Hitler e/è il romanzo di Giuseppe Genna


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In gennaio uscirà il romanzo di Giuseppe Genna intitolato Hitler. Leggere i materiali in progress di questo libro mi ha fatto venire in mente delle considerazioni e ricordi. Un romanzo incentrato sulla figura di un nulla che ha fatto scaturire la più grande tragedia. Ci sono alcuni interessanti libri che affrontano gli inquietanti aspetti della barbarie e che possono offrire spunti per una riflessione che potrebbe scaturire a margine della uscita e della lettura di questo romanzo. C’è il saggio di Leon Poliakov (Il nazismo e lo sterminio degli ebrei), dove viene affrontato nei minimi particolari il piano di sterminio organizzato, fino alle sue conseguenze più estreme e fantasiose, come la deportazione di massa in Madagascar, oppure l’utilizzo di emissioni radioattive all’altezza dei genitali. Poi c’è un testo di Adelin Guyot e Patrick Restellini, intitolato “Arte nazista”, qui invece vengono affrontati gli aspetti “superficiali” di un periodo in cui la “superficialità” e l’apparenza nella propaganda giocarono un ruolo fondamentale, dall’architettura (vedi alla voce Speer) alla definizione di “arte degenerata”. Penso a letture come Primo Levi con “I sommersi e i salvati” o a “Le origini culturali del Terzo Reich” di George Mosse. Letture necessarie e testimonianze da un periodo che è consegnato alla storia, quindi più difficile da scardinare, recuperare e rendere fingibile; operazione condotta anche di recente sul grande schermo. La cosa che più mi interessa di questo romanzo in uscita è la premessa filosofica che esso racchiude e il modo in cui tutto è proposto, fin dalla barratura della parola romanzo, identica a quella che Heidegger poneva alla parola Essere nei suoi scritti che poco più di una decina di anni fa venivano pubblicati da Adelphi, testi come “Oltre la linea”, un botta/risposta filosofico tra Jünger e Martin Heidegger. Fare i conti con una materia del genere, affrontando la narrazione della Tragedia per eccellenza è uno degli intenti dell’autore. [continua]