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Si Salvi chi può.


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L’altro giorno in libreria il mio sguardo è caduto su un libro di genere giallo dal titolo accattivante: Zeitgeist. L’album degli Smashing Pumpkins che porta lo stesso titolo è una bufala, fa cagare. Quindi il primo pensiero non è corso allo “spirito del tempo” bensì al gruppo musicale, con la speranza che il libro fosse all’altezza del titolo. Devo ammettere che il libro in questione è meglio dell’album. Poi ho visto che l’autore del libro era Francesco Salvi, un nome noto per chi come me è cresciuto negli anni ottanta. Francesco Salvi, insieme a Giorgio Faletti, è un esempio di come si possa uscire vivi dal Drive-In, e non solo. Dal Drive-In si può uscire vivi e con ottime idee, almeno sulla carta. La trama è intrigante:

“Il protagonista di questo libro è un attore molto popolare. Mel Gibson sta per girare il kolossal “The Passion” in Italia e quando vede una sua foto, folgorato dall’espressione massiccia e dalla mascella squadrata, lo sceglie per il ruolo del centurione romano che incalza Gesù Cristo sulla Via Crucis. Una grande occasione per rilanciare una carriera che sta segnando il passo. Ma il suo sogno più vivo è una donna ungherese dallo strano nome di Enikö, campionessa di pattinaggio con occhi chiarissimi e un corpo da favola. Ogni volta che le chiede di impegnarsi lei risponde “vera amicizia è più difficile che amore”. È solo nella speranza di incontrarla e fare pace dopo l’ennesimo litigio, che accetta l’invito alla festa vip del teatro Sistina, consegnandosi ai paparazzi e alle trasmissioni di gossip estremo. Ma al party lei non si presenta; c’è invece il regista Ed Tremamondo, che tutti credono Budapest per lavoro. È totalmente inaffidabile ma facendo leva sull’amicizia di vecchia data lo convince a partire, lontano da Enikö e da Mel Gibson, per le riprese di un film che non decollerà mai. Non sa di essere caduto nella trappola invisibile di due vecchi consumati dall’odio reciproco: un sedicente conte con un diabolico passato da SS e un ex agente della CIA in cerca di vendetta, che lo costringeranno a condividere ogni genere, di orrore.”

e ancora

“Il protagonista di questo thriller potente e ambizioso si chiama Francesco Salvi, come l’autore, e come l’autore è architetto e attore televisivo. Ha però una caratteristica singolare: a causa della sindrome di cui soffre, è capace, in particolari circostanze, di percepire il Male imprigionato negli edifici. In una chiesa moldava, durante le riprese di un film, il Francesco Salvi personaggio letterario riconosce le tracce di un fosco delitto compiuto molti anni prima, e cerca di portare alla luce la verità. Ma non è l’unico a saperne qualcosa di troppo… Il primo thriller di Salvi gioca abilmente su due piani: la ricostruzione autobiografica dell’ambiente del cinema e dello spettacolo e la pura invenzione romanzesca, che alla fine prenderà il sopravvento. Dalle pagine di questa storia emerge così un nuovo aspetto della sfrenata creatività del suo autore, capace di appassionarci con la forza della trama e insieme di interpretare lo Zeitgeist, ovvero lo “spirito del tempo”.

Lascio passare un giorno. Arriva sabato, cioè ieri. Su un giornale il mio sguardo cade per caso su un articolo pubblicitario dedicato a una serie di orologi alla moda. “Lo spirito del tempo”. Mi viene in mente che c’è qualcuno che si mette in cerca dello spirito del tempo, per coglierne gli umori. Secondo me lo spirito del tempo è tutto qui, nelle coincidenze della vita e della scrittura che portano un comico a divenire un attore drammatico e a sfornare un giallo, che si tratti dello Zio Pino o di Vito Catozzo è uguale. C’è che il comico non può portare la maschera per sempre, anche perché chi fa ridere, spesso, ha una ferita nel cuore; gli piace avere attorno persone che si sganasciano, almeno per un minuto, coltivando l’illusione che esista la felicità.