lui studia la buia umanità


studia.jpg

Io studio la buia umanità.
Il Male in pesi di carne
Per essere in un pensiero
Incinerato e restare
Nudità d’anima solo
Mi parla dal suo strettoio
Dentro di lunghe grate
Ombre che fanno coro.

Tutte le cose di lei, paurose
Teste che aprono palpebre
Avide a un alito di altra luce
In stanze dove si guardano
Tutte le pene e le oscurità,
Chiedono tutte vestici
Momento illuminato.

Una forza amputata e senza dita
Negli anelli dispersi era sospinta
E non trovavo tra i muri abbattuti
L’Essenza che in una distruzione rimane
E si fa col suo fumo casa;
Tu non vedevi me ma un troncato
Su cui a volte piangeva un dolore
O la specie profonda si assopiva
Ma il respiro dell’alto, la sua pietà dov’era?

Il serpente delle lanterne affondato
Nella voragine del leggero papiro
Estrae da ogni uovo di segni
Di questo nido sdrucito un perso
Ammasso di dismisure
Chiedendo all’aborto sparso

Trasfòrmati in meraviglioso,1
E con un puro di mano tremito
Nel Tartaro privo d’alito del centro
Dell’oggetto che mai conosci
Si posa su una polvere mai scossa.

Di nudità di poeta tragico vestito
Fare morire e vivere vorrebbe ancora
Ma è un fuoco senza denti, più non morde
La miseria e le solitudini, la pena
Che gli lambisce gli occhi tiene da lui lontane
Le braccia a tutti i vuoti spenzolate.

(1) Inutile tentare di sgrovigliare questa indurita torsione visionaria. È da riconnettere, credo, a chi studiando «la buia umanità» con troppo zelo, non vede che l’armadio così riempito butta fuori gli stracci.

Guido Ceronetti, da “Compassioni e disperazioni”, 38