica la raccolta in formato ebook “La solitudine del giostraio” (a cura di Stefano Donno). Nell’aprile del 2018, con Stella Grande e Vito Aluisi realizza il recital “Galatina 1903, Pane lavoro e Sangue”, i cui testi confluiranno in questo volume.

Nel 2019 riceve il Premio Nazionale di Letteratura “Memorial Salvatore Bonatesta” e il premio “Voci a Sud Est”, assegnato dal Comune di Uggiano la Chiesa (Le). Il 16 novembre 2019, riceve il Premio Martora d’Oro del Comune di Martignano.

“Pane lavoro e sangue” è la decima raccolta pubblicata da Elio Coriano.

Informazioni
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Musicaos Editore al Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 14 al 18 ottobre 2021 – STAND S102 – PAD. 3


Musicaos al Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 14 al 18 ottobre 2021.

I titoli, le pubblicazioni, e le presentazioni di Patrizia Caffiero e Pierandrea Fanigliulo

Grande attesa per questa edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, che si annuncia come quella della ripresa, con la possibilità di tornare in presenza a parlare di libri e a presentare le proprie produzioni.

Musicaos Editore quest’anno sarà presente presso lo stand della Regione Puglia, con i suoi titoli (Musicaos, PAD. 3 – Stand R102-S102) e proporrà due presentazioni. L’editore salentino fa parte dal 2020 dell’Associazione Pugliese Editori e dalla primavera del 2021 dell’ADEI (Associazione degli Editori Indipendenti).

Venerdì 15 ottobre 2021 alle ore 19, si terrà la presentazione di “Il Pianeta delle Occasioni Perdute” di Patrizia Caffiero.

Lunedì 18 ottobre 2021 alle ore 16 sarà la volta di “Il volo di Aracne. Dall’alba al tramonto”, esordio letterario di Pierandrea Fanigliulo. 

Gli incontri si terranno presso lo stand della Regione Puglia (H34, Pad. 3).

Poesia, narrativa, saggistica, tra i libri pubblicati nel duemilaventuno e quelli pubblicati dal 2015 a oggi, curiosando tra gli scaffali ci saranno, tra gli altri, le raccolte di Mario Matera Frassese, Oronzo Liuzzi, Ada Garofalo, Anna Rita Merico, Daniele Manco, Giuseppe Calogiuri, Alessandro Bozzi, Fernanda Filippo, Paolo Fichera, Anastasia Arnesano, insieme ai romanzi e i racconti di Lucia Babbo, Mina Buccolieri, e i classici della letteratura salentina, come Girolamo Comi, Vittorio Pagano, Claudia Ruggeri, Salvatore Toma; e ancora la collana Vela Latina, e le novità tradotte dall’Argentina, Uruguay, Spagna, come Miguel Vitagliano, Fernanda Garcia Lao, Mauricio Rosencof, Emilia Pardo Bazan.

Insieme al catalogo ci saranno anche “Il Pianeta delle Occasioni Perdute”, di Patrizia Caffiero, che venerdì 15 ottobre (ore 19) presenterà il suo volume di racconti dialogandone con la filologa e critica Paola Assom, e “Il volo di Aracne. Dall’alba al tramonto”, di Pierandrea Fanigliulo (prefazione di Cesko degli Après La Classe), che lo presenterà lunedì 18 ottobre (ore 16) con il giornalista e telecronista Dazn, Raffaele Pappadà.

Per l’occasione e per tutta la durata del Salone, i titoli di Musicaos Editore presenti presso lo stand saranno venduti con il 20% di sconto sul prezzo di copertina.

IL PIANETA DELLE OCCASIONI PERDUTE

VENERDÌ 15 OTTOBRE 2021 – ORE 19
STAND R102 Pad. 3 (accanto alla Sala Azzurra)
IL VOLO DI ARACNE. DALL’ALBA AL TRAMONTO

LUNEDÌ 18 OTTOBRE 2021 – ORE 16
STAND R102 Pad. 3 (accanto alla Sala Azzurra)
IL VOLO DI ARACNE. DALL’ALBA AL TRAMONTO

Musicaos Editore al Salone Internazionale del Libro di Torino https://bit.ly/3aKsskt

IL PIANETA DELLE OCCASIONI PERDUTE di PATRIZIA CAFFIERO

Sul Pianeta delle Occasioni Perdute non si giunge per caso. I terrestri che decidono di andarci, da dovunque provengano, lo fanno con la consapevolezza che lì soltanto avranno l’opportunità di vivere un’esperienza unica, senza limiti, dai meandri del proprio passato e oltre, fino al più recondito e sconosciuto futuro.
Iris, la «teratopoli» del pianeta, attrae e affascina, i suoi abitanti sembrano essere gli ultimi rimasti con una predilezione naturale per il dialogo e la comprensione.
Chi visita il Pianeta sa che l’occasione che potrà vivere sarà la chance di una vita. «Il Pianeta delle Occasioni Perdute» è una raccolta di racconti fantascientifici, la cui ambientazione in epoche differenti e con personaggi che ricorrono, costituisce lo scenario per un romanzo diffuso: chef interstellari, predatori delle galassie, poeti, amanti, forme di vita extraterrestre, artigiani dello spazio. Patrizia Caffiero ha dato vita a un universo con una lingua nuova, popolandolo di storie, personaggi, evoluzioni in corso, costruendo un’epica degna dei maestri del genere, avventurando il lettore in molteplici viaggi e facendoci vivere un futuro poetico e sorprendente.

Patrizia Caffiero, nata e vissuta a Lecce fino al 1996, si è trasferita prima a Ferrara, poi a Bologna, e dal 2006 ad Anzola dell’Emilia dove lavora al Servizio cultura del Comune. È laureata in Lettere e Filosofia (Università del Salento) con una laurea dal titolo “Pasolini e il Potere. Linee per un’interpretazione storico-politica.” S’interessa di cinema, teatro, letteratura; fra i suoi scrittori preferiti Maeve Brennan, Truman Capote, Henry James, Marguerite Yourcenar, Paul Auster, Ray Bradbury, Juan Rulfo, Stephen King. Il suo film preferito è “Prima della pioggia” di Milčo Mančevski. È telefilm addicted, in particolare delle serie tv “I Soprano” e “Dottor Who”. Ha pubblicato per Miraviglia editore, nel 2007, il romanzo “Guarda che prima o poi Dio si stancherà di te”; per Fernandel, un racconto per l’antologia “Quote rosa” (2007) e un racconto per l’antologia “Fobieril – soluzione MANIAzina” (Jar Edizioni) nel 2009. Nel 2017 è uscita la raccolta di racconti “Incredibili vite nascoste nei libri” per Musicaos editore. Uno dei racconti ha ispirato nel 2019 il cortometraggio “La prima colazione”, scritto e realizzato da Marco Pappalardo, interpretato tra gli altri dalla stessa autrice. Ha appena terminato il suo primo romanzo (una ghost story) in collaborazione con la Scuola di Scrittura Omero di Roma e collabora dal 2019 con la compagnia teatrale “Macellerie Pasolini” di Bologna diretta dal regista Ennio Ruffolo, per cui ha scritto, con Mila Marchesini e Alice Manzini, il testo teatrale ispirato a “Querelle de Brest” di Jean Genet e al film omonimo di Rainer Werner Fassbinder, e la drammaturgia della performance itinerante “Ape Car”.

IL VOLO DI ARACNE. DALL’ALBA AL TRAMONTO di PIERANDREA FANIGLIULO
prefazione di CESKO (Francesco Arcuti) degli Après La Classe

Una rondine appena nata, nel nido nascosto tra le zone più alte e inaccessibili della cattedrale di Otranto, è sperduta, senza famiglia, abbandonata. Sarà una regina tarantola ad allevarla e nutrirla nei primi giorni di vita, a farle da madre e da padre, insegnandole rapidamente tutto ciò che deve sapere per sopravvivere nel mondo e soprattutto per spiccare il volo, in cerca dei suoi genitori. La piccola Aracne, guidata da Tarantula, insieme ai suoi nuovi amici, JJ e Lilly (tutti illustrati da Maria Concetta Olimpio), compirà un viaggio, nell’arco di un giorno che va dall’alba al tramonto, sorvolando le coste del Salento, dall’Adriatico allo Ionio, fino a Lecce, per scoprire il segreto che nasconde la sua nascita. Una storia avvicente che è allo stesso tempo un viaggio di esplorazione del territorio e un atto d’amore dell’autore nei confronti di uno dei luoghi più belli del mondo: il Salento.

Pierandrea Fanigliulo nasce l’11 luglio del 1984 a Galatina. Leccese e salentino in ogni sua cellula, “scorre il nostro mare nelle sue vene”, parallelamente alla carriera calcistica, che lo porta a vivere in diverse regioni italiane, consegue due lauree: la prima in Scienze della Comunicazione e la seconda in Economia del turismo. Dal 2020 diventa giornalista pubblicista collaborando tra gli altri con il Corriere Salentino per il quale conduce il format “Da Sud a Nord andata e ritorno” grazie al quale è stato premiato dalla Provincia di Lecce e dall’Università del Salento per il suo lavoro di raccordo tra il Salento e i salentini fuori sede. È anche ideatore e fondatore del sito http://www.ilfani.it sul quale, oltre alle news, viene raccontato lo sport attraverso le storie dei suoi protagonisti.

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24 settembre 2021 – Tricase Porto (LE) – Bar Mename’ – Francesco Tornesello presenta “Gli zoccoli sul piatto” | Proloco Tricase


Organizzato dalla 
Proloco Tricase


Venerdì 24 settembre 2021 – Ore 21.30
Tricase Porto – Bar Mename’
(Lungomare C. Colombo – Tricase Porto)

presentazione del romanzo:

“Gli zoccoli sul piatto.
Le indagini del commissario Luca Martini”
(Musicaos Editore)
di Francesco Tornesello

Dialogano con l’autore:
Paolo A. Scarascia
Enzo Tamborrini

Venerdì 24 settembre 2021, alle ore 21.30, presso il Bar Mename’ di Tricase Porto (Lungomare C. Colombo), in un evento organizzato dalla Proloco Tricase, si terrà la presentazione del volume “Gli zoccoli sul piatto” di Francesco Tornesello, edito da Musicaos nella collana “Le Citrine”. L’autore dialogherà con Paolo A. Scarascia e Enzo Tamborrini.

§

Due eventi di sangue sconvolgono i giorni che precedono il Palio a Siena, dal 29 giugno al 3 luglio. Achille, il migliore tra i cavalli scelto per correre il Palio muore in uno strano incidente, durante la prima prova. Il secondo evento sarà ancora più terribile. Su entrambi indagherà il commissario Luca Martini, coadiuvato dal fedele ispettore Guido e dalla dottoressa Teresa Suma, sostituto procuratore. Il commissario Martini, grazie al suo intuito e anche all’aiuto provvidenziale dei suoi amici “esperti” di cose senesi, passate e presenti, cercherà di fare luce nella costellazione di indizi e piste da seguire, tra le ingerenze di massoneria e servizi segreti, in una girandola in cui i “poteri forti” si mescoleranno ai fatti criminosi della provincia.

Gli zoccoli sul piatto unisce i pregi di un ritmo incalzante nel racconto ai modi informali, ma efficaci, di Luca Martini, portando sulla scena, per il lettore, un nuovo commissario.

Francesco Tornesello, nato a Maglie (Le) nel 1945, psichiatra. Ha frequentato la facoltà di Medicina e Chirurgia a Siena, sviluppando un forte legame affettivo e culturale con quella città. Dal 1972 al 1978 ha lavorato presso l’ospedale psichiatrico di Volterra, partecipando alle esperienze più avanzate di operatività antimanicomiale. Nel 1974 è tra i fondatori di Psichiatria Democratica, a Bologna. Dopo una breve parentesi presso l’O.P. di Nocera Inferiore inizia a lavorare nel Salento, fino a ricoprire il ruolo di direttore del locale Dipartimento di Salute Mentale. Ha pubblicato sulle principali riviste italiane. Attualmente in pensione, presta consulenza per alcune comunità di riabilitazione psichiatrica ed è titolare di un blog di psichiatria, La Torre e l’Arca. Nel 2008, ha curato la realizzazione del documentario “Juliet: tutti sulla stessa barca” di Gianni De Blasi, reportage del viaggio a vela da Otranto a Corfù di 5 ospiti di una comunità riabilitativa, che ha partecipato a numerosi festival ed è stato selezionato per i David di Donatello. Ha pubblicato due libri: “Alla fine dell’arcobaleno” (Besa Editrice), “La logica della spirale” (ETS edizioni).

Info e prenotazioni:

Cell. 328.95.40.754

«All’alba in punto» (Musicaos) di Anastasia Arnesano, ospite della rubrica “Sillabe di Seta” a cura di Gino Greco su Radio Venere


Anastasia Arnesano ospite della rubrica “Sillabe di Seta” a cura di Gino Greco, su Radio Venere, nella puntata andata in onda il 30 agosto 2021.

Delicata, a tratti timida, profonda e coraggiosa. È ‘All’alba in punto’, raccolta di esordio della giovane autrice salentina Anastasia Arnesano. “Questa raccolta, scritta in nove anni, dal 2010 a oggi, umilmente ispirata all’elegante introspezione petrarchesca, al suo incontro con il pensiero agostiniano e con Seneca nella celebre lettera ‘L’ascesa al Monte Ventoso’, si propone come travaglio spirituale della notte, itinerario che ha come meta l’inizio di un nuovo giorno”. Un percorso interiore, un viaggio nel proprio sé, alla scoperta dei punti di forza che cela lo spirito, delle sue debolezze, dell’approfondimento lirico dell’io e dell’importanza rivestita da ogni momento dell’esistenza.

“Ho iniziato a scrivere per rabbia, come forma di protesta, di dissenso nei confronti di tutto ciò che è poco umano. Ho iniziato a scrivere per dare voce alla mia voce interiore… Scrivo per amore di me stessa, della donna che sono e che diventerò, per amore della vita, unico vero bene… Ti aspetto. All’alba in punto. Ti aspetto alla tua alba. Ti aspetto nel preciso istante in cui vorrai condividere con me gioie e paure, stanchezza e infermità, per cadere, soffrire e poi rinascere insieme.”

Anastasia Arnesano nasce a Copertino (LE) nel 1991. Trascorre parte della sua infanzia a Roma ed ora vive a Novoli, in provincia di Lecce.
Amante di ogni forma di bellezza, artistica e letteraria, per diversi anni lavora con passione in una libreria della splendida città barocca.
Autrice premiata in numerosi concorsi di poesia nazionali e internazionali e inserita in varie Antologie, nel 2019 pubblica la sua prima raccolta, “All’alba in punto” Musicaos Editore.

  • Nel 2011, Finalista al Primo Concorso Nazionale di Poesia “Vitulivaria”
  • Segnalazione di merito al Secondo Concorso Nazionale di Poesia “Vitulivaria” nel 2013
  • Inserita nell’Antologia del Premio Internazionale di Poesia “Città di Monza 2018”
  • Nel 2019, Premio Speciale della Giuria (Autrice segnalata) al 25° Premio Nazionale di Poesia inedita “Ossi di Seppia”, Finalista al Quinto Concorso Nazionale di Poesia “Vitulivaria”, Premio Speciale della Giuria al 2° Premio Internazionale di Letteratura Inedita “Le Occasioni”, Segnalazione Speciale della Giuria al 7° Premio Internazionale di Poesia Inedita “I Colori dell’Anima”
  • Nel 2020, Terza classificata al Premio Internazionale di poesia e prosa “Città del Galateo” VII edizione con la raccolta “All’alba in punto”, con la stessa raccolta Menzione speciale della Giuria al Concorso Internazionale di Poesia “Premio Vitruvio” XV edizione e Menzione speciale al Premio Letterario Nabokov XV edizione.
    Menzione Speciale al Premio Letterario “Il Pozzo e l’Arancio” XVI edizione, Menzione di Merito al Premio CET Scuola Autori di Mogol VIII edizione.

Nel 2019 un suo componimento viene pubblicato sulla rivista culturale online “Cultura Oltre” (rubrica “La tua Poesia”).
Nello stesso anno e per la stessa rivista è curatrice della rubrica di filastrocche “Un gioco da ragazzi”.
Nel 2020 una sua opera viene pubblicata su “la Repubblica Bari” (rubrica “Bottega della Poesia” a cura di Vittorino Curci).

Copertino – 17 Giugno 2021 – Bisogna tagliare lo filo. L’estasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro


MUSICAOS EDITORE

ASSOCIAZIONE SAN GIUSEPPE DESA DA COPERTINO –

IL SANTO DEI VOLI (Comitato festa 2021)

Presentazione del libro

Bisogna tagliare lo filo

Lestasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro

(Musicaos editore – 2021)

Giovedì 17 giugno 2021 – ore 20.00

Piazza del Popolo – Copertino

Alla presentazione del libro – in anteprima nazionale – parteciperanno:

Sandrina Schito (Sindaca della Città di Copertino)

Orodè Deoro (artista)

Dario Giancane (scultore)

Simone Giorgino (poeta e saggista)

Mariapia Greco (Associazione San Giuseppe Desa Il Santo dei Voli Comitato festa 2021)

Elena Licchetta (Università del Salento)

Luca Nolasco (curatore del libro)

Andrea Novembre (autore e sponsor)

Luciano Pagano (Musicaos editore)

Giovedì 17 giugno 2021 ricorrerà il quattrocentodiciottesimo anno dalla nascita di San Giuseppe da Copertino, avvenuta il 17 giugno del 1603. L’Associazione San Giuseppe Desa da Copertino | Comitato Festa 2021, come in ogni anno celebra questa ricorrenza.

«Bisogna tagliare lo filo. L’estasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro» (a cura di Luca Nolasco) è una pubblicazione di particolare importanza in virtù dei suoi aspetti simbolici, critici, artistici. Anzitutto è l’opera che racconta l’influenza della figura e dell’esistenza di San Giuseppe da Copertino su due personalità artistiche, una, Carmelo Bene, appartenente al teatro e alla storia artistica e non solo tra la fine del secolo scorso e la nascita di questo secolo, l’altra Orodè Deoro, artista musivo tra i più importanti del nostro paese, le cui opere hanno raggiunto una caratura internazionale. “L’estasi di San Giuseppe” viene interpretata con la realizzazione del “Trittico di San Giuseppe”.

Luca Nolasco, Simone Giorgino, Massimo Donà, Fabio Novembre, Dario Giancane, Elena Licchetta, Andrea Novembre sono presenti nel volume con gli scritti dedicati alla figura di San Giuseppe da Copertino, Carmelo Bene, Orodè Deoro.

Il saggio di Simone Giorgino è il luogo dove il “Trittico di San Giuseppe”, Carmelo Bene e Orode Deorò, si incontrano sinteticamente. Alla luce delle recenti scoperte critiche e filologiche sull’opera di Bene, di cui Giorgino è studioso, il lettore compie un viaggio nella nostra terra e nella nostra letteratura, da Bodini, legato a Bene da amicizia e dallo stesso interesse nei confronti del Santo dei voli, fino alle opere in cui la “macchina attoriale” si rivolse alla parola, alla poesia non detta, al suono che anche esso divenne volo. Orodè Deoro è stato capace nella sua opera di cogliere questi spunti e tradurli in modo inedito e concreto, mettendo in materia l’estasi.

Alla disamina critica e alla rappresentazione del “Trittico di San Giuseppe” nella sua completezza e con preziosi dettagli fotografici, segue, per la prima volta, “Il catalogo storico”, selezione ragionata delle tappe e opere fondamentali nel percorso artistico di Orodè Deoro, accompagnate dalle citazioni critiche più importanti che l’artista ha collezionato negli anni, fin dalla realizzazione delle sue prime opere.

Si tratta di un percorso visivo nel quale il lettore potrà apprezzare e comprendere questi passaggi, grazie agli interventi presenti nel testo, insieme al profilo biografico (a cura di Elena Licchetta) che presenta una sintesi delle pubblicazioni principali che si sono occupate dell’artista, delle esposizioni e dei musei che ospitano attualmente le opere di Orodè Deoro.

L’intervento di Massimo Donà, filosofo, scrittore, musicista, si sofferma sull’arte di Orodè Deoro, analizzandone i contenuti critici e mettendola in relazione con gli artisti che, in questo campo, lo hanno preceduto nelle esperienze del secolo scorso, fino alla soglia della contemporaneità, parlando delle influenze e soprattutto dei caratteri di originalità dell’opera dell’artista pugliese.

L’architetto Fabio Novembre racconta il suo incontro e percorso con Orodè Deoro, che negli ultimi anni ha portato alla realizzazione di progetti che hanno innovato letteralmente l’utilizzo tecnico e la messa in opera del mosaico. Il racconto, concentrandosi sulla realizzazione del “Paradiso Terrestre”, è un’occasione per comprendere come l’arte di Orodè Deoro, pur adottando linguaggi moderni, si relazioni con attenzione alla tradizione, mescolandola con il contemporaneo.

Dario Giancane, scultore e docente, affronta gli aspetti tecnici legati alla realizzazione dei mosaici di Orodè Deoro, fornendo spunti di riflessione sui materiali e sull’utilizzo degli stessi. Perché, come scrivono Elena Licchetta e Andrea Novembre, Orodè Deoro “Diventa scultore, esplora forme e linguaggi della tridimensionalità aggiungendo spessore e curve alle sue visioni oniriche, suadenti sirene nella sua ricerca di un linguaggio espressivo che evolve lungo sentieri poco battuti, al riparo dalle ovvietà del Mainstream.”

Le foto del volume sono di Antonioleo.it, Luigi Miano, Paolo Carlini.

Alla presentazione del libro – in anteprima nazionale – parteciperanno:

Sandrina Schito (Sindaca della Città di Copertino)

Orodè Deoro (artista)

Dario Giancane (scultore)

Simone Giorgino (poeta e saggista)

Mariapia Greco (Associazione San Giuseppe Desa Il Santo dei Voli Comitato festa 2021)

Elena Licchetta (Università del Salento)

Luca Nolasco (curatore del libro)

Andrea Novembre (autore e sponsor)

Luciano Pagano (Musicaos editore)

Il trittico dell’Artista Orodè Deoro verrà esposto presso l’ex Chiesa delle Clarisse di Copertino (via Margherita di Savoia) secondo il seguente calendario: 17 giugno 2021 dalle ore 19.00 alle ore 22.00.

Informazioni:
Musicaos Editore | www.musicaos.org | info@musicaos.it tel. 0836.618232

Associazione San Giuseppe Desa associazionesangiuseppedesa@gmail.com | tel. 389.0281616

“Tenebra” – Gli abissi della guerra e la redenzione, nei versi di Daniele Manco.


“Tenebra” di Daniele Manco
(Musicaos Editore)

Gli abissi della guerra e la redenzione, nei versi di Daniele Manco.

Tra i titoli più interessanti in distribuzione in questo inizio 2021, per quanto riguarda la collana di poesia di Musicaos Editore, c’è sicuramente “Tenebra” di Daniele Manco, giovane autore di origini piemontesi che vive nel Salento, ad Aradeo.

La silloge di Daniele Manco costituisce un vero e proprio viaggio negli inferi, abissi di dolore e paura costituiti dalla guerra, che l’autore, impegnato in missione militare con l’esercito italiano a Kabul, in Afghanistan, ha vissuto con i propri occhi. Si tratta di una poesia che raccoglie un distillato di esperienza e riflessione, e lo fa con una forma chiusa, in cui l’autore sembra voler ribadire che il tempo è prezioso e ogni pensiero, riflessione e espressione del proprio essere, deve muoversi nell’ambito della necessità.

Alcuni dei testi che compongono la raccolta sono comparsi, nelle scorse settimane, in rete, sulla pagina dell’autore e sulla pagina di Marilena Apollonio, artista e illustratrice delle immagini contenute nella copertina del volume.

“Tenebra” di Daniele Manco è un esordio che invita a riflettere e che mostra come sia possibile, così come lo fu un secolo addietro per poeti come Giuseppe Ungaretti, attingere al vissuto che si è scontrato con la realtà della guerra. Si tratta di una Tenebra, che sarà illuminata dalla speranza, che si accompagna al bagliore della luna piena.

Dai più caldi e sconfinati deserti alle più fredde e fitte foreste, tra scenari truculenti e terrificanti, l’opera segue l’iter di vita dell’autore che, interiorizzando le proprie vicissitudini, crea tutto un percorso emotivo personale.

§

Tenebra non è soltanto un testo poetico, ma rappresenta anche la storia di una vita interiore fortemente influenzata da un vissuto turbolento. Questo libro, dopo anni di lunga attesa, riesce a ricreare un immaginario fantastico e quasi fiabesco che lascia spazio a molteplici chiavi di lettura e riflessioni. Ai limiti del grottesco, guiderà il lettore verso intricati sentieri emotivi.

L’autore.
Daniele Manco nasce a Ciriè in provincia di Torino nel 1985, ma trascorre la sua infanzia ad Aradeo, un piccolo paesino dell’entroterra salentino. Trasferitosi a Torino all’età di tredici anni, intraprende gli studi di geometra. In Piemonte scopre da subito un legame molto forte tra lui e l’ambiente naturale circostante. Malgrado viva in una città, la sua dimensione è quella dei paesaggi montani nei quali molto spesso si rifugia per ritrovare se stesso e la pace di cui ha bisogno. Terminati gli studi, decide di arruolarsi nell’Esercito Italiano. Questa scelta cambierà radicalmente la sua vita. Presta servizio nel “2° Reggimento Alpini” a Cuneo, addestrandosi in modo duro e rigoroso tra le valli e gli aspri monti del Piemonte. Una vita da soldato, dunque, che lo porterà molto presto a conoscere nuove realtà. Partecipa a due missioni in teatro operativo in Afghanistan. La prima missione lo vede impiegato a Kabul e la seconda nella provincia di Herat. Attraversando sterminati deserti, steppe e città diroccate, conosce un mondo fatto di guerra, fame e miseria rischiando la vita in molte situazioni. È l’Afghanistan post-attentato terroristico dell’11 settembre del 2001 al World Trade Center di New York.
Durante la sua ultima missione prende parte ad un’autocolonna di centotrenta mezzi blindati e quattrocento uomini che parte da Herat in direzione Bala Morghab con l’obiettivo di raggiungere una base operativa avanzata. Durante il tragitto, a venticinque chilometri da Bala Morghab, l’automezzo lince di fronte al suo salta in aria in seguito all’esplosione di un ordigno esplosivo ad altissimo potenziale mietendo vittime e feriti. È l’attentato del 17 maggio 2010 da cui avrà scampo per miracolo. Questa vicenda segnerà profondamente gli anni a venire. Seguirà, quindi, il congedo volontario con la rinuncia alla carriera. A distanza di dieci anni, con versi incisivi e potenti, decide di raccontare e raccontarsi. Vuole raccontare di orrori vissuti, di amori perduti, delle amate montagne e della vita.

“Tenebra” è in distribuzione in libreria e in rete, in formato cartaceo e digitale.

Le illustrazioni realizzate per il volume sono opera dell’artista Marilena Apollonio.

La pagina facebook di Tenebra: https://www.facebook.com/tenebrapoesia29
La pagina di Marilena Apollonio:
https://www.facebook.com/marilenapollonioArt-105417268073908

Amazon https://amzn.to/2Xw1J4c
Mondadori https://bit.ly/38tX898
Ibs https://bit.ly/3bwAmPN
Feltrinelli https://bit.ly/3q6PSG1

Anna Rita Merico: Una riflessione poetica sull’origine e lo sviluppo della cultura nel/del Mediterraneo


“Antropologie mediterranee”: viaggi e soste tra versi e pensieri. Nuove frontiere del Mediterraneo.
di Anna Rita Merico

disponibile per la lettura e il download qui: https://bit.ly/2XvYRoc

video dell’intervento:

“Era un raggio… entrò da Est”, di Anna Rita Merico
(Musicaos, Collana poesia, 27)

“Era un raggio… entrò da Est” (Musicaos Editore, collana poesia, 27, postfazione di Annalucia Cudazzo), di Anna Rita Merico, è un testo importante che riporta il Mediterraneo al centro della riflessione sull’origine delle culture e della scrittura, delle tradizioni orali e scritte, che attraversano i popoli affacciati su questo mare/madre/terra.

Si tratta di un testo poetico che raccoglie il frutto di un lavoro filosofico e antropologico, quello dell’autrice, condotto in anni di studi e che è stato anticipato, negli scorsi mesi, dalla partecipazione al Convegno Meic “Mediterraneo il mare del dialogo”, a Ostuni, con un intervento dedicato proprio alle tematiche contenute nell’opera; intervento seminariale che in questi giorni, in concomitanza con la pubblicazione del volume, viene diffuso a titolo gratuito sul sito di Musicaos Editore, proprio per accompagnare le riflessioni dell’opera poetica al sostrato teorico che le anticipa.

“Mi piace pensare al Mediterraneo come ad un grande bacino di scavo, scavo archeologico sui generis, luogo in cui i reperti hanno a che fare con le forme arcaiche delle nostre evoluzioni umane e di pensiero. Mediterraneo, luogo in cui hanno avuto origine le forme della spiritualità e del pensiero cui tutti/e attingiamo, oggi, nelle domande feconde che poniamo alla nostra contemporaneità, al nostro essere cittadini/e di sponde come modalità del nostro andare. Cittadini/e di sponde perché la sponda, oltre ad essere un dato geografico è un dato della mente, un modo di e per affacciarsi nel continuum delle onde della nostra attività di pensiero alla quale diamo, come pervasiva bussola, la continua domanda sulle origini.” […] “Il Mediterraneo crocevia ha visto la nascita della scrittura in forma di verso. Ha visto ciò partendo dalla messa in luce di modalità precise della espressività umana. Il mio ultimo lavoro parte dal bisogno di rileggere testi fondamentali della nostra Origine: Il Vecchio Testamento, l’Odissea, la Tragedia. Sono tre generi letterari estremamente differenti. Sono Testi distanti nelle loro Ragioni eppure un filo li lega: sono testi fondanti, sono i mattoni del nostro essere abitanti di questo Luogo che è il Mediterraneo.”

È questo il nucleo di partenza attorno al quale si costruirà la materia di riflessione e verso di Anna Rita Merico, in “Era un raggio… entrò da Est”. La raccolta poetica che deriva da queste riflessioni è allo stesso momento parola poetica, sulla pagina, e parola “soffiata”, teatrale, che prende corpo non solo sotto forma di parole ma anche di disposizione grafica, testuale, invitando al ritmo, alle pause, ai silenzi che inframezzano il dire.

§

“Era un raggio… entrò da Est”.

Questa raccolta contiene produzione di testi dal 2015 al 2018. All’interno di questo tratto di percorso ho vissuto la necessità di tornare a riflettere su Pagine cardine della produzione simbolico-letteraria del Mediterraneo: l’Antico Testamento, l’Odissea, la Tragedia. Riflettere l’Origine del farsi della nostra Umanità è passo imprescindibile e sul quale tornare più volte nel corso dell’esistenza. La lettura e ri-lettura di questi testi dona il sapore degli intrecci che legano le vicende umane al tema della trasformazione (Odissea), della elaborazione spirituale (Antico Testamento con i suoi riverberi nella cultura medioevale), della coralità (la Tragedia). Il Raggio che entra da Est è il primo raggio di sole che all’alba inonda gli altari delle Chiese Bizantine le quali sono tutte rivolte ad Est e prendono da Costantinopoli la direzione sorgiva della Spiritualità. Il primo raggio del mattino entra da un opercolo morbido e silente che sovrasta l’Altare, tavola di forma lineare che rimanda all’essenzialità della struttura del Dolmen. È affascinante il solo poter pensare a questa architettura di linearissima proiezione che porta il simbolico di questo Raggio sulla Tavola di ogni Altare dall’antica Bisanzio al Sud Italia. È la fascinazione di una cartografia dell’anima. È un raggio colmo di significati simbolici dinanzi cui, chinare il capo, è naturale movimento ritmico di dentro. È misura sacra del tempo.
«la maestria di Anna Rita Merico dà vita a una scrittura universale che riesce a far nascere nel lettore il desiderio di intraprendere un percorso analogo al suo: un cammino dalla magica bellezza e dall’intensa carica emotiva»
(dalla Postfazione di Annalucia Cudazzo)

Anna Rita Merico è nata a Nola (Napoli) in Via L. Tansillo tra serici e lavico piperno. Lunga attività di ricercatrice sulle sponde mediterranee lì dove è avvenuto il passaggio dalla lingua orale alla parola scritta, dalla Sapienza al Logos. Appassionata cartografa del limes in cui il tellurico Ordine delle Madri è stato reso invisibile dall’Ordine dei Padri generando contemporaneità e l’attualità d’ogni nostra domanda.
Il testo dell’intervento “Antropologie mediterranee: viaggi e soste tra versi e pensieri. Nuove frontiere del Mediterraneo” è disponibile sul sito dell’editore Musicaos, all’indirizzo: https://bit.ly/3satyNI

Informazioni
Musicaos Editore
www.musicaos.org
tel. 0836618232 | cel. 3288258358

A Natale sarà impossibile…


Sabato 21 novembre 2020, sulla pagina facebook di Musicaos Editore. Per scoprire da cosa sono accomunati questi personaggi.

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“La mia vita non avrebbe avuto nulla di drammatico se le stesse cose le avessi compiute in un corpo maschile”
(Emma Bovary)

“Ho ricercato il mondo, non la solitudine. Essa è stata solo il mio mezzo per cercare il mondo”
(Emily Dickinson)

“Resta solo un imperativo: risalire alla voce! Per il resto, tutto è solo scrittura, un male necessario ma detestabile.”
(Carmelo Bene)

“Ho imparato a fingere. E questo fa la differenza tra il comico e il cinico. Ora quindi, da cinico, io la saluto.”
(Don Chisciotte)

“Sono un simbolo imperituro, ma non so più di cosa”
(Amleto)

“Da restarci secco”
(Holden Caulfield)

“Ma andavamo, perché il nostro viaggio era un viaggio per costruire un nuovo mondo. E per costruire occorre conoscere.”
(Lemuel Gulliver)

“Ero già un estraneo, in effetti. Un estraneo non si improvvisa capace di relazioni con la malavita, un estraneo non sa usare il denaro per aprirsi le porte, un estraneo non sa vivere.”
(Mattia Pascal)

“Siamo destinati a vagare. D’altronde, qui le vie di fuga non mancano. Mi segua e non si pentirà.”
(Alice Pleasance Liddell)

“Ha presente le nuvole? Ce ne sono miliardi, e sono bellissime.”
(Il Piccolo Principe)

“Puro delirio nichilista. La cosa mi mette ansia. Ho comprato uno stock di sigarette elettroniche”
(Zeno Cosini)

“È un peccato sprecare i capolavori, questa è la verità. Come può condurre al demonio un impasto tanto riuscito?”
(La Monaca di Monza)

“Si lavora con quello che si ha, e, soprattutto, si sperimenta.”
(John Lennon)

“Nel cibo e nel vino si trova l’essenza della relazione umana, e quanto maggiore è la loro qualità tanto maggiore è l’intensità del legame sociale.”
(Zigmunt Bauman)

“Ricordo i soldati che tornavano dalle trincee dell’Orribile Guerra. Erano lividi, stremati, affamati. Ma la prima cosa che chiedevano ai soccorritori erano i libri. Le masse volevano sapere, volevano essere all’altezza della rivoluzione che stavano creando.”
(John Reed)

“Secondo lei i miei lavori si presterebbero a una trasposizione televisiva?.”
(Joseph Conrad)

“Non importa tanto il luogo, quanto capire l’importanza vitale di quegli intellettuali ora disprezzati socialmente che sono gli insegnanti. Quando c’è una classe docente di qualità il popolo diventa più ricco.”
(Rina Durante)

“Mio padre mi voleva ingegnere… divenni invece scrittore”
(Robert Louis Stevenson)

“Se mi chiedessero che sensazione mi dà il XXI secolo, risponderei che circola una pericolosissima rimozione dei limiti della nostra specie, della nostra finitudine.”
(Michel Foucault)

“Credo di aver immaginato la musica come un rogo immenso.”
(Ludwig Van Beethoven)

“Se vogliamo capire qualcosa di questa terra, non basta perdersi nel barocco e nelle maniere leccate che scimmiottano le infinite piccole borghesie provinciali della cittadina col grande castello: il Salento è nelle zolle, e le zolle sono dure, aspre, profonde”
(Vittorio Bodini)

“Passate un Natale scomodo e pieno di gesti buoni verso gli altri. Non posso augurarvi nulla di meglio.”
(Don Tonino Bello)

2 novembre 1975 – 2 novembre 2020 | Sono trascorsi 45 anni dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini. Un saggio di Vincenzo Camerino dedicato ai suoi film.


2 novembre 1975 – 2 novembre 2020 | Sono trascorsi 45 anni dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini.

“Pier Paolo Pasolini. Il cinema come periscopio ansiolitico e come progetto, e l’universale desiderio” (Musicaos Editore), di Vincenzo Camerino

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“Il libro offre una complessa panoramica dell’impegno di Pasolini nel cinema, come regista, teorico e spettatore critico, così da aprire alcuni nuovi sguardi d’approccio all’opera del Pasolini cineasta, le cui pellicole, riproposte tuttora in tutto il mondo, non hanno mai cessato di suscitare riflessioni e suggestioni.”

così è scritto in una nota ufficiale sul sito “Pier Paolo Pasolini – Centro Studi Casarsa della Delizia”

(http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/…/sullo-…/)

“Una esegesi mai pregiudiziale e davvero approfondita e gravida di spunti di riflessione di tutto il Pasolini cinematografico”

Mangialibri / Gabriele Ottaviani

(https://www.mangialibri.com/libri/pier-paolo-pasolini)

https://amzn.to/3211dhe

Vincenzo Camerino già docente di “Storia e critica del cinema”, nonché di “Semiologia del cinema”, presso l’Università del Salento, ha pubblicato diverse e svariate armonie cinematografiche. «Le vele incantate del cinema e l’elogio della malinconia» è uscito nel gennaio 2015, per i tipi di Musicaos editore, nel 2016, sempre per Musicaos, «Ferzan Ozpetek, Edoardo Winspeare» dedicato alle pellicole dei due registi. In precedenza, Nelle utopie del Sud e del cinema; I cristalli della regia; La subalternità della politica, l’orgoglio della cultura, le assonanze del cinema; Le sensualità cinematografiche e le sospensioni delle passioni.

Esce in Italia “Poesie che la guerra ha dimenticato in tasca al poeta”, la raccolta del poeta siro-curdo Jan Dost.


Musicaos Editore pubblica “Poesie che la guerra ha dimenticato in tasca al poeta”, di Jan Dost (con testo a fronte). Il volume è uscito nella collana “Fogli di Via”, diretta da Simone Giorgino e Fabio Moliterni per il Centro PENS (Poesia Contemporanea e Nuove scritture) del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Salento. La collana, che giunge al suo terzo titolo dopo la pubblicazione dei volumi dedicati alle poesie di Claudia Ruggeri (a cura di Annalucia Cudazzo) e Salvatore Toma (a cura di Luciano Pagano, con interventi di Benedetta Maria Ala, Lorenzo Antonazzo, Annalucia Cudazzo, Simone Giorgio), si apre così agli autori stranieri. Il quarto titolo, di prossima uscita, sarà “Dendrarium”, del poeta bulgaro Alexander Shurbanov (a cura di Valentina Meloni).

“Poesie che la guerra ha dimenticato in tasca al poeta”, Jan Dost
(Musicaos Editore, Collana Fogli di Via, 3)

«Jan Dost compone in questo libro, compatto per temi e forme, un diario esistenziale di acuta valenza poetica, nel suo farsi ‘altro’ da sé, nel suo trasformarsi da privato – lamento e sfogo, slancio di passione – in denuncia e condanna: la voce del poeta forse non ha, malgrado la potenza delle sue parole che si incidono nell’animo di chi legge, altro scopo che quello – lamento e sfogo, slancio di passione. Ma quanto sollievo possono dare le semplici parole del poeta, che racconta e si racconta, che si guarda intorno (e dentro) smarrito e cerca ‘compagni al duolo’, uomini desiderosi come lui di pace e fratellanza… La lezione della poesia non può che essere quel che è: parola che comunica e si comunica, messaggio che cerca e trova, esperienza che si fa conoscenza partecipata. Anche gli oggetti in questa poesia parlano, si confessano nella loro fragilità di impotenza, che diventa paradossalmente vita nuova offerta a chi guardandoli sappia coglierne il riflesso, l’ombra di ciò che sono o almeno furono: un orologio, una bicicletta, una porta, una finestra, un tetto, elementi di un paesaggio/ambiente che vivono ormai soltanto in queste parole, conservate per parlare di un tempo in cui vivevano davvero poiché erano parte della vita umana di chi li viveva e ne aveva parte.» dall’Introduzione di Giuseppe Napolitano

Jan Dost nasce a Ayn-al-Arab (Kobani) in Siria il 12 Marzo 1965. È un giornalista e scrittore curdo. Scrive in curdo e in arabo. Dopo il diploma studia biologia dal 1985 al 1988 presso l’Università di Aleppo. Le sue opere sono state pubblicate in Libano, Siria, Iraq, Turchia e Germania. In quest’ultimo paese, dove vive dal 2000 e di cui dal 2008 ha la cittadinanza, si è affermato per la prima volta per l’opera Kela Dimdimê – la Roccaforte di Dimdim.

Ha pubblicato undici romanzi, in curdo e in arabo, Mijabad (2004), Sê gav û sê darek (2007), Mîrname (2008), Martînê Bextewer (2011), “Asheeq il traduttore” (2013), “Sangue sul minareto” (2013), Kobani (2017), “Le campane di Roma” (2017), Korridor (2019), e i recenti “Il manoscritto di Pietroburgo” (2020) e Cordyceps (2020), e quattro raccolte di versi, Dîwana Jan. Avesta (Istanbul, 2008), Kela Dimdimê. (Bonn 1991; Istanbul, 2008), A Song for Kurdistan’s Eyes (Syria, 1996), Poesie che la guerra ha dimenticato in tasca al poeta (Amman, 2019), pubblicato in Italia da Musicaos Editore (2020, a cura di Giuseppe Napolitano, traduzione di Agron Argentieri).
Ha vinto diversi premi internazionali, Premio “Racconti brevi” (Siria, 1993), Premio “Poesia curda” (Essen, 2012), Premio “Libri Orientali” (Londra, 2013), “Premio d’Oro Hussein Arif. Gelawêj Festival. Sulaymaniya” (Kurdistan, 2014).

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“Poesie che la guerra ha dimenticato in tasca al poeta”, Jan Dost
Collana Fogli di Via, 3, pagine 134, formato 12,7×20,3 cm, euro 15, isbn 9788894966862
introduzione di Giuseppe Napolitano
traduzione di Agron Argentieri

il volume può essere ordinato in tutte le librerie e nei principali store online, anche su:

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Musicaos Editore a Roma, per Insieme Festival, fino al 4 ottobre.


Musicaos Editore a Roma per “Insieme Festival”, quattro giorni dedicati all’editoria, ai lettori, agli autori, agli editori. Dall’1 al 4 ottobre, presso l’Auditorium Parco della Musica, Musicaos Editore sarà presente con un suo spazio, insieme agli altri 168 editori ospitati nel corso della manifestazione.

I libri di Musicaos Editore sono presso lo Stand 10, Zona Viale, visitabile come tutto il resto della fiera, è visitabile fino a domenica 4 ottobre.

https://insiemefestival.it/

La manifestazione animerà l’Auditorium Parco della Musica con una eccezionale rappresentanza dell’editoria italiana che esporrà la propria produzione editoriale e con decine di incontri con autori italiani e stranieri.Insieme prevede la presenza fisica degli espositori per la prima volta dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Saranno 168 gli stand delle case editrici: non solo piccole e medie realtà da tutto il Paese – come nella tradizione di Più libri più liberi – ma anche i grandi editori italiani. Una straordinaria esposizione delle eccellenze del settore, trasversale e democratica: tutte le case editrici, grandi e piccole, avranno a disposizione un gazebo delle stesse dimensioni. Le postazioni saranno allestite nelle aree esterne dell’Auditorium: nell’area pedonale di viale Pietro de Coubertin e sui giardini pensili Claudio Abbado.

Per permettere una fruizione migliore da parte dei visitatori, un controllo ottimale dei flussi da parte dell’organizzazione e il rispetto di tutte le direttive sanitarie, è stato studiato un percorso di visita per il pubblico. L’ingresso all’area espositiva – così come a tutti gli eventi di Insieme – sarà gratuito e le persone, dopo i controlli da parte del personale predisposto, seguiranno un itinerario guidato attraverso gli stand iniziando da quelli situati sul viale pedonale, per salire poi ai giardini pensili e proseguire fino all’uscita dalla cavea.

Il Liceo Artistico “Gioacchino Toma” di Galatina e Musicaos Editore: una copertina per l’Inferno di Dante.


A partire dal mese di gennaio 2020 fino al termine dell’anno scolastico 2019/2020, Musicaos Editore ha avviato un “percorso per le competenze trasversali e l’orientamento” (PCTO), presso il Liceo Artistico “Gioacchino Toma” di Galatina, Lecce, con la Classe III C (a. s. 2019/2020). Il Tutor Interno del percorso è la prof. Claudia Zicari, la progettista la prof. Erika Ranfoni, il Tutor Esterno, Gigi Rigliaco.

Il tema scelto per il percorso era “Copertina di un Ebook per Musicaos Editore | L’Inferno di Dante Alighieri – Collana dei Classici”. È stata una delle esperienze più interessanti di quest’anno, che non avremmo potuto realizzare senza l’attenzione e perseveranza delle docenti, nel seguire i ragazzi, e senza l’interesse sviluppato dagli stessi nei confronti del tema scelto per il percorso: Dante e l’Inferno. Nell’incontro in cui abbiamo conosciuto la classe III C, il 22 gennaio 2020, abbiamo “raccontato” la nostra idea: far realizzare agli studenti la copertina per una versione digitale in ebook dell’Inferno di Dante. La scelta di Dante era ponderata e giustificata dal grande numero di spunti che potevano provenire dal confronto con l’immaginario, gli episodi, i racconti e le storie presenti in questo capolavoro. Gli studenti potevano scegliere l’episodio particolare di una cantica oppure concentrarsi sui temi dell’Inferno, o ancora concentrarsi sull’autore dell’opera, Dante Alighieri. Sono state queste le tre linee di lavoro scelte dagli studenti, che nel corso dei mesi hanno dato vita ai lavori tra i quali dovevamo scegliere quella che sarebbe divenuta la copertina del “nostro” Inferno. È stato difficilissimo, perché tutti gli studenti hanno realizzato lavori interessanti e oggettivamente belli, per questo motivo abbiamo individuato alcuni criteri, e stilato un elenco con i relativi punteggi.

Nella valutazione entrano in gioco, oltre ai criteri più oggettivi e condivisibili, quelli relativi alla linea editoriale e al gusto. Abbiamo deciso di prediligere lavori che avessero un’attinenza maggiore allo spunto di partenza, anche per quanto riguarda la destinazione d’uso, quella cioè della copertina, pur proponendo una corretta valutazione dei bozzetti che rispecchia le buone qualità dei lavori prodotti, secondo tutti i criteri.

Nelle motivazioni di tutti i lavori e nei giudizi si evince che quella stabilita dai criteri non è stata una mera classifica, che ha motivato delle scelte, in quanto ognuno dei lavori era attinente al percorso proposto e al progetto di partenza.


Siamo quindi lieti di annunciare che il bozzetto di Ilaria Paglialunga è stato selezionato per fare da copertina all’ebook.

Questo bozzetto è stato scelto per fare da copertina all’ebook per diversi motivi. L’attinenza al tema, con la scelta di un episodio specifico; l’ambientazione, con la scelta del busto che arde tra le fiamme dell’Inferno che sono le stesse fiamme dell’amore; lo stile, che raffigura l’immagine realizzando una figura originale, minima e allo stesso tempo evocativa, stilizzata e potenzialmente utilizzabile anche in contesti differenti all’interno della stessa opera. La realizzazione, ponendo il titolo, l’autore, l’editore, nelle proporzioni e negli spazi corretti.

Si è trattata di una esperienza di crescita e dialogo, iniziata in gennaio e proseguita nel migliore dei modi, fino all’esito finale, grazie al confronto continuo tra docenti e studenti, e la relazione con la nostra casa editrice. Nelle prossime settimane daremo notizia della prosecuzione del progetto, che si concretizzerà nella realizzazione della nostra edizione dell’Inferno di Dante Alighieri.

Colgo l’occasione per ringraziare a nome della casa editrice tutti gli studenti e chi ha reso possibile questo percorso comune, coinvolgendoci, la prof. Claudia Zicari e la prof. Erika Ranfoni, del Liceo Artistico “Gioacchino Toma”, e Gigi Rigliaco, tutor esterno.

Luciano Pagano
Musicaos Editore


Ecco la descrizione del progetto, scritta dalla studentessa Ilaria Paglialunga:

“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende”
V, 100

Nel capolavoro della Divina Commedia Dante incontra tante donne, a partire dall’Inferno, dove nel cerchio dei lussuriosi parla con Francesca, la quale,  attraverso la lettura di quel libro galeotto, ricorda come si lasciò trasportare nell’amore verso Paolo, suo cognato, tradendo così il marito che, scoprendo i due, li uccise. Il tema che ho proposto prende spunto dalla concezione di Dante
della donna e dall’amore idealizzato che lo anima. Trovo meraviglioso che nella Commedia l’amore accompagni tutta l’opera, a partire dalla scritta sulla porta infernale: la somma sapienza e ‘l primo amore. È, infatti, un grande amore il motore che determina questa realtà e che Dante tenta di raggiungere, ed è sempre l’amore il momento conclusivo del viaggio che si manifesta nell’incontro con Beatrice e con Dio stesso. In Dante l’amore è Grazia che chiunque può ricevere purchè lo voglia.
Nonostante la commedia narri di un viaggio nel regno dei morti con il fine di condurre gli uomini dalla loro condizione di miseria alla felicità, non dobbiamo dimenticarci che il filo conduttore che dà la forza a Dante di andare avanti e di proseguire la sua avventura, è proprio l’amore.
Durante lo sviluppo dei vari schizzi, ho meditato su diverse proposte che poi si sono concretizzate in un’immagine che ho volutamente preferito semplice e tesa a raccogliere l’essenza dell’opera.
Tra i bozzetti ho scelto quello con cui una semplice linea, muovendosi nello spazio, dà vita a un volto molto evocativo che prende forma dalle fiamme. Il bozzetto definitivo rappresenta, quindi, un busto femminile in fiamme, quelle fiamme che ardono dell’amore più puro, sublimato e mistico, tale da indurre l’uomo a migliorarsi sempre di più, per poi riuscire a salvarsi.
Amore come fonte di beatitudine, perchè in fondo l’amore è l’anima di ogni cosa, l’amore è ciò che ci unisce tutti e ci fa diventare uno
solo.



Nella Gallery sottostante potete sfogliare gli elaborati degli studenti

Venerdì 19 giugno 2020 – Lecce – Officine Culturali Ergot – Dario Goffredo presenta “Alfabeto affettivo”


Venerdì 19 giugno 2020 dalle ore 19 alle ore 21

Officine ERGOT
(Lecce – Piazzetta Falconieri 1/b)

“Alfabeto affettivo” (Musicaos)
di Dario Goffredo

Incontro con l’autore

Venerdì 19 giugno 2020, a Lecce, presso le Officine ERGOT (Piazzetta Falconieri 1/b), dalle ore 19 alle ore 21, si terrà il primo “incontro con l’autore” dedicato alla poesia di Dario Goffredo e alla sua raccolta di poesie (edita da Musicaos Editore) dal titolo “Alfabeto affettivo”. Un dialogo personale tra l’autore e i propri lettori, presso le Officine Ergot, un firmacopie che è anche un’occasione di approfondire i temi della raccolta con l’autore, tra emozioni dal vivo e pensieri, colloquio e lettura, per promuovere la poesia e la ripresa della circolazione culturale, nel rispetto dell’altro.

«Metti in versi la vita, trascrivi / fedelmente, senza tacere / particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.» i versi di Giovanni Giudici, autore posto in esergo a questa nuova raccolta di Dario Goffredo, costituiscono il dettato di questo «Alfabeto affettivo»: la persona, la linea che divide ciò che è pubblico da ciò che è privato, lo spazio poetico di ciò che riesce, ancora oggi, a smuovere un’umanità nell’incontro col reale, nelle esperienze e nelle inconsistenze di un mondo reso freddo, di un buio che non fa più paura.

Le assenze di mescolano ai rimandi della poesia recente, alle presenze di echi in una scrittura che mescola la materia dei cinque sensi al desiderio di fare ritorno in un luogo che era, un tempo, il luogo della serenità e della quiete. La vita non si impara vivendo, ciò che resta sembra essere un residuo poco soddisfacente rispetto all’azione intrapresa, senza morale, senza esito certo, nei segnali di un alfabeto che può essere interpretato e allo stesso tempo può allontanarci da ogni ricerca di significato possibile, dove simboli di questo spaesamento sono «Numeri, lettere. Parole segrete alfanumeriche. / Maiuscole a caso. / Infanzia sbiadita. / Idilli da poco.»

Dario Goffredo è nato nel 1974. Vive e lavora a Lecce. Sue poesie sono apparse su riviste e antologie. Nel 2016 ha pubblicato “Atti minimi di sopravvivenza” per Spagine.

(fotografia Francesco Sambati)

Informazioni
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Officine Ergot – Lecce – Piazzetta Falconieri 1/b

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