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“Proiettili di-versi”, Marco Vetrugno


“Proiettili di-versi”, Marco Vetrugno
Musicaos Editore, collana Poesia, 02

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La poesia di Vetrugno è rapidamente e aspramente ritmata, in ottima armonia con il suo discorso robusto e violento, drammatico ed eversivo. Lʼaccusa costante rivolta al male del mondo e alla fatica del vivere è sostenuta da una visionarietà originale e possente”.
Tutto questo è “Proiettili di-versi”, per Giorgio Bàrberi Squarotti, uno dei maggiori critici letterari e poeti italiani viventi. I versi di Marco Vetrugno, autore poco più che trentenne, giunto alla sua quinta raccolta edita, non possono lasciare il lettore indifferente.

La scrittura di Vetrugno è una pratica quotidiana del vissuto, in prima persona, uno scandaglio e un microscopio del reale. Mauro Marino, in uno dei due interventi che accompagna la raccolta, sottolinea come questa poesia vada ben al di là dellʼesercizio letterario, per ricongiungersi a quel “domestico quotidiano far versi”, che accomuna lʼautore a Salvatore Toma, Antonio Verri, Ercole Ugo DʼAndrea. Secondo Luciano Pagano, nella sua poesia, Marco Vetrugno scrive dellʼEssere e della Mancanza, le sue poesie raccontano visioni che giudicano senza pregiudizio, che diventano etica della poesia nellʼattimo stesso in cui affrontano con crudezza la realtà, saltando a piè pari ogni ammiccamento di maniera; la sua scrittura ha un obiettivo estetico ben preciso, dire l’Essere e il suo cuore ravvicinato, intangibile. 49 componimenti, 49 proiettili mirati al cuore dellʼindifferenza, del quieto vivere, di tutta lʼinsensatezza dellʼoggi.

Marco Vetrugno è nato a San Pietro Vernotico nel 1983. Vive a Lecce.

Ha pubblicato le raccolte di versi “Poetico delirio” (Lupo, 2012), “Organismi cedevoli” (Manni, 2014), “Le mie ultime difese” (Manni, 2015). Per il Magazzino di Poesia di Spagine (a cura di Mauro Marino) è autore della raccolta “I versi del panopticon” (2014).

Proiettili di-versi” è il secondo titolo della collana di poesia di Musicaos Editore, e giunge dopo la pubblicazione di “A nuda voce. Canto per le tabacchine”, scritto da Elio Coriano.

Illustrazione di copertina:
Alessandra Dell’Anna Peccarisi

Interventi:
Mauro Marino, Luciano Pagano

“Proiettili di-versi”, Marco Vetrugno
Musicaos Editore, collana Poesia, 02
isbn 9788899315412, pagine 112, €13

13 Luglio 2015 – Oria (Br) – Musicaos Editore a “De Libris Liberis”, presentazione con Francesco De Giorgi


ilpozzoelarancio-delibrisliberisLunedì 13 Luglio 2015 dalle ore 19.30 a ORIA (BR)

presso Giardino di San Francesco (in via Tommaso Martini)

è ospite dell’evento

“DE LIBRIS LIBERIS” festival della microeditoria

a conclusione della rassegna “Un pozzo di cultura”
organizzata dall’Associazione Culturale “Il Pozzo e l’Arancio”

saranno presenti, per Musicaos Editore:

Luciano Pagano, Editore
Francesco De Giorgi, Autore del romanzo “I bassisti muoiono giovani”

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Lunedì 13 Luglio 2015, alle ore 19.30, presso il “Giardino di San Francesco” a Oria (Br), in via Tommaso Martini, l’Associazione “Il Pozzo e l’Arancio” darà il via a “De Libris Liberis”, un festival della microeditoria che è anche una tavola rotonda, nata per discutere dell’editoria e del suo ruolo nel territorio.

Le “Edizioni de Il Pozzo e l’Arancio”, Fuori Fuoco Edizioni, e Musicaos Editore si alterneranno nel dibattito, presentando la propria esperienza e dialogando ciascuno con uno dei propri autori. Luciano Pagano presenterà Francesco De Giorgi, che con Musicaos Editore ha pubblicato il suo terzo romanzo, dal titolo “I bassisti muoiono giovani”.

Durante la manifestazione gli editori ospiti saranno presenti con le proprie produzioni.

Musicaos Editore ha avviato le sue pubblicazioni di ebook, in formato digitale, nel settembre del 2012. Nel 2014 è stata la volta del ‘passaggio’ al formato cartaceo.
Dall’inizio del 2015, anno nel quale sono stati pubblicati 25 titoli, le opere di Musicaos Editore sono anche distribuite in tutte le librerie, sul territorio nazionale, e in tutti gli store digitali, in formato cartaceo e ebook. Di recente, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, il giornalista e critico letterario Enzo Mansueto ha definito Musicaos Editore “erede di una delle esperienze culturali on line più significative dell’ultima stagione della letteratura pugliese”.

Nel mese di luglio Musicaos Editore lancerà la collana “Atalanti” nata in collaborazione con addastudio.it, per ospitare progetti editoriali originali dedicati ai momumenti, ai musei, alle arti e ai mestieri, al paesaggio, raccontati in modo nuovo e originale, con attenzione particolare ai curiosi e ai lettori di ogni età.

Info:
www.musicaos.org
info@musicaos.it

19 Ottobre 2014 – Copertino – Elio Coriano presenta “A nuda voce. Canto per le tabacchine”, per Oktoberbook (CANTINA QUATTRO CASALI, Via Galatina)


Nell’ambito della rassegna OktoberBook a cura dell’Assessorato alla Cultura di Copertino

Domenica 19 Ottobre 2014 – alle ore 19.00 a Copertino (LE) presso la CANTINA QUATTRO CASALI (Via Galatina)

ELIO CORIANO presenterà “A nuda voce. Canto per le tabacchine” (musicaos:ed, poesia)

Voce e testi: Elio Coriano

Musica: Vito Aluisi

Con la partecipazione straordinaria di Stella Grande

introduce, Luciano Pagano

ingresso libero

Domenica 19 Ottobre 2014, alle ore 19.00, nell’ambito della rassegna OKTOBERBOOK, realizzata dall’Assessorato alla Cultura di Copertino, si terrà, presso la CANTINA QUATTRO CASALI di Copertino (via Galatina), la prima presentazione nazionale di “A nuda voce. Canto per le tabacchine”, la raccolta poetica di Elio Coriano. Il testo della raccolta poetica diventa un recital poetico nel quale la musica di Vito Aluisi accompagnerà la voce di Elio Coriano e il canto di Stella Grande.

“Elio Coriano con questa sua opera intende restituire una voce alle tabacchine morte il 13 giugno 1960 a Calimera, a causa di un incendio nei locali della ditta Villani e Franzo. Questo canto si unisce a quello di una generazione di salentini che hanno lavorato, anche in condizioni disumane, per garantire un futuro ai propri figli.” (dalla quarta di copertina). Questa raccolta inaugura la collana di poesia di musicaos:ed.

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dall’introduzione al volume, di Ada Donno

“Il Salento era diventata una delle aree più altamente specializzate nella produzione e la prima lavorazione delle qualità di tabacco levantino, che Rosetta e le sue compagne avevano imparato a distinguere e a chiamare coi loro nomi impronunciabili che a loro suonavano come “santujaca”, “peristizza” e “zagovina”: le più chiare dalle più scure, le più larghe dalle più piccole, le più ruvide dalle più lisce. Le tabacchine erano manodopera indispensabile: prima di tutto perché la lavorazione delle foglie richiedeva le mani abili, leggere e veloci delle donne, meglio se in giovanissima età. Spesso erano quelle stesse mani che negli altri mesi dell’anno tessevano i propri corredi al telaio o ricamavano quelli commissionati dalle signore dei paesi.
E poi perché era manodopera docile, che si poteva pagare la metà degli uomini senza dovere spiegare perché, disposta a piegarsi ad ogni angheria pur di tenersi quel posto.
Molte delle compagne di lavoro di Rosetta provenivano dalle famiglie di coloni o di braccianti che producevano il tabacco nelle campagne attorno agli opifici. Con la loro fatica stagionale, precaria e frammentata, d’estate nelle campagne di raccolta e d’inverno negli opifici, le lavoratrici del tabacco integravano il reddito familiare.
Tale concezione integrativa, a giustificazione della bassa retribuzione femminile, era stata per secoli lo strumento di assoggettamento sociale, politico e culturale, nonché familiare, delle donne. Secondo un criterio indiscusso, infatti, alle donne veniva corrisposto per legge solo il compenso dello sforzo richiesto dal lavoro in fabbrica o in campagna. Il corrispettivo economico delle cure domestiche, invece, attività propria della donna per definizione e destino, veniva integrato nel salario dell’uomo capofamiglia, al quale soltanto spettava il mantenimento della donna e dei figli.
E caso mai non fosse bastata questa giustificazione, c’era l’altra più rozza e sbrigativa, comunemente accettata, dell’inferiorità della forza fisica femminile, del più basso livello d’istruzione e specializzazione e rendimento: in una parola, della naturale, ineliminabile inferiorità della donna.”

dall’intervento di Francesco Aprile
all’interno del volume

“C’è tutta la dimensione di Elio Coriano in questo ultimo lavoro poetico. C’è tutto un percorso che dall’esordio si articola assumendo la vita come una forma di resistenza poetica ai ‘mali” sociali.’”

“Ci sono un paio di mani callose morbide e bianche più della madonna, felici, bagnate dal sole e dalla fatica sotto le unghie. Ci sono un paio di mani callose morbide e bianche, sodali d’amore e crescita e maturazione, e sanno come fare del silenzio una canzone di fatica e lotta, di coscienza e amore.”

dall’intervento di Luciano Pagano
all’interno del volume

“Elio Coriano, nel suo excursus poetico, che va dalle prime opere pubblicate a oggi, si è mosso, dunque, partendo dall’io e dalla scrittura come attraversamento dei deserti dell’anima, fin dalle più estreme solitudini che derivano con il confronto tra tenebra e luce, anima e corpo, realtà e ideale. I versi del poeta hanno così costruito una corazza solida, tale da permettere un ritorno alla realtà con atteggiamento differente, propositivo e portatore di un messaggio di rivendicazione che va oltre la semplice denuncia, per approdare infine ai toni della poesia civile, e al suo confronto con la storia, sia contemporanea che quotidiana, fino all’immediato presente. La poesia di Elio Coriano, quindi, prende consistenza, in “Für Ewig 3” e in questo suo “A nuda voce”, in una occasione di riscatto per coloro che non hanno voce, riannodando la scrittura di Coriano alla tradizione della poesia contemporanea, che si sostanzia come dialogo incessante tra pensiero e scrittura, tra filosofia e storia, tra reale e razionale, con un testimone preso in prestito, per citare tre nomi, da Bertolt Brecht, Anna Achmatova e Franco Fortini.”

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Introduzione di Ada Donno
Interventi di Francesco Aprile, Luciano Pagano
edizione italiana e inglese

Elio Coriano è nato a Martignano nel 1955. Poeta e operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso meccanico” (Three deserts from the shadow of the last mechanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con “Le pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore, E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza. Il Mestiere delle Parole” con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scritture Randage” con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” con ‘i libri di Icaro’. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare “Stella Grande e Anime Bianche” di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni, ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, intitolata FÜR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aluisi. Nel 2010 pubblica, per Lupo Editore, “Il lamento dell’insonne”, vincitore nel 2012 del premio nazionale “Città di Mesagne”. Nel 2013, pubblica “Für Ewig 3” (Lupo Editore), presentato per il “76° Gramsci, Pensatore Unitario” il 27 giugno 2013 presso la Camera dei Deputati. I testi di “A nuda voce. Canto per le tabacchine” fanno parte di uno spettacolo teatrale e musicale realizzato con Stella Grande e Anime Bianche.

“A nuda voce. Un canto per le tabacchine” – Elio Coriano
musicaos:ed, poesia 01, pp. 194, ISBN 978-1500815271

Info.
www.musicaos.it
info@musicaos.it

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12 Ottobre 2014 – Copertino – “Cani acerbi”, Gianluca Conte presenta il suo romanzo per “OKTOBERBOOK”


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Domenica 12 Ottobre 2014, alle ore 19.00, nell’ambito della manifestazione “OKTOBERBOOK” (ottobre-dicembre 2014), Gianluca Conte presenterà il suo romanzo “Cani acerbi” (musicaos:ed), presso la Chiesa delle Clarisse di Copertino, in una serata organizzata dall’Assessorato alla Cultura. Dialogherà con l’autore, Luciano Pagano.

“Come in una visione hitchcockiana, il mondo di Conte viene travolto da un mistero, i cani attaccano inspiegabilmente, la terra soccombe per un momento sotto la potenza della natura, l’uomo è costretto a piangere i suoi morti.”
Il Fatto Quotidiano, Laura Mangialardo

“Uno scenario bulimico, provincialista e catramato, fatto di gigioni, miserabili e masnadieri, e uomini di dignità nei quali dimora ancora quel briciolo di civiltà.”
Mangialibri, Luca Benvenga

“Cani acerbi” è una narrazione del nostro Tempo resa con una prosa ch’è figlia della poesia la prosa del poeta Gianluca Conte è asciutta e ricercata, come di chi facendo versi ha imparato a dire molto col minor numero di parole possibile e, soprattutto, cercando e trovando l’unica parole per dar corpo a un’emozione, a uno stato, a un sentire, a un vissuto, a un desiderio, a una denuncia…”
(s)Pagine, Vito Antonio Conte

“Una scrittura leggera e al contempo sobria che ci fa scoprire la vita che scorre nel Salento. “
SatisFiction, Maria Caterina Prezioso

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CANI ACERBI, primo romanzo scritto da Gianluca Conte, racconta le vicende di Riccardo, inviato precario di un giornale locale, e Alessio Delmale, contadino km0 e aiutante fidato dell’amico giornalista. Nella noiosa routine di un Salento invernale, costellato di discariche abusive di eternit, dove il calore estivo è un ricordo sbiadito, basta poco perché si apra uno squarcio sopra un mondo che specula dove può, dal dissesto idrogeologico all’immondizia, dalla prostituzione alla corruzione politica.

Sembra filare tutto liscio, finché una sera, ai due, non viene riservata una sorpresa. Quale mistero si cela dietro i cerchi di fuoco che fanno la loro comparsa nelle campagne di Scorcia? Cosa si nasconde dietro l’improvvisa ferocia dei Cani?

GIANLUCA CONTE è nato a Galugnano, in Salento, nel 1972. Laureato in filosofia, è poeta, scrittore, operatore culturale. Con il Centro Studi Tindari Patti ha pubblicato la silloge “Il riflesso dei numeri” (2010), finalista al concorso nazionale “Andrea Vajola”. Con Il Filo Editore, ha pubblicato “Insidie” (2008). La sua terza raccolta, intitolata “Danza di nervi” (Lupo Editore, 2012), ha vinto il Premio PugliaLibre 2012 nella sezione ‘raccolta lirica’. Con musicaos:ed ha pubblicato, il romanzo “Cani acerbi”, il saggio “Carmelo Bene inorganico” e un ebook doppio, intitolato “La boutique della carne”/”Teste d’osso”.

Info:
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Libro

http://www.amazon.it/gp/product/1494731037/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=1494731037&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

Ebook

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Novità: Elio Coriano – “A nuda voce. Canto per le tabacchine”


http://www.youtube.com/watch?v=npRx96vO5W0 Elio Coriano con questa sua opera intende restituire una voce alle tabacchine morte il 13 giugno 1960 a Calimera, a causa di un incendio nei locali della ditta Villani e Franzo. Questo canto si unisce a quello di una generazione di salentini che hanno lavorato, anche in condizioni disumane, per garantire un futuro ai propri figli. Introduzione di Ada Donno Interventi di Francesco Aprile, Luciano Pagano edizione italiana e inglese ElioCoriano-A-nuda-voce-canto-per-le-tabacchineElio Coriano è nato a Martignano nel 1955. Poeta e operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso meccanico” (Three deserts from the shadow of the last mechanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con “Le pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore, E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza. Il Mestiere delle Parole” con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scritture Randage”con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” con ‘i libri di Icaro’. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare “Stella Grande e Anime Bianche” di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni, ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, intitolata FÜR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aluisi. Nel 2010 pubblica, per Lupo Editore, “Il lamento dell’insonne”, vincitore nel 2012 del premio nazionale “Città di Mesagne”. Nel 2013, pubblica “Für Ewig 3” (Lupo Editore), presentato per il “76° Gramsci, Pensatore Unitario” il 27 giugno 2013 presso la Camera dei Deputati. I testi di “A nuda voce. Canto per le tabacchine” fanno parte di uno spettacolo teatrale e musicale realizzato con Stella Grande e Anime Bianche. Elio Coriano – A nuda voce. Canto per le tabacchine Musicaos Editore

2 Agosto 2014, Museo a Cielo aperto di Camo (CN) – Simone Cutri presenta “E nessuno viene a prendermi”


Sabato 2 Agosto 2014 – Ore 17.00 presso il
MUSEO A CIELO APERTO di CAMO (CN)presentazione di:

“E nessuno viene a prendermi” di Simone Cutri

Sabato 2 Agosto 2014, alle ore 17.00,

Museo-a-Cielo-Aperto-di-Camo-Card
presso il MUSEO A CIELO APERTO di CAMO (CN) si terrà la presentazione di “E nessuno viene a prendermi” (musicaos:ed), il nuovo romanzo di Simone Cutri. “

Un museo fuori dal comune nel comune di Camo”, è la frase/messaggio che accompagna l’inedita location che ospiterà la presentazione del lavoro di Simone Cutri, appena uscito per musicaos:ed.

Particolare e affascinante, a sua volta, il rapporto coi luoghi del romanzo e in particolare con la città di Torino, che ha un ruolo centrale nel lavoro di Simone Cutri, intitolato “E nessuno viene a prendermi”. Matteo, il protagonista della storia, esce di casa in una sera di luglio, durante un temporale estivo, avviandosi a compiere un gesto che resterà nella sua storia personale, pur essendo così distante dal Grande Evento al quale stanno per assistere gli spettatori incollati ai teleschermi.

Torino languiva in balia del suo cielo” – Sono dodici ore cruciali per la sua esistenza, quelle che trascorreranno per Matteo tra la notte del 21 luglio 2019 e il mattino successivo, a Torino. Il romanzo è ambientato interamente nel capoluogo piemontese, una città dall’incredibile fascino letterario che, allo stesso tempo, esercita sul protagonista un’influenza a dir poco magnetica. Via Po, Via Nizza, Via Umberto I, Piazza Vittorio Veneto, Piazza Statuto, Villa della Regina, sono solo alcuni dei luoghi nei quali il lettore potrà seguire le vicende di “E nessuno viene a prendermi”, un romanzo che è scritto come una ‘fuga’ musicale, sullo spartito di una città che non si finisce mai di scoprire.

Leggendo le pagine di “E nessuno viene a prendermi” di Simone Cutri, è possibile seguire passo dopo passo, ora dopo ora, gli spostamenti, le fughe, le rincorse di Matteo. Il lettore può proseguire questo percorso vertiginoso insieme al protagonista, all’interno di una mappa accessibile su Google Maps, qui:

https://mapsengine.google.com/map/viewer?hl=it&authuser=0&mid=zPitUgQhwknI.knv7vZWCXr44

LA TRAMA.

Qual è il grande evento che, in una sera di luglio del 2019, a cinquanta anni esatti dallo sbarco dell’uomo sulla Luna, sconvolgerà la vita di Matteo Romano? La rete di stato inizia a trasmettere le immagini di un viaggio incredibile. Matteo, in una sola notte, passerà dall’inferno dell’abiezione morale a quello della violenza gratuita, sondando uno dopo l’altro tutti gli abissi di cui un uomo può rendersi complice, in una sorta di percorso al contrario che sembra trovare un punto di equilibrio delirante tra il Kubrick di “Eyes Wide Shut” e “Tutto in una notte” di John Landis.

Quella di Matteo è una corsa disperata attorno al perimetro di una verità circolare, che racchiude l’intimità del suo essere, scagliato contro un mondo dal quale, improvvisamente, miete un raccolto fatto di nulla.

Il romanzo di Simone Cutri è ambientato a Torino, potrete seguire tutti gli spostamenti del protagonista, nei luoghi e nei tragitti narrati nel romanzo, su questa mappa:

https://mapsengine.google.com/map/viewer?hl=it&authuser=0&mid=zPitUgQhwknI.knv7vZWCXr44

Simone Cutri è stato “il più noto tra gli artisti sconosciuti del ventunesimo secolo italiano”.

È nato a Moncalieri (TO) nel 1982 e si è laureato in Lettere Moderne e Contemporanee presso l’Università degli Studi di Torino. Appassionato della letteratura in prosa di fin de siècle e di inizio ‘900, soprattutto di D’Annunzio, Svevo, Wilde, Baudelaire, Huysmans, Kafka, Mann, Proust. Ha fondato La Repubblica Estetica ed è già autore de Gli anni da solo – romanzo di antiformazione e Agosto oltremare – poesia in prosa e in poesia, entrambi i romanzi sono stati presentati con successo nella biblioteca civica di Vinovo.

L’immagine fotografica della copertina di “E nessuno viene a prendermi”, di Simone Cutri, è di Lorenzo Papadia (http://www.lorenzopapadia.com).

Il libro:

http://www.amazon.it/gp/product/1499379889/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=1499379889&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

L’ebook:
http://www.amazon.it/gp/product/B00KODXC3K/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B00KODXC3K&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

Booktrailer & Estratti su youtube:

https://www.youtube.com/user/musicaosbooks

Musicaos:ed è un progetto editoriale indipendente nato dall’esperienza della rivista musicaos.it, fondata il primo gennaio del 2004 e diretta da Luciano Pagano. Nei primi dieci anni di attività, sulla rivista hanno scritto giornalisti, critici letterari, blogger, artisti, pittori, cineasti, e sul blog sono stati pubblicati oltre 1500 articoli, racconti, recensioni. Giuseppe Genna, nel 2008, ha definito Musicaos: “uno degli snodi fondamentali della blogosfera letteraria che ha retto al crollo della medesima”. La rivista nel 2007 è stata inserita nel Best Off “Voi siete qui”, curato da Mario Desiati e pubblicato da Minimum Fax, insieme alla riviste digitali italiane più interessanti nella rete. Il sito, Musicaos.it, nel 2005 è stato giudicati “eccellente” dalla giuria di Premio Web Italia.

La collana: SMARTLIT La collana Smartlit di musicaos:ed, diretta da Luciano Pagano, nasce con il proposito di raccogliere scritture legate alla narrazione e al raccontare storie, senza preclusioni di forma o genere, né limiti all’espressione che provengano dalla semplicità del dividere il mondo della scrittura nelle due categorie di narrativa e poesia. Testi unici, eterogenei, ‘precedenti’ letterari, uniti però dalla consapevolezza delle intenzioni e da una attenta cura editoriale. Scritti da esordienti e non. Ci sono parole differenti che hanno un’idea di fondo comune nell’aspirazione a trasmettere, nella capacità di raggiungere l’altro senza frenesia, con attenzione. Slim (sottile), slow (adagio), slice (scorcio), slightly (lievemente). Queste parole hanno una radice comune, “sl-“. Abbiamo scelto queste due lettere per dare significato alla nostra prima collana.

Info:
Musicaos:ed
http://www.musicaos.it
ufficiostampa@musicaos.it
info@musicaos.it

Leggere migliora… anche in vacanza. Due nuovi ebook da musicaos:ed.


Leggere migliora… anche in vacanza. Due nuovi ebook da musicaos:ed.

Luciano Pagano – “Due vite in trasferta / Terra senza prezzo”
2 noir a puntate

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Gianluca Conte – “La boutique della carne / Teste d’osso”
2 racconti inediti

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Musicaos:ed pubblica 2 nuovi ebook, con 4 nuove storie, portandosi così a quota venticinque titoli, tra libri e ebook, pubblicati fino a oggi dal settembre 2012. Si comincia con il doppio ebook di Luciano Pagano, 2 racconti noir intitolati “Due vite in trasferta” e “Terra senza prezzo”. I due racconti noir sono comparsi a puntate sul settimanale “Il corsivo”, nell’estate del 2008, e non sono mai stati ripubblicati altrove. “Terra senza prezzo” racconta la storia di un uomo che vive nel Nord Italia, a Pavia, e che riceve in eredità una terra nel Salento, legata a strani traffici che lo costringeranno a ‘chiudere i conti’ con il passato della sua famiglia. “Due vite in trasferta” racconta la storia di Marina, matricola universitaria che si trasferisce a Lecce e che diverrà, suo malgrado, testimone di un fatto criminoso.

I due racconti inediti di Gianluca Conte si intitolano “La boutique della carne” e “Teste d’osso”. Nel primo racconto, allargando ad altre vicende la sua ‘geografia letteraria’, Conte ambienta il racconto nel paese di Scorcia, lo stesso dove trovano luogo le vicende del suo primo romanzo “Cani acerbi”, pubblicato in febbraio con Musicaos:ed. In una Scorcia a tratti grottesca e surreale a tratti iperreale, il sentimento e la passione di Anna, da bambina aiutante di Pasquale, macellaio doc, considerato un artista della carne, e ora docente di lettere, lottano con l’inaspettata indifferenza nei confronti della morte – e forse anche della vita – di persone che dovrebbero educare e invece latitano. La protagonista, a muso duro, cerca di tenere stretta a sé la propria umanità.

Nel secondo racconto di Gianluca Conte, contenuto nell’ebook, “Teste d’osso”, gioca un ruolo importante, per la protagonista Anna, l’ossessione per Kyashan, eroe animato dell’omonimo manga giapponese, e per un simbolo legato ai suoi nemici, la stella a tre bracci uncinati che diventerà un tatuaggio, un segno indelebile sulla sua pelle. Un incontro casuale che metterà la ragazza di fronte all’ignoranza, al razzismo, all’intolleranza, ai fantasmi di un passato mai passato. La battaglia contro un male oscuro e invisibile. Un’anomala veste cupa e desolata di Lecce fa da sfondo a una corsa allucinata e maniacale che spingerà la protagonista verso il limite estremo della propria esistenza.

I due nuovi ebook di Musicaos:ed sono disponibili qui:

Luciano Pagano – “Due vite in trasferta / Terra senza prezzo” (musicaos:ed, ebook, 15)

http://www.amazon.it/gp/product/B00M5EVQ3O/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B00M5EVQ3O&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

Gianluca Conte – “La boutique della carne / Teste d’osso” (musicaos:ed, ebook, 16)

http://www.amazon.it/gp/product/B00M5FSA2S/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=B00M5FSA2S&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

Info:
info@musicaos.it
http://ww.musicaos.it

I titoli pubblicati da Musicaos:ed – (settembre 2012 – luglio 2014)

Smartlit collana diretta da Luciano Pagano

1. Luciano Pagano, Il romanzo osceno di Fabio/The obscene novel of Fabio
2. Gianluca Conte, Cani acerbi
3. Davide Morgagni, I pornomadi
4. Gianluca Conte, Unripe dogs
5. Simone Cutri, E nessuno viene a prendermi

SmartlitQ
1. Gianluca Conte, Carmelo Bene inorganico

Salentropie collana diretta da Gianluca Conte

1. Angela Leucci, Diario di una giornalista precaria. Quello che le redattrici non dicono.
2. Luciano Pagano, Il giorno della fioritura

Pubblicati in ebook

1. Luciano Pagano, Il romanzo osceno di Fabio
2. Luciano Pagano, È facile smettere di scrivere se sai come farlo
3. Luciano Pagano, Il romanzo osceno di Fabio/The obscene novel of Fabio versione bilingue
4. Luciano Pagano, Il giorno della fioritura
5. Roberta Pilar Jarussi, Panni sacri
6. Roberta Pilar Jarussi, La verità
7. Stefano Donno, Se Hank avesse incontrato Anaïs
8. Luigi Tarantino, Confessioni di un editore di merda
9. Roberta Pilar Jarussi, Il cuore in disparte
10. Gianluca Conte, Cani acerbi
11. Angela Leucci, Diario di una giornalista precaria. Quello che le redattrici non dicono
12. Davide Morgagni, I pornomadi
13. Gianluca Conte, Unripe dogs
14. Simone Cutri, E nessuno viene a prendermi
15. Gianluca Conte, Carmelo Bene inorganico
16. Luciano Pagano, Due vite in trasferta / Terra senza prezzo
17. Gianluca Conte, La boutique della carne / Teste d’osso

News: “È facile smettere di scrivere se sai come farlo” di Luciano Pagano, dowload gratuito fino al 15 luglio


È facile smettere di scrivere se sai come farlo“, di Luciano Pagano, occupa fin dalla sua pubblicazione, novembre 2012, i primi posti delle due classifiche di Amazon Enciclopedie e opere di consultazione e Storia delle letteratura e critica letteraria. Si tratta di una delle prime pubblicazioni, in formato ebook, di musicaos:ed.

Da oggi e fino a martedì 15 luglio 2014 l’ebook è disponibile per il download gratuito qui:

http://www.amazon.it/gp/product/B00A1EEOKM/ref=as_li_tf_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=B00A1EEOKM&linkCode=as2&tag=musicaosit-21

Qui potete leggere un’intervista di Alessandra Lupo/LecceSette.it, pubblicata nel marzo del 2013:

http://www.scribd.com/doc/130229271/Alessandra-Lupo-su-LecceSette-it-intervista-Luciano-Pagano-a-proposito-di-E-facile-smettere-di-scrivere-se-sai-come-farlo-13-Marzo-2013

Ecco, in sintesi, l’indice del volume:

1 – Una breve introduzione. Che cos’è questo libro e a chi si rivolge/ 2 – Come smettere di essere ispirati / 3 – Come smettere di abortire best-seller/ 4 – Va bene, scrivete. Chiedetevi il perché/ 5 – Come smettere di scrivere grazie alle riviste / 6 – Come smettere di scrivere aiutandosi con il lavoro / 7 – Come smettere di scrivere grazie ai librai / 8 – Come smettere di scrivere usando i social network / 9 – Come smettere di scrivere grazie agli editori / 10 – Come smettere di scrivere grazie ai critici / 11 – Come smettere di scrivere grazie al self-publishing

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http://www.musicaos.it

https://lucianopagano.wordpress.com

23 Maggio 2014 – “I PORNOMADI” di/con Davide Morgagni al Club Gallery di Aradeo – Le


“I pornomadi” di Davide Morgagni
(musicaos:ed, smartlit 3)

VENERDÌ 23 MAGGIO 2014 – ore 22.00
CLUB GALLERY
Circolo Arci – Aradeo
(Piazza Indipendenza 28)

Maria Neve Arcuti e Luciano Pagano
dialogheranno con l’autore
Davide Morgagni

a seguire

“I pornomadi”,
reading in 3 momenti
di/con Davide Morgagni

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Venerdì 23 Maggio 2014, a partire dalle ore 22.00, presso il Club Gallery di Aradeo (Piazza Indipendenza 28) si terrà la presentazione del romanzo d’esordio di Davide Morgagni, “I pornomadi” (musicaos:ed, smartlit 03). Maria Neve Arcuti e Luciano Pagano dialogheranno con Davide Morgagni, autore del libro. A seguire il reading in tre momenti “I pornomadi”, tratto dal romanzo.

Davide Morgagni si muove attorno al centro di una realtà terrificante, costruita sul delirio, una parola dopo l’altra, come una piega, una ferita. Quale immagine di società ne verrà fuori, quale nuova generazione di pornoumani, derive, resisterà a questo romanzo increato dove il mondo è immediatamente vita, subito, adesso? “Il peggio passa e se ne fa una sintassi”.

Davide Morgagni, nel suo romanzo di esordio compie un gesto liberatorio nei confronti della sintassi, di quella lingua che spesso viene abusata entro limiti di convenzienza, confondendo l’essere di ciò che si racconta con la gabbia ‘scolastica’ delle buone maniere, ammiccanti per il lettore. “I pornomadi” racconta le vicende del primo “pornomade”, in una realtà cittadina, metropolitana, che sarebbe assenza totale e gratuita, totale indifferenza, se non fosse per l’accensione atomica che il testo fornisce alla realtà stessa.

Si “è” nel momento stesso in cui ci si racconta, perfino l’oggetto inerte, quando viene ritratto, acquista una dimensione poetica e extrasensoriale, trascendente. È il motivo per cui “I pornomadi” di Davide Morgagni e le immagini di Lorenzo Papadia costituiscono particelle di un tutto, sostanza e materia di canto. È un testo questo che sospende il tempo, diluendo l’attesa di un finale che è fine, scopo vero e essenza di questa vera e propria “macchina sonora”. Una lingua nuova, risorta come una fenice sulle macerie di Carmelo Bene, Louis-Ferdinand Céline, William S. Burroughs, Gilles Deleuze, James Joyce.

“Ci sono due modi per non amare l’arte, il primo consiste nel non amarla, il secondo nell’amarla razionalmente”, scriveva Oscar Wilde, lo sa bene Davide Morgagni che nella narrazione della sua storia, in un’epoca dove la serietà e la complessità sono spesso incidentali, realizza una macchina letteraria nuova che è allo stesso tempo una storia dissacrante, canzonatoria, eccessiva, godibile, al di là delle possibilità stesse di ogni formalismo. Solo chi ha paura di ammettere che le cose stanno così, può sfuggire al rutilante meccanismo de “I pornomadi”.

§

DAVIDE MORGAGNI
Nasce a Lecce nel 1977. Si laurea in Filosofia. Nel novembre del 2013 debutta alla scrittura e regia teatrale con “RICCARDINO III”, da William Shakespeare.

LORENZO PAPADIA
“I pornomadi” di Davide Morgagni contiene 25 immagini fotografiche, in bianco e nero, realizzate da Lorenzo Papadia e selezionate per questa pubblicazione. Cioò che si realizza, tra testo e immagine, ne “I pornomadi” è un dialogo inedito, equilibrio tra poesia della visione e scrittura musicale del testo di Davide Morgagni.

Lorenzo Papadia vive e lavora in Italia, come fotografo, occupandosi principalmente dell’organizzazione di workshop fotografici, sviluppando percorsi a tema, a partire da un’attenta analisi della realtà, fotografando spesso oggetti di uso comune, interni o paesaggi urbani.

La ‘sua’ realtà viene rivista ed ordinata, rivisitata attraverso la fotocamera, per dare un senso compiuto al grande disordine creato dalla velocità di vita odierna, fatta spesso di immagini iper codificate. La fotografia, secondo Lorenzo Papadia, è ancora in grado di far riflettere, di costituire una pausa al bombardamento continuo di immagini cine-televisive tipico dell’era moderna. Una fotografia che ha il compito di permettere all’osservatore di soffermarsi sulle cose, anche comuni, che non si notano più per colpa di una certa velocità dello sguardo. L’atteggiamento di Lorenzo Papadia richiama molto quello fanciullesco, lo stesso che porta alla scoperta del mondo. (http://www.lorenzopapadia.com)

Info:
info@musicaos.it
http://www.musicaos.it

Il libro:
http://www.amazon.it/I-Pornomadi-Davide-Morgagni/dp/1497372844/ref=sr_1_1_bnp_1_pap?ie=UTF8&qid=1397772422&sr=8-1&keywords=i+pornomadi

L’ebook:
http://www.amazon.it/I-pornomadi-Davide-Morgagni-smartlit-ebook/dp/B00JOV97KK/ref=tmm_kin_title_0?ie=UTF8&qid=1397772422&sr=8-1

“Dalla parte della teppa” è il primo video tratto da “I pornomadi” di Davide Morgagni
guardalo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=_G3EhC-Q49s

14 Marzo 2014, “Cani acerbi” di Gianluca Conte, presentazione a San Donato di Lecce (LE)


Venerdì 14 Marzo 2014 – dalle ore 21.00 – NB CAFÈ – (Via Roma, 16 – San Donato di Lecce – LE)

“Cani acerbi” di Gianluca Conte (musicaos:ed), presentazione con Gianluca Conte e Luciano Pagano, e “JE CRAINS” di Frank Lucignolo, mostra personale. Inaugurazione della mostra e Dj Set Josta.

COVER Gianluca Conte CANI ACERBI musicaos_ed - smartlit 2

Venerdì 14 Marzo 2014, dalle ore 21.00, presso l’NB CAFÈ a San Donato di Lecce, serata dedicata alla letteratura e all’arte, in compagnia di Gianluca Conte, autore di “Cani acerbi” (musicaos:ed), e Frank Lucignolo, che inaugurerà la sua mostra personale, visitabile fino al 31 marzo prossimo presso l’NB CAFÈ.

JE CRAINS” (dal francese ‘io temo’), mostra personale di Frank Lucignolo presenta un viaggio personale nell’inquietudine umana, nel lato oscuro di una società frenetica, senza pudore, nevrotica e disperata immersa in un mondo industrializzato e ultra tecnologico, da cui risulta un mondo senza animo.

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I lavori di Frank Lucignolo sono stati ispirati dai fumetti del Prof. Bad Trip, uno dei più grandi artisti visuali dell’underground italiano degli ultimi 15 anni, autore e illustratore che si è imposto sulla scena artistica fin dagli anni Ottanta, e dal gruppo musicale “Joy Division”, gruppo musicale nato in Inghilterra a cavallo dell’esplosione del fenomeno punk.

franklucignolo

START alle ore 21.00 con la presentazione di “CANI ACERBI” (musicaos:ed), insieme a Gianluca Conte e Luciano Pagano, e a seguire inaugurazione della mostra, con Dj Set Josta (Funk, Soul, Hip Hop).

La mostra proseguirà, presso l’NB CAFÈ fino al 31 Marzo 2014.

§

“CANI ACERBI” primo romanzo scritto da Gianluca Conte, racconta le vicende di Riccardo, inviato precario di un giornale locale, e Alessio Delmale, contadino km0 e aiutante fidato dell’amico giornalista.
Nella noiosa routine di un Salento invernale, costellato di discariche abusive di eternit, dove il calore estivo è un ricordo sbiadito, basta poco perché si apra uno squarcio sopra un mondo che specula dove può, dal dissesto idrogeologico all’immondizia, dalla prostituzione alla corruzione politica. Sembra filare tutto liscio, finché una sera, ai due, non viene riservata una sorpresa. Quale mistero si cela dietro i cerchi di fuoco che fanno la loro comparsa nelle campagne di Scorcia? Cosa si nasconde dietro l’improvvisa ferocia dei Cani?

GIANLUCA CONTE è nato a Galugnano, in Salento, nel 1972. Laureato in filosofia, è poeta, scrittore, operatore culturale. Con il Centro Studi Tindari Patti ha pubblicato la silloge “Il riflesso dei numeri” (2010), finalista al concorso nazionale “Andrea Vajola”. Con Il Filo Editore, ha pubblicato “Insidie” (2008). La sua terza raccolta, intitolata “Danza di nervi” (Lupo Editore, 2012), ha vinto il Premio PugliaLibre 2012 nella sezione ‘raccolta lirica’.
Il blog di Gianluca Conte, “Linea Carsica” è qui: http://glucaconte.blogspot.it/

LA COPERTINA di “CANI ACERBI”

Mirna Maric e Martina Maric, sorelle rispettivamente di 19 e 21 anni, sono due giovani fotografe croate. La loro pagina ufficiale è qui:
http://www.facebook.com/MaricSistersPhotography

Altre informazioni su “Cani acerbi” qui:
https://lucianopagano.wordpress.com/cani-acerbi-di-gianluca-conte-smartlit-02/

Info:
info@musicaos.it
http://www.musicaos.it

§

La collana: SMARTLIT

La collana Smartlit di musicaos:ed, diretta da Luciano Pagano, nasce con il proposito di raccogliere scritture legate alla narrazione e al raccontare storie, senza preclusioni di forma o genere, né limiti all’espressione che provengano dalla semplicità del dividere il mondo della scrittura nelle due categorie di narrativa e poesia. Testi unici, eterogenei, ‘precedenti’ letterari, uniti però dalla consapevolezza delle intenzioni e da una attenta cura editoriale. Scritti da esordienti e non. Ci sono parole differenti che hanno un’idea di fondo comune nell’aspirazione a trasmettere, nella capacità di raggiungere l’altro senza frenesia, con attenzione. Slim (sottile), slow (adagio), slice (scorcio), slightly (lievemente). Queste parole hanno una radice comune, “sl-“. Abbiamo scelto queste due lettere per dare significato alla nostra prima collana.

Musicaos:ed è un progetto editoriale indipendente nato dall’esperienza della rivista musicaos.it, fondata il primo gennaio del 2004 e diretta da Luciano Pagano. Nei primi dieci anni di attività, sulla rivista hanno scritto giornalisti, critici letterari, blogger, artisti, pittori, cineasti, e sul blog sono stati pubblicati oltre 1500 articoli, racconti, recensioni. Giuseppe Genna, nel 2008, ha definito Musicaos: “uno degli snodi fondamentali della blogosfera letteraria che ha retto al crollo della medesima”. La rivista nel 2007 è stata inserita nel Best Off “Voi siete qui”, curato da Mario Desiati e pubblicato da Minimum Fax, insieme alla riviste digitali italiane più interessanti nella rete. Il sito, Musicaos.it, nel 2005 è stato giudicati “eccellente” dalla giuria di Premio Web Italia.

Info:
info@musicaos.it
http://www.musicaos.it

27 e 28 febbraio 2014: a Lecce e Copertino le prime due presentazioni di musicaos:ed


“Cani acerbi” di Gianluca Conte
e “Il romanzo osceno di Fabio” di Luciano Pagano
(musicaos:ed)

presentazioni:

giovedì 27 Febbraio 2014 – Ore 19.00
FondoVerri – Lecce
(Via Santa Maria del Paradiso, Lecce)
con Mauro Marino e Piero Rapanà
interverranno gli autori

venerdì 28 Febbraio 2014 – Ore 19.00
Sala Civica – Copertino
(Via Malta, Copertino)
interverranno gli autori

Musicaos:ed è un progetto editoriale indipendente nato dall’esperienza della rivista musicaos.it, fondata il primo gennaio del 2004 e diretta da Luciano Pagano. Il 27 e il 28 febbraio prossimo, verranno presentate le prime due produzioni di musicaos:ed, “Il romanzo osceno di Fabio” di Luciano Pagano e “Cani acerbi”, romanzo d’esordio di Gianluca Conte.

La prima presentazione di entrambi i volumi, il 27 febbraio 2014, si terrà presso il FondoVerri (Via Santa Maria del Paradiso, Lecce), alle ore 19.00. Insieme agli autori interverranno Mauro Marino e Piero Rapanà. La seconda presentazione si terrà il giorno dopo, 28 febbraio 2014, presso la Sala Civica di Copertino (Via Malta, Copertino), interverranno gli autori.

Nei primi dieci anni di attività, sulla rivista hanno scritto giornalisti, critici letterari, blogger, artisti, pittori, cineasti, e sul blog sono stati pubblicati oltre 1500 articoli, racconti, recensioni. Giuseppe Genna, nel 2008, ha definito Musicaos: “uno degli snodi fondamentali della blogosfera letteraria che ha retto al crollo della medesima”. La rivista nel 2007 è stata inserita nel Best Off “Voi siete qui”, curato da Mario Desiati e pubblicato da Minimum Fax, insieme alla riviste digitali italiane più interessanti nella rete. Il sito, Musicaos.it, nel 2005 è stato giudicati “eccellente” dalla giuria di Premio Web Italia.

La collana: SMARTLIT

La collana Smartlit di musicaos:ed, diretta da Luciano Pagano, nasce con il proposito di raccogliere scritture legate alla narrazione e al raccontare storie, senza preclusioni di forma o genere, né limiti all’espressione che provengano dalla semplicità del dividere il mondo della scrittura nelle due categorie di narrativa e poesia. Testi unici, eterogenei, ‘precedenti’ letterari, uniti però dalla consapevolezza delle intenzioni e da una attenta cura editoriale. Scritti da esordienti e non. Ci sono parole differenti che hanno un’idea di fondo comune nell’aspirazione a trasmettere, nella capacità di raggiungere l’altro senza frenesia, con attenzione. Slim (sottile), slow (adagio), slice (scorcio), slightly (lievemente). Queste parole hanno una radice comune, “sl-“. Abbiamo scelto queste due lettere per dare significato alla nostra prima collana.

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“IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” (smartlit, 1)
di Luciano Pagano, è il primo romanzo italiano scritto interamente in tweet. Nel romanzo si racconta la torbida relazione amorosa tra Fabio, sedicente regista poco meno che quarantenne, e la Marchesa, donna bellissima della quale lui si innamora. Il terzo escluso è il marito della Marchesa, un ricco industriale che la donna ha già deciso di eliminare, servendosi dell’aiuto di Fabio. Il giovane regista, nei mesi che portano alla costruzione del delitto, lavora alla stesura del suo Film Capolavoro, incentrato sulla presenza occulta degli alieni nella storia dell’uomo, dai tempi dell’Esodo ai giorni nostri, passando per la Seconda Guerra Mondiale.

La storia de “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” inizia nel settembre del 2012, e prosegue per tre mesi, fino al dicembre dello stesso anno, con la pubblicazione del testo su twitter, frammento dopo frammento, 140 caratteri alla volta. In seguito il profilo twitter è oscurato dall’autore e il romanzo pubblicato in formato ebook. Qualche mese dopo viene pubblicata la versione in formato ‘bilingue’, in italiano e inglese. “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO “è ora disponibile nella nuova edizione in formato cartaceo.

LUCIANO PAGANO è nato a Novara nel 1975. All’inizio degli anni ’90 si trasferisce in Salento con la sua famiglia, studia al liceo, si diploma, studia all’università di Fisica, lascia Fisica per Filosofia, frequenta un anno di università in Germania, si laurea con una tesi sul pensiero di Deleuze, Guattari, Foucault e la Società del Controllo, lavora cinque anni in un call-center, lo lascia, vive di scrittura. Pubblica recensioni e articoli, in rete e altrove. Dal primo gennaio del 2004 dirige il sito Musicaos.it, rivista online dedicata alla scrittura che, nel gennaio 2014, diviene musicaos:ed. I suoi profili su twitter sono followati da oltre ventimila persone. Nel 2008 con i suoi racconti vince due concorsi, il Creative Commons in Noir, indetto da Stampalternativa (con ‘Apocalisse di Giovanni’) e il Premio Subway Letteratura (con ‘Testimone Mancato’). Ha pubblicato due romanzi, “RE KAPPA” (2007, Besa Editrice) e “È TUTTO NORMALE” (2010, Lupo Editore).

LA COPERTINA de “Il romanzo osceno di Fabio”
La fotografia che compare nella copertina de “Il romanzo osceno di Fabio” è un’opera di Jay Simmons, di RGBSTOCK.COM e si intitola “Water Pistol”.

Altre informazioni su “Il romanzo osceno di Fabio” qui:
lucianopagano.wordpress.com/il-romanzo-osceno-di-fabio-di-luciano-pagano-smartlit-01/

COVER Gianluca Conte CANI ACERBI musicaos_ed - smartlit 2

“CANI ACERBI” (smartlit, 2)
primo romanzo scritto da Gianluca Conte, racconta le vicende di Riccardo, inviato precario di un giornale locale, e Alessio Delmale, contadino km0 e aiutante fidato dell’amico giornalista.
Nella noiosa routine di un Salento invernale, costellato di discariche abusive di eternit, dove il calore estivo è un ricordo sbiadito, basta poco perché si apra uno squarcio sopra un mondo che specula dove può, dal dissesto idrogeologico all’immondizia, dalla prostituzione alla corruzione politica.
Sembra filare tutto liscio, finché una sera, ai due, non viene riservata una sorpresa. Quale mistero si cela dietro i cerchi di fuoco che fanno la loro comparsa nelle campagne di Scorcia? Cosa si nasconde dietro l’improvvisa ferocia dei Cani?

GIANLUCA CONTE è nato a Galugnano, in Salento, nel 1972. Laureato in filosofia, è poeta, scrittore, operatore culturale. Con il Centro Studi Tindari Patti ha pubblicato la silloge “Il riflesso dei numeri” (2010), finalista al concorso nazionale “Andrea Vajola”. Con Il Filo Editore, ha pubblicato “Insidie” (2008). La sua terza raccolta, intitolata “Danza di nervi” (Lupo Editore, 2012), ha vinto il Premio PugliaLibre 2012 nella sezione ‘raccolta lirica’.
Il blog di Gianluca Conte, “Linea Carsica” è qui: http://glucaconte.blogspot.it/

LA COPERTINA di “CANI ACERBI”

Mirna Maric e Martina Maric, sorelle rispettivamente di 19 e 21 anni, sono due giovani fotografe croate. La loro pagina ufficiale è qui:
http://www.facebook.com/MaricSistersPhotography

Altre informazioni su “Cani acerbi” qui:
https://lucianopagano.wordpress.com/cani-acerbi-di-gianluca-conte-smartlit-02/

Info:
info@musicaos.it
http://www.musicaos.it

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Del “quando”. Su “In ordine sperso” di Vito Antonio Conte (Luca Pensa Editore)


Del “quando”. Su “In ordine sperso” di Vito Antonio Conte (Luca Pensa Editore)

[intervento pubblicato il 5 dicembre 2013 su SPAGINE Periodico Culturale dell’Associazione Fondo Verri un omaggio alla scrittura infinita di F. S. Dodaro e A. Verri, curato da Mauro Marino]

Il “quando” è un momento terribile. Il “quando”, nel discorso, è quasi sempre utilizzato in accezione interrogativa, di rado mi è successo di leggerlo, con così tanta forza, in accezione affermativa, quasi accusatoria, così come accade nella nuova raccolta di versi che Vito Antonio Conte ha pubblicato con Luca Pensa Editore, “IN ORDINE SPERSO”. Pensa Editore, sodale amico, oltre che editore storico dei versi di Conte, dieci anni alle porte per un connubio che è tipico nel mondo della poesia e, più raro, in prosa.

Ma torniamo al “quando”, ad esempio al più forte di tutti, quello contenuto in uno dei titoli secondo me più belli della recente letteratura italiana. Mi riferisco a quel “Se non ora, quando?” in cui Primo Levi raccontava le vicende dei partigiani ebrei in fuga. Il “quando” si accompagna a un sentimento, l’attesa, che è il contrario del hic et nunc, il “qui e ora”, che a volte giunge improvviso, inaspettato. Il “quando” è, in sostanza, la petizione di un desiderio. Quando ci vedremo? Quando sarai mia? Quando finirà tutto questo? Quando saremo liberi? Quando capiremo? Quando avrò ciò che mi spetta? Quando riuscirò? Più numerosi sono i desideri, innumerevoli quelli nella vita di un uomo, e più si moltiplicano i ‘quando’ che li accompagnano, il tempo dell’attesa e il desiderio, infatti, sono due volti diversi di un’identica sofferenza.

Cosa succederebbe, invece, se i “quando” fossero tappe cronologiche compiute, momenti irripetibili, attimi scolpiti nel ricordo?

Vito Antonio Conte sceglie una strada differente, controcorrente come la cifra che ha tracciato con la sua produzione, che con garbo e senza finzioni riesce a svelare ciò che spesso altri usano come pretesto per nascondersi, fuggire. Verità, che si traduce come forte responsabilità della propria scrittura in relazione a ciò che si è vissuto. Ed è così che i “quando” di Conte risultano essere i momenti veri, lucidi, perfetti, “quando riuscii a fotografare / Pino Daniele in concerto / incorniciato da un applauso”, “quando mio cugino / e la sua alta sposa / (in viaggio di nozze) / vennero a trovarmi / e (io universitario / di soli dieci anni più giovane) / pensai: sono vecchi”, e ancora “quando il campo era tondo / il cielo stava oltre la rete / insieme a un sorriso / e la terra segnata da tacchetti / non scottava”. Ne rubo un ultimo: “quando emendai / tutti i quando / da chi mi stava sul cazzo / ché se così è / (e così è) / non ha senso / immortalare zombi / che si credono vivi”.

Il colloquio dei lettori con i versi di Vito Antonio Conte si è sempre giocato sul filo del tempo, delle attese, dei viaggi e dei ritorni. In questa sua ultima raccolta il Poeta si comporta con il tempo come se il tempo fosse spazio materiale, fisico, scolpendone gli attimi, “quando scrivevo poesie edulcorate / per donne mai incontrate / regalandole a innamorate / appena sfiorate”. È una selezione dei giorni migliori e peggiori, dei momenti migliori e peggiori, degli incontri migliori e peggiori. Sono le epifanie di una vita che scorrono, una dopo l’altra, in quella che, forse non in modo premeditato, ma riuscitissimo, diventa una vera e propria biografia raccontata in versi.

Ne ho contati 47, di questi attimi, e spero di leggerne altrettanti in futuro, al più presto possibile, perché una cosa che apprezzo, da sempre, nella scrittura di Vito Antonio Conte, è la capacità di non temere la verità che erompe dalla vita, e di riuscire a diradare, con la propria scrittura microscopica, le nebulose barocche che spesso ammantano la poesia salentina, riportando con i piedi per terra il gesto creativo e la sua attinenza alla vita.

Un’ultima nota: il libro in questione, IN ORDINE SPARSO, è edito in una tiratura limitata di 53 esemplari, come dire: quanti ne salverà, la poesia, in questi foschi dintorni… 50? E se fosse per quei 50, a quando la speranza? E se fossero 40? 30? 20? Quanti sono i lettori che sono disposti, oggi, a immergersi capofitto in una scrittura che richiede di ripercorrere una vita a ritroso, con tutti i suoi fantasmi e senza i riguardi delle buone maniere? John Fante, Charles Bukowski, Louis-Ferdinand Céline, José Saramago, Antonio Tabucchi, Corto Maltese, assieme a una manciata di amici e amiche che non hanno spedito un email ufficiale per autoinvitarsi prenoterebbero volentieri una di quelle 53 copie. E io con loro.

Luciano Pagano

IN ORDINE SPERSO, Vito Antonio Conte, Luca Pensa Editore, Collana Graffiti, ISBN 978-88-6152-197-1, 7€, edizione limitata 53 copie

Info:
http://www.pensaeditore.it/

“Riccardino III, uno scandalo del potere”.


“Riccardino III, uno scandalo del potere”.
di Luciano Pagano

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1. Il guaio.

“L’impossibilità di mettere in scena l’illusione è dello stesso ordine dell’impossibilità di ritrovare un livello assoluto del reale. L’illusione non è più possibile, perché non è più possibile il reale. Tutto il problema politico della parodia, dell’ipersimulazione o simulazione offensiva, si pone proprio qui.”  (Jean Baudrillard, Simulacri e impostura)

Il guaio è che il potere è inadeguato al potere, e Riccardino III sembra voler questo, aspirare a un adeguamento, cercare di essere all’altezza del potere, a costo di divenire un’Altezza reggente. Tutto quindi è un fare e spiegarsi, agire e giustificarsi, ambire e allo stesso tempo contenere. Nell’opera di cui Davide Morgagni è scrittore e regista si comprende il meccanismo del potere quando si accetta il ruolo della Donna come elemento di comando (da non confondere con il dominio), questo sembra essere uno dei primi registri di questo Riccardino III.

Il teatro è femminile, femminile è la prima sottrazione del potere, dato che il potere del matriarcato è quello che comanda senza comandare. Non si tratta di ubbidire, bensì di seguire un riflesso. La Donna non è confondibile con il Femminile, e mentre Riccardino III, come un semplice apprendista, si dedica al consolidamento del potere, tra una sigaretta accesa e un’altra spenta, è la donna che detta lo spartito, l’uomo cantilena il ritornello del potere, e le molteplici “lei” scandiscono il ritmo, lo spettacolo, in tre luoghi separati nei quali si alternano emozioni, picchi e abissi del racconto.

“Riccardino III” è il potere che si mette da parte, segue un copione, una traccia, evocando Shakespeare e in suoi fantasmi, contemporanei e futuri, Louis-Ferdinand Céline operaio, Arthur Rimbaud commerciante e trafficante in Africa, l’Allen Ginsberg dell’Urlo. Davide Morgagni, nella sua riduzione/effrazione è attento al testo almeno quanto è attento a far capire-non-capire, allo spettatore, che il Duca di Gloucester, poi Riccardino III, pur trovandosi quasi per un caso sulla scena, vuole che tutto venga svolto nel modo più sbrigativo e sfilacciato possibile, senza teoria, ma con una prassi ferrea.

Davide Morgagni, con Luciana Franco, esegue tutto ciò che può essere fantasia del potere sul teatro spogliatoio del potere territoriale, depauperato dell’eccesso, eppure tale da risultare uno spreco di mezzi nel quale c’è addirittura un suggerimento nascosto, quello di lasciarsi alle spalle la tragedia, pur nel mezzo della tragedia.
“Riccardino III” si porta appresso un copione… è la storia che è già scritta e alla quale è possibile, ma non utile, adeguarsi? Nascere, iniziare, debuttare, in realtà si prende in prestito qualcosa che già è stato scritto, sognato, e lo si porta attraverso il tempo, verso una dimensione scenica in cui anzitutto bisogna restituire una sospensione della credulità. Il veicolo di Davide Morgagni procede fin da subito su un binario in cui tragico e comico si alternano, ma è un effetto ottico, testuale, chi vede e sente fino all’ultimo non capisce se la messa in scena del potere farà piangere, meditare, sorridere o inquietare, ma è un effetto, il potere è sempre tragico, altrimenti non è dominante.

Non esiste nulla di più vietato che debuttare, incominciare, è come se il teatro non ammettesse un incominciamento, bisogna sempre stabilire da dove si arriva e quale ‘attrezzatura’ si adopera, quali sono le intenzioni. E in più, oggi, bisogna attrezzarsi per andar contro ai ritmi imposti dalla televisione detergente. Come se l’intenzionalità extrascenica inferisse un’intenzione, una volta saliti sulla scena, e da questa, come un automatismo, derivasse l’urgenza del proprio teatro. Intenzione e urgenza così vengono confuse, quando manca la seconda, ci si accontenta di rinforzare un’immagine della prima.

Il teatro di Davide Morgagni, nel “Riccardino III”, è urgenza che una volta sul trono smarrisce l’intenzione, e cerca di ricostruirne, frammento dopo frammento, l’amnesia che ne deriva. Chi scrive è debitore delle proprie influenze, che si perdono nella scrittura, così come il Duca, una volta incoronato, dimentica ciò che è stato, la microfisica della sua carriera dissoluta. La scena però è azione e quindi ci si chiede da dove questa azione provenga e dove sia diretta. La ‘sufficienza’ è una delle misure del “Riccardino III” di Davide Morgagni. Una ‘sufficienza’ che diviene distacco dalla propria vicenda, come a dire, siamo qui, abbiamo apparecchiato il disastro, facciamo in fretta e sgomberiamo la scena.

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2. Il potere domato.

“Che cos’è un ossessivo? In sostanza è un attore che gioca la sua parte ed esegue un certo numero di atti come se fosse morto. Il gioco a cui si dedica è un modo per mettersi al riparo dalla morte. È un gioco vivente che consiste nel mostrare che è invulnerabile. A tale scopo, si esercita in un domare che condiziona tutti i suoi approcci con l’altro. Attua una sorta di esibizione per dimostrare sin dove può arrivare nell’esercizio, che ha tutte le caratteristiche di un gioco, compreso il carattere illusorio – vale a dire sin dove può spingersi l’altro, il piccolo altro, che è il suo alter ego, il doppio di sé. Il gioco si svolge davanti a un Altro che assiste allo spettacolo. Egli stesso è solo spettatore, e in questo sta la possibilità stessa del gioco e il piacere che vi trova. Ma non sa quale posto occupa, ed è questo a essere inconscio in lui. Ciò che fa, lo fa allo scopo di avere un alibi.” (Jacques Lacan, Il seminario, Libro IV, La relazione d’oggetto, 1956-1957)

Dove avviene il “Riccardino III”? Cosa c’è prima del “Riccardino III”?

La cronaca quotidiana ci ha abituato all’andirivieni di intrighi e sesso nelle anticamere del potere. Gli scandali sessuali sembrano essere la misura dell’installazione del potere al di sopra della vita dei sudditi. Lo scandalo sessuale è l’ultima misura dell’intensità di campo di un potere, più esso è forte e minori sono le conseguenze dello scandalo presso gli affiliati delle molteplici linee del potere. In realtà quando il potere genuino funziona nessuno se ne accorge. Il potere che domina non lo fa nella conoscenza. La verità del potere è chiusa.

Il potere entra nella vita dei sudditi, tramite le forme del comando, per ovviare alla mancanza d’affetto da parte dei sottomessi, per legarli alla parte di sé che richiede un consenso pubblico. Il sesso e lo scandalo sono il viatico della possibilità, da parte degli ‘ultimi’, di entrare nelle stanze del potere e non soltanto per deriderlo. Il sesso demolisce il potere dal suo interno, sgretolandone la credibilità.
Nel “Riccardino III” c’è un regnante senza potere in uno scandalo del quale ci vengono proposte solo le conseguenze, nascondendo le cause come fantasmi del sogno.

Il sadomasochismo da camera, la frusta e le pantofole imbottite con Topolino, il naso rosso del clown-attore, sono assimilabili al ‘naturale’, non sono protesi di un tempo pop che finisce nel tempo del racconto, è tutta l’opera che potrebbe essere un sogno finito per sbaglio tra le pareti anguste di un separé. La Donna, che è il vero potere, del potere conserva il carattere della transizione, il tramonto, il passaggio che consegue. Perfino Saul deve cedere il proprio posto a Davide, la Donna invecchia sulla scena mentre Riccardino III si svaga.

Non c’è nulla che possa essere ricondotto ad altri che a Shakespeare, per quanto riguarda il teatro. L’extraterritorialità di questo esperimento è nell’espulsione del dettato psicoanalitico, nella derisione dello specchio, nell’immagine deformata del cavallo che oltre a essere un elemento paterno, sempre edipico, è anche l’animale che compare più di frequente nel sogno, associato al dominio, al domare, all’assoggettamento domestico.

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3. Gloucester.

“In tre mesi, al mare, abbiamo finito di scrivere La dolce vita e cominciano i soliti guai. Il produttore rifiuta di fare il film. Ha dato in lettura il copione a quattro o cinque critici che ora ci guardano desolati e scuotono la testa: la storia è scucita, falsa, pessimista, insolente: il pubblico invece vuole un po’ di speranza. «No,» diceva Eliot «il pubblico vuole soltanto un po’ di spogliarello, ma quel che conta è ciò che riusciamo a fare alle sue spalle, senza che se ne accorga». (Ennio Flaiano, La solitudine del satiro)

Il ritornello ha una funzione? Dappertutto non è inconscio, ma teatro. Riccardino III, nelle pause tra un affondo muliebre e l’altro, immerso nella solitudine del satiro, rende il pubblico partecipe di un ritornello, privo di qualsiasi atteggiamento derivante dalla consapevolezza del mettersi in scena.

Cosa resta dunque dell’ambizione? Una serie estenuata e ripetibile dei suoi tic? Ricontando: Riccardino III è un re che non sembra essere preoccupato più di tanto dalla sua ansia di dominio, le donne, tutte interpretate da Luciana Franco, lo accompagnano in uno strenuo non-assecondare il potere. Un potere che già sul nascere è monco, storpio, dove è proprio la Donna a ricordargli tutti i suoi errori. E questo, prima dell’epifania finale, è più che un ritornello, perché si trasforma in un’alternativa alla stessa legge del potere.

Lo scandalo è un correttivo, e il potere uno swing. Il potere e la politica sono scissi, se c’è potere, come oggi accade, non c’è politica, e dove c’è politica si stenta a credere che ci sia un potere oltre la pura rappresentazione dello spettacolo. In tutto ciò, il teatro di “Riccardino III”, costituisce un precedente.

Visioni parallele

Jean Baudrillard, Simulacri e impostura. A proposito di illusione e realtà nella visione di ciò che accade tra la scena e lo sguardo.

Jacques Lacan, Il seminario, Libro IV, La relazione d’oggetto, 1956-1957 A proposito di illusione e realtà nella visione di ciò che accade tra lo sguardo e il soggetto.

Ennio Flaiano, La solitudine del satiro. A proposito di illusione e realtà nella visione di ciò che accade tra il soggetto e il demi-monde del territorio.

Piano n. 4 – 21 Novembre 2015 – Hong Kong


Piano n. 4 – 21 Novembre 2015 – Hong Kong

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Davide Morgagni Innanzitutto tagliare la testa all’autore! – che ridere che ridere – come si resta distanti…e quanta intelligenza in giro! ma cosa importa, che importa chi parla? – diceva…

Luciano Pagano il fatto è che la prima cosa che si chiedono è… di chi è questo? È un Morgagni, è uno Shakespeare, è.. è, l’autore è un salvagente…

Luciano Pagano molti confondono il teatro con la cronaca, forse, e quest’anno ad esempio andrà molto di moda il romanzo storico… un teatro storico?

Davide Morgagni da sbrindellarsi il fegato ah, si chiede chi? il deserto? – non entriamo nel contraddittorio, apriamoci alla contestazione…veniamo via dalla scacchiera…e fine del gioco!

Luciano Pagano il deserto è confortante, a volte confortevole, pensa che bello, le sabbie mobili, il sasso nello stagno, chissà, una scacchiera dove ogni casa è grande quanto un granello di sabbia, il cavallo?

Davide Morgagni linguaggio dominante è il linguaggio economico – Hitler diceva: quanto più la bugia è grossa più la gente ci crederà – bugiardo e liberticida è il linguaggio dominante… la comunicazione… la riflessione… il teatro tutto… il lavoro… tutto ciò che vuole metterci in-forma… in forma appena su due zampe, per produrre e consumare… recitare il copione… l’originale… per poi riprodurre, rendere, affliggere, goal!, riformare, consumarsi… schiattare e avanti il prossimo…

Luciano Pagano è avanti un altro, che tutto questo accada fuori dalla scacchiera è la norma, prima dello spettacolo, nel foyer, non verranno serviti spritz, né patè, né foie gras…

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Luciano Pagano secondo me il teatro è uno dei pochi posti dove simulando l’inautentico si corre il rischio di incontrare l’autenticità

Davide Morgagni ah Luciano Pagano, io parlo agli affamati…sono dalla parte dei cinesi…parlo cinese? – oh io sono un cinese

Luciano Pagano è facile credere di essere (divenuti) cinesi, dato che siamo a Hong Kong… sull’economico una domanda… ma ci sarà economia di mezzi o economia di mercato? L’astante verrà a cavallo oppure troverà una frusta?

Davide Morgagni ho le palle a mandorla…pensa un pò quel che è accaduto al povero Vendola per esempio…certo non si possono più tollerare metodi democristiani, non vanno difesi posti di lavoro, fossero anche un milione, se un’industria, se un’azienda produce morte! – ma ogni azienda produce morte, la morte in serie…la morte del desiderio…

Davide Morgagni lo stile della prostituzione, il suo linguaggio conservatore, misura il clima istituzionale…aziendale…

Luciano Pagano tutto oscilla tra anestesia e origlio, parafrasando un tale, quando compri una scheda di cellulare già ti chiedi se ti frugheranno, sui social network, nell’etere, la politica a colpi di sms, l’informazione di conseguenza, o viceversa, un paese che si mette davanti allo spioncino, la Cancellieri che viene salvata per il rotto della cuffia e, un minuto dopo, Ligresti che la sputtana…

Davide Morgagni noi cinesi ci si prostituisce gratis in cambio di un attestato di partecipazione…

Luciano Pagano l’informazione aiuta l’inchiesta, favorisce un clima di costante interesse, per anni non si è parlato di ILVA, si è solo respirato

Davide Morgagni siamo bacini di voti viventi, siamo mandrie di corpi svenduti, afflitti, sottostipendiati, sconfitti, fottuti dai nostri fratelli, monete scadenti che non ce la fanno nemmeno a incazzarsi, spiccioli viventi, intercettati con paghetta aziendale, 100 euro a settimana se sei fortunato, 200 se conosci un guardiano, viviamo moribondi depressi allo 0% se tutto va bene, respiriamo veleno e ingoiamo rospi grossi così…

Luciano Pagano “il nemico è scappato, è vinto, è battuto”, c’è un modo come un altro, diventa tutto un modo come un altro, un modo come un altro per vivere e un modo come un altro per sottovivere, Napoli, Taranto, mettere il dito nella piaga, sottoterra il rifiuto e sopraterra il dissesto idrogeologico, l’82% dei comuni italiani a rischio dissesto, il 18% sono i deserti, o i comuni al confine, in Italia solo dove c’è il nulla non c’è dissesto, altrimenti è tutto dissestato, a me mi manca Totò…

Davide Morgagni noi cinesi ascoltiamo da troppo troppo tempo chi parla le lingua delle fondazioni e delle forze dell’ordine nel proprio salotto, in camera da letto soprattutto – ci informano!! – sì – è tutto sottocontrollo…a ssociato… contro la violenza e il male… ce la faremo allo 0,2% annuo… da pagare con scadenza trimestrale…

Davide Morgagni e poi bisogna mangiare…

Davide Morgagni sì sì Pagano bisogna dar da mangiare alla nostra terra, i nostri ragazzi, i nostri porci… ma nostri di chi? ho i brividi qui… guarda… a me i cani m’abbaiano contro… non so a te… ma poi cos’è sto corpo-cane che se la morde?

Luciano Pagano se la fessura che si usa per mangiare non fosse stata la stessa che si usa per parlare la storia del mondo sarebbe stata diversa

Luciano Pagano quando qualcuno ti dice nostro è perché vuol chiederti una fetta del tuo

Davide Morgagni beh… una sorta di intimidazione, di costrizione, di minaccia si introduce nel corpo, fra il bisogno di mangiare e lavorare e il modo di goderne, lì dove passa una certa sussistenza “assicurata”…

Davide Morgagni quando si accetta e ci si sottomette a certe regole di scambio-favore, si accetta di delimitarsi moralmente all’interno di una categoria di bisogni…all’interno dello stesso linguaggio…

Davide Morgagni ovvero, l’economia reale è andata a farsi fottere, resta un’economia relazionale, l’arte dell’intrallazzo…

Luciano Pagano e quella io l’ho male appresa, qui, a Hong Kong, sta per decollare l’aereo, non c’è più tempo, al massimo il tempo ancora per contare i resti, il 28 novembre si avvicina, spero soltanto di non capitare seduto di fianco a uno di quelli che si alzano per andare sempre in bagno…

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Davide Morgagni siamo educati alla sopportazione…ci si lascia trarre al massimo ovvie conclusioni e malumori e ci si mette a nanna…ci mettono in bocca un ciucciotto per non strillare, ci si mette in bocca l’ovvio…quando invece noi cinesi abbiamo bisogno di problemi! ostacoli da superare!

Davide Morgagni il territorio è l’atto creativo o distruttivo – dicevamo – che modifica un ambiente o un clima – ma ciò che è concesso a noi cinesi è di partecipare alla patria, alla cittadinanza, come consumatori e non fare troppe storie, consumatori d’abusi a oltranza nella produzione d’abusi a oltranza, in perfetta continuità con le nostre radici, per abituarci a consumare part-time prodotti innovativi e distruttibili – per abituarci a perdere ogni concetto di oggetto durevole o senso pubblico, abituarci a produrre minchiate full-time – lo sconto del 40% – party aziendale – iva pil crack – puttane a basso costo – piace al 60% della gente – ma non a noi cinesi…a noi cinesi miserabili…

Davide Morgagni addio Lady Anna…addio…

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per saperne di più

“RICCARDINO III” da WILLIAM SHAKESPEARE
Scritto e Diretto da: DAVIDE MORGAGNI
con DAVIDE MORGAGNI e LUCIANA FRANCO

LECCE – TEATRO PAISIELLO
(Via Giuseppe Palmieri)
giovedì 28 NOVEMBRE 2013 h. 21.15

Info e Prenotazioni

photo di Lorenzo Papadia
tel. 334-6572108
Biglietto di ingresso 8€ – Studenti e loggione 6€

Prevendita
SHULUQ – VIA PALMIERI 37a – LECCE
da MARTEDÌ a DOMENICA (9.30/13 – 16.30/20.30, lunedì chiuso)

Piano n. 3 – 12 Novembre 2045 – New York


Piano n. 3 – 12 Novembre 2045 – New York

burqaLuciano Pagano Davide Morgagni, tutto qui? In una scatola? Un palco? Utilizziamo un dispositivo per parlare di queste cose?

Davide Morgagni zucchero filato all’ananas…gianduia al limone…caramelle!

Luciano Pagano ad esempio il fratello… ha senso rinchiudere? Non si parte già da una chiusura?

Davide Morgagni ah gli uni contro gli altri…vedo mandrie di squattrinati mio bel Luciano Pagano, pesci in faccia a tre euro l’ora…che passano la vita inscatolati…a sognare…

Luciano Pagano sui sogni andrei cauto, non vorrei far la figura del bruco nella Grande Mela, a proposito, il brucomela è parte della scena?

Davide Morgagni non è il bruco a muovere la mela, non è la mela a muovere il bruco…e poi quante facce di culo…

Luciano Pagano anche per questo c’è bisogno di una scatola, un dispositivo, un lucchetto… scatole di castità?

Davide Morgagni noi perchè scriviamo all’interno di un dispositivo? cos’è l’intrattenimento? su cosa si fonda la grandemelamarcia?

Luciano Pagano quindi siamo a New York! Era ora! La nuova Roma! che poi fu la prima grande civiltà fondata dalla demarcazione di un confine, il fratello che uccide il fratello, Romolo, Remo, imprigionati nella Torre…

Luciano Pagano l’intrattenimento di cui ti accorgi è perdita di tempo, l’intrattenimento mascherato in cui ti immergi è perdita “nel” tempo… il loro tempo

Davide Morgagni ahhh per San Paolo! non sono mica un peccatore, sono sempre sincero io…ho nelle orecchie albe d’angurie mature e negli occhi la pazzia degli acquazzoni…piove?…io non ho nulla da comunicare, dico davvero, che nessuno creda a quel che scrivo, non ho opinioni e non ho idee…sono solo un Santo

Davide Morgagni …uff sto tempo…il tempo come misura…bisogna essere coglioni a credere ad una cosa così…

Luciano Pagano quindi il tempo, dicevamo… è il 1485, Santi quanti ne vuoi, Grandi Mele ancora poche, a meno di non essere indiani, alalì, chi era quello, Arturo?

Davide Morgagni sì certo se non gli puzza l’alito…mi verrebbe da far querela a quel bischero del pacco

Luciano Pagano il fatto è che non ci si accorge, di stare nella scatola, finché non passano lo scotch sulla feritoia, la benda, la chiusura

watch_and_obey_by_esrever_ni_tra-d5qszlnDavide Morgagni …gli uni contro gli altri…come un branco affamato di cani rabbiosi…gli uni contro gli altri a stringere le mani e fottere il prossimo tuo…a fondare! puah!…mah sì…una volta superato il contro…si va oltre

Luciano Pagano il Riccardino è bendato, fasciato? Si morde la coda o si lecca le ferite? La fedeltà al cane, la lealtà all’amico, ma la Torre?

Davide Morgagni Riccardino a bruciapelo è uno squarta capre, un briccone irregolare che svia e strasvia chissà dove…un traditore incompiuto che non ha mai fatto niente di buono in vita sua…

Luciano Pagano Per riparare dove, su un trono o tra le sottante?

Luciano Pagano Rimandi al piano inclinato, alla piega deleuziana, cosa importa dell’Apparato di Cottura?

Davide Morgagni oh no preferisce farsi frustare dalle vedove che ha generato…flagello pubblico! da denunciare! shock cardiazol – in cella di isolamento

Davide Morgagni perchè stenta ad esplodere il cambiamento?

Luciano Pagano Ma non sarebbe meglio, mi chiedo, anziché attraversare le praterie per giungere nella Grande Mela, e scivolare nel piano newyorkese, mettere due lasagne in forno? Non sono meglio le patatine fritte, l’ananas, il pop-corn?

Davide Morgagni …già…e cosa sono poi tutte ste ninne nanne di discorsi e sti brodini di conflitti dialettici?

Davide Morgagni …bisogna correre…tracciamo vie di fuga da sto buco nero…

Luciano Pagano L’ultima cosa che chiederei a un Riccardino sarebbe proprio un brodino. Gli è che tu devi accendere le lampadine, prima di scrivere, hai acceso le lampadine?

Davide Morgagni sì ho preso la scossa – mi chiedo: cosa impera? chi ci divide?

Luciano Pagano Bisogna che ci sia qualche stuzzichino, nel tuo teatro si mangia? Profuma?

Davide Morgagni si mette su carne! è chiaro che c’è sempre chi non ha alcun interesse a cambiare…perchè poi?…anzi, ha interesse a conservare conservare conservare…

Luciano Pagano Su questo argomento bisogna essere. Conservare, ecco. Carne arrostita, carne alla piastra, carne insolente di teste tagliate, purché carne sia. Se non c’è profumo di arrosto non funziona. E poi quando arrivi nei paraggi del Teatro c’è un tale profumo, a quell’ora…

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Davide Morgagni ah io e Lucy proviamo nelle belle sale della parrocchia…ma a conservare dicevo…chi lo fa lo fa spesso parlando e innalzando discorsi sul cambiamento…sulla libertà e il coraggio…finanziandolo il discorso! virandolo su temi scottanti! dettati al ritmo delle agende di partito, su temi che generino compassione sociale e augurino tre valeriane e la buonanotte – ah! – bisognerebbe finanziare spettacoli sull’assassinio…

Luciano Pagano mescolare la parrocchia all’assassinio sia Borgia, ma anche un po’ Finanza, e pure Agenda di Partito, certo certo, una ricerca sull’assassinio, per il sangue in scena cosa si usa di questi tempi, mohito o caipiroska?

Davide Morgagni friselle morte! – voglio dire…chi sostiene di avere un corpo è un deficiente…mah sì lo dico tanto qui siamo soli… – bisognerebbe chiedersi: cos’è un territorio?

Luciano Pagano un territorio si può attraversare, quindi è un piano, una radura, una foresta invece ci si perde, quindi vedi che torniamo lì, al piano di cottura, siamo sicuri che le bistecche di Riccardino saranno al sangue? a me il fratello piace ben cotto, Torre o non Torre…

Davide Morgagni fratello contro fratello…ma perchè poi? avevo un fratello un tempo e lo amo ancora…ma diciamo cosa un territorio non è…non è un ambiente…un qualcosa che si possiede, se non nella perversione della proprietà privata…o nel delirio dell’identità…

Luciano Pagano La differenza tra territorio è ambiente è la stessa che passa tra l’ago e lo spillo, entrambi pungono, se usati dal lato sbagliato, il primo serve a infilare, cucire, unire, interesecare, costruire, rammendare, il secondo fa un forellino piccino da cui esce soltanto sangue multicolore, forse siamo un territorio di spilli che cercano di fare gli aghi, cucire. Mi chiedo, che fine hanno fatto i Chiodi?

Davide Morgagni …si schiacciano a vicenda… – il territorio è l’espressione di un ritmo o di uno stile…è l’atto creativo o distruttivo che modifica un ambiente…per esempio, se prendessi a pretesto un territorio fisico…la dimensione Salento…zitto Riccardo zitto…

Luciano Pagano a me l’aereo parte tra poco, da New York sono otto ore almeno, spilli, spilli, spilli

Davide Morgagni mmm zag! c’è che qui per esempio…al tentativo di creare nuove leggi di frontiera e territorio, si opponga un bieco fanatismo identitario, familiaristico, narcisistico, attraversato da flussi commerciali e pubblicitari, e tutta la popolazione(residente o meno) ne è disciplinata e ripiegata dentro – ripiegata nello stravecchio schema gerarchico che spartisce il terreno tra forze ben controllate e parentele…dove la famiglia stessa è sorvegliata e soggetta ai flussi dominanti…ok?…e se ne fa veicolo…portatrice sana…non si può sempre incolpare la mafia ovvero lo stato, i vicini o i nostri politici del cazzo…ne sono coinvolti tutti…ah zitto Riccardo zitto…ho mal di testa Luciano Pagano, l’ascensore è rotta, vado al quarto piano…

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

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Piano n.2 – 8 Novembre 2076 – Alaska


Piano n.2 – 8 Novembre 2076 – Alaska

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Davide Morgagni frou-frou? za za?

Luciano Pagano che freddo!

Luciano Pagano quanti ce ne stanno, di Shakespeare?

Davide Morgagni …da metter fuoco al creato…

Davide Morgagni 3 o 4 su per giù…sul soffitto come ragni…

Luciano Pagano metter fuoco al creato? Come se non bastasse un teatro, hai idea di quante scimmie ci vogliano per fare un esercito?

Luciano Pagano replicanti… astanti… l’ennesimo Golem? Quanti è Riccardino?

Davide Morgagni siamo colpevoli colpevoli colpevoli…lasciami dietro le quinte…sto mangiando una banana

Luciano Pagano che freddo!

Davide Morgagni …da bruciarsi le cervella…

Luciano Pagano procediamo con disordine, c’è anchora chi crede che quello che parla, dall’altra parte, sia Tu, ma tutto questo è illogico!

Davide Morgagni uau che bello grazie bellissimo che bella che sei ti trovo bene come stai?

Davide Morgagni dove sei Pagano? quanti topi ci spiano?

Luciano Pagano sono scettico, alla maniera dell’ignorante perché ignora, cioè scettico perché scetticizzo, secondo me i topi sono tutti nascosti nell’Ulisse di Joyce, e fanno i rutti, come alcuni irlandesi a mezzogiorno

pollockLuciano Pagano si scrive per tenere in ordine le proprie scritture, perché se uno non scrivesse non saprebbe da che parte iniziare per mettere ordine in ciò che scrive… e si agisce per mettere ordine nelle proprie azioni? ma il Riccardino è azione?

Davide Morgagni e va bene va bene per tutte le bibbie e i bamboccioni d’Irlanda…c’è del manzo sopraffino? ma vogliono correggermi la spina dorsale, raddrizzarmela, a te?

Luciano Pagano cado sette volte e mi rialzo otto, ieri ho desinato con ali di pollo arrostite sulla pietra, e castagne, e mandarini, ti sembra abbastanza manzo per il ritorno dalla battaglia?

Davide Morgagni …voglio dire ci sarà una mandria di laureati qua…perchè poi scrivere alla maniera dei fessi?

Luciano Pagano qui sono tutti laureati, chi non si laurea è a lavoro, in direzione, Bloom è Shakespeare, Ulisse, l’Ebreo Errante, il lettore del Daily mail, l’uomo che crede a ciò che legge nei giornali, ognuno, è il capro espiatorio, così diceva Ezra Pound, accidenti! Sei un capro espiatorio o soltanto un capro?

Davide Morgagni spruzzo un ottimo latte di caprone…e va bene…ma sappiate che non mi converto!

Davide Morgagni però mi concedo l’handicap del delirio, produciamo un po’ di inconscio su, tagliamo la testa a budda – cosa può un cavallo?

Luciano Pagano Ho smesso da tempo di coltivare l’orto della psiche, cosa vuoi fare con un cavallo, agitare il sonno dei fantasmi? Non credo che troveresti quello che cerchi, al massimo rovistando trovi qualche icona, il tagliando di una scommessa, un paio di ammicchi, qualche sbocco, a me è capitato di sognare, una volta

Luciano Pagano vedrai che ridere quando tutti scopriranno il trucco… c’è il trucco? ci sono dei costumi? fonismi?

Davide Morgagni c’è una enorme differenza fra un cavallo da soma, appesantito dalla fatica, dai pesi e le briglie, che pare un bue, un tocco di manzo appunto, depresso come un laureato, e un cavallo da corsa, o ancor meglio da un cavallo selvaggio…fai tu…tu che macchina sei?

Luciano Pagano io sono un mulo da corsa, un asino corridore

Davide Morgagni …bisogna smetterla di parlare alle masse con la presunzione di educarle…

Luciano Pagano Smettere masse e matasse, bisognerebbe intervenire durante le messe, alzare la mano per chiedere se è vero, “mi scusi, ma è vero?”. Il Riccardino è una Messa?

jackson-pollockdrippingDavide Morgagni mi viene in mente sta capocchia di spillo, sta cruna che attraverso e riattraverso…o la parola rivoluzione…da vomitarci la pazienza delle monache

Luciano Pagano Riccardino è una rivoluzione. Suona bene ma non rimbomba, attraversa la cruna, ma tuona? Una rivoluzione delle specie. C’è posto per le monache nel Teatro Morgagni? Tuo-no!

Davide Morgagni se qualcuno parla o proclama di voler fare una rivoluzione, come fosse anche questa un dovere, ah gesù il bambinello, già m’appesantisce, c’è già puzza di patetico e populismo e uova marce andate a male, la banalizza la imbriglia m’addormenta l’appetito, c’è già puzza di conversione, di gruppetti, associazioni, prendiamoci per mano! cazzo sono già fritto buonanotte e sogni d’oro…uff…e tu?…

Davide Morgagni …ben altro è sentire come scotta il flusso che ti fa dire uh uh tutto il santo giorno…il farsi rivoluzionari, non ci si apre mica al proprio orticello o quartierino, non si cercano seguaci per piacerne, non è una guerra del risentimento, non è un rovesciamento dei peccati, ci si spalanca a un’etica!

Luciano Pagano un’etica, magari, anche una, se fosse, basterebbe, a me sembra che nessuno vuole distogliersi dalle responsabilità, è tutto un mascherarsi da seri per essere buffoni, e quando uno ti chiede di essere seriamente buffone ecco che voleva fare per finta, fingere la rivoluzione, accidenti! ma qui già fingere un’evoluzione sarebbe qualcosina

Davide Morgagni Riccardo III mostra chiaramente come si costruisce una macchina rivoluzionaria e i pericoli che se ne attraversano…ma questa macchina desiderante, che Shakespeare precipita come in tutte le tragedie in un orrido, quanto umoristico fallimento, è soggetta alla solitudine, al chiasso dei deserti…e poi…infine si nasconde la polvere sotto al letto, per poter ostentare pulizia e bellezza nella propria casa, sotto al letto sotto al culo sottoterra, nel terreno infetto, e infine si incolpa la Mafia, ah pergiove, tutt’al più che nessuno sa cosa sia la Mafia…

Luciano Pagano il Potere, il Simbolico, il Sadico, il Pratico, l’Economico, prima ancora che il Reale, il Corpo del Reato, l’Anticorpo

Luciano Pagano chi ha paura di chi? riuscire a portare la Mafia e il Potere in scena, quali barre delle III di Riccardo?

Luciano Pagano il privato, anche il potere privato, diventa un assoggettamento sociale, un’ombra del potere, quando al potere basterebbero una frusta e un bicchiere di latte pastorizzato, latte nomadico, latte+

Davide Morgagni merda merda il simbolico…per questo non mi piace proprio Saviano…la legge il testo il porno…solo un testo attentatore può uccidere il pudore dell’intelletto, in quel posto gli intellettuali, in quel posto sacrosanto gli artisti, in quel posto i drammaturghi – viva gli artigiani!

Jackson-Pollock2Luciano Pagano a la ġèr kòm a la ġèr! eccolo!

Luciano Pagano da qui in poi sarà tutta s-teppa!

Davide Morgagni voglio dire…quale bisogno culturale si ha per convertire e guarire il barbarico? in cosa poi? in una cosuccia di sinistra? o in un soporifero letargo fra i fantasmi dei vecchi valori, le radici…basta!

Luciano Pagano Occidente progredito, occidente bizantino, tu che hai trasformato il barbarico in barbiturico, e la rivoluzione in una riedizione dello spettacolo, tagliare la testa!

Davide Morgagni il testo, intendo i baci di dio, va sperimentato senza preservativo…credo sia questo l’equivoco che rende scemi tutti i preti del testo – il testo va mangiato infettato sputato, va spruzzato affinché liberi voci e forze impensate, o ci si pone sempre davanti al Padre della ciancia…basta guardarsi attorno….e sollevare le tapparelle…ci si occupa si mangia si vota si riflette si accetta ci si prende cura delle puttanate – puttanate e non c’è molto altro – no! non si può fermare una voce, l’intensità di una voce, mandarla a scuola metterla in forma educarla a rendere riempirla di farmaci…e va bene…ci vediamo al terzo piano?

Luciano Pagano !

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

Piano n.1 – 4 Novembre 2128 – Mongolia


Piano n.1 – 4 Novembre 2128 – Mongolia

Luciano Pagano tagliare la testa?

Davide Morgagni innanzitutto bisogna tagliare la testa alla parola pessimismo

musicaos:ed tagliare la testa?

Beatrice Impronta …sfatare miti e imposizioni…e affidarsi alla consapevolezza…seguire le proprie tendenze..consci delle proprie debolezze..

Davide Morgagni meravigliosa la coda –

musicaos:ed la testa, la coda, la testa cioè il testo? un testo senza capo né coda? da che parte ci entro, senza porte e finestre?

Davide Morgagni è inutile cercare chiavi e ricette – non ci sono porte – tagliare l’asse

musicaos:ed l’asse? secondo me l’asse presuppone una direzione, un versante, un vortice… un’asse se vuoi anche traballante, ma che pur sempre è. Qual è l’asse? “milioni di entrate” fatevi generosi fino al midollo… cosa c’entra con Riccardino, la generosità?

Davide Morgagni …che non sia cartesiano – generosi generosi generosi

francis-bacon-wrestlers-006musicaos:ed ciò su cui uno si interroga, forse, riguarda ciò che uno andrà a vederci… forse, ci si interroga sul visibile, il probabile, la poltrona calda?

musicaos:ed ad esempio perché nessuno fa niente?

Davide Morgagni la poltrona brucia e l’abbonato dorme – sì mio bellissimo Pagano è un regime paranoico – subiamo i colpi di frusta e abbiamo la frusta fra le dita…le mie dita per esempio in questo momento sono piene di miele…ho paura delle mosche delle formiche…degli orsi…adorabili le formiche, no?

musicaos:ed sul ‘bellissimo’ nutro seri dubbi, la bellezza non salva, aiuta ma non salva, è difficile pensare a un Riccardino III e al miele, ma perché pensare? Non si può nonpensare un nonspazio? Quante formiche ci entrerebbero sul tuo palco? vorrei affermare, anziché chiedere

Davide Morgagni come dice chissà chi lo spazio lo crea la luce! – se si è vivi e in corsa è bella ogni stagione ——– Riccardino? chi è Riccardino III? non è un contenitore…questo è certo…è patologicamente democratico

musicaos:ed patologicamente democratico, pd, quindi liberamente inclusivo e non esclusivo? Riccardino III chi è? uno che intende includere per forza escludendo la forza? c’entra il potere? a me la democrazia fa venire in mente la ‘democratura’, non mi dire che hai fatto finire la democrazia nel potere…

Davide Morgagni ci si impossessa di tutto, dei palazzi delle piazze e delle parole – del pd va sottratta la p – bisognerebbe escludersi – svuotare le camerette – chi si sente incluso vive l’attuale!, non l’attualità – dai su bisogna esser rapidi quando va tutto a rotoli…a rotoli! mmm si parla a chi non c’è

francisbacon_lucianfreudmusicaos:ed anche se poi il teatro è uno dei pochi luoghi rimasti in cui si parla a chi c’è, oddio, esiste anche chi riesce a nonparlare e esserci lo stesso, mi sarebbe sempre piaciuto scrivere in teatro, un posto dove nascono le cose, per definizione, dove vengono agite, mi immagino seduto con la macchina da scrivere, scrivere in teatro che non è scrivere per il teatro, e neppure farsi scrivere dal teatro, un caffé?

musicaos:ed sì ma Riccardino III, da dove prende il primo passo? senza capo?

Davide Morgagni Riccardino è sempre stato lì, fra le vostre lenzuola, davanti allo specchio a farsi la barba…ah teatro! il lavoro sul corpo! ma quale corpo!? Riccardino è un corpo masochista si capisce, fa training sul corpo di polizia, è un corpo a corpo con la carne macinata – è la riscrittura dei muscoli, ed io mi son fatto muscoli da salmone – patè?

musicaos:ed quanto tempo ci vuole perché il corpo a corpo torni a essere riscrittura? cosa fa Riccardino III per uscire dal ciclo dell’eterno ritorno dell’uguale? È un Bene comune? o comunitario… non mi prendere in giro, non lo sopporterei…

MariaRosalia Dal “….Prima di mettere al mondo una parola lavati le mani….” (sante parole)
musicaos:ed parole sante!

Davide Morgagni Riccardino coltiva l’erbaccia, quella che cresce sui bordi delle strade – è il sistema nevrotico che viene sottratto – quello paranoico che va attraversato e superato – coltiva ai tropici della leggerezza, nella catatonia del colpo – qualcuno diceva che a frequentare la comunità si diventa comuni…no no no la riscrittura modifica le ossa…uh uh c’è qualcuno qui? – o è sempre il trionfo della morte?

musicaos:ed il trionfo o il tonfo, o il tronfio, parliamo di vita! quindi smettendo i punti interrogativi, iniziamo con gli esclamativi… la riscrittura modifica! Riccardino coltiva l’erbaccia! quella cattiva, quella che non muore! ma coscienza! tu sei un incosciente in vacanza premio, quando al massimo Riccardino dovrebbe essere un Re ai domiciliari!

Davide Morgagni sì sono nell’incoscienza angelica da circa qualche mese, ai domiciliari senza tetto, in barba però a tutti i barbonaggi – altra cosa è il nomadismo – ben altra no? – sì è un tonfo – c’è tanfo – c’è morte e pubblicità dappertutto, si confondono, si passano il testimone, morte e pubblicità – mi vengono in mente le lunghe file alle cabine elettorali, a mettere una croce o pagare la bolletta, mmm sì sono colpevole colpevole colpevole – e tu?

musicaos:ed e io ci penso fino a venerdì.

§

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

§

immagini

(*) ‘Who were the flabby butchers in the stained, straining pants?’ …
The wrestling session commissioned by Francis Bacon.
Michael Hoppen Gallery

(**) Francis Bacon’s ‘Three Studies for a Portrait of Lucian Freud’

(***) Francis Bacon, Three studies for figures at the base of a crucifixion, 3rd, 2nd version

francis_bacon_second_version_of_triptych_1944-_3

Sotto il vestito niente. Su “Tegumenta” di Evertrip (Paolo Ferrante)


paoloferrante_tegumenta_edizioniesperidiSotto il vestito niente. Su “Tegumenta” di Evertrip (Paolo Ferrante)

“Tegumenta. Dizionario emozionale” (Edizioni Esperidi) è il titolo della seconda opera pubblicata da Evertrip aka Paolo Ferrante, poeta e artista pugliese. Della prima “Le commedie del buio” ho scritto qui https://lucianopagano.wordpress.com/2009/04/16/le-stranezze-del-buio-su-le-commedie-del-buio-di-paolo-ferrante/.

Evertrip è uno scrittore che si muove in quella zona della sperimentazione, con un percorso personalissimo, nella quale le parole sono sempre insufficienti per lo stretto spazio di un foglio, e necessitano di accompagnarsi ad altro, tanto che l’oggetto libro che ne deriva è quasi sempre più di una semplice raccolta di testi poetici. Un libro d’arte pret-a-porter, una serie limitata in 250 copie che ambisce all’unicità editoriale scegliendo la semplicità. La sperimentazione, l’avanguardia, la ricerca, nella poesia sono un viaggio che viene intrapreso senza sapere, in anticipo, se la pagina sarà un deserto o un bazar.

Questo ‘gioco’, un tempo possibile per la lungimiranza artigiana dell’autore, era affidato al taglia e incolla (e poi fotocopia) materialmente effettuato con le forbici. Penso così a esperimenti poetici che mi hanno colpito, due su tutti: il primo è il Poet/Bar-Magazzino di Poesia, curato da Mauro Marino, nel quale l’iter iconografico era affidato alle xilografie tratte da un’antica edizione dell’Asino d’oro di Apuleio, e “Il pensiero generale alla fine del secondo millennio” di Ettore Sottsass, edito da Stampalternativa nel 1995.  Entrambi sono testi nei quali le immagini costituiscono parte integrante del progetto e della narrazione editoriale, nel caso di Sottsass, addirittura, creando una teoria senza teoria, un testo/saggio senza la lingua del saggio, ma con quella dell’immagine e del dato iconografico puro.

Il testo di TEGUMENTA è preceduto da una nota di Claudio Martino, editore di Edizioni Esperidi, che introduce il testo inquadrandolo nella collana alla quale dà inizio, Traffici d’artista, che sarà aperta a questo tipo di ibridazione tra immagine e parola. Seguono le avvertenze di Maria Cristina Strati, che offrono una chiave di lettura ‘corporea’ del testo, nella tensione – una delle tensioni presenti – tra corpo e anima, o superfici di corpo e superfici di anima, strati, come preferisco immaginarli.

La lettura di TEGUMENTA ci fa attraversare uno di quegli almanacchi di cose straordinarie, così simile nell’impianto ai resoconti immaginari di viaggi in territori altrettanto fantastici, a prescindere che questi fossero scritti da Borges (o da uno dei suoi tanti alter ego) oppure da Marco Polo o da qualche altro viaggiatore vissuto nell’anno mille. La sensazione è che l’autore sia partito appunto da uno ‘studio’ sul corpo, inteso proprio in senso rinascimentale, e abbia ricostruito nello spazio di questo volume un’opera che vuole somigliare a una sorta di ‘codice’ contemporaneo, nel quale la vegetazione, l’amore, l’epidermide, le case lontane, dominio della morte, entrano in gioco come oggetti che il lettore, fino al momento della lettura, non conosceva o non comprendeva, dato che la loro descrizione in prosa poetica stimola la creatività, non solo il pensiero.

questo è un frammento, estratto dalla lettera “B”:

“ti sento vera come il panico, infatti scivolo, scivolo nello stagno, ho le stoppie in gola, scivolo e non sono ancora pazzo, l’acqua è fredda e sembra un suicidio (FIG. 4) non posso cadere del tutto non prima di averti portata alle giostre averti accarezzato l’attaccatura dei capelli come stoppie della terra e ti sento lontana dall’amarmi, tutto pur di giungerti al cuore anche i polmoni pieni di carpe dorate, ho le convulsioni tienimi la mano che ci alziamo insieme, tienimi la mano che ci alziamo insieme amore, ci alziamo e non moriamo, ci alzeremo al canto del lampione”

a cui segue “C,c – CÀSE LONTÀNE”, da cui prendo questi prosiversi:

“la cadenza di due ventri disegnati dalla foga e ti sento ripiegare un poco a valle, a fare perno già con decisione, sopra l’Avemaria (alla faccia della nostra meglio eternità) e sa offendermi la guancia, poi m’ammazza lei, la donna mia piena di grazia”

è qui che si individuano quegli elementi che fanno del corpo il centro del testo, e della tensione intellettiva la tangente del quadro che viene disegnato e raccolto nelle immagini, nei quali il fiore, il germe, la pianta, sono elementi ricorrenti, a simboleggiare e racchiudere, forse, la rinascita. Un senso di latente carnalità fa venire in mente certi versi di Federico García Lorca, mentre è di Patrizia Valduga l’anelito che cerca di congiungere, come in un solstizio, lo spirito e la carne nella musicalità del metro, che si nasconde tra blocchi di prosa, andando a capo: è necessità di impaginazione o volontà di frantumazione?

Una delle cose che mi colpiva di più, quando da ragazzo leggevo le pagine de “L’essere e il nulla” di Sartre, era la spiegazione, semplice, in stile lineare, del fatto che tutto il mondo è superficie, e che non esiste ‘interiorità’ del percepire, perché tutto ciò che possiamo apprendere del corpo è superficiale. Difficile è, per chi non sia pratico di lettura o scrittura, godere dell’aggettivo ‘superficiale’ avulso da tutte le sue accezioni negativizzanti.

sanbartolomeoduomodimilanoLa poesia di Evertrip, man mano che procediamo nella lettura, si fa apprezzare per l’evocazione di atmosfere che esteticamente si rifanno al gotico, ma non al barocco, in un libro che può essere letto senza seguire un verso, una direzione di indice, un motivo in particolare. Per quanto riguarda le immagini, ciò che non è collage, selezione, ma è dipinto, ricorda posizioni alterne del San Bartolomeo custodito nel Duomo di Milano, e anche qui, l’uomo scarnificato, con i muscoli e i fasci di nervi visibili non fa che ricordarci che appena sotto la pelle c’è qualcosa che pulsa.

Tegumenta” di Evertrip, per concludere (trattandosi questa di una rubrica per le letture estive) è un lavoro da leggere, è la dimostrazione che Evertrip/Paolo Ferrante, ha individuato una sua lingua e, soprattutto, possiede, a cinque anni di distanza dal suo esordio nella scrittura pubblicata, gli strumenti per proporre una sua personale visione della realtà, con una lingua che, seppure ispirata, non è copiata da nessun dove, è tutta sua.

Avendo indagato a modo mio l’osceno, e pensando che forse la poesia è una sottaciuta, costante, indagine dell’osceno, mi piace lasciarvi con quest’ultima citazione, dalla lettera “O,o. OSCENITÀ:

“Tutto sommato, ce ne andammo in miseria; ciascuno con i suoi orrori: bronchi, scapole, uteri, e il sospetto di non aver mai vissuto davvero”.

Approfondimenti

Poet/Bar – Magazzino di poesia (Besa) , a cura di Mauro Marino, 2004
Ettore Sottsass – “Il pensiero generale alla fine del secondo millennio” – Stampalternativa, 1995
L’asino d’oro – Apuleio (traduzione di Massimo Bontempelli), 2011, SE
Francesco D’Isa, I., Nottetempo, 2011
Jean Paul Sartre, L’essere e il nulla, Il Saggiatore Tascabili, 2008

Link:

http://tegumenta.blogspot.it/

http://www.edizioniesperidi.com/

Finalmente disponibile: “Il cuore in disparte” di Roberta Pilar Jarussi, ebook 10 – Musicaos.it


ilcuoreindisparte_robertapilarjarussi_musicaos_010“I racconti di Roberta Jarussi hanno forza di verità perché la sua scrittura ti trascina con impeto espressivo nella vitalità tormentata dell’animo dei personaggi. Le sue parole sono disarmanti, bruciano distanze sentimentali con rapide fiammate. Al tempo stesso, però, divampano con microscopico e geometrico rigore. […] Il cuore in disparte alterna passato e presente d’un incontro impossibile fino all’epilogo dell’abbandono subito dopo il vertice carnale della passione cosicché sarà per lei inevitabile «associare alla parola “sparizione”, lo strappo in corpo e il piacere assoluto, la ferita che è solo quando la carne si apre e pulsa. Il resto è niente» se non diventa scrittura.”

(Michele Trecca, La Gazzetta del Mezzogiorno)

Il cuore in disparte” ci racconta di due mondi e due modi differenti per affrontare non solo la scrittura, ma anche la vita. C’è una via meticolosa dell’essere scrittore, quella di Filippo, che non si è fatta minimamente scalfire dall’ingresso massiccio dell’informatica nel pianeta della scrittura. Filippo scrive ancora con la matita e riempie risme di fogli A4, se non fosse per l’utilizzo sporadico che fa del pc per postare qualche racconto su internet si potrebbe a tutti gli effetti definire un “tecnoleso”, termine che da questo racconto di Roberta Pilar Jarussi entra con prepotenza nel nostro lessico, traducendo l’anglosassone “keeg”, ottenuto come speculare di “geek” (appassionato di tecnologia), e qui sdoganato dal dizionario degli appassionati per diventare pura letteratura.
E poi, accanto a quella di Filippo, c’è una vita, altrettanto meticolosa, maniacale, che si è fatta attraversare completamente dall’innovazione: Anna esce di casa con il portatile, e, quando le viene in mente qualcosa che deve scrivere, magari quando sta facendo una coda presso qualche sportello, piuttosto che prendere un taccuino e una penna apre l’ostrica del suo MacBook bianco (Montblanc per lui, white Mac per lei) e annota il suo pensiero. Ciò non toglie che la sua scrittura, pur immersa nel virtuale, non sia altrettanto ‘incisiva’ e scalfente. I due si sono incontrati per caso a un festival di scrittori, uno dei tanti, anche abbastanza affollato, nel sud del sud, in Lucania.

La bravura di Roberta Pilar Jarussi, in questo come negli altri racconti pubblicati di recente (“Panni sacri”, “La verità” presenti entrambi nella collana di narrativa di Musicaos), sta nel ‘riportare’ al lettore una realtà narrativa suddivisa su livelli differenti, facendo coincidere le diverse vicende, intersecandole, spiazzando, e, in poche pagine, mettendoci a tu per tu con i pensieri dei personaggi, con quello che è il loro passato immediato, con tutte le aspettative che vengono rivolte nel presente, fino a immaginare cosa sta per accadere lì, davanti ai suoi occhi, prontamente disatteso. È davvero difficile non resistere a questo gioco di rimandi e immedesimazioni, senza ‘prendere le parti’ o affezionarsi ai tic e ai modi di fare e dire di Anna e Filippo, per non parlare di tutto ciò che li circonda. Quando uno dei personaggi di Roberta Pilar Jarussi entra in un ambiente, sia esso un bar, un aeroporto o un ufficio, basta una battuta per ‘ottenere’ il personaggio, e tu sei lì, stai vivendo nella stessa scena, catturato da un potere evocativo che ti sbalordisce, ed è uno dei primi ‘sintomi da rilettura’. A questo si aggiunge l’altalena del tempo, con i flash-back, anche questi in perfetto montaggio, eventi passati da cui fuoriescono quelli presenti, e viceversa. La 504. Un numero assurdo, assegnato da un destino bizzarro alla stanza di una pensioncina che di stanze ne ha davvero poche. Un numero che diventerà ‘luogo’ per due corpi che si inseguono.

C’è una grande vastità che si nasconde nel cuore, e che si traduce tutta nella descrizione degli amanti al termine della battaglia d’amore, nei gesti che seguono, in quelli che precedono l’addio o il saluto. Roberta Pilar Jarussi, ne “Il cuore in disparte”, riesce ancora una volta, con una forza e un espressionismo unici, a trasformare in poesia, sorpresa e stupore, tutti quei piccoli frammenti di cui si compone una storia, o una non-storia, d’amore.

(dalla postfazione di Luciano Pagano)

ROBERTA PILAR JARUSSI. Ha pubblicato il romanzo “Nella casa” (2003, Palomar – collana Cromosoma Y, diretta da Michele Trecca e Andrea Consoli) e “Dal vivo”, racconti (2002 , zerozerosud). Nell’ottobre 2003, è selezionata a ‘Ricercare’ convegno-laboratorio per nuove scritture (Reggio Emilia), con un brano dell’allora inedito romanzo “Nella casa”. Con Musicaos ha pubblicato “Panni sacri” (Ebook 06 Musicaos) e “La verità” (Ebook 07 Musicaos).

ENRICO LO STORTO fotografo professionista, autore dell’immagine di copertina de “Il cuore in disparte“, è nato a Cerignola nel 1963, risiede a Foggia. Inizia a fotografare nei primi anni ’80 con una Olympus, per passare subito dopo alla Nikon, di cui possiede vari corpi corredati da ottiche fisse e non. Nel 2004 la sua espressione fotografica ha un forte scossone grazie sopratutto all’avvento del digitale che Lo Storto approfondisce, in ogni direzione. Enrico Lo Storto vanta varie partecipazioni e ammissioni a concorsi Internazionali e ultimamente ha collaborato con l’azienda italiana produttrice di gioielli, Bulgari. Già da numerosi anni è parte attiva del Foto Cine Club di Foggia di cui è anche docente oltre che facente parte delle commissioni Artistica e Formazione.

“IL CUORE IN DISPARTE”, di Roberta Pilar Jarussi, ebook 10 – Musicaos.it

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Anteprima: Enrico Lo Storto, Mirna e Martina Marić, le foto dei nuovi ebook di Musicaos.it


Anteprima: Enrico Lo Storto, Mirna e Martina Marić, le foto dei nuovi ebook di Musicaos.it

Manca poco perché sia online “Se Hank avesso incontrato Anaïs”, il romanzo di Stefano Donno, nella sua nuova edizione ideata e edita per gli ebook di Musicaos.it. Approfitto di questo post per dare un’altra anteprima, quella sull’ebook numero 11, e per parlare dei fotografi che hanno collaborato con le prossime uscite degli ebook di Musicaos.it. L’ebook 11 si intitolerà “Cani acerbi”, scritto da Gianluca Conte. Questo post è dedicato ai fotografi che hanno illustrato le copertine, rispettivamente, degli ebook 10 e 11 di Musicaos.it.

ilcuoreindisparte_robertapilarjarussi_musicaos_010Enrico Lo Storto è l’autore della foto che illustrerà la copertina di “IL CUORE IN DISPARTE” di Roberta Pilar Jarussi.
Enrico Lo Storto è nato a Cerignola nel 1963 e risiede a Foggia.  Inizia a fotografare nei primi anni ’80 con una Olympus, per passare subito dopo alla Nikon, di cui possiede vari corpi corredati da ottiche fisse e non. Nel 2004 la sua espressione fotografica ha un forte scossone grazie sopratutto all’avvento del digitale che Lo Storto approfondisce, in ogni direzione.

Enrico Lo Storto vanta varie partecipazioni e ammissioni a concorsi Internazionali e ultimamente ha collaborato con l’azienda italiana produttrice di gioielli, Bulgari. Già da numerosi anni è parte attiva del Foto Cine Club di Foggia di cui è anche docente oltre che facente parte delle commissioni Artistica e Formazione.

gianlucaconte_caniacerbi_musicaos_ebook_11Mirna Marić è autrice della foto (“The underwater girl”) che illustrerà la copertina di “CANI ACERBI” di Gianluca Conte. Le sorelle Mirna e Martina Marić (Marić Sisters Photography) hanno rispettivamente 18 e 20 anni, vivono e lavorano in Croazia e fanno parte della nuova generazione di fotografi/artisti visuali europei (http://www.facebook.com/MaricSistersPhotography); i loro lavori sono caratterizzati da un’attenzione particolare alla natura, alla figura umana e alla presenza dei corpi nello spazio.

Chi fosse interessato a conoscere gli altri ebook di Musicaos.it può trovarli qui:
https://lucianopagano.wordpress.com/ebook-musicaos-it-catalogo/

Chi volesse leggere che cosa si dice in giro degli ebook di Musicaos.it può proseguire qui:
https://lucianopagano.wordpress.com/ebooks/scrivono-di-noi-gli-ebook-di-musicaos-it/

Anticipazioni febbraio/marzo 2013: ecco i prossimi 3 ebook di Musicaos.it


Ecco i prossimi tre ebook di Musicaos.it, in uscita tra febbraio e marzo. Tutti quelli pubblicati fino a oggi li potete trovare qui:

stefanodonno_sehankavesseincontratoanais_ebook_08_musicaos_cover

luigi_tarantino_confessionidiuneditoredimerda_ebook_09_musicaos__

ilcuoreindisparte_robertapilarjarussi_musicaos_010

Presto online “La verità” di Roberta Pilar Jarussi, ebook 07 Musicaos.it


robertapilarjarussi_laverita_musicaos_ebook_07_cover?w=352

presto online:

Roberta Pilar Jarussi, “La verità”
postfazione Luciano Pagano
ebook 07 Musicaos.it

Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane.


“Mignotta” graphic novel di Giovanni Matteo, da un soggetto di Pier Paolo Pasolini. Disponibile su Amazon


È disponibile per il download da Amazon “Mignotta“, di Giovanni Matteo, graphic novel ispirata a un soggetto scritto per il cinema da Pier Paolo Pasolini e pubblicato nel volume “Alì dagli occhi azzurri” che raccoglie racconti, scritti sparsi, soggetti, redatti da Pier Paolo Pasolini nel periodo 1950-1965.
La postfazione dell’ebook è a cura di Luciano Pagano. Tutte le informazioni per il download qui. Si tratta del terzo ebook di musicaos, dopo “Il romanzo osceno di Fabio” e la guida “È facile smettere di scrivere se sai come farlo!“. Altre informazioni sugli ebook di musicaos qui.
Per informazioni o altro potete scrivere direttamente a lucianopagano[at]gmail[punto]com

Roberta Pilar Jarussi recensisce “Il romanzo osceno di Fabio”


“Il romanzo osceno di Fabio”, di Luciano Pagano

“Per amarsi con agio c’è bisogno dell’autunno,
al massimo di una primavera.
D’estate è l’inferno e d’inverno i sensi vanno in letargo.”

Un romanzo. Un romanzo breve, che ha però l’ampiezza, gli spazi e la gestione del tempo del romanzo vero e proprio. Come se del romanzo fosse l’essenza, un concentrato.
Il romanzo osceno di Fabio è un romanzo scritto in tweet, pensato, partorito, costruito per il tweet, e non il contrario. Voglio dire, non adattato al tweet in un secondo momento. Una storia, quindi, che puoi leggere esclusivamente rispettando le regole che il tweet impone: lunghezza predefinita e contenuta di ogni frammento; somministrazioni quotidiane in dosi omeopatiche del testo.
È una cosa contro natura, mi verrebbe da dire.
È una piccola violenza (costrizione) che lo scrittore fa a sé stesso e al lettore vorace. Ma tant’è. Il romanzo osceno di Fabio, si legge così. Una manciata di tweet al giorno, o niente. E, come spesso accade, è entro limiti ben tracciati, che il desiderio e la creatività bruciano al meglio: si desidera, e si crea, in misura (anche) di quel che non si può possedere.

Poi a un certo punto Luciano Pagano mette il suo romanzo osceno in rete. E diventa possibile scaricarlo. In un attimo si rompe l’incantesimo, saltano in una botta sola la smania da astinenza e le regole da dose quotidiana…
Ricomincio dall’inizio. Titolo, copertina, dedica. Sfoglio pagine virtuali che non posso toccare. Leggo caratteri grandi, perfetti per le mie diottrie, nero nitido su pagine bianche, bianchissime. Poche righe. Minimale.
Leggo tutto, senza interruzione, torno indietro tutte le volte che voglio, rileggo meglio, evidenzio le frasi che mi colpiscono.
Piacere e turbamento è quel che sento. Il turbamento è un sentimento concreto, fisico, per quanto mi riguarda. Quando c’è, devo capire da dove viene e che significa.

Le cose che mi turbano potrebbero essere dei punti di debolezza, invece sono esattamente i dettagli che caratterizzano questo romanzo. Il mio esser turbata, quindi, ha a che fare con i punti di forza di questo lavoro, ed è legato ad elementi molto precisi.

Il Ritmo
Non è fluido, non è morbido, non è tondo. È spezzettato. Come un respiro sempre in debito di aria, che non recupera mai. Non so dire se è una condizione determinata dal fatto che il romanzo è costruito in tweet , oppure è il contrario. Cioè, se è la struttura, la forma, la sua ‘natura’, a renderlo perfetto per questo ‘involucro’.

Il Sesso
Esplicito, spinto, forte, ben raccontato. Eppure è come se tutto il resto – intorno, fuori e dentro, prima e anche dopo – fosse congelato. Pure il desiderio è oltre la linea di sicurezza. Si avverte la smania, la voglia, sento persino inquietudine tra le gambe mentre leggo, ma il desiderio è immobile. Altrove.

Il Sentimento
Immagino che l’autore abbia avuto la tentazione, almeno in certi passaggi, di scivolare in considerazioni più intime e toccanti. Immagino abbia avuto voglia di andare nei pressi del cuore e sguazzarci un po’. Immagino che, a volerlo fare, non avrebbe faticato per niente. Sarebbe stato facile anche per i lettori seguirlo, scivolare con lui e scavare un po’ di anima, e un poco di carne. Un poco e un poco. Invece l’anima non si tocca, neanche si sfiora. La carne si vede, ma da lontano.
Anche quando entra nel dettaglio e racconta minuziosamente gli umori dei protagonisti, le loro storie, il loro passato, i loro sogni, quel che arriva è una descrizione chirurgica, soddisfacente, ma asettica. Senza sangue.
E’ disarmante. Perché viene voglia di affezionarsi. Affezionarsi ai personaggi, o detestarli, prenderne le parti o buttarli via… Invece, non succede niente. Il nostro ‘sentire’ percepisce ogni cosa, ma sempre a un passo di distanza, almeno. È come scopare senza calore (il ‘sesso meccanico’ della Marchesa in giovane età), o mangiare senza fame.
Allo stesso modo, mentre leggi di Fabio e della Marchesa, un po’ diventi come loro. Sei aderente alla storia, ‘dentro’, ma l’emozione (non che non ci sia) è circoscritta. Ferma. È altro da te. La osservi da fuori, non ti sporca.

La Lingua
È l’anima di un romanzo, la lingua. Qui è ‘semplice’. Volutamente semplice. Scarna. Secca. Frasi brevi che non ammettono distrazioni e tengono alta l’attenzione.

La domanda costante che mi sfiora mentre leggo, è:
come si fa a scrivere un romanzo così sconcio, denso e assassino, pieno di spunti esistenziali che rimanderebbero a ben altro, senza mai scivolare nella riflessione intimistica, in quella melassa che è il sentimento… senza mai rendere la storia, con tutto il groviglio erotico ed emotivo che contiene, una faccenda personale?

Quel che non è esplicitato nel romanzo – che è essenziale, meno di così non si sarebbe potuto dire – l’autore lo ‘racconta’ tra le righe, con lo stile, i tempi, le pause, le assenze.
E allora quel Ritmo a singhiozzi, che inquieta e lascia sospesi, a mezz’aria, diventa funzionale al romanzo.
Il Sesso spinto ma prosciugato di vita, e l’atmosfera che questa strana combinazione di fattori produce, pure diventa utile alla storia. È interessante, perché questo dato si coglie solo dalla seconda metà del romanzo in poi, acchiappa di sorpresa, a storia avviata.
Anche la totale (mai estrema) assenza di Sentimento, sensazione non del tutto ‘gradevole’, è aderente a quel che la storia racconta.
Infine, la Lingua. Il ‘suono’ della pagina, elemento importante quanto e più di quel che la trama svela, è così nuda, al nòcciolo, da non lasciar spazio ad alcun vezzo. Come tutto il resto, qui.

La difficoltà, e il guizzo creativo e il carattere in questo lavoro, non sta tanto – secondo me – nell’esser scritto in tweet, ma nel mantenere una certa estraneità al tutto, dall’inizio alla fine, costante, senza mai perdere la misura, senza mai accorciare le distanze. Senza mai prendere le parti di nessuno, senza mai entrare davvero in quel letto, senza mai bere del tutto quel seme, senza mai penetrare veramente quel culo, facendoti sentire il piacere, tutto, e il disagio, la dipendenza, la gabbia, il potere, il sesso in corpo, persino. Ma solo l’odore. Senza toccare. Senza speranza. E senza amare, mai.

Roberta Pilar Jarussi

“Il romanzo osceno di Fabio” è disponibile, in versione integrale e senza tagli, su Amazon.it, al costo di 0,92€

Due speciali di Musicaos.it, “Razionali Senza Filtro” (06) e “La cattiva strada” (07)


Musicaos.it – “Razionali Senza Filtro” (2006)



(clicca per scaricare in pdf)

con testi di Massimiliano Zambetta, Vittorino Curci, Nicola Lagioia, Carlo M. Dentali, Marina Pizzi, Manila Benedetto, Elisabetta Liguori, Oronzo Liuzzi, Maria Zimotti, Stefano Donno, Luciano Pagano

Musicaos.it – “La cattiva strada” (2007)


(clicca per scaricare in pdf)

Il numero dedicato nel 2007 ai tre anni di Musicaos.it – uno sguardo su poesia e letteratura, contiene i racconti e le poesie di Michele Lupo – Grand Dessert Capitta, Elisabetta Liguori – L’uomo che sedeva alla mia scrivania, Massimiliano Zambetta – Apulian jet society, Christian Sinicco – Ballate di Lagosta, Mauro Daltin – Latitanze, Luigi Nacci – Storia del quaderno ritrovato in treno, Osvaldo Piliego – Moonlight Serenade, Luciano Pagano – Harakiri, Euro Carello – Viaggiare la vita leggeri, Maurizio Cotrona – per Londra, Stefano Donno – O.D., ORODè – La tarantola, Marco Montanaro – Una serie di fortuite circostanze, Irene Leo – Senza tempo, Gianluca Parravicini – Puzza di fumo tra Andrea Camilleri e Paolo Conte, Beatrice Protino – Di quando le vacche inondarono di vernici spray, Domenico Cipriano – Invito al viaggio, Filomena V. E. Matarrese (pentesilea) – Ireland as a shamrock, Agata Spinelli – Las Vegas

http://www.musicaos.it

“Straniero sarai tu. Quando il semaforo non basta”. Un racconto


Straniero sarai tu.
Quando il semaforo non basta.
Un racconto

“Io sono il numero zero
facce diffidenti quando passa lo straniero”
Sangue Misto

Caro lettore, mi preme rassicurarti, prima ancora che tu prosegua nella lettura di questo racconto, che qui non si parlerà di viabilità, di domeniche in bicicletta, di filobus e/o eventuale procrastinazione del servizio di trasporto pubblico, e argomenti simili. Il semaforo, in questo caso, è inteso come luogo di concentrazione del ‘lavoro diffuso’, elemento reso stabile da una precarietà oramai storicizzata e soprattutto denigrata dalle stesse parole del Premier e dalle sue recenti affermazioni sul Decreto Sviluppo. Silvio Berlusconi, in più di un’intervista concessa alle sue reti personali, ovvero sia “Rete 4” e “Rai Uno”, ha ribadito i risultati ‘forti’ del suo governo, che poi sono quelli di facciata più visibili dal punto di vista mediatico ma smentiti nell’attimo stesso in cui ne viene data notizia. Il leit-motiv che ci ha accompagnato nel periodo delle elezioni nei Comuni sarà lo stesso tormentone che ci accompagnerà fino alle prossime Politiche, ovvero sia il trittico “Spazzatura” – “Terremoto” – “Come Siamo Usciti a Testa Alta dalla Crisi”.
È per questo motivo, caro Lettore, che mi sembrava giusto riportare una testimonianza, qualcosa di piccolo di fronte a tanto dispiegamento di mezzi informativi, e lo farò a partire dal semaforo. Il semaforo in questione è quello davanti al quale ho modo di passare ogni giorno, per più di una volta al giorno.

C’è un rumeno, sempre lo stesso da almeno cinque anni, che chiede i soldi in cambio di una lavata di vetro. Un giorno, passando vicino a una cabina del telefono, mi sento chiamare “Amico, amico!”, quando un rumeno ti chiama ‘amico’ è come se un uomo di colore, nell’Harlem degli anni sessanta, ti chiamasse ‘fratello’, stesso effetto semantico, “vieni, ci serve un favore”. Mi avvicino alla cabina rispondendomi nella testa alla domanda “ma chi può utilizzare, nel duemila, una cabina telefonica?”, uno che deve fare un numero verde in mezzo alla strada, ecco chi. Pietro (questo il nome tradotto in salentino) mi mostra la ricevuta di un bonifico estero effettuato con un corriere espresso. In pratica gli hanno invertito il nome con il cognome e quindi, la persona dall’altra parte del globo, in Romania, non può riscuotere la cifra. Pietro mi chiede di fare il numero verde, ascoltare, seguire le istruzioni e segnalare il problema all’Ufficio Clienti. La mia esperienza nei call-center mi fa subito capire che Pietro si trova alle prese con un problema degno dei tempi moderni, ovvero sia l’incomunicabilità tra uomo e operatore. Prendo il telefono, faccio tre tentativi (una buona media per essere un presupposto esperto), riesco finalmente a parlare con una signorina, risolvo il problema. Da qualche parte in Romania la sorella di Pietro, oggi, riceverà 100 euro. Caro Lettore, devi immaginare che quando stavo chiuso dentro la cabina, lì fuori, insieme a Pietro, c’erano altri due suoi amici; se fossi stato più suggestionabile avrei creduto che non mi avrebbero fatto uscire senza una soluzione, se tu stesso li avessi incontrati da soli magari avresti potuto credere che non erano tipi raccomandabili, ma questo è l’effetto che ti fa vedere alcuni telegiornali, quelli che dipingono l’altro come nemico; io non l’ho pensato, anche se uno dei due aveva la chiostra dei denti completamente d’oro. Da quel giorno sono amico di Pietro. Gli ho risolto un problema senza mandarlo a quel paese temendo chissà cosa, l’ho trattato come una persona e non come un lavavetri, quindi ha deciso che siamo amici. Quando arrivo con la macchina davanti al semaforo lui mi dice sempre ‘ciao amico, ti saluto e ti stringo la mano’, a Pasqua mi ha fatto gli auguri.

Caro lettore, dovevo farti questa premessa per raggiungere più semplicemente la conclusione, avvenuta stamattina, quando, fermo con l’auto al semaforo, scambio il mio solito saluto con Pietro. Lui si avvicina, mi stringe la mano, gli dico “Apposto?”, lui mi risponde “facciamo finta di dire apposto! è diventato più complicato, troppe tasse da pagare, il semaforo non basta più”.
Ecco, in quel momento mi sarebbe piaciuto tanto che, a quel semaforo, facesse la sua comparsa San Silvio B., patrono delle emergenze risolte in televisione e rimaste tali nel mondo reale, con le sue rassicurazioni di avere esteso la cassa integrazione anche a fasce dei lavoratori che precedentemente non ne usufruivano; lo stesso San Silvio B. che si prepara a benedire i risultati del recente turno elettorale come un vero e proprio ‘test di governo’, mentre la Confindustria e la Marcegaglia, appoggiata da tutti i precedenti presidenti della Confindustria, continua nell’affermare che l’Italia è un paese frenato, e che il Governo è uno dei freni più forti al rilancio dell’economia. Altro che Decreto Sviluppo. Cosa ne pensa del Ministro Tremonti il nostro Pietro, lavavetri che paga le tasse e nel frattempo deve anche sorbirsi le prediche di una quindicina di commercianti limitrofi che a turno gli sparlano alle spalle recitando la litania del “e perché non torni nel tuo paese, e come fai a camparti con l’elemosina chissà cosa fai di losco, e quanti siete, e se vi contassimo a tutti i semafori, tirate su un milione di euro al giorno”. Mi chiedo, ma c’è stato qualcuno che ha mai chiesto a Pietro se pagava le tasse, prima di dirsi – nel pregiudizio – che è venuto a fregarci i soldi nell’illegalità?

Ecco, caro Lettore, quello che mi premeva dirti con questo racconto è: mentre in questi dieci anni ‘davi addosso’ allo straniero, in tutte le salse e su tutti i canali e con tutte le proposte di leggi allucinanti, le persone che fomentavano il tuo odio erano le stesse che contribuivano a impoverirti al punto da raggiungere una soglia di sussistenza minima, in un paese dove il tasso di disoccupazione giovanile è del 28,2% e dove ci sono fasce della popolazione che non sono MAI state assunte e quindi non hanno MAI, tecnicamente e realmente, lavorato e quindi non sapranno MAI cosa vuol dire essere tutelati. Ma noi continuiamo a dare addosso allo straniero. C’è una canzone dei Sangue Misto, il gruppo cui apparteneva Neffa, che si intitolava “Lo straniero” (1994), ascoltarla oggi e vedere che così poco è cambiato fa venire la pelle d’oca, “Io quando andavo a scuola da bambino/la gente nella classe mi chiamava marocchino,/terrone “Muto! Torna un po’ da dove sei venuto!”

Questo racconto, caro Lettore, è dedicato a Pietro che paga le tasse su quella che tu chiami elemosina, nel paese del lavoro sommerso, ma anche a tutte le famiglie del Nord Italia che alla sera cenano con latte e biscotti perché non hanno più soldi per fare la spesa. Grazie di averci preso in considerazione, Lettore, le faremo sapere al più presto.

pubblicato su “Il Paese Nuovo”
di Domenica 15 Maggio 2011

http://twitter.com/lucianopagano

Per un’arte a carte scoperte. “Bluff Point” di Massimiliano Manieri. Il 31 Marzo 2011 a Perugia


“Per un’arte a carte scoperte”
su “Bluff Point” di Massimiliano Manieri

La terza performance di Massimiliano Manieri di cui mi occupo su Musicaos.it (dopo “Plink” e “L’inizio delle trasmissioni”), si intitola “Bluff Point”, potrà essere vissuta la prossima volta giovedì 31 marzo 2011 presso la ROCCA PAOLINA SALA “EX BOOK SHOP”, a Perugia, nell’ambito di un’interessante manifestazione curata da Alessandro Turco, “SalentinUmbria. Pietra nella pietra: Suggestioni dal Tempo”. Il Salento incontra l’Umbria.

Massimiliano Manieri, presenterà “Bluff Point”, definita programmaticamente come “un cubo contiene un abitante che interagisce con l’esterno, quindi col visitatore, solo attraverso un foro attraverso cui passa il braccio dell’abitante interno al cubo. Al visitatore è permesso interagire tattilmente con la mano dell’abitante rinchiuso, ma anche di parlare attraverso la seta che ricopre il cubo”.

Esiste una menzogna messa in circolazione da diversi millenni secondo la quale l’arte incorpora un processo di condivisione con il quale l’artista cerca di esondare all’esterno, verso un ipotetico mondo, qualcosa che è al suo interno. “Bluff Point”, di Massimiliano Manieri, colpisce direttamente al cuore di questa antica certezza. Una braccio bianco è l’unica cosa che fuoriesce dal buco praticato in un drappo rosso. Il gesto di tendere una mano è forse il gesto storicamente più fraterno, sotto il sole. Come potremmo intendere questo gesto se non con il tendere una mano al prossimo, tendere una mano al nemico in segno di riappacificazione? Questa mano bianca è la stessa che si tende come in un trucco, porgendo una carta che potrebbe contenere il prossimo bluff, il bluff della fratellanza e insieme a esso il bluff che vorrebbe l’uno amico dell’altro.

Per questa volta Manieri rinuncia alla totalità del suo corpo trafitto o del suo corpo scagliato sul suolo, come aveva fatto in precedenti performance, per concentrarsi sul messaggio. Il linguaggio non è in fondo una protesi del nostro essere che comunica? Quindi perché non ridurre tutto il nostro corpo a una sola parte? Con parsimonia di mezzi e concentrandosi ancora di più sul messaggio Massimiliano Manieri astrae il corpo dal luogo della performance per ridurlo a protesi organica di braccio che comunica. Quel che ne risulta è una sinèddoche esistenziale irredimibile. Non c’è più senso nel cercare una verità in un arto che non comunica oltre il gesto; eppure, se riflettiamo sul senso di questa performance, non è forse il linguaggio dei gesti quello che più ci caratterizza, così forte da essere accompagnato (parlo per noi italiani – volenti e nolenti) da una gestualità così marcata? Al di là della proposta stelarchiana di protesi meccanica (anche questa possibilmente messa in ridicolo dalla ‘semplicità’ anestetica e priva dell’elemento dolorifico) il braccio di Manieri non intende farsi portatore di un messaggio bionico, il corpo-oggetto che si dà è tutto lì, nell’essenza di quel qualcosa che viene nascosto, sicuramente un uomo, sicuramente un beffardo, di certo un giocatore astuto che sa quale carta porgere per suscitare la riflessione o il riso dello scherzo. Il richiamo al colore rosso può significare alcune delle riflessioni che si celano al di là della performance.

Le domande e le risposte, per una volta, non sono sullo stesso piano. Il ‘rosso’ di Massimiliano Manieri, ad esempio, è un segnale o una scusa? Ecco quindi spiegato uno dei motivi dell’importanza della ricerca di questo performer: non dobbiamo chiedere all’artista il senso della performance, ma è la performance, forse, che deve stillare in noi il desiderio e il moto di approfondimento del nostro senso di spettatori. Tanto è vero che perfino chi volesse trovare un filo rosso dovrebbe scontrarsi proprio con questo colore, così presente in questa come in altre sue opere.

Un “Bluff Point” che funge da ‘check point’ per le nostre illusioni, dove l’artista rappresenta come sempre se stesso nell’atto triplice di essere-artista, essere-opera e essere-artista che rappresenta se stesso e il suo rapporto con il mondo dell’opera d’arte; chiuso all’interno di una gabbia, velato da un rosso che lo nasconde per lasciare libero di agire soltanto un braccio dipinto di bianco. Questo braccio comunica con l’esterno grazie al senso e alle carte da gioco. “Uno scandalo che dura da secoli”, questa frase accompagnava nel retro della copertina il capolavoro di Elsa Morante, “La Storia”. Uno scandalo millenario concentrato nei pochi anni a cavallo della Seconda Guerra e del Dopoguerra. Lo stesso arco di tempo millenario che si traduce in questo cubo rosso, dove lo scandalo dell’arte di Massimiliano Manieri e della sua ripresentazione che non rappresenta riesce a mettere in difficoltà anche i critici e gli spettatori più saccenti. Il bluff della comunicazione e del suo cortocircuito – qui oggi, altrove sempre – sono compiuti.

Luciano Pagano

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Progetto BLUFF POINT – Scheda Tecnica:

L’installazione consiste in un cubo delle dimensioni di 2 mt. in ogni direzione.
Il cubo contiene un abitante che interagisce con l’esterno, quindi col visitatore, solo attraverso un foro attraverso cui passa il braccio dell’abitante interno al cubo.
Al visitatore è permesso interagire tattilmente con la mano dell’abitante rinchiuso, ma anche di parlare attraverso la seta che ricopre il cubo.
La voce dell’abitante è microfonata ed amplificata dall’interno.
Chiaro che le presenze non rivelate lasciano il dialogo sospeso all’interno di un concetto di “incontro tra sconosciuti” che tale rimarrà…
Compito dell’abitante del cubo è tirare fuori dal visitatore la voglia di parlare liberamente del proprio “io”
La componente teatrale dell’installazione non concede comunque spazio a cliché, sicché ogni visitatore porta con sé le proprie problematiche, i personali segreti, che volendo confesserà, viceversa tra i due si instaurerà un semplice rapporto di ascolto che tocca i semplici cassetti che il visitatore vuole toccare ed aprire…
Intorno al cubo sono disseminati oggetti surreali e simbolici che rendono la scena una specie di territorio di sogno che vorrebbe toccare corde legate a ricordi, rimandi a fanciullezze mai del tutto svilite.
Si accede all’installazione uno per volta, ed i due personaggi, una volta entrati in contatto, sono isolati dal resto del luogo, in una reale possibilità di intimo dialogo.
La durata media di ogni singolo incontro varia dai tre ai sei minuti, tempo sufficiente per accorgersi di che livello assumerà l’approccio e liberare i gradi di confidenza voluti.
All’interno del luogo che contiene il Bluff Point viene diffusa musica molto rilassante che immerge ulteriolmente lo spazio in una atmosfera di assoluto distacco dal resto.
Naturalmente, non essendoci condizioni dettate, ognuno, nel dialogo, a seconda del livello di profondità intrapreso, scava nell’altro ciò che l’altro concede, ma il risultato è, nella media, intimo e soffuso, molto più raccolto delle possibilità naturalmente offerte dagli schemi quotidiani fatti di diffidenze legate a delusioni, amarezze.
All’interno del BLUFF POINT non si deve dimostrare nulla, non avendo aspettative mirate, ci si libera e ci si confida, in un semplice momento vuotato da zavorre…

[Se spesso lo sguardo altrui ci precipita in un maelstrom personale spalancato da quegli stessi infiniti che, attraverso il buco della pupilla, ci inondano e ci stramazzano, si provi a pensare a come l’assenza di quegli stessi occhi possa raggelare.
Un’indagine nei propri meandri quotidiani, guidati solo da una voce al di là di una tenda rossa, dall’inquietante forma di un cubo, e da un braccio lattiginoso che segna il cammino della nostra autoanalisi a tentoni: questo il Bluff point.
Per dimostrarsi che non solo gli altri sono il nostro inferno]. (Giovanni Carrozzini su “Bluff Point”)

§


Più che un’installazione, la costruzione di un’esperienza…
Più che il passivo assistere, un più diretto modo di esserne al centro…
Un modo differente di attraversare un aspetto di noi…
Si richiede forse un pizzico di incoscienza, di abbandono…
Da qualche parte dovrebbe essercene rimasta, un poco…

§

“BLUFF POINT”

Osservate…
l’alieno rinchiuso…
e l’uomo libero…
Tenetelo d’occhio…
Questo posto è al sicuro, ora, dicono…
Ed ora che i selvaggi sono ammanettati, strappati ai luoghi nativi e la nostra arroganza ben protetta, si può prosperare sereni, sembra…
E se invece vi offrissero un punto di squilibrio a questo fingersi giornaliero…
Un luogo neutro dove impiccare per un momento la corazza,
Di cosa sareste capaci…?
Quale parte di voi rimarrebbe denudata…?
In questo punto rosso…
in questo angolo cosa portereste di vero..?
In un luogo così anomalo fare incontrare un prigioniero assoluto ed apparente…
E qualcuno solo “relativamente” libero…
Uno dei tanti, davanti ad un confine non segnato dalle mappe, ma soltanto esiliato, nella mente…

Benvenuti al BLUFF POINT

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È TUTTO NORMALE (Lupo Editore) al Festival della Cultura 2011 – Giovedì 17 Marzo ore 17.00


(H)OMO ITALICUS, ovvero: È TUTTO NORMALE al Festival della Cultura 2011 – Giovedì 17 Marzo ore 17.00

Carissimi amici e lettori,

vi scrivo per dirvi che Giovedì 17 Marzo, alle ore 17.00, nell’ambito del Festival della Cultura 2011, a Galatina (Quartiere Fieristico), presenterò il mio secondo romanzo, “È TUTTO NORMALE” (Lupo Editore), insieme all’artista e pittrice Paola Scialpi.

Sono passati otto mesi dalla pubblicazione del romanzo, otto mesi di soddisfazioni che costituiscono soltanto l’inizio di tutto quello che questo romanzo, al quale ho lavorato tanto, potranno darmi.

È PER QUESTO CHE DURANTE LA PRESENTAZIONE DI GIOVEDÌ 17 MARZO HO DECISO DI FARE UN REGALO AI MIEI LETTORI:

A tutti coloro che verranno alla presentazione regalerò una copia di CELLE (2003, utal), la mia seconda autoproduzione, stampata in 200 esemplari numerati presso la storica UTAL (Unione Tipografica Artigiana Lecce). Chi ha già acquistato È TUTTO NORMALE potrà venire con la sua copia per ricevere in regalo “Celle”. Se avete acquistato È TUTTO NORMALE e abitate fuori dalla Puglia potete mandare un amico o amica, se non avete acquistato È TUTTO NORMALE potete appprofittare dell’occasione per avere due opere al prezzo di una, “Celle” è un titolo a tiratura limitata, quindi difficilmente potrò ripetere un esperimento del genere.

“Celle” è un racconto di fantascienza scritto nel 2001. Non scorderò mai l’immagine che mi fece scrivere il testo, un sogno nel quale una colonna di veicoli fuggiva da una città nella quale era successo ‘qualcosa’ di indefinito.

“Celle” è il testo grazie al quale ho deciso di approfondire alcuni aspetti della mia ricerca letteraria. Il rapporto tra utopia/ucronia e distopia/discronia sarà uno degli aspetti che verranno approfonditi nel mio terzo romanzo, attualmente in lavorazione.

“Celle” testimonia il sodalizio con l’artista Fabio Colella, la sua opera ASSENZE è l’illustrazione della copertina, così come “Go-Fly_Me” illustrava la mia prima autoproduzione dal titolo “Opuscriptu”.

Alcuni giudizi critici:

“Il tentativo di ribellione dell’io narrante, nel suo passaggio da una condizione di prigionia ad una di assoluta libertà, si costruisce attraverso una prosa frammentata, sincopata, a tratti strozzata. La lotta quotidiana del protagonista è lotta anche con i limiti del linguaggio, che non riesce mai a dire quanto di profondo siamo in grado di sentire. Celle, che si chiude con un finale a sorpresa, non è scrittura nichilista allo stato puro, pessimismo grondante di incertezze, ma lascia uno spiraglio, lascia la certezza che le sbarre mentali e fisiche nelle quali le nostre esistenze sono rinchiuse possono essere e devono essere divelte, come dimostra il finale: “La pace era interrotta da tempo. Gli abitanti della Città erano da sempre bersaglio prediletto di ogni sua critica. Non sapeva più cosa pensare. quel che adesso poteva fare per scrollarsi questa notizia di dosso era camminare” [“Celle, il viaggio sinuoso che va dalla reclusione al risveglio”, Rossano Astremo, leggi il resto della recensione qui: http://www.musicaos.it/interventi/26_astremo.htm]

“Celle è la parafrasi delle nostre schiavitù, un interrogativo per la coscienza, un libro aperto sulle enigmatiche barriere che sovrastano la nostra specie.” [Davide D’Elia, leggi il resto della recensione qui: http://www.musicaos.it/interventi/2005/89_pagano_delia.htm]

La presentazione di GIOVEDÌ 17 MARZO sarà una bella occasione per ritrovarci, grazie a un romanzo come “È TUTTO NORMALE”.

Vi aspetto!

Luciano Pagano

“È TUTTO NORMALE” (Lupo Editore). La parola ai (miei) lettori!


Chi lo ha detto che i social network, facebook e twitter non sono mezzi idonei a rinnovare la passione per la letteratura e lo scambio di essa in rete? Credo non lo abbia detto nessuno anche perché di questi tempi chi dicesse qualcosa di simile sarebbe una voce che chiama dal deserto. In questi mesi, dall’uscita di “È TUTTO NORMALE” (Lupo Editore) a oggi, mi è capitato di ricevere diverse e non poche attestazioni di stima da parte di critici, lettori, appassionati, amici, nemici, etc. etc. Voglio dedicare questo post ai secondi, ovvero sia ai lettori che in questi mesi mi hanno sorretto con la loro stima e con i loro circostanziatissimi giudizi. Qui di seguito troverete alcuni dei messaggi che mi sono arrivati. Dove sono riportati i nomi è perché ho chiesto e ricevuto l’autorizzazione a metterli, e dove non li trovate è perché anche potendo chiedere il permesso non l’ho chiesto perché mi sembrava una cosa cretina. Questo post è un modo per ringraziarVi. A voi, lettori, miei simili, miei fratelli!

 

UNA LETTRICE (dm su twitter)

Il fatto che una madre possa dire a su* figli* “questo libro l’ho letto quando aspettavo te” ti fa venire voglia di scrivere, grazie! :-)

FEDERICO LIGOTTI (facebook)

“Un romanzo formidabile che vi consiglio; oltretutto meriterebbe un enorme successo”

Caro Luciano,

sono finalmente riuscito a leggere il tuo “E’ tutto normale”. Me lo sono felicemente divorato in un giorno e mezzo. Che dire? Sfiora il capolavoro. Un intreccio perfetto, fra paure ancestrali, alte tematiche civili e rapporti sentimentali sempre sull’orlo della crisi, ma trattata con leggerezza. Complimenti per essere riuscito a rendere il tema dell’omosessualità senza concedere nulla a volute di maniera (oggi purtroppo l’argomento è inflazionato), anzi, come scrivevo, inserendolo perfettamente in un congegno di millimetrica esattezza e infarcito di colpi di scena. Bello il light end, finalmente: basta con queste tragedie coatte, che già dall’inizio si sa come va a finire.
Grande la caratterizzazione della “donna stronza e combattuta, dimidiata nell’animo”: mi riferisco a Kris, il personaggio psicologicamente più effervescente.

[…]

Un abbraccio, ti auguro le migliori fortune con questo romanzo: merita davvero qualcosa di importante, che spero possa concretizzarsi a breve per te.

Fede

MARCELLA NEGRO (facebook)

Come potevo non leggerlo? Quando son venuta alla presentazione del libro conoscevo già la trama ed ero curiosa di ascoltarti perché penso che è sempre molto interessante sentire cosa ha da dire uno scrittore della propria opera.
Ecco le mie riflessioni.
Leggere questo romanzo è un po’ come ricomporre un puzzle. La tessera che hai in mano svela qualcosa, ma solo ricongiungendola alle altre, ponendola nella giusta collocazione, si riesce a giungere alla visione d’insieme che evidenzia tutti i livelli e i significati di
questa storia.
Non è un argomento facile, conciliante. Più ci si addentra nel racconto più cresce un senso di malessere strisciante; consapevoli che, fatti i dovuti raffronti, ci si è imbattuti in una storia tristemente ricorrente nella realtà.
È tutto normale: garantisce il titolo, ma è una rassicurazione ambigua e beffarda che sembra prendersi gioco dei personaggi che arrancano annaspano nel perbenismo in cui rischiano da sempre di annegare e di perdersi.
Si parla d’amore? Sicuramente sì.
Coniugato con l’egoismo egocentrico di Ludovico che si dimostra un perfetto manipolatore di persone e di sentimenti. Un uomo incurante degli altri pronto a cogliere l’occasione al volo pur di appagare il suo desiderio di possesso.
Si parla di un amore indolente, schiavo delle convenzioni e dell’autorità, come quello di Andromaca.
Di un amore inaridito e pressoché assente come quello di Ettore.
Di un amore pavido fino alla codardia come quello di Marco che preferisce omettere la realtà costruendone di nuove di volta in volta sempre più improbabili e transitorie. Che spera di scaricare ad altri l’ingrato compito di ricondurre tutto nella giusta dimensione del vero ineluttabile.
E ci sono Eleonora e Carlo con il loro amore ancora acerbo e incerto a cui è stata negata ogni possibilità.
Amore che poi trascolora in quello tra Carlo e Ludovico; in quel legame che, nella mancanza di approvazione, semplicemente esiste, va avanti tenace infischiandosene.
Nel procedere della storia i personaggi assumono tridimensionalità facendoci cogliere quelle piccole sfumature che li caratterizzano.
In una continua corrispondenza di suoni, immagini e ricordi il tempo si dilata componendosi nelle distinte verità dei protagonisti per
cristallizzarsi poi in un presente angoscioso in cui si addensano, si aggrovigliano sentimenti repressi, incomunicabili, ingovernabili
destinati ad esplodere, a trovare un qualunque sfogo possibile.
Ne vien fuori una storia intensa, mai banale, con un ritmo narrativo scorrevole che ti accompagna fino all’ultima pagina.

Grazie per averla scritta. :D

Nel libro poi ci sono diverse citazioni: da quella della pubblicità del forno elettrico DeLonghi ” o fa solo tost pizzette?” alla bibbia a Shakespeare per arrivare ad Andromaca e Ettore, i cui nomi non credo siano stati scelti a caso.
Fa un certo effetto leggere e riconoscere i posti di Lecce che sono descritti nel romanzo. In particolar modo quando parli del “Parlangeli” di cui conservo sempre il ricordo di quelle benedette scale a chiocciola e dell’ascensore che ogni volta che mi serviva era sempre guasto. XD

Altra sensazione: mentre leggevo il tuo romanzo me ne sono venuti in mente due che ho letto tempo fa. Non ti muovere e la solitudine dei numeri primi. Forse perché entrambi narrano realtà scomode.

UNA LETTRICE 2 (facebook)

Ciao Luciano, ho finito di leggere il tuo romanzo… in 3 giorni! Ti faccio davvero i complimenti, l’ho letto con piacere e velocità. Tieni conto che il mio giudizio non è da esperta, visto che trovo il tempo (…o lo stato d’animo giusto!) per letture non matematiche solo d’estate, in vacanza! Il tuo libro è avvincente come un giallo, non vedi l’ora di arrivare a scoprire se Kris è uomo o donna, poi non vedi l’ora di “assistere” alla reazione all’arrivo a casa, poi non vedi l’ora di sapere se Ludovico riesce a starsi zitto e tenere il segreto… insomma c’è sempre qualcosa che ti fa scorpacciare le pagine una dopo l’altra. E poi ho apprezzato tantissimo le “chicche” sul nostro Salento… anche se penso che possano essere apprezzate solo dai lettori che conoscono questi luoghi, certo non da chi non si è mai fatto un giro sul litorale mozzafiato fino a Leuca, da chi non ha mai visto il Ciolo o da chi non ha mai passeggiato su via Tinchese…

[…]

Un saluto forte forte e… continua a scrivere con l’augurio che le tue pagine possano trovare tantissimo successo e che possano essere veicolo per far incuriosire ed appassionare alla nostra terra! (firma)

UNA LETTRICE 3 (email)

Ciao Luciano,
ti scrivo perché avevo comprato E’ tutto normale da un bel po’, ma non avevo mai trovato il tempo per leggerlo con calma. Ebbene, ho approfittato di una lunga traversata […] per immergermi completamente nella lettura.
Con questa mail, praticamente, sto dando sfogo al desiderio, già declamato da Salinger ne Il giovane Holden, di contattare telefonicamente l’autore del libro che abbiamo appena finito di leggere e, anche se immagino che te l’avranno detto in tanti, al coro di complimenti voglio aggiungere la mia voce: il tuo libro è bellissimo! Ha una leggerezza che ho trovato raramente, negli ultimi libri che ho letto, è delicato come le carezze del vento basso di luglio.

[continua…]