La differenza


fish

Mi preoccupano le persone quando cominciano a vantare la paternità sulle idee. Ecco una differenza che passa tra concetti e idee. Un concetto lo si può creare, manipolare, ci si può aggiungere qualche azione oppure, limando all’osso per i più stupidi, renderlo addirittura fruibile. Ci si può incollare un’etichetta. Un’idea no. Nel bene o nel male quando un’idea viene partorita è di tutti. L’idea è puttana all’origine. “Mi è venuta un’idea”, come mi è venuto uno starnuto. Eravamo entrambi vicino alla finestra, poteva venire a tutti e due, invece è venuto a me. “Mi è venuta un’idea”, ecco, non sono nemmeno io il responsabile di ciò che mi viene in mente. Allora molti, annusando le idee, credono di averle pensate. L’idea è puttana all’origine, quindi difficilmente potremo farla diventare nostra amante. Dopo un po’ le idee si scocciano perfino dei recipienti più grossi.

Cammino da sempre sopra i pezzi di vetro e non ho mai capito come.


Ci metto tutta la forza che posso. Faccio sforzi innumerevoli. Cerco di diventare grande in maniera decente, con tutta la forza che posso. Faccio in modo che il reazionariato popolare non mi sommerga. Eppure. Eppure sono un po’ di giorni che nonostante tutto sono sfiorato dal sentore che gli anni novanta tutta questa merda non sono stati. C’era “Canzoni d’amore” di Francesco De Gregori, e c’erano i Nirvana, e c’erano Nietzsche e Marx che a stenti a stenti ancora si davano la mano. Quasi quasi c’erano ancora la destra e la sinistra. Povero me. Per non parlare del fatto che c’era l’hard-core, la Stazione Ippica. C’erano i concerti, la preparazione, le prove interminabili, l’eterno ritorno di un giro di basso e un assolo di chitarra mentre la batteria ti frantumava i timpani. C’erano gli amori che iniziavano al venerdì sera e si spegnevano nell’inedia di una domenica pomeriggio. Ci metto tutta la forza che posso. Faccio sforzi innumerevoli. Se potessi scegliere rinascerei nel 1975.

Il sosia (7)


busterkeaton

Alla fine successe ciò che il sosia aveva atteso da tanto tempo. Passarono abbastanza mesi perché il sosia rimpiazzasse l’originale. Oramai tutti guardavano al sosia come a un esempio. Alcuni andarono a cercare articoli di giornali, frammenti che si ricordavano a malapena, pezzi smarriti nei quali credevano di avere intravisto una prova, anche piccola, capace di provare la differenza tra il sosia e l’originale. Troppo tardi. Il tempo e l’oblio avevano fatto il resto. Il sosia aveva vinto. Per l’originale iniziava il lavoro più duro, quello di tirare fuori la testa, ancora una volta, dal mucchio di merda nel quale veniva ficcato di continuo, “il sosia avrà passo breve, ansimerà prima dell’angolo, la sua corsa si arresterà”. L’originale continuava a ripetersi queste frasi, come una preghiera.

leggi qui i precedenti interventi de “Il sosia”

Processo agli scorpioni. Il booktrailer


Segnalo con piacere il booktrailer del libro “Processo agli scorpioni” di Jasmina Tesanovic (2009 Stampa Alternativa). Il trailer, di cui si consiglia la visione a un pubblico adulto e poco facilmente impressionabile, è realizzato da Luigi Milani e Aurora Alicino.

Jasmina Tešanović è nata a Belgrado nel 1954. Scrittrice, giornalista, traduttrice, autrice teatrale e regista, fa parte dell’associazione femminista Donne in Nero. Autrice del celebre Diary of a Political Idiot, scritto in tempo reale durante la guerra del Kosovo, tradotto e pubblicato in tutto il mondo, è una delle blogger più famose della Rete. L’ultimo libro pubblicato in Italia è Processo agli Scorpioni, cronaca del processo alla banda degli Skorpion, gruppo paramilitare serbo macchiatosi di crimini di guerra durante la guerra del Kosovo.

Dal letame nascono i fiori


È la cosa che mi ha colpito di più in questi giorni nei quali si è commemorato il decennale della scomparsa di Fabrizio De Andrè. È l’affermazione di molti che passando in rassegna i diversi eventi storici occorsi in questi anni senza Fabrizio concludevano la frase dicendo: Se oggi ci fosse Fabrizio. La cosa più importante è che Fabrizio De Andrè c’è, basta ascoltare e leggere le sue canzoni per accorgersi che, guardandoci attorno, poche cose sono cambiate da quando quei versi sono stati scritti. L’ipocrita è sempre più ipocrita, il gretto è sempre più gretto. La tradizione continua a parlarci quando siamo abbastanza abili da discostarne il velo di retorica con cui la ammanta chi teme la sua forza.
L’amore e la bellezza continuano a nascondersi nei meandri più infimi della vita, e il sole splende per tutti. Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori. Un patrimonio incommensurabile, una smisurata preghiera.

faber

Veglia per il cessate il fuoco


lamecca

9 Gennaio 2009. Ore 21.34. Venerdì sera. Il mio avatar alla Mecca, su Second Life, per il cessate il fuoco. Per chi volesse raggiungermi IslamOnline dot Net 215 65 27 IslamOnline.net Virtual Hajj.

I bambini che muoiono sono tristi


hamas

In questi giorni leggo “Monte cinque”, di Paulo Coelho, dove si narra la vicenda del profeta Elia, esiliato da Israele in territorio fenicio. Accolto dal paese che lo sta cercando per ammazzarlo, in quanto profeta. E leggo “Il Corano”, e la Bibbia, e anche il Talmud, Il Trattato delle Benedizioni. Sono consapevole del fatto che la situazione è molto più complicata di quanto non sembra, sempre più complicata. Leggo questi libri che parlano di esili, lotte e guerre senza che mi venga voglia di uccidere, ammazzare, portare guerra a nessuno. La situazione è davvero insostenibile. I bambini che muoiono sotto le bombe sono una cosa triste, a prescindere dalla loro religione.

L’immigrazione fa la differenza.


giorgiodiluzio

Ci sono alcuni aspetti del lavoro editoriale che fanno schifo, è una cosa che posso dire con onestà, svolgendo nel mio piccolo questo tipo di lavoro. Altri aspetti nascondono piccole soddisfazioni,  che affiorano come lampi. In un periodo che è incominciato nel 2005 ho fatto il consulente free lance per la casa Besa Editrice. In questo periodo ho avuto modo di svolgere diverse mansioni che vanno dall’editing dei testi prima della pubblicazione alla redazione delle schede di lettura di romanzi e/o saggi, fino alla semplice correzione delle bozze, passando per l’indicazione e/o suggerimento di autori o, anche, al contrario. È successo di stilare schede di lettura negative e di vedere il romanzo oggetto di tali schede, poi, pubblicato. È successo il contrario. Fa parte del gioco. Un libro non è mai frutto del lavoro di una persona soltanto, l’autore è il punto di partenza. Scrivo questo preambolo semplicemente perché nelle anticipazioni della Besa Editrice, già da qualche tempo, si può rintracciare un saggio/racconto dal titolo “A un passo dal sogno“, scritto da Giorgio Di Luzio. Il saggio di Di Luzio narra la vicenda di Jerry Masslo, un immigrato ucciso dalla camorra nel 1989, a Villa Literno. Nel 1989 avevo 14 anni, ero da poco venuto ad abitare in Puglia. Venivo dal nord, per la prima volta, ascoltando un telegiornale locale, mi confrontavo con le tematiche dell’immigrazione, del lavoro nero, cose che non conoscevo. Jerry Masslo era immigrato in Italia grazie all’aiuto di Amnesty International, qualche giorno prima di morire era stato intervistato dalle telecamere di RAI2. Nel saggio vengono raccontate le condizioni in cui versavano gli immigrati di Villa Literno, il regime di schiavitù nel quale vivevano. La tragedia e la vita di Masslo diventano parabola di un sistema che non può essere più taciuto. Bisognava dire basta, allora, come si è detto. Da quella esperienza, in Italia, hanno iniziato a prendere una piega diversa. Quando mi venne sottoposto il manoscritto di quel saggio mi ricordai subito di quella vicenda, per colpa della quale il nome del paese “Villa Literno” divenne quasi un totem dello sfruttamento. I tempi sono cambiati, l’immigrazione è cambiata? Gli sbarchi continuano a succedersi, nei giorni di meteo favorevole. La violenza, tuttavia, sembra avere ceduto il passo al dialogo. Così si spera, malgrado la restrittività di certe leggi sotto certi governi. Dopo diversi anni, vedere che quel testo non era ancora stato pubblicato mi avevo creato un certo timore. Poi ho capito che era soltanto una questione di tempo. Un testo del genere, così come la vita di Masslo, non sarebbe restato un semplice sasso nello stagno. Per quanto mi riguarda posso soltanto suggerirvi di acquistarlo e leggerlo.

Il testo è urgente e racconta fatti documentati. La lettura è scorrevole e piacevole, malgrado tutte le informazioni che vengono date dall’autore il saggio non risulta noioso. Le descrizioni sono essenziali, vedi ad esempio il racconto che viene dato di Villa Literno, paese non pronto ad accogliere il grande numero di immigrati non tanto per fattori culturali quanto per problemi logistici che assestano il paesino ancora al medioevo, “A un passo dal sogno” è un buon reportage socio-antropologico dove il fenomeno viene analizzato non come ‘esterno’ al territorio ma ‘accolto’, anche nei risvolti negativi rappresentati dallo sfruttamento che viene fatto, degli immigrati, da parte di ‘poteri’ e ‘collusioni’ nostrani (questo è l’aggettivo topico utilizzato nel testo, ad la stampa nostrana).
La vicenda di Jerry Masslo fa da spartiacque nella storia dell’immigrazione in Italia e in Europa, tra un prima nel quale le condizioni degli immigrati erano pessime, ai limiti dell’umano accettabile, ed anche la società civile e il mondo politico non erano per nulla preparati ‘culturalmente’ ad accettare gli stranieri in arrivo o in transito per il paese. Il dopo è la nascita di strutture organizzative e legislative grazie alle quali la presenza degli immigrati viene condivisa, la creazione di leggi, l’iscrizione dei figli alle scuole, censimenti (questo per quanto riguarda il caso di Villa Literno). L’autore riesce a rendere il caso di Villa Linterno e l’assassinio di Jerry Masslo nella giusta ottica in cui di lettura, quella cioè di caso particolare, indicatore di cambiamenti in corso nella società.
Il linguaggio è preciso e divulgativo allo stesso tempo, tenendo l’interesse del lettore alto: “Il gelo del razzismo all’italiana, quasi un marchio, tra i tanti, del made in Italy dell’intolleranza, che segnerà una pagina grigia per il nostro Paese in quegli anni, si scioglie come neve al sole in quell’ondata irruenta di  migliaia di persone e cittadini del mondo”.
Al termine del testo sono presenti le testimonianze di chi ha vissuto direttamente i fatti e la vicenda raccontata, con gli interventi di chi adesso opera nel tessuto e nei luoghi dove è avvenuta la tragica vicenda che ha dato origine al cambiamento. “A un passo dal sogno” è un libro a metà tra saggio di sociologia e reportage giornalistico, senza carenze o compensamenti in nessuno dei due aspetti, il che ne facilita (oltre alla lettura grazie allo stile scorrevole) la proposizione e la diffusione.