Piano n. 4 – 21 Novembre 2015 – Hong Kong


Piano n. 4 – 21 Novembre 2015 – Hong Kong

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Davide Morgagni Innanzitutto tagliare la testa all’autore! – che ridere che ridere – come si resta distanti…e quanta intelligenza in giro! ma cosa importa, che importa chi parla? – diceva…

Luciano Pagano il fatto è che la prima cosa che si chiedono è… di chi è questo? È un Morgagni, è uno Shakespeare, è.. è, l’autore è un salvagente…

Luciano Pagano molti confondono il teatro con la cronaca, forse, e quest’anno ad esempio andrà molto di moda il romanzo storico… un teatro storico?

Davide Morgagni da sbrindellarsi il fegato ah, si chiede chi? il deserto? – non entriamo nel contraddittorio, apriamoci alla contestazione…veniamo via dalla scacchiera…e fine del gioco!

Luciano Pagano il deserto è confortante, a volte confortevole, pensa che bello, le sabbie mobili, il sasso nello stagno, chissà, una scacchiera dove ogni casa è grande quanto un granello di sabbia, il cavallo?

Davide Morgagni linguaggio dominante è il linguaggio economico – Hitler diceva: quanto più la bugia è grossa più la gente ci crederà – bugiardo e liberticida è il linguaggio dominante… la comunicazione… la riflessione… il teatro tutto… il lavoro… tutto ciò che vuole metterci in-forma… in forma appena su due zampe, per produrre e consumare… recitare il copione… l’originale… per poi riprodurre, rendere, affliggere, goal!, riformare, consumarsi… schiattare e avanti il prossimo…

Luciano Pagano è avanti un altro, che tutto questo accada fuori dalla scacchiera è la norma, prima dello spettacolo, nel foyer, non verranno serviti spritz, né patè, né foie gras…

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Luciano Pagano secondo me il teatro è uno dei pochi posti dove simulando l’inautentico si corre il rischio di incontrare l’autenticità

Davide Morgagni ah Luciano Pagano, io parlo agli affamati…sono dalla parte dei cinesi…parlo cinese? – oh io sono un cinese

Luciano Pagano è facile credere di essere (divenuti) cinesi, dato che siamo a Hong Kong… sull’economico una domanda… ma ci sarà economia di mezzi o economia di mercato? L’astante verrà a cavallo oppure troverà una frusta?

Davide Morgagni ho le palle a mandorla…pensa un pò quel che è accaduto al povero Vendola per esempio…certo non si possono più tollerare metodi democristiani, non vanno difesi posti di lavoro, fossero anche un milione, se un’industria, se un’azienda produce morte! – ma ogni azienda produce morte, la morte in serie…la morte del desiderio…

Davide Morgagni lo stile della prostituzione, il suo linguaggio conservatore, misura il clima istituzionale…aziendale…

Luciano Pagano tutto oscilla tra anestesia e origlio, parafrasando un tale, quando compri una scheda di cellulare già ti chiedi se ti frugheranno, sui social network, nell’etere, la politica a colpi di sms, l’informazione di conseguenza, o viceversa, un paese che si mette davanti allo spioncino, la Cancellieri che viene salvata per il rotto della cuffia e, un minuto dopo, Ligresti che la sputtana…

Davide Morgagni noi cinesi ci si prostituisce gratis in cambio di un attestato di partecipazione…

Luciano Pagano l’informazione aiuta l’inchiesta, favorisce un clima di costante interesse, per anni non si è parlato di ILVA, si è solo respirato

Davide Morgagni siamo bacini di voti viventi, siamo mandrie di corpi svenduti, afflitti, sottostipendiati, sconfitti, fottuti dai nostri fratelli, monete scadenti che non ce la fanno nemmeno a incazzarsi, spiccioli viventi, intercettati con paghetta aziendale, 100 euro a settimana se sei fortunato, 200 se conosci un guardiano, viviamo moribondi depressi allo 0% se tutto va bene, respiriamo veleno e ingoiamo rospi grossi così…

Luciano Pagano “il nemico è scappato, è vinto, è battuto”, c’è un modo come un altro, diventa tutto un modo come un altro, un modo come un altro per vivere e un modo come un altro per sottovivere, Napoli, Taranto, mettere il dito nella piaga, sottoterra il rifiuto e sopraterra il dissesto idrogeologico, l’82% dei comuni italiani a rischio dissesto, il 18% sono i deserti, o i comuni al confine, in Italia solo dove c’è il nulla non c’è dissesto, altrimenti è tutto dissestato, a me mi manca Totò…

Davide Morgagni noi cinesi ascoltiamo da troppo troppo tempo chi parla le lingua delle fondazioni e delle forze dell’ordine nel proprio salotto, in camera da letto soprattutto – ci informano!! – sì – è tutto sottocontrollo…a ssociato… contro la violenza e il male… ce la faremo allo 0,2% annuo… da pagare con scadenza trimestrale…

Davide Morgagni e poi bisogna mangiare…

Davide Morgagni sì sì Pagano bisogna dar da mangiare alla nostra terra, i nostri ragazzi, i nostri porci… ma nostri di chi? ho i brividi qui… guarda… a me i cani m’abbaiano contro… non so a te… ma poi cos’è sto corpo-cane che se la morde?

Luciano Pagano se la fessura che si usa per mangiare non fosse stata la stessa che si usa per parlare la storia del mondo sarebbe stata diversa

Luciano Pagano quando qualcuno ti dice nostro è perché vuol chiederti una fetta del tuo

Davide Morgagni beh… una sorta di intimidazione, di costrizione, di minaccia si introduce nel corpo, fra il bisogno di mangiare e lavorare e il modo di goderne, lì dove passa una certa sussistenza “assicurata”…

Davide Morgagni quando si accetta e ci si sottomette a certe regole di scambio-favore, si accetta di delimitarsi moralmente all’interno di una categoria di bisogni…all’interno dello stesso linguaggio…

Davide Morgagni ovvero, l’economia reale è andata a farsi fottere, resta un’economia relazionale, l’arte dell’intrallazzo…

Luciano Pagano e quella io l’ho male appresa, qui, a Hong Kong, sta per decollare l’aereo, non c’è più tempo, al massimo il tempo ancora per contare i resti, il 28 novembre si avvicina, spero soltanto di non capitare seduto di fianco a uno di quelli che si alzano per andare sempre in bagno…

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Davide Morgagni siamo educati alla sopportazione…ci si lascia trarre al massimo ovvie conclusioni e malumori e ci si mette a nanna…ci mettono in bocca un ciucciotto per non strillare, ci si mette in bocca l’ovvio…quando invece noi cinesi abbiamo bisogno di problemi! ostacoli da superare!

Davide Morgagni il territorio è l’atto creativo o distruttivo – dicevamo – che modifica un ambiente o un clima – ma ciò che è concesso a noi cinesi è di partecipare alla patria, alla cittadinanza, come consumatori e non fare troppe storie, consumatori d’abusi a oltranza nella produzione d’abusi a oltranza, in perfetta continuità con le nostre radici, per abituarci a consumare part-time prodotti innovativi e distruttibili – per abituarci a perdere ogni concetto di oggetto durevole o senso pubblico, abituarci a produrre minchiate full-time – lo sconto del 40% – party aziendale – iva pil crack – puttane a basso costo – piace al 60% della gente – ma non a noi cinesi…a noi cinesi miserabili…

Davide Morgagni addio Lady Anna…addio…

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per saperne di più

“RICCARDINO III” da WILLIAM SHAKESPEARE
Scritto e Diretto da: DAVIDE MORGAGNI
con DAVIDE MORGAGNI e LUCIANA FRANCO

LECCE – TEATRO PAISIELLO
(Via Giuseppe Palmieri)
giovedì 28 NOVEMBRE 2013 h. 21.15

Info e Prenotazioni

photo di Lorenzo Papadia
tel. 334-6572108
Biglietto di ingresso 8€ – Studenti e loggione 6€

Prevendita
SHULUQ – VIA PALMIERI 37a – LECCE
da MARTEDÌ a DOMENICA (9.30/13 – 16.30/20.30, lunedì chiuso)

Se scrivi, per prima cosa, guardati da te stesso.


Luciano Pagano
Se scrivi, per prima cosa, guardati da te stesso.

butchmorris

Se scrivi, per prima cosa, guardati da te stesso. Guardati dalla pigrizia, dall’invidia, dalla noia, dalla voglia di essere messo davanti alle tue opere come un fantoccio di paglia, guardati dagli stessi sguardi, da quelli che ti getti nello specchio e da quelli che ti gettano altrove.

Quando avrai imparato a prendere il giusto distacco da te stesso forse potrai iniziare a staccarti dalle cose, dalle opinioni, dai pareri. Pensa alla tua scrittura come a un negozio di bigiotteria, ci sono giorni in cui il negozio è così affollato che rimpiangi i giorni in cui eri ancora disoccupato, e ci sono giorni neri, quando fuori non smette di piovere, e non c’è un cane che entra, nemmeno per chiederti che ore sono. Vendi la tua bigiotteria ma non diventare impiegato di te stesso, abbi il coraggio di mandarti a quel paese quando scrivi una cazzata e non prenderti troppo sul serio.

Abbi il coraggio di tagliare, eliminare, cancellare. Dimenticati. E non prendere troppo sul serio nemmeno gli altri, quanto ti criticano e neppure quando di elogiano, ti adulano o addirittura di leccano il culo. Se riuscirai in questo preparati, perché c’è una seconda cosa da cui dovrai guardarti. Guardati dall’ostracismo di coloro che pur non mettendosi contro di te e la tua scrittura non muoveranno un dito a favore di essa. Guardati dall’ostracismo dei lettori, degli scrittori, dei critici, di quelli che si definiscono tuoi colleghi, degli editori, dei librai, e dei presunti tali, presunti lettori, presunti scrittori, presunti critici, presunti editori, presunti librai. Quando credi che le cose non vanno come dovrebbero, per quanto è nelle tue possibilità, cambiale. Guardati da chi ti tira i lembi della giacchetta per non far correre la tua prosa e guardati da chi si mette in mezzo tra te e il tuo destino.

Se sei terrone, soprattutto se sei terrone, guardati dall’ostracismo dei nord, guardati da chi ti considera uno scrittore di provincia e non ti ritiene all’altezza dei suoi pensieri, e guardati da chi ti dimostra il suo ostracismo senza dire una parola, ovvero sia con il silenzio. A dire il vero basta che tu provenga da un paesino qualsiasi, magari di quelli dove internet non prende, sperduto nel centro, nel nord o nelle isole, perché la tua scrittura venga considerata peggiore di qualche altra. Guardati dai finti giochi di potere e da chi ti fa credere che le cose procedano senza un meccanismo, in modo spontaneo. Fai in modo che la tua scrittura conservi sempre la spontaneità, perché il mondo che la circonda farà tutto il possibile per tenerla a bada. Guardati dal silenzio che è il nemico peggiore, il silenzio nei commenti, il silenzio nelle lettere che non ricevono risposta, il silenzio delle email che non hanno una destinazione e che non verranno mai aperte. Guardati da questi silenzi ma sappi che non c’è silenzio peggiore della persona che hai di fronte. Guardati da chi crede che le cose che dici siano meno importanti di chi le dice.

Guardati da chi vuol farti credere che la complessità sia un pericolo, l’intelligenza un vizio, la furbizia un valore, la sommarietà un principio. Abituati a vedere i tuoi pensieri da angolazioni differenti, ma soprattutto, guardati da te stesso. Non c’è peggior nemico della tua scrittura. Sappi però che quando avrai affrontato e sconfitto questo nemico dovrai affrontarne uno peggiore, perfino peggiore dell’ostracismo, e del silenzio e dell’indifferenza.

[continua]

Piano n. 3 – 12 Novembre 2045 – New York


Piano n. 3 – 12 Novembre 2045 – New York

burqaLuciano Pagano Davide Morgagni, tutto qui? In una scatola? Un palco? Utilizziamo un dispositivo per parlare di queste cose?

Davide Morgagni zucchero filato all’ananas…gianduia al limone…caramelle!

Luciano Pagano ad esempio il fratello… ha senso rinchiudere? Non si parte già da una chiusura?

Davide Morgagni ah gli uni contro gli altri…vedo mandrie di squattrinati mio bel Luciano Pagano, pesci in faccia a tre euro l’ora…che passano la vita inscatolati…a sognare…

Luciano Pagano sui sogni andrei cauto, non vorrei far la figura del bruco nella Grande Mela, a proposito, il brucomela è parte della scena?

Davide Morgagni non è il bruco a muovere la mela, non è la mela a muovere il bruco…e poi quante facce di culo…

Luciano Pagano anche per questo c’è bisogno di una scatola, un dispositivo, un lucchetto… scatole di castità?

Davide Morgagni noi perchè scriviamo all’interno di un dispositivo? cos’è l’intrattenimento? su cosa si fonda la grandemelamarcia?

Luciano Pagano quindi siamo a New York! Era ora! La nuova Roma! che poi fu la prima grande civiltà fondata dalla demarcazione di un confine, il fratello che uccide il fratello, Romolo, Remo, imprigionati nella Torre…

Luciano Pagano l’intrattenimento di cui ti accorgi è perdita di tempo, l’intrattenimento mascherato in cui ti immergi è perdita “nel” tempo… il loro tempo

Davide Morgagni ahhh per San Paolo! non sono mica un peccatore, sono sempre sincero io…ho nelle orecchie albe d’angurie mature e negli occhi la pazzia degli acquazzoni…piove?…io non ho nulla da comunicare, dico davvero, che nessuno creda a quel che scrivo, non ho opinioni e non ho idee…sono solo un Santo

Davide Morgagni …uff sto tempo…il tempo come misura…bisogna essere coglioni a credere ad una cosa così…

Luciano Pagano quindi il tempo, dicevamo… è il 1485, Santi quanti ne vuoi, Grandi Mele ancora poche, a meno di non essere indiani, alalì, chi era quello, Arturo?

Davide Morgagni sì certo se non gli puzza l’alito…mi verrebbe da far querela a quel bischero del pacco

Luciano Pagano il fatto è che non ci si accorge, di stare nella scatola, finché non passano lo scotch sulla feritoia, la benda, la chiusura

watch_and_obey_by_esrever_ni_tra-d5qszlnDavide Morgagni …gli uni contro gli altri…come un branco affamato di cani rabbiosi…gli uni contro gli altri a stringere le mani e fottere il prossimo tuo…a fondare! puah!…mah sì…una volta superato il contro…si va oltre

Luciano Pagano il Riccardino è bendato, fasciato? Si morde la coda o si lecca le ferite? La fedeltà al cane, la lealtà all’amico, ma la Torre?

Davide Morgagni Riccardino a bruciapelo è uno squarta capre, un briccone irregolare che svia e strasvia chissà dove…un traditore incompiuto che non ha mai fatto niente di buono in vita sua…

Luciano Pagano Per riparare dove, su un trono o tra le sottante?

Luciano Pagano Rimandi al piano inclinato, alla piega deleuziana, cosa importa dell’Apparato di Cottura?

Davide Morgagni oh no preferisce farsi frustare dalle vedove che ha generato…flagello pubblico! da denunciare! shock cardiazol – in cella di isolamento

Davide Morgagni perchè stenta ad esplodere il cambiamento?

Luciano Pagano Ma non sarebbe meglio, mi chiedo, anziché attraversare le praterie per giungere nella Grande Mela, e scivolare nel piano newyorkese, mettere due lasagne in forno? Non sono meglio le patatine fritte, l’ananas, il pop-corn?

Davide Morgagni …già…e cosa sono poi tutte ste ninne nanne di discorsi e sti brodini di conflitti dialettici?

Davide Morgagni …bisogna correre…tracciamo vie di fuga da sto buco nero…

Luciano Pagano L’ultima cosa che chiederei a un Riccardino sarebbe proprio un brodino. Gli è che tu devi accendere le lampadine, prima di scrivere, hai acceso le lampadine?

Davide Morgagni sì ho preso la scossa – mi chiedo: cosa impera? chi ci divide?

Luciano Pagano Bisogna che ci sia qualche stuzzichino, nel tuo teatro si mangia? Profuma?

Davide Morgagni si mette su carne! è chiaro che c’è sempre chi non ha alcun interesse a cambiare…perchè poi?…anzi, ha interesse a conservare conservare conservare…

Luciano Pagano Su questo argomento bisogna essere. Conservare, ecco. Carne arrostita, carne alla piastra, carne insolente di teste tagliate, purché carne sia. Se non c’è profumo di arrosto non funziona. E poi quando arrivi nei paraggi del Teatro c’è un tale profumo, a quell’ora…

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Davide Morgagni ah io e Lucy proviamo nelle belle sale della parrocchia…ma a conservare dicevo…chi lo fa lo fa spesso parlando e innalzando discorsi sul cambiamento…sulla libertà e il coraggio…finanziandolo il discorso! virandolo su temi scottanti! dettati al ritmo delle agende di partito, su temi che generino compassione sociale e augurino tre valeriane e la buonanotte – ah! – bisognerebbe finanziare spettacoli sull’assassinio…

Luciano Pagano mescolare la parrocchia all’assassinio sia Borgia, ma anche un po’ Finanza, e pure Agenda di Partito, certo certo, una ricerca sull’assassinio, per il sangue in scena cosa si usa di questi tempi, mohito o caipiroska?

Davide Morgagni friselle morte! – voglio dire…chi sostiene di avere un corpo è un deficiente…mah sì lo dico tanto qui siamo soli… – bisognerebbe chiedersi: cos’è un territorio?

Luciano Pagano un territorio si può attraversare, quindi è un piano, una radura, una foresta invece ci si perde, quindi vedi che torniamo lì, al piano di cottura, siamo sicuri che le bistecche di Riccardino saranno al sangue? a me il fratello piace ben cotto, Torre o non Torre…

Davide Morgagni fratello contro fratello…ma perchè poi? avevo un fratello un tempo e lo amo ancora…ma diciamo cosa un territorio non è…non è un ambiente…un qualcosa che si possiede, se non nella perversione della proprietà privata…o nel delirio dell’identità…

Luciano Pagano La differenza tra territorio è ambiente è la stessa che passa tra l’ago e lo spillo, entrambi pungono, se usati dal lato sbagliato, il primo serve a infilare, cucire, unire, interesecare, costruire, rammendare, il secondo fa un forellino piccino da cui esce soltanto sangue multicolore, forse siamo un territorio di spilli che cercano di fare gli aghi, cucire. Mi chiedo, che fine hanno fatto i Chiodi?

Davide Morgagni …si schiacciano a vicenda… – il territorio è l’espressione di un ritmo o di uno stile…è l’atto creativo o distruttivo che modifica un ambiente…per esempio, se prendessi a pretesto un territorio fisico…la dimensione Salento…zitto Riccardo zitto…

Luciano Pagano a me l’aereo parte tra poco, da New York sono otto ore almeno, spilli, spilli, spilli

Davide Morgagni mmm zag! c’è che qui per esempio…al tentativo di creare nuove leggi di frontiera e territorio, si opponga un bieco fanatismo identitario, familiaristico, narcisistico, attraversato da flussi commerciali e pubblicitari, e tutta la popolazione(residente o meno) ne è disciplinata e ripiegata dentro – ripiegata nello stravecchio schema gerarchico che spartisce il terreno tra forze ben controllate e parentele…dove la famiglia stessa è sorvegliata e soggetta ai flussi dominanti…ok?…e se ne fa veicolo…portatrice sana…non si può sempre incolpare la mafia ovvero lo stato, i vicini o i nostri politici del cazzo…ne sono coinvolti tutti…ah zitto Riccardo zitto…ho mal di testa Luciano Pagano, l’ascensore è rotta, vado al quarto piano…

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

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“La bellezza delle cose fragili” di Taiye Selasi (Einaudi Editore)


“La bellezza delle cose fragili” di Taiye Selasi (Einaudi Editore)

Questa è la storia di una famiglia.

La storia dei modi semplici e devastanti in cui una famiglia può dividersi.
La storia dei modi, ogni volta unici e miracolosi, in cui una famiglia può riunirsi.
Tra il Ghana e gli Stati Uniti, tra Londra e la Nigeria, la famiglia Sai percorrerà ogni strada per tornare insieme. Anche i sentieri piú tortuosi: quelli interiori.

Kweku Sai è morto all’alba, davanti al mare della sua casa in Ghana. Quella casa l’aveva disegnata lui stesso su un tovagliolino di carta, tanti anni prima: un rapido schizzo, poco piú che un appunto, come quando si annota un sogno prima che svanisca. Il suo sogno era avere accanto a sé, ognuno in una stanza, i quattro figli e la moglie Fola. Una casa che fosse contenuta in una casa piú grande – il Ghana, da cui era fuggito giovanissimo – e che, a sua volta, contenesse una casa piú piccola, la sua famiglia.

Ma quella mattina Kweku è lontano dai suoi figli e da Fola. Tra loro, adesso, ci sono «chilometri, oceani, fusi orari (e altri tipi di distanze piú difficili da coprire, come il cuore spezzato, la rabbia, il dolore calcificato e domande che per troppo tempo nessuno ha fatto)». Perché il chirurgo piú geniale di Boston, il ragazzo prodigio che da un villaggio africano era riuscito a scalare le piú importanti università statunitensi, il padre premuroso e venerato, il marito fedele e innamorato, oggi muore lontano dalla sua famiglia? Lontano da Olu, il figlio maggiore, che ha seguito le orme del padre per vivere la vita che il genitore avrebbe dovuto vivere. Lontano dai gemelli, Taiwo e Kehinde, la cui miracolosa bellezza non riesce a nascondere le loro ferite. Lontano da Sadie, dalla sua inquietudine, dal suo sentimento di costante inadeguatezza. E lontano da Fola, la sua Fola.

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Ma le cose che sembrano piú fragili, come i sogni, come certe famiglie, a volte sono quelle che si rivelano piú resistenti, quelle che si scoprono piú forti della Storia (delle sue guerre, delle sue ingiustizie) e del Tempo.

L’esordio di Taiye Selasi è un romanzo su una famiglia contemporanea, un affresco potente e vertiginoso del mondo globalizzato (non a caso è stata proprio lei a coniare il termine, subito entrato nel linguaggio comune, di «afropolitan» per descrivere quei figli dell’immigrazione degli anni Sessanta e Settanta, brillanti, privi di complessi d’inferiorità, lontani da ogni stereotipo «etnico»), ma anche un’elegia, delicata, intima, sulla perdita e sulla bellezza.

«Selasi va oltre al rinnovamento della nostra idea di romanzo africano: reinventa la nostra idea di romanzo, punto».
Teju Cole, autore di Città aperta

«Fatevi scappare La bellezza delle cose fragili e vi perderete uno dei migliori nuovi romanzi della stagione».
«The Economist»

«Questo libro sembra contenere il mondo intero, non lo dimenticherò mai».
Elizabeth Gilbert, autrice di Mangia, prega, ama

“La bellezza delle cose fragili” di Taiye Selasi (Einaudi Editore)
2013, Supercoralli, pp. 344, € 19,00, ISBN 9788806208028
Traduzione di Federica Aceto
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acquista il libro qui

Lecce, 28 Novembre 2013 – “RICCARDINO III”, scritto e diretto da Davide Morgagni


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“RICCARDINO III” da WILLIAM SHAKESPEARE
Scritto e Diretto da: DAVIDE MORGAGNI
con DAVIDE MORGAGNI e LUCIANA FRANCO

LECCE – TEATRO PAISIELLO
(Via Giuseppe Palmieri)
giovedì 28 NOVEMBRE 2013 h. 21.15

Riccardino III”, da William Shakespeare, prima opera teatrale scritta e diretta da Davide Morgagni, andrà in scena il giovedì 28 Novembre 2013, a Lecce, sul palcoscenico del Teatro Paisiello, inizio ore 21.15.

“Riccardino III” è la tragedia del risentimento. Riccardino III è un corpo minorato, monco, incompiuto, de-forme, in variazione continua, è uno scellerato che produce il suo strumento da guerra, una forza “diversa”, “differente”, in collisione con la visione morale della Forma-Regno, o quel che sarà la Forma-Stato. Una tragedia di teste tagliate, dove il fratello imprigiona il fratello e fa di tutto per creare un deserto attorno a sé, fino a divenire folle, rendersi complice dell’orrido e abbandonare ogni freno. Un potere così grande annienterà Riccardino III, svelandoci un personaggio inedito, immane.

Tutte le tragedie di Shakespeare sono immense ammonizioni, mostrano come una qualunque via di fuga, o tratto vitale, nel campo del potere, implicato col potere, si trasformi in una forza distruttiva, dispotica. Infine, arrivano i buoni, e tutto ricomincia, si imita, si ricalca il supplizio subito. “Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo” è l’amara soluzione di un dramma che vede la lotta del fratello contro il fratello, qualche anno prima che i monarchi d’Europa, stanchi di tanto sangue, inventino l’America.

Davide Morgagni, nato a Lecce, in scena maniaco, monco, orrendo, assassino, ha lavorato come attore e assistente alla regia con il Teatro Asfalto, collaborando alla nascita di Teatro di Ateneo di Lecce. Luciana Franco, al suo esordio sul palcoscenico, ha collaborato con Davide Morgagni in Todo el amor, da Pablo Neruda.

Tecnici luci e audio: PM Service
Costumi: Manuela De Lorenzis
Scenografie e oggetti di scena: Self Agni
Illustrazioni e trucchi: Pamela Morgagni, Mariangela Franco
Grafica locandina: Stefano Palma
Foto di scena: Lorenzo Papadia

Info e Prevendita
tel. 334-6572108
Biglietto di ingresso 8€ – Studenti e loggione 6€

Prevendita
SHULUQ – VIA PALMIERI 37a – LECCE
da MARTEDÌ a DOMENICA (9.30/13 – 16.30/20.30, lunedì chiuso)

Daniela Gerundo su “Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek (Mondadori).


Daniela Gerundo su “Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek (Mondadori).

Una sceneggiatura, non un semplice romanzo. Capitoli brevi, ognuno con una storia a sé che traggono linfa dai sentimenti e dalle fragilità umane per produrre , infine, l’armonia di un racconto autobiografico forte e dettagliato, autentico e spassionato nel quale ritroviamo le cifre stilistiche che già caratterizzano il linguaggio filmico di Ozpetek.

È un linguaggio tipico il suo quando parla di relazioni umane e sentimenti : attento, delicato, ironico, composto, dotato di una leggerezza tale da non offendere alcuna sensibilità. Ci aspettiamo di poter rivivere nelle sale cinematografiche le emozioni che Ferzan ci ha comunicato schiudendo ai nostri occhi le pagine di un diario di viaggio intimistico nel quale racconta il suo percorso di crescita come regista e come uomo.

È la storia di un bambino che, rincorrendo i sogni, raggiunge da adulto la felicità e la completezza nella personale realizzazione. E’ la narrazione di un percorso di vita che da Istanbul lo porta a Roma attraverso molti mari, oceani, spiagge per approdare, infine, verso Sud, in un “posto caldo che esiste solo dentro di noi”.

Sono pagine sussurrate, ammantate di sensualità e seduzione, perché la parola giusta che incide e colpisce non è quella urlata. I toni accesi sono riservati ai colori dei tulipani, al profumo dei tigli, alle tinte dei tramonti sul Bosforo, all’azzurro del cielo che ti fa venir voglia di essere aquilone, al rosso dei melograni, dei tram, dei carrettini dei venditori ambulanti di ciambelle al sesamo.

Sono pagine pervase dall’huzun, l’equivalente del portoghese saudade, quel sentimento a metà tra malinconia e nostalgia; quella sensazione di straniamento di fronte ai crimini del cuore; quella struggente nostalgia per le occasioni mancate: l’occasione di vivere appieno il rapporto col padre, con la sorella Filiz, con l’amico Yusuf, con l’amata Neval.

Occasioni mancate anche per Anna e Michele, personaggi della storia parallela che nel libro si sviluppa assieme alla vicenda personale del regista, protagonista della storia : due vicende iniziate assieme, destinate ad incrociarsi e convergere , alla fine, verso un’unica direzione.

Un incontro in aeroporto, luogo non propriamente indicato per abbracci e addii come lo sono le stazioni ferroviarie.

Il regista prende lo stesso aereo di Anna e Michele, sposati da vent’anni, che viaggiano con una coppia di giovani amici, Elena e Andrea. Un viaggio di lavoro stravolgerà le esistenze di tutti e si trasformerà per Anna in un’occasione per affrancarsi da abitudini sedimentate, per liberarsi dal continuo bisogno di controllo, per strapparsi di dosso la vita come un vestito ormai vecchio e recuperare la propria autenticità, per risvegliarsi da un lungo torpore. “Impara dai fiori perché loro lo sanno che dopo un gelido inverno arriva la primavera” diceva il nonno di Anna. “ Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi” recita il giovane Murat incontrato in strada mentre incide un graffito sul muro. “ Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta?” E’ l’inizio di una “rivoluzione” personale che coincide con la rivoluzione dei giovani e di tutta la popolazione contro una speculazione edilizia che il governo vuole realizzare demolendo un’antica sala cinematografica.

Nel corso della manifestazione viene arrestato il regista che riconosciuto, verrà subito rilasciato. Il rientro a casa sarà per l’uomo occasione di confidenze e confessioni con l’anziana madre; il momento delle verità a lungo nascoste, dei consigli e delle considerazioni. Sull’amore. L’amore che succede e basta. Perché non esiste un motivo per cui innamorarsi. Si è guidati da leggi misteriose e nel mistero bisogna cercare di rimanerci il più a lungo possibile. Perché niente è più importante dell’amore. L’amore non fa differenze di sesso : sceglie e basta. E non bisogna sorprendersi se si possono amare due persone contemporaneamente.

L’amore lega a noi in modo indissolubile anche le persone che abbiamo amato e non ci sono più. Solo l’amore può rafforzare le fragilità e contrastare il mal di vivere che a volte ti fa scegliere il buio invece della luce. Nella vita occorre comprendere le debolezze delle persone che amiamo, non fermarsi all’apparenza delle situazioni ma comprendere l’essenza dei sentimenti che le hanno determinate e saper perdonare. Perdonare anche la propria madre che ha taciuto un’importante verità sulla vita del padre. Lo si può fare attraverso i versi del poeta Nazim Hikmet che parlano di speranza e di fiducia nel futuro.”….i più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto”. Il futuro è come il sorgere del sole. “Brindiamo a tutte le albe che verranno” sono le parole che Anna sente pronunciare da Andrea . L’ha vista anche lei l’alba, quella in cui il mondo si è capovolto e la sua esistenza non è stata più la stessa. Una luce di positività e speranza pervade le ultime pagine del diario di viaggio nella memoria nel quale ci ha condotti Ferzan Ozpetek il cui nome vuol dire “ l’ultima luce del tramonto”.

Daniela Gerundo

http://www.musicaos.it

Segnalazione: Luigi Milani, “La notte che uccisi Jim Morrison” (Dunwich Edizioni)


“LA NOTTE CHE UCCISI JIM MORRISON” (Dunwich Edizioni)

di Luigi Milani

http://www.dunwichedizioni.it/wordpress/catalogo/la-notte-che-uccisi-jim-morrison/

Jim Morrison, artista maledetto per antonomasia, voce e cofondatore (della band) dei The Doors, è scomparso il 3 luglio 1971 a Parigi. O meglio, così recitano le biografie ufficiali dell’artista amato da milioni di fan in tutto il mondo.

Ma le cose stanno davvero così? E se invece, come suggerito di recente dal tastierista della band Ray Manzarek, il mitico Re Lucertola non fosse affatto morto, quella terribile notte di oltre 40 anni fa?

Luigi Milani, scrittore ben avvezzo ai tanti misteri che da sempre circondano il mondo del rock – è autore anche del romanzo bestseller Nessun Futuro, dedicato a un’altra icona della musica contemporanea, Kurt Cobain – esplora il mistero della presunta scomparsa del grande artista. E lo fa offrendo ai lettori un racconto incalzante e oscuro, che cancella ogni certezza e spalanca nuove prospettive sul mistero che tuttora avvolge le sorti del mitico Re Lucertola.

L’abilità stilistica di Luigi Milani sta nell’assecondare il progressivo avvicinarsi allo svelamento di tutti i misteri senza anticipare troppi indizi e ritardando la soluzione del caso con digressioni calibrate. (Il Secolo)

La leggenda metropolitana del redivivo e del redimorto si addice al mondo del rock, confermata e rilanciata in forma letteraria da Luigi Milani. (Barisera)

Luigi Milani è autore di molti interessanti racconti pubblicati in diverse antologie che hanno a che fare con il mondo dell’al di là inteso in senso ampio; inoltre la sua passione per la musica la troviamo nei suoi romanzi, come, per esempio, Nessun futuro. (Booksblog)

La scrittura di Luigi Milani è fresca, senza sbavature, essenziale e a tratti poetica e suggestiva. (Literaid)

«Credo che la musica viva da sempre una relazione intensa con il mondo della parola, in un gioco di rimandi che risulta molto evidente nell’opera, nel teatro antico, via via fino alla tragedia classica.» (Luigi Milani)

Luigi Milani vive e lavora a Roma, città dov’è nato poco dopo la morte di John Kennedy. Tra i soci fondatori di Edizioni XII, cura la collana eTales per Graphe.it Edizioni e collabora con Kipple Officina Libraria. Ha pubblicato racconti e romanzi per vari editori e su diverse riviste letterarie, cartacee e on line. Ultimi libri pubblicati come autore: Nessun Futuro (Casini Editore, 2011), Seasons, Ci sono stati dei disordini e L’estate del diavolo (Delirium Edizioni, 2011-2012). Assieme alla coautrice Alexia Bianchini ha appena pubblicato un nuovo romanzo, un thriller venato di paranormale intitolato Eventi Bizzarri (La Mela Avvelenata, 2013). Il suo blog è http://luigimilani.com

“LA NOTTE CHE UCCISI JIM MORRISON”

di Luigi Milani
pagg. 60, prezzo € 0,99, formato epub/mobi

segnalazione a cura di http://www.musicaos.it

Piano n.2 – 8 Novembre 2076 – Alaska


Piano n.2 – 8 Novembre 2076 – Alaska

pollock.number-8

Davide Morgagni frou-frou? za za?

Luciano Pagano che freddo!

Luciano Pagano quanti ce ne stanno, di Shakespeare?

Davide Morgagni …da metter fuoco al creato…

Davide Morgagni 3 o 4 su per giù…sul soffitto come ragni…

Luciano Pagano metter fuoco al creato? Come se non bastasse un teatro, hai idea di quante scimmie ci vogliano per fare un esercito?

Luciano Pagano replicanti… astanti… l’ennesimo Golem? Quanti è Riccardino?

Davide Morgagni siamo colpevoli colpevoli colpevoli…lasciami dietro le quinte…sto mangiando una banana

Luciano Pagano che freddo!

Davide Morgagni …da bruciarsi le cervella…

Luciano Pagano procediamo con disordine, c’è anchora chi crede che quello che parla, dall’altra parte, sia Tu, ma tutto questo è illogico!

Davide Morgagni uau che bello grazie bellissimo che bella che sei ti trovo bene come stai?

Davide Morgagni dove sei Pagano? quanti topi ci spiano?

Luciano Pagano sono scettico, alla maniera dell’ignorante perché ignora, cioè scettico perché scetticizzo, secondo me i topi sono tutti nascosti nell’Ulisse di Joyce, e fanno i rutti, come alcuni irlandesi a mezzogiorno

pollockLuciano Pagano si scrive per tenere in ordine le proprie scritture, perché se uno non scrivesse non saprebbe da che parte iniziare per mettere ordine in ciò che scrive… e si agisce per mettere ordine nelle proprie azioni? ma il Riccardino è azione?

Davide Morgagni e va bene va bene per tutte le bibbie e i bamboccioni d’Irlanda…c’è del manzo sopraffino? ma vogliono correggermi la spina dorsale, raddrizzarmela, a te?

Luciano Pagano cado sette volte e mi rialzo otto, ieri ho desinato con ali di pollo arrostite sulla pietra, e castagne, e mandarini, ti sembra abbastanza manzo per il ritorno dalla battaglia?

Davide Morgagni …voglio dire ci sarà una mandria di laureati qua…perchè poi scrivere alla maniera dei fessi?

Luciano Pagano qui sono tutti laureati, chi non si laurea è a lavoro, in direzione, Bloom è Shakespeare, Ulisse, l’Ebreo Errante, il lettore del Daily mail, l’uomo che crede a ciò che legge nei giornali, ognuno, è il capro espiatorio, così diceva Ezra Pound, accidenti! Sei un capro espiatorio o soltanto un capro?

Davide Morgagni spruzzo un ottimo latte di caprone…e va bene…ma sappiate che non mi converto!

Davide Morgagni però mi concedo l’handicap del delirio, produciamo un po’ di inconscio su, tagliamo la testa a budda – cosa può un cavallo?

Luciano Pagano Ho smesso da tempo di coltivare l’orto della psiche, cosa vuoi fare con un cavallo, agitare il sonno dei fantasmi? Non credo che troveresti quello che cerchi, al massimo rovistando trovi qualche icona, il tagliando di una scommessa, un paio di ammicchi, qualche sbocco, a me è capitato di sognare, una volta

Luciano Pagano vedrai che ridere quando tutti scopriranno il trucco… c’è il trucco? ci sono dei costumi? fonismi?

Davide Morgagni c’è una enorme differenza fra un cavallo da soma, appesantito dalla fatica, dai pesi e le briglie, che pare un bue, un tocco di manzo appunto, depresso come un laureato, e un cavallo da corsa, o ancor meglio da un cavallo selvaggio…fai tu…tu che macchina sei?

Luciano Pagano io sono un mulo da corsa, un asino corridore

Davide Morgagni …bisogna smetterla di parlare alle masse con la presunzione di educarle…

Luciano Pagano Smettere masse e matasse, bisognerebbe intervenire durante le messe, alzare la mano per chiedere se è vero, “mi scusi, ma è vero?”. Il Riccardino è una Messa?

jackson-pollockdrippingDavide Morgagni mi viene in mente sta capocchia di spillo, sta cruna che attraverso e riattraverso…o la parola rivoluzione…da vomitarci la pazienza delle monache

Luciano Pagano Riccardino è una rivoluzione. Suona bene ma non rimbomba, attraversa la cruna, ma tuona? Una rivoluzione delle specie. C’è posto per le monache nel Teatro Morgagni? Tuo-no!

Davide Morgagni se qualcuno parla o proclama di voler fare una rivoluzione, come fosse anche questa un dovere, ah gesù il bambinello, già m’appesantisce, c’è già puzza di patetico e populismo e uova marce andate a male, la banalizza la imbriglia m’addormenta l’appetito, c’è già puzza di conversione, di gruppetti, associazioni, prendiamoci per mano! cazzo sono già fritto buonanotte e sogni d’oro…uff…e tu?…

Davide Morgagni …ben altro è sentire come scotta il flusso che ti fa dire uh uh tutto il santo giorno…il farsi rivoluzionari, non ci si apre mica al proprio orticello o quartierino, non si cercano seguaci per piacerne, non è una guerra del risentimento, non è un rovesciamento dei peccati, ci si spalanca a un’etica!

Luciano Pagano un’etica, magari, anche una, se fosse, basterebbe, a me sembra che nessuno vuole distogliersi dalle responsabilità, è tutto un mascherarsi da seri per essere buffoni, e quando uno ti chiede di essere seriamente buffone ecco che voleva fare per finta, fingere la rivoluzione, accidenti! ma qui già fingere un’evoluzione sarebbe qualcosina

Davide Morgagni Riccardo III mostra chiaramente come si costruisce una macchina rivoluzionaria e i pericoli che se ne attraversano…ma questa macchina desiderante, che Shakespeare precipita come in tutte le tragedie in un orrido, quanto umoristico fallimento, è soggetta alla solitudine, al chiasso dei deserti…e poi…infine si nasconde la polvere sotto al letto, per poter ostentare pulizia e bellezza nella propria casa, sotto al letto sotto al culo sottoterra, nel terreno infetto, e infine si incolpa la Mafia, ah pergiove, tutt’al più che nessuno sa cosa sia la Mafia…

Luciano Pagano il Potere, il Simbolico, il Sadico, il Pratico, l’Economico, prima ancora che il Reale, il Corpo del Reato, l’Anticorpo

Luciano Pagano chi ha paura di chi? riuscire a portare la Mafia e il Potere in scena, quali barre delle III di Riccardo?

Luciano Pagano il privato, anche il potere privato, diventa un assoggettamento sociale, un’ombra del potere, quando al potere basterebbero una frusta e un bicchiere di latte pastorizzato, latte nomadico, latte+

Davide Morgagni merda merda il simbolico…per questo non mi piace proprio Saviano…la legge il testo il porno…solo un testo attentatore può uccidere il pudore dell’intelletto, in quel posto gli intellettuali, in quel posto sacrosanto gli artisti, in quel posto i drammaturghi – viva gli artigiani!

Jackson-Pollock2Luciano Pagano a la ġèr kòm a la ġèr! eccolo!

Luciano Pagano da qui in poi sarà tutta s-teppa!

Davide Morgagni voglio dire…quale bisogno culturale si ha per convertire e guarire il barbarico? in cosa poi? in una cosuccia di sinistra? o in un soporifero letargo fra i fantasmi dei vecchi valori, le radici…basta!

Luciano Pagano Occidente progredito, occidente bizantino, tu che hai trasformato il barbarico in barbiturico, e la rivoluzione in una riedizione dello spettacolo, tagliare la testa!

Davide Morgagni il testo, intendo i baci di dio, va sperimentato senza preservativo…credo sia questo l’equivoco che rende scemi tutti i preti del testo – il testo va mangiato infettato sputato, va spruzzato affinché liberi voci e forze impensate, o ci si pone sempre davanti al Padre della ciancia…basta guardarsi attorno….e sollevare le tapparelle…ci si occupa si mangia si vota si riflette si accetta ci si prende cura delle puttanate – puttanate e non c’è molto altro – no! non si può fermare una voce, l’intensità di una voce, mandarla a scuola metterla in forma educarla a rendere riempirla di farmaci…e va bene…ci vediamo al terzo piano?

Luciano Pagano !

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

“Sguardi di mondi rubati” di Moira Fusco. Un racconto.


“Sguardi di mondi rubati”, il racconto di Moira Fusco, senza mediazioni e preamboli ci introduce immediatamente sulla scena di un incontro, quello tra Inès e Gabrièl, la prima una volontaria di un equipe medica, il secondo un fotografo, nello scenario di Ouaga, capitale del Burkina, tra le macerie dei bombardamenti, il costante pericolo e il coprifuoco nelle strade. Proseguendo nel racconto, breve e intenso come un episodio di guerriglia urbana, ci accorgiamo che i due protagonisti condividono un passato.

Interessante come l’autrice, in poco spazio, riesca a rendere il distacco tra il pericolo e la prospettiva di salvezza, che viene improvvisa scappando fuori dalla città, e ritornando ai lembi di quella foresta che è madre e che accoglie, come uno sguardo che cela in sé “tutte le storie del mondo”, tutti i miti, tutto il passato, tutto il futuro. Buona lettura.

Luciano Pagano

“SGUARDI DI MONDI RUBATI”
di Moira Fusco

bizard_scotchcrossing_ouaga_6– Ti prego dimmi che non morirò qui – disse Inès con voce rotta a quel perfetto sconosciuto.
Si erano conosciuti così Inès e Gabriel, in un pomeriggio scandito dal fragore incessante di quei colpi dei fucili dei soldati che avevano occupato le strade di Ouaga, saccheggiandola senza troppi ripensamenti. Strade intrise del puzzo nauseante di oggetti bruciati, testimoni di illusioni di uomini andate in frantumi e mai più ritornate, di volti segnati da interminabili lotte intestine perse in un tempo senza memoria e che sapevano densamente di vita, di vite…
La linea rosso fuoco dell’orizzonte africano spaccava il cielo in modo prorompente, segnando il labile confine tra il giorno e la notte, una notte la cui presenza ingombrante dopo lo scoppio di quei tormenti sembrava non volere più cedere il passo al giorno.
E quando in quel caldo pomeriggio di polvere rossa tanto cara alla terra africana, la mano di Gabrièl toccò quella di Inès, entrambi sentirono che qualcosa nelle loro vite sarebbe cambiato per sempre.

In lei c’era tutto: sguardo intenso adombrato da un fondo di malinconica dolcezza; spirito misto di ribellione e sfrontatezza che le conferivano un che di imprevedibilità agli occhi di quanti aveva incontrato nella sua vita. E in lui c’era tutto: gusto forse estremo per il nuovo e la scoperta; passione esasperata per quei viaggi che lo spingevano fino ai lembi del mondo e un calore palpabile dettato da due grossi occhi neri quasi fossero onice.

bizard_scotchcrossing_ouaga_10Inès e Gabriel erano giunti in Burkina, in quello stato tra i più poveri dell’Africa, mossi da intenti diversi, risultato di storie altrettanto differenti e lontane. Inès viaggiava come volontaria con un equipe medica italo-francese per un progetto di prevenzione sanitaria contro la piaga della città di Ouaga e dei villaggi circostanti, la malaria. Scrittrice e perenne viaggiatrice senza più patria se non i suoi fogli e le parole, aveva scelto liberamente di ritrovarsi lì per guardare in faccia la sofferenza, “quella vera”, come lei la definiva, autorizzandola a insinuarsi tra le pieghe della sua pelle per poi cavarne fuori la forza di combatterla. Gabrièl era alla ricerca di nuovi paesaggi da fotografare e di nuove ispirazioni per la raccolta del libro “Sguardi di mondi rubati” al quale da anni stava lavorando. Aveva ereditato la passione per i viaggi da suo padre, un uomo quanto mai assente che aveva segnato in modo negativo la sua infanzia, ma questo aveva finito per renderlo sorprendentemente un uomo forte e umano nel senso più palpabile del termine.
Gabrièl afferrò con fermezza la mano sporca di fango e un po’ sudata di Inès che per una brevissima frazione di secondi la ritrasse, probabilmente più per vergogna che per paura: “Non morirai qui! Ma adesso devi correre, dobbiamo allontanarci e in fretta! La città non è sicura e tra poco partirà il coprifuoco” – così le disse, fissandola con l’intensità che quegli occhi neri emanavano tra la semplicità più disarmante.
– Mi sono persa… – esitò Inès ancora una volta.
– Non è il momento – rispose secco Gabrièl con un tono di voce che stavolta tradiva una punta di insofferenza per l’immobilità ostinata della ragazza – muoviti ho detto se ci tieni alla tua pelle! –

bizard_scotchcrossing_ouaga_20E così Inès decise di affidarsi, forse realmente per la prima volta nella sua vita, lanciandosi in una corsa sfrenata tra quello che rimaneva delle strade di Ouaga dopo i bombardamenti della notte trascorsa, con nelle orecchie il suono assordante del coprifuoco e negli occhi lo sgomento per quel nulla esasperante che la circondava: macerie e tracce di vite ormai irriconoscibili. Era la guerra per il dominio della terra, quella terra brulla e accogliente come madre, fatta di braccia di donne instancabili vestite da secoli di albe calde e solitari tramonti, della cui fertilità avevano fatto la loro ragione di vita, ora scenario affranto di desideri dettati solo da ostinazione e istinti irrefrenabili di prevaricazioni senza tregua.
– Corri Inès, corri! Muovi quelle belle gambe! – urlò Gabriel riportandola alla realtà quasi volesse sottrarla ai suoi pensieri, quasi temendo che il coraggio disperato di quella donna fosse ingoiato anch’esso da tutta quella miseria e orrore.
Stavano percorrendo quel che rimaneva di una città la cui fine era stata già forse segnata sul nascere da giochi di potere che richiamavano le pagine più tristi della storia, fatte di atroci e imperdonabili negazioni della dignità umana.
– Corri Inès – nelle orecchie il suono deciso della voce di Gabrièl, le si confondeva ora a quello morbido della voce di sua madre che le tornava in mente con la forza che i rimpianti sanno ben suscitare! Quanto avrebbe voluto stringerla ancora e dirle di esserle grata per tutto ciò che era, affondando completamente il palmo della sua mano su quel volto così chiaro che in passato aveva più volte baciato fino a farsi ripetere – Sei sempre una bambina eh? -.

bizard_scotchcrossing_ouaga_26Ma ora non c’era tempo, tutto finito! Non c’era più spazio per i ricordi, né per i rimorsi o i rimpianti, c’era solo il vento umido africano che annunciava con calma arrendevole la venuta della sera e chissà di quale altra notte! C’era il timore per quello che forse non avrebbe più potuto essere, di ciò che si poteva perdere o di ciò che non si era ancora trovato; di quello che Inès non aveva ancora vissuto, ma solo immaginato tra le tante notti in cerca di un sonno che tardava ad arrivare; notti rimescolate a profumi di altre tipicamente estive lambite dai sensi storditi dal fumo e dall’alcool, accarezzate da rapide emozioni difficili da controllare. Forse stavolta non c’era più tempo davvero…
Poi d’improvviso l’urlo di Gabrièl la riportò alla realtà o forse fu più quel terribile dolore alle gambe che l’aveva invasa come fosse fuoco – Gabrièl, ti prego… – riuscì a emettere a stento con l’ultimo fiato rimastogli in petto.
– La periferia! Inès guarda la periferia! – urlò Gabrièl, scandendo le parole con la stessa gioia e ansia di un bambino che arriva in un posto atteso per ore.
Di fronte ai due ragazzi il verde incontrastato della foresta africana nella sua essenza più nuda e autentica, priva di inutili orpelli, fin troppo avvolgente da lasciarsi immaginare.
– Ce l’abbiamo fatta Inès, siamo fuori, i militari non si spingeranno fino a qui – la rassicurò Gabrièl stremato, con le pupille degli occhi ormai dilatatissime, il volto intriso di sudore e i battiti del cuore sempre più accelerati.
Inès scoppiò in un pianto liberatorio lasciandosi cadere a terra, ma Gabrièl la trattenne a sé stringendola forte. Avevano corso parecchio temendo di non riuscire a varcare il confine sorvegliato dai soldati. Gabrièl aveva scelto di passare per quelle strade ridotte in macerie riuscendo così a evitare le ronde che perlustravano di continuo i pochi edifici rimasti ancora in piedi, per poi inoltrarsi tra le periferie che conducevano ai villaggi limitrofi fatti di capanne di foglie e legno, estremamente poveri e poco appetibili.
– Sei salva Inès e non morirai oggi – disse Gabriel sorridendole dolcemente, stringendola ancora più forte tanto da avvertire un incastro perfetto tra i loro corpi ancora esausti e tremanti.

bizard_scotchcrossing_ouaga_23Inès lo guardò parlandogli con quegli occhi colmi di lacrime, poi nascose il volto tra le braccia del ragazzo quasi a voler fissare la fine del pericolo. E tra quelle braccia sconosciute e inspiegabilmente familiari, Inès sentì tutte le storie del mondo, tutte le vite raccontate nei cicli del tempo, tutti i sapori di un’umanità persa tra il suo passato di miti, di guerre, di semplici storie di uomini e di donne ora in balìa della propria ricerca di senso. Ripercorse velocemente tutta la sua vita riavvolgendola come la pellicola di un film, ripassò tra i suoi chiaro – scuri risalendo per le vie più pericolose dei ricordi, immagini nitide in contrasto con sfondi scontornati, umori dolci amari di storie ormai terminate per sempre. Era proprio la sua vita.
Inès alzò nuovamente il capo, incrociò gli occhi di Gabrièl che la fissavano in attesa di risposta e le sembrò ancora più bello tra il rosso del tramonto spennellato al blu più intenso della sera che scendeva piano su di loro.
Sapeva di aver trovato Gabrièl. Sapeva di averlo trovato per sempre.

§

Moira Fusco è docente di psicologia e comunicazione, con un’esperienza biennale di insegnamento a Roma, attualmente collabora con il Centro Risorse Famiglia della Provincia di Lecce. Ha insegnato in Portogallo, in seguito è stata in Benin, presso l’orfanotrofio Porto Novo, per un progetto di volontariato in Africa. Ha collaborato con la testata giornalistica “Voci Globali” (http://www.vociglobali.it), scrivendo articoli di cultura e interventi incentrati sulla difesa dei diritti umani.

Le immagini, scattate a Ouaga durante una performance di ‘scotchcrossing’ sono dell’artista BIZARD, http://www.bizard.net/

10 Novembre 2013, Lecce – Presentazione ufficiale di “Le Pentite di San Sebastiano” (Edizioni Esperidi)


FONDAZIONE PALMIERI onlus
EDIZIONI ESPERIDI

Sarà presentato ufficialmente domenica 10 novembre 2013, h. 18.30, a Lecce, presso la Fondazione Palmieri onlus sita nella Chiesa di San Sebastiano, Vico dei Sotterrani, il volume “Le Pentite di San Sebastiano. Arte, devozione e carità a Lecce”, (a cura) di Luciana Palmieri e Grazia Colaianni, edito da Edizioni Esperidi.

Interverranno:

Jean-Robert Armogathe – École Pratique Des Études Sorbona-Parigi

Raffaele Casciaro – Università del Salento

Lucio Galante – Università del Salento

Saranno presenti gli Autori
e l’editore Claudio Martino

EDIZIONI ESPERIDI
Via Montenero 27, 73047 Monteroni di Lecce (Le)
T/F +39 0832 202032 / mobile +39 328 3090629
info
www.edizioniesperidi.com

Segnalazione: “Memorie di un vecchio cialtrone” di Roland Topor (@VolandEdizioni)


“Memorie di un vecchio cialtrone” di Roland Topor
(Voland Edizioni)

a cura di Carlo Mazza Galanti

Chi crede di conoscere la cultura del ‘900 dovrà riconsiderare le proprie certezze. I manuali, le storie dell’arte hanno perpetuato il malinteso. Una mistificazione epocale ci ha tenuti all’oscuro della Verità. In queste pagine finalmente si riscrive la storia culturale del secolo breve.

Le grandi opere, le grandi personalità, saranno ridimensionate. I meriti ridistruibiti. La genesi dei capolavori ricomposta. L’ordine dei movimenti sovvertito. Una sola persona può permettersi di parlare a nome di tutti, un uomo soltanto possiede il bandolo della matassa.

Che quest’uomo sia un autentico genio, l’eminenza grigia, il marionettista che opera dietro tutte le quinte, e allo stesso tempo che si tratti di un povero imbecille, di un vecchio farneticante incapace di tenere la bocca chiusa per spararla grossa a ogni minima occasione, è una contraddizione che sembrerà soltanto apparente una volta giunti alla fine delle sue clamorose Memorie.

“Memorie di un vecchio cialtrone” di Roland Topor (Voland Edizioni)

http://www.voland.it/voland/scheda.aspx?titolo=487

EAN 978-88-6243-152-1
pp. 160
Formato Grande
novembre 2013
Prezzo € 14,00

Lecce, 30 Novembre 2013, 1 Dicembre 2013 – “Torri che grattano il culo a nessuno.” di Gianluca Marinelli


30 novembre – 1 dicembre 2013
Ammirato Culture House, Lecce

h. 17.00-22.00

TORRI CHE GRATTANO IL CULO A NESSUNO

“Torri che grattano il culo a nessuno” è un’installazione di Gianluca Marinelli che coniuga la ricerca filologica con la pratica artistica, nel tentativo di esplorare alcuni luoghi che ricoprono un valore simbolico per l’area in cui si trova l’Ammirato Culture House (ACH) di Lecce.

L’Ammirato, Villa Della Monica, il complesso di Fulgenzio sono i primi insediamenti nel “quartiere”: nascono come ville extra-urbane, spazi consacrati al ristoro, alla bellezza e alla meditazione. Nel tempo tali strutture hanno conosciuto delle trasformazioni, subendo una riconversione pressoché totale rispetto alle loro originarie funzioni.

Oltre a questi luoghi di antica memoria, ve ne sono altri più recenti, che hanno rivestito un ruolo per la ricerca, per le esigenze strategico-militari, oltre che per l’immagine economica della città (Il Parlangeli, la caserma militare “Pico”, il “Grattacielo”).

Un viaggio tra passato e presente, tra memoria e oblio, per avviare una riflessione sui processi storici e sulle contraddizioni generate dalle trasformazioni.

L’installazione, che ha visto la collaborazione di altri artisti, ricercatori e residenti del quartiere, sarà allestita negli ambienti dell’ACH.

È un’iniziativa che rientra nell’ambito del progetto artistico “Quartiere Ammirato”, realizzato dall’Ammirato Culture House in collaborazione con la Fondazione Musagetes.

http://www.ammiratoculturehouse.org

Piano n.1 – 4 Novembre 2128 – Mongolia


Piano n.1 – 4 Novembre 2128 – Mongolia

Luciano Pagano tagliare la testa?

Davide Morgagni innanzitutto bisogna tagliare la testa alla parola pessimismo

musicaos:ed tagliare la testa?

Beatrice Impronta …sfatare miti e imposizioni…e affidarsi alla consapevolezza…seguire le proprie tendenze..consci delle proprie debolezze..

Davide Morgagni meravigliosa la coda –

musicaos:ed la testa, la coda, la testa cioè il testo? un testo senza capo né coda? da che parte ci entro, senza porte e finestre?

Davide Morgagni è inutile cercare chiavi e ricette – non ci sono porte – tagliare l’asse

musicaos:ed l’asse? secondo me l’asse presuppone una direzione, un versante, un vortice… un’asse se vuoi anche traballante, ma che pur sempre è. Qual è l’asse? “milioni di entrate” fatevi generosi fino al midollo… cosa c’entra con Riccardino, la generosità?

Davide Morgagni …che non sia cartesiano – generosi generosi generosi

francis-bacon-wrestlers-006musicaos:ed ciò su cui uno si interroga, forse, riguarda ciò che uno andrà a vederci… forse, ci si interroga sul visibile, il probabile, la poltrona calda?

musicaos:ed ad esempio perché nessuno fa niente?

Davide Morgagni la poltrona brucia e l’abbonato dorme – sì mio bellissimo Pagano è un regime paranoico – subiamo i colpi di frusta e abbiamo la frusta fra le dita…le mie dita per esempio in questo momento sono piene di miele…ho paura delle mosche delle formiche…degli orsi…adorabili le formiche, no?

musicaos:ed sul ‘bellissimo’ nutro seri dubbi, la bellezza non salva, aiuta ma non salva, è difficile pensare a un Riccardino III e al miele, ma perché pensare? Non si può nonpensare un nonspazio? Quante formiche ci entrerebbero sul tuo palco? vorrei affermare, anziché chiedere

Davide Morgagni come dice chissà chi lo spazio lo crea la luce! – se si è vivi e in corsa è bella ogni stagione ——– Riccardino? chi è Riccardino III? non è un contenitore…questo è certo…è patologicamente democratico

musicaos:ed patologicamente democratico, pd, quindi liberamente inclusivo e non esclusivo? Riccardino III chi è? uno che intende includere per forza escludendo la forza? c’entra il potere? a me la democrazia fa venire in mente la ‘democratura’, non mi dire che hai fatto finire la democrazia nel potere…

Davide Morgagni ci si impossessa di tutto, dei palazzi delle piazze e delle parole – del pd va sottratta la p – bisognerebbe escludersi – svuotare le camerette – chi si sente incluso vive l’attuale!, non l’attualità – dai su bisogna esser rapidi quando va tutto a rotoli…a rotoli! mmm si parla a chi non c’è

francisbacon_lucianfreudmusicaos:ed anche se poi il teatro è uno dei pochi luoghi rimasti in cui si parla a chi c’è, oddio, esiste anche chi riesce a nonparlare e esserci lo stesso, mi sarebbe sempre piaciuto scrivere in teatro, un posto dove nascono le cose, per definizione, dove vengono agite, mi immagino seduto con la macchina da scrivere, scrivere in teatro che non è scrivere per il teatro, e neppure farsi scrivere dal teatro, un caffé?

musicaos:ed sì ma Riccardino III, da dove prende il primo passo? senza capo?

Davide Morgagni Riccardino è sempre stato lì, fra le vostre lenzuola, davanti allo specchio a farsi la barba…ah teatro! il lavoro sul corpo! ma quale corpo!? Riccardino è un corpo masochista si capisce, fa training sul corpo di polizia, è un corpo a corpo con la carne macinata – è la riscrittura dei muscoli, ed io mi son fatto muscoli da salmone – patè?

musicaos:ed quanto tempo ci vuole perché il corpo a corpo torni a essere riscrittura? cosa fa Riccardino III per uscire dal ciclo dell’eterno ritorno dell’uguale? È un Bene comune? o comunitario… non mi prendere in giro, non lo sopporterei…

MariaRosalia Dal “….Prima di mettere al mondo una parola lavati le mani….” (sante parole)
musicaos:ed parole sante!

Davide Morgagni Riccardino coltiva l’erbaccia, quella che cresce sui bordi delle strade – è il sistema nevrotico che viene sottratto – quello paranoico che va attraversato e superato – coltiva ai tropici della leggerezza, nella catatonia del colpo – qualcuno diceva che a frequentare la comunità si diventa comuni…no no no la riscrittura modifica le ossa…uh uh c’è qualcuno qui? – o è sempre il trionfo della morte?

musicaos:ed il trionfo o il tonfo, o il tronfio, parliamo di vita! quindi smettendo i punti interrogativi, iniziamo con gli esclamativi… la riscrittura modifica! Riccardino coltiva l’erbaccia! quella cattiva, quella che non muore! ma coscienza! tu sei un incosciente in vacanza premio, quando al massimo Riccardino dovrebbe essere un Re ai domiciliari!

Davide Morgagni sì sono nell’incoscienza angelica da circa qualche mese, ai domiciliari senza tetto, in barba però a tutti i barbonaggi – altra cosa è il nomadismo – ben altra no? – sì è un tonfo – c’è tanfo – c’è morte e pubblicità dappertutto, si confondono, si passano il testimone, morte e pubblicità – mi vengono in mente le lunghe file alle cabine elettorali, a mettere una croce o pagare la bolletta, mmm sì sono colpevole colpevole colpevole – e tu?

musicaos:ed e io ci penso fino a venerdì.

§

per saperne di più: Riccardino III, scritto e diretto da Davide Morgagni Lecce – Teatro Paisiello, 28 Novembre 2013

§

immagini

(*) ‘Who were the flabby butchers in the stained, straining pants?’ …
The wrestling session commissioned by Francis Bacon.
Michael Hoppen Gallery

(**) Francis Bacon’s ‘Three Studies for a Portrait of Lucian Freud’

(***) Francis Bacon, Three studies for figures at the base of a crucifixion, 3rd, 2nd version

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La ricerca di una casa, Pier Paolo Pasolini


La ricerca di una casa

Ricerco la casa della mia sepoltura:
in giro per la città come il ricoverato
di un ospizio o di una casa di cura

in libera uscita, col viso sfornato
dalla Febbre, pelle bianca secca e barba.
Oh dio, sì, altri è incaricato

della scelta. Ma questa giornata scialba
e sconvolgente di vita proibita
con un tramonto più nero dell’alba,

mi butta per le strade d’una città nemica,
a cercare la casa che non voglio più.
L’operazione dell’angoscia è riuscita.

Se quest’ultima reazione di gioventù
ha senso: mettere il cuore in carta –
vediamo: cosa c’è oggi che non fu

ieri? Ogni giorno l’ansia è più alta,
ogni giorno il dolore più mortale,
oggi più di ieri il terrore mi esalta…

Mi era sembrata sempre allegra questa zona
dell’Eur, che ora è orrore e basta.
Mi pareva abbastanza popolare, buona

per deambularci ignoto, e vasta
tanto da parere città del futuro.
Ed ecco un «Tabacchi», ecco un «Pane e pasta»…

ecco la faccia del borghesuccio scuro
di pelo e tutto bianco d’anima,
come pelle d’uovo, nè tenero nè duro…

Folle!, lui e i suoi padri, vani
arrivati del generone, servi
grassocci dei secchi avventurieri padani.

E chi siete, vorrei proprio vedervi,
progettisti di queste catapecchie
per l’Egoismo, per gente senza nervi,

che v’installa i suoi bimbi e le sue vecchie
come per una segreta consacrazione:
niente occhi, niente bocche, niente orecchie,

solo quella ammiccante benedizione:
ed ecco i fortilizi fascisti, fatti col cemento
dei piasciatoi, ecco le mille sinonime

palazzine «di lusso» per i dirigenti
transustanziati in frontoni di marmo,
loro duri simboli, solidità equivalenti.

E dove, allora, trovarlo il mio studio, calmo
e vivace, il «sognato nido dei miei poemi»
che curo in vuore come un pascoliano salmo?

……………………………

Uno a cui la Questura non concede
il passaporto – e, nello stesso tempo
il giornale che dovrebbe essere la sede

della sua vita vera, non dà credito
a dei suoi versi e glieli censura –
è quello che si dice un uomo senza fede,

che non si conforma e non abiura:
giusto quindi che non trovi dove vivere.
La vita si stanca di chi dura.

Ah, le mie passion recidive
costrette a non avere residenza!
Volando a terre eternamente estive

scriverò nei moduli del mondo: «senza
fissa dimora». È la Verità
che si fa strada: ne sento la pazienza

sconfinata sotto la mia atroce ansietà.
Ma io potrei fare anche il pazzo, l’arrabbiato…
pur di vivere! la forza di conservazione ha

finzioni da cui è confermato
ogni atto dell’Esserci… La casa
che cerco sarà, perchè no?, uno scantinato,

o una soffitta, o un tugurio a Mombasa,
o un atelier a Parigi… Potrei
anche tornare alla stupenda fase

della pittura… Sento già i cinque o sei
miei colori amati profumare acuti
tra la ragia e la colla dei

telai appena pronti… Sento già i muti
spasimi della pancia, nella gola,
delle intuizioni tecniche, rifiuti

stupendamente rinnovati di vecchia scuola…
E, nella cornea, il rosso, sopra il rosso,
su altri rossi, in un supremo involucro,

dove la fiamma è un dosso
dell’Appennino, o un calore di giovani
in Friuli, che orinano su un fosso

cantando nei crepuscoli dei poveri…
Dovrò forse un giorno esservi grato
per questa vergognosa forza che mi rinnova,

conformisti, dal cuore deformato
non dalla brutalità del vostro capitale,
ma dal cuore stesso in quanto è stato

in altra dtoria violentato al malr.
Cuore degli uomini: che io non so più,
da uomo, nè amare nè giudicare,

costretto come sono quaggiù,
in fondo al mondo, a sentirmi diverso,
perso ad ogni amore di gioventù.,

Pier Paolo Pasolini, «La ricerca di una casa», Poesie in forma di rosa, 1961-1964, Garzanti