«Abbiamo sempre pensato alla letteratura working class come pagina narrante la classe operaia il cui salario è legato all’industria. Madre della letteratura working class è stato quanto si è mosso in Gran Bretagna nel corso del XIX sec. In Italia abbiamo “superato” il problema non nominandolo, invisibilizzandolo e, doppia invisibilizzazione, non ci siamo dati l’opportunità di dirne molto se non in talune pagine di letteratura meridionalistica o di settore, pagine storicizzate ossia, pagine tenute nello spazio del tempo andato trasformato in tempo sospeso. Intellettuali hanno detto di operai, lo hanno fatto con uno sguardo
esterno e hanno lavorato, nei fatti, con tutti noi quando, dalle nostre case, ci liberavamo felici di una stampa di Sant’Antonio o di una credenza appena sghemba che era lì da mezzo lustro. Intellettuali che hanno detto dei contadini a Sud sono un’altra pagina. Scrivere dei contadini a Sud ha significato dire di ritardi legati a domini, a durate lunghe del periodo feudale, all’analfabetismo. Queste concause hanno mostrato, spesso, un Sud guardato e rappresentato. Con la poesia di Elio Coriano questo Sud si dice in prima persona, l’io poetico diviene radice di testo che indica fibre sfatte dalla fatica. L’occhio, in questi versi, è catapultato dentro il significato del farsi dei corpi e dei pensieri soggiogati dal lavoro.»
Potete proseguire la lettura dell’intervento di Anna Rita Merico, riflessione sulla scrittura di Elio Coriano, scaricando il file, in formato PDF a questo link.
Per approfondimenti:
Elio Coriano – A nuda voce. Canto per le tabacchine
Elio Coriano – Pane lavoro e sangue
Anna Rita Merico – Fenomenologia del silenzio
Anna Rita Merico – Era un raggio… entrò da Est