È in distribuzione la nuova raccolta di poesie “A mangiarmi vivo” di Antonio Palumbo, edita da Musicaos Editore.
Antonio Palumbo, nato nel 1980, si laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università del Salento e coltiva la sua passione per la scrittura e per il teatro. Già nel 2020, pubblica con Musicaos Editore la raccolta poetica «La lunga partenza».
“A mangiarmi vivo” esprime in versi l’armonia che nasce dal nutrimento, la possibilità che l’esperienza del cibo, dalla preparazione alla sua assunzione, possa salvare l’uomo da un mondo autofago, con gesti di sopravvivenza dosati in foto/grammi di versi. Lo spirito si cela nei luoghi del corpo (“gabbia di sangue e d’oro”) per nutrirsi senza essere sbranato, ma l’anima, incolpevole e celata – come ci ricorda Nietzsche – “è” un corpo, esalare un respiro è l’attimo di uno sfrigolio, per accorgersi di essere transeunti, fatti di fiato, unguento, polpa, volo.
È un corpo sensuale all’opera che sente l’alimento esprimersi nel processo di offerta, dalle mani allo sguardo di chi prepara, senza che i sensi e il gusto diventino succubi di un ethos abitudinario. La vita e la morte si confrontano su un territorio vasto, “dalle braci alla branda”, il letto e il piano di cottura, in quel mare d’oro brillante che profuma racchiuso tra pareti d’acciaio.
C’è simbiosi tra uomo e animale, bellezza tra i viventi e i loro organi, portatori di un soffio vitale incessante, ineffabile. Ciò che finisce, qui, rinasce, transita, così come ciò che viene preparato, tagliato, nei percorsi di fuochi, bacinelle e acciaio, assume nuova forma, un verso come un sapore nasce dall’idea, provenendo da ingredienti che nulla facevano intendere. È il ritorno eterno, nutrimento sacralizzato, intimo, di un corpo che canta la vita.
Venerdì 11 Luglio, FrancescoLanzo con il suo romanzo “Gliimpostori” sarà ospite della rassegna «Teatria Sud» di AstràgaliTeatro, presso la Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce. Intendiamo qui approfondire, a tre mesi dall’uscita, alcuni dei temi e contenuti del romanzo di FrancescoLanzo, lo facciamo con una recensione al romanzo, dello scrittore e critico DanieleGreco, e con l’intervista di FrancescoLanzo a GinoGreco, per la rubrica “SillabediSeta” di RadioVenere.
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GLI IMPOSTORI – UNA VOCE DELLA PERIFERIA.
Al silenzio/assenza della politica e delle istituzioni rispondono gli scrittori, gli artisti, gli operatori culturali, i cittadini, che ogni giorno si confrontano con la periferia, vivendola quotidianamente, confrontandosi con ciò che significa vivere, crescere e esprimere la periferia. È quello che fa Francesco Lanzo, con “Gli impostori”, un romanzo ambizioso che racconta la periferia di Lecce, con personaggi che si confrontano con le periferie d’Europa, che presentano le stesse problematiche e gli stessi semi di una rivoluzione coscienziosa. Francesco Lanzo, con un racconto serrato, ampio, in cui le esistenze di personaggi si intrecciano nell’arco di dieci anni, restituisce uno spaccato vivido della città di Lecce, e non solo, che difficilmente potrà essere rinvenuto nelle guide turistiche.
LaraGigante ha definito FrancescoLanzo: “Identità di una generazione”(NuovoQuotidianodiPuglia), per LauraCasciotti “Gli impostori”: “apre via di fuga, genera fantasmi, è una condizione esistenziale” (quISalento).
Daniele Greco recensice “Gli impostori” di Francesco Lanzo
Al terzo romanzo, dopo «I lanzillotti» (Palomar) e «Il bene in terra» (Musicaos Editore), Francesco Lanzo scrive la sua opera più ambiziosa: quattrocento pagine di narrazione pura, che raccontano le traiettorie di due ragazzi delle Vele a Lecce, tra il 1995 e il 2005; cresciuti in una città che delude le aspettative di chi non faccia parte del giro giusto, dove si impara solo a diffidare di tutti o, peggio, a essere parte attiva nel godimento personale per le sfortune altrui. Se Nico Palmieri pensa d’essersi tirato fuori dal suo passato per via d’un impiego appena soddisfacente, Pietro Luce, orfano d’entrambi i genitori, briga ancora alla ricerca del colpo giusto: si tratti di smerciare erba, vino o vecchi dispositivi digitali da rivendere in rete.
Lanzo si affida a un piano narrativo che sembra millimetrato per il modo esatto in cui riporta gli espedienti di piccolo cabotaggio di queste vite gravide di ombre. Cresciuti in un contesto di sostanziale cattività, i due hanno a lungo mentito a loro stessi cercando altrove il modello su cui creare l’identità personale che fuggisse lo stigma delle proprie origini e che ha generato l’impostura che dà titolo al libro.
La necessità porterà i due ad allontanarsi da Lecce, tra Lubiana, le Canarie e Parigi, dove riceveranno il dono inaspettato di guardare profondamente dentro sé stessi attraverso gli occhi di quei coetanei che scopriranno essere complici, perché provengono da altre periferie e condividono con loro le medesime inquietudini, come nel bel passaggio che riguarda proprio Nico e una ragazza di Lubiana, Lena:
“Gli occhi che ho puntati addosso sembra che provengano dai budelli dei palazzi rimasti lì a centinaia di chilometri, sparati da un passato carognoso che imputridisce da qualche parte, ma che evidentemente sopravvive in giro per il mondo. Mostrano una caparbietà che mi ero scordata e ci leggo dentro il limite che ognuno di noi su questa Terra rappresenta per il semplice fatto di viverci, nonostante stia dicendo che lo puoi affrontare senza scappare, accettando il tuo destino, a differenza di quello che ha fatto il sottoscritto, il vermetto che striscia sul fondo della Storia” (p. 227).
Quando il romanzo si apre all’Europa diventa, per estensione, un inno al movimento rispetto a quella stasi che Nico e Pietro avevano conosciuto nella loro città natale, specie nel ghigno mefitico dei tanti disillusi di casa propria che avevano vampirizzato ogni autentico istinto vitale. Riconoscersi negli altri significa allora illuminare retrospettivamente i tempi e i luoghi della propria giovinezza, tra i palazzi di cemento e le piazze di spaccio, per scoprirsi meno soli. Ed è a questo punto che le loro parabole individuali incrociano la storia collettiva nei giorni più caldi della rivolta delle banlieu, a Parigi nel 2005, quando, complici due figure femminili che non hanno nulla di angelico, ma sono semmai il loro controcanto spigoloso e determinato, essi trovano in Lena e Thea due destini che incarnano la possibilità della rivolta prim’ancora che politica, personale.
Il finale accelera, come ne Il bene in terra, grazie alla sapienza di un autore che fa convergere tutte le vicende verso un epilogo tesissimo in cui i nodi si sciolgono in un rogo reale e metaforico dal quale rinascere a nuova vita. Ma è a qualche pagina prima della fine che è possibile trovare – a mio giudizio – la clausola cui l’autore sembra assegnare il proprio messaggio più profondo. Tocca a Nico Palmieri, forse il vero portavoce di Lanzo, lanciare il suo sofferto grido di speranza contro l’impostura dei rapporti umani, verso un’autenticità che rompa il catastrofico isolamento sociale dal quale non possono che nascere piccole e grandi miserie personali e indicare la strada di un’apertura al mondo, alla reale condivisione con gli altri:
“qua al sottoscritto sembra di essere tornato all’essenzialità e alla semplicità della vita e lo stomaco mi si chiude di colpo perché mi rendo conto solo una volta che pianto il culo sulla sedia che in tutti questi anni mi è sfuggito il sugo del tirare avanti e cioè che quello che più conta è avere qualcuno attorno con cui condividere, cazzo, e quella parola mi risuona nella testa come una mantra che mi attacca al collo e lo so come l’avemaria che mi si legge bello chiaro sul volto che mi manca il respiro per tutti gli anni finiti nel cesso del tempo senza senso. Condividere sarebbe stato il modo migliore per sentirsi attaccato a questa terra e lì per lì mi chiedo se le mie caserme, con quella vita spesa in strada non erano una forma di condivisione anche loro. È vero che ci siamo mossi avendo in mente l’orrore per le nostre case e per quello che ci si aspettava dentro, tanto che per tutta risposta l’imperativo è rimasto quello della fuga e della solitudine piuttosto che vivere al di sotto delle aspettative, ma qui dico che il prezzo è stato alto e il risultato balordo se tiro una linea con il totale (p. 334)”.
Gino Greco intervista Francesco Lanzo, per la rubrica “Sillabe di Seta” di Radio Venere
«Un saluto da Gino Greco, eccoci con un nuovo appuntamento con Sillabe di Seta, la nostra rubrica. Parliamo di libri di cultura letteraria, oggi ritroviamo Francesco Lanzo che saluto innanzitutto con piacere, ciao Francesco, benvenuto».
«Ciao Gino grazie per l’invito».
«È uscito da poco il tuo ultimo romanzo “Gli impostori” e noi ci siamo sentiti circa 3 anni fa per parlare del romanzo precedente “Il bene in terra” c’è un collegamento forse fra i due».
«Sì esatto, c’è un collegamento perché uno dei personaggi di quest’ultimo libro dal titolo “Gli Impostori”, che è Pietro Luce, è già presente nel romanzo precedente e in questa nuova veste, in questo nuovo romanzo, è affiancato da un altro personaggio, un altro co-protagonista, che è Nico Palmieri»
«La linea temporale degli eventi qui si sviluppa tra il 1996 e il 2005-2006. “Gli impostori” innanzitutto chi sono? Sono questi due ragazzi o sono altri…».
«La scelta di questo titolo è stata voluta anche a seguito delle vicende che vivono entrambi i personaggi, perché sia Pietro Luce che Nico Palmieri provengono dalla periferia di Lecce, anche se la storia poi prenderà strade del tutto europee, il titolo “Gli impostori” fa riferimento un po’ all’altra parte dello specchio e cioè a quello che loro sentono di essere o a come si percepiscono rispetto ad un mondo che sia nel 1996, per un certo motivo, sia nel 2005 nel 2006, sembra continuare a respingerli, questo sentimento di impostura è qualcosa che si portano dietro, questa visione li riguarda anche personalmente perché è un romanzo sull’amicizia».
«L’altro libro – parliamo quasi come se fossero collegati – è ambientato nella periferia di Lecce, che è un po’ il paradigma delle periferie del mondo, in un certo modo, si riflette anche in questo romanzo; questo guardare le periferie, perché non so le «banlieue» parigine potrebbero essere simili alle nostre periferie, alle zone 167, con tutte le problematiche, i disagi, ma anche con la normalità, quella trasparente, che non viene notata perché forse oggi siamo abituati a guardare solo gli estremi in positivo e in negativo».
«Certo in entrambi i libri il tema della periferia è centrale, importantissimo, perché non è soltanto un luogo fisico ma diventa anche soprattutto un punto di vista, un luogo dell’anima. In questo secondo romanzo mi interessava esplorare anche una sorta di cosmopolitismo periferico e cioè il fatto che dopo la caduta del Muro di Berlino e lo sviluppo economico che ha investito buona parte dell’occidente, c’è stata una sorta di avvicinamento di tutte le periferie, le periferie europee.
Quindi l’idea era quella di partire dalla periferia di Lecce, seguire la storia la vicenda di questi due personaggi che in qualche modo cercano di uscire fuori dai propri confini e farli scontrare poi con una realtà europea che li vede protagonisti, che è in grado di entrare in relazione in contatto con dei coetanei che vivono una stessa situazione di disagio. Quindi rispetto a “Il bene in terra” che è il libro precedente, qui la storia si sviluppa in modo molto più articolato, molti nodi vengono ritrovati al di fuori della periferia di Lecce. Quindi è un libro che ambisce ad avere un un respiro anche europeo in questo senso».
«Questo viaggio come si svolge, che tipo di città coglie, raggiunge, cosa fanno i due protagonisti?».
«In realtà Pietro Luce e Nico Palmieri partono da Lecce, ma poi vivono due esperienze di vita completamente diverse perché Pietro cerca in qualche modo con vari lavori – come abbiamo visto anche nel libro precedente – di darsi da fare, mentre Nico Palmieri segue una strada del tutto personale perché riesce ad avere un posto di lavoro sicuro e stabile che gli consente di uscire dalla periferia, ma i due amici restano legati; chi come Pietro andrà a fare l’animatore ad un certo punto in un villaggio turistico perché è costretto a scappare da Lecce per brutte situazioni in cui si era si era infilato, chi come Nico Palmieri riesce per svago a spostarsi per un lungo periodo da Lecce e riesce a toccare la Slovenia e altre parti dell’Europa. Poi entrambi si troveranno per una serie di coincidenze a Parigi proprio durante la rivolta delle Banlieue dove avranno occasione anche di risolvere molte problematiche che avevano taciuto nel corso della loro della loro esistenza».
«Quindi Parigi diventa il luogo dove si scioglie il nodo del romanzo».
«Nell’altro libro il concetto era trovare il riscatto, loro andavano alla ricerca di questo».
«E ne “Gli impostori” invece nel tuo ultimo romanzo qual è il tema centrale?».
«Nel libro precedente la riflessione ruotava attorno al concetto di bene e della ricerca del bene che ciascuno compie anche in condizioni difficili, in condizioni esistenziali che che ci mettono alla prova. Quindi la ricerca dei personaggi era orientata in quella direzione. In quest’ultimo libro, se dovessi individuare un tema centrale è proprio il tema del vero, cioè di quanto a volte l’esistenza ci porti a confrontarci con la maschera che dobbiamo indossare sia per convenzioni sociali sia per pura sopravvivenza. Se nel bene (“Il bene in terra”) c’era una dimensione più legata al riscatto anche economico, un riscatto di di tipo pratico, in quest’altro libro il riscatto è prevalentemente di tipo esistenziale, cioè il tentativo che entrambi compiono in modi diversi di risolversi come persone, come amici ,come esseri umani».
«È un po’ come – non voglio dire “eroi del nostro tempo” – personaggi però del nostro tempo».
«Sì perché riflettono un po’le angosce, le istanze, un po’ di sofferenza in cui vive la gente in questi tempi. Entrambi i personaggi sono smarriti. Uno smarrimento che viviamo anche noi sia per le condizioni economiche in cui spesso ci si trova. I miei personaggi partono da un sud molto complicato, la Lecce che descrivo è una Lecce che non ha nulla a che vedere con i colori pastello delle attrazioni turistiche ma è una città come tutte le altre che vive una condizione economica di grande difficoltà e quindi c’è anche questo aspetto, questa dimensione, entrambi rispecchiano un disagio profondo, una difficoltà. La nota positiva è che cercano una via vitale, una via energica per uscire da questa situazione, e nella parte conclusiva del romanzo poi c’è anche una speranza, per il futuro e in qualche modo l’idea era quella di far capire che la lotta è uno strumento che può ancora pagare, anche se a volte siamo un po’ scoraggiati da questo punto di vista».
«Benissimo ricordo allora “Gli impostori” – Francesco Lanzo, Musicaos Editore. Che tipo di riscontro stai avendo presentare questo libro»
«Un primo riscontro riguarda la scelta grafica della copertina che ha avuto un grande successo anche se può sembrare banale, però diciamo è l’aspetto più di impatto, quando sfogliamo un libro, perché è la prima cosa che guardiamo e la copertina quindi il progetto grafico curato Musicaos è stato veramente molto accurato, il libro è uscito dall’8 aprile, i riscontri sono molto positivi perché è una storia che si legge molto facilmente, un ritmo abbastanza veloce, perché ci sono due piani narrativi differenti che si alternano, la narrazione scorre, i riscontri che stiamo avendo in termini di attenzione sono molto positivi e fa piacere perché si tratta di un libro che racconta la nostra vita, le situazioni in cui ciascuno di noi si trova situazioni, parlo anche di carattere esistenziale e quindi questo fa molto piacere».
«Allora noi ti aspettiamo per il nuovo libro, intanto ci godiamo “Gli impostori”, Francesco Lanzo Musicaos Editore. Buona lettura a tutti Grazie Francesco, alla prossima».
«Grazie a voi».
Video interventi.
Pubblichiamo qui di seguito i video dell’intervista con Gino Greco, per Sillabe di Seta/Radio Venere, un frammento della presentazione tenutasi a Guagnano (12/6/2025), dove Francesco Lanzo ha dialogato con Lorenzo Antonazzo, e un frammento della prima presentazione del romanzo “Gli impostori”, tenutasi presso la Libreria Liberrima (4/4/2025) di Lecce.
Dopo una prima anticipazione comparsa sui profili social di Musicaos Editore, alla quale seguiranno altri frammenti, e che potete ascoltare qui:
esce oggi «L’isola», Fabio Fumagalli. Fabio Fumagalli è nato nel 1984. Nel 2016 ha pubblicato il racconto Tradimento, e nel 2024 la raccolta di poesie Frantumi. Come scrive Federico Bellini (Ricercatore presso il Dipartimento di Italianistica e Comparatistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) nel testo che accompagna «L’isola»: “Il paradosso dell’isola è una figura della distanza, della separazione fra io e io che è sempre in primo luogo separazione nell’io. Il percorso di questo libro ribadisce in tre tempi questa certezza declinandola in un umanissimo sogno, tre tempi che sono come tre posizioni successive che un corpo assume durante una notte tormentata.”
Nel testo de «L’isola» tra richiami diretti, alla scrittura (Novalis, Samuel Beckett, Thomas Bernhard, Pablo Neruda, Kostantinos Kavafis) al pensiero (Maria Zambrano, Henri Bergson) e alla musica jazz (John Coltrane), si mescolano i riferimenti alle arti visive e alla pittura (Schiele, Balthus, Newman, Norman, Malevič), con la consapevolezza di voler restituire al lettore un quadro d’insieme, una suggestione narrativa composita, fatta di stili che si incrociano, invitando il lettore – anche dall’interno – a essere partecipe nella costruzione del percorso narrativo de «L’isola», alla maniera di autori come Italo Calvino, Alberto Arbasino, Guido Morselli, e altri nomi del panorama letterario italiano che hanno saputo giocare con il comporsi dell’opera nel suo farsi, al di là di certe regole editoriali, adottando come regola principe lo stile e l’affabulazione, con il piacere di narrare creando un universo da una sequenza di note.
«L’isola» di Fabio Fumagalli può essere ordinato nella vostra libreria di fiducia, oppure acquistato in rete sui principali store dedicati ai libri, in formato cartaceo e digitale.
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«L’isola» è una composizione letterario-filosofica che esplora il tema della distanza, intesa come dimensione antropologica. Attraverso tre testi – «Notte», «Una storia semplice» e «Nella testa di Alfred» – il volume mostra come ciò che separa è proprio quanto dona senso ai nostri atti. «L’isola» si fa così metafora di uno scarto, con diverse sfumature: onirica, temporale, geografica e persino logica.
Nel primo testo, il sogno è una frontiera per immaginare nuovi mondi; nel secondo, la memoria ballerina della protagonista riporta a suo modo in vita ciò che sembrava irrimediabilmente perduto; nel terzo, Alfred si perde nel tentativo ossessivo di colmare lo scarto tra idea e realtà.
Percorrendo labirinti narrativi e riflessioni filosofiche, «L’isola» è un invito ad abitare la distanza, a vederla non come limite, ma come spazio di possibilità per creare nuove relazioni e nuovi mondi. Al lettore spetta decifrarne i segni, i linguaggi, le immagini, per carpirne i tesori. Non di conquista, però, si tratta, bensì di abbandono: occorre sapere stare al gioco, per far sì che il suo granello di polvere, la sua voce, abbia la possibilità di avere, un giorno forse, la forza di una legione.
L’isola – Fabio Fumagalli (Musicaos Editore, Narrativa, 46) Con uno scritto di Federico Bellini. formato 12,7×20,3 cm, pagine 128, prezzo 15,00 euro, isbn 9791281823099
Giovedì 24 ottobre 2024 – ore 18.30 presso la Libreria Palmieri (Via Trinchese 62 / Lecce)
presentazione della raccolta poetica
“Neiparaggidelcuore” (Musicaos Editore) di GiuliaGiannotta l’autrice dialoga con LucianoPagano
Giovedì 24 ottobre 2024 alle ore 18.30, presso la storica Libreria Palmieri di Lecce (Via Trinchese 62), si terrà un incontro dedicato alla raccolta poetica “Nei paraggi del cuore”, esordio di Giulia Giannotta, edito da Musicaos Editore. L’autrice dialogherà con l’editore Luciano Pagano.
GiuliaGiannotta (2009) vive a Leverano in provincia di Lecce con la sua famiglia, frequenta il primo anno del Liceo Classico e Musicale “G. Palmieri” di Lecce. Le piace leggere e scrivere da quando ha imparato a farlo e per lei è sempre stato un modo per conoscersi su carta e attraverso essa, anche provenendo da una generazione che fa fatica e ha paura di guardarsi negli occhi o mettere per iscritto quello che sente.
I versi della raccolta di esordio di Giulia Giannotta, «Nei paraggi del cuore», rivelano una capacità di osservazione che si pone tra superficie e interiorità, tra verità e sogno, dove l’incontro inatteso di bugia e verità fa capire al lettore che non sempre la verità è solo “vera” o la bugia è in tutto e per tutto una “falsità”. «Nei paraggi del cuore» racchiude una scrittura poetica che indaga il carattere e le emozioni, scoprendo che ciò che si vive non sempre è ciò che vorremmo, la vita non è un sogno. Così l’autrice si muove tra metafore attinte dal mondo della natura, cui aggiunge l’amore vissuto con lo sguardo delle esperienze di avvicinamento o distacco, così come possono essere vissute e concretizzate nella giovane età. Gli affetti e le emozioni offrono un impulso di crescita interiore che si colloca tra contemplazione e slancio vitale. Il linguaggio è diretto, parte da sensazioni e esperienze personali, trasfigurando gli elementi naturali in simboli del desiderio di trascendimento della propria condizione; si tratta quasi di un diario poetico, con esperienze legate al vissuto personale, che tuttavia non è solo quello di chi scrive, trattandosi di vicende e condizioni condivisibili da parte di chi ha esperienze e età simili. Così l’amicizia, l’amore, il desiderio, sono temi che si intrecciano in una scrittura consapevole che diviene uno specchio per riflettere le proprie esperienze e quelle altrui. Questo sguardo contiene frammenti di vita in versi, consapevoli e allo stesso tempo capaci di lasciarsi trasportare, «ma questo era un film già visto, / che non ha titolo o regista, / ma solo in scena / i migliori attori», o ancora «io sono qui, / sotto le macerie / di una vita così ingenua». “Nei paraggi del cuore” si incontrano così l’amicizia, l’amore inteso come sentimento reciproco di condivisione, il rapporto con la natura, il paesaggio e le creature del mondo, e ancora, il desiderio di essere vicini per condividere frammenti della propria esistenza. Un senso di adeguatezza e gioia, quasi bruciante, per la bellezza della natura e allo stesso tempo un senso di insoddisfazione che ci spinge a cercare qualcosa che è al di fuori di noi stessi, cui non riusciamo ad assegnare un nome, ma che sappiamo essere ciò che raccoglie le nostre sensazioni definendo il nostro io più intimo, «Ma è cercandomi / che continuo a perdermi». L’esordio si chiude con considerazioni sulla propria poetica, complemento di poesie in cui brevità e concisione, unite alla riflessione, concretizzano una lirica capace, «Inondata dalla poesia, / affogata dalle parole, / resa viva dai versi, / riconosci chi è colei / che rimane a galla»; il mare qui è liquido amniotico da cui emergere al mondo con la spontaneità di un respiro. [Luciano Pagano]
Città di Copertino Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce Casa della Memoria Copertino Associazione Nazionale Carabinieri – Copertino
Venerdì 25 ottobre 2024 – Ore 18.00 Presso la Chiesa delle Clarisse di Copertino
“Alcool, Oppiacei e… dintorni. Perché parlarne?” convegno per la presentazione del volume:
“Le radici della dipendenza” di Giuseppe Sebastiano Castelluzzo
Saluti istituzionali:
Dott. SebastianoLeo (Assessore Regione Puglia)
Dott. VincenzoDeGiorgi (Sindaco di Copertino)
Dott. DonatoDeGiorgi (Presidente Ordine dei Medici Provincia di Lecce)
Don AdrianoDongiovanni Parroco Parrocchia Santa Maria ad Nives
Relatori:
Dott.FrancescoCiccirillo (Cardiologo, Lecce) “Danni cardiaci da droghe (oppiacei)”
in mostra: “Etnica Cosmica” di Giovanni Strafella, in arte GIX
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Venerdì 25 ottobre 2024 alle ore 18.00 a Copertino, presso la chiesa della Clarisse, si terrà un appuntamento dal titolo “Alcool, Oppiacei e… dintorni. Perché parlarne?. Si tratta di un convegno promosso dall “Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Lecce”, che prenderà le mosse dal volume scritto dal dott. Giuseppe Sebastiano Castelluzzo, intitolato “Le radici della dipendenza. L’alcol tra miti, alchimie e metamorfosi del gusto” edito da Musicaos Editore.
Il convegno si aprirà con i saluti istituzionali del Dott. SebastianoLeo, Assessore della Regione Puglia, a cui seguono gli interventi del Dott. VincenzoDeGiorgi, Sindaco di Copertino, e del Dott. DonatoDeGiorgi, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Lecce. Partecipa inoltre DonAdrianoDongiovanni, Parroco della Parrocchia Santa Maria ad Nives.
Tra i relatori, il Dott. FrancescoCiccirillo, cardiologo di Lecce, terrà un intervento sui “Danni cardiaci da droghe (oppiacei)“, mentre la Dott.ssaToniaFattizzo, psicologa e psicoterapeuta, tratterà il tema “Le dipendenze nell’età evolutiva“.
La moderazione del convegno è affidata a LucianoPagano di Musicaos Editore, mentre le letture saranno curate da IvanRaganato della Compagnia «ScenaMuta».
Per la chiusura dei lavori interverranno RiccardoD’Ostuni, Assessore della Città di Copertino, il Prof. DarioChiriatti, Presidente della Casa della Memoria, e l’artista GIX.
La segreteria scientifica è composta dalla Dott.ssa Assunta Tornesello, dal Dott. Michele Accogli e dal Dott. Silvio Colonna.
“Le radici della dipendenza. L’alcol tra miti, alchimie e metamorfosi del gusto – Il libro
Con questo intrigante saggio narrativo sulle radici dell’alcol, Giuseppe Sebastiano Castelluzzo ci offre un excursus ricchissimo di rigorose informazioni medico-scientifiche e scrupolosa ricostruzione storica delle bevande alcoliche.
Sulla scia della nascita e sviluppo sia della millenaria tradizione enologica che di quella birraria, partendo dall’assunto che le due bevande siano strettamente legate da un anello di congiunzione che è la fermentazione, l’autore getta un fascio di luce anche sul lato oscuro del consumo degli alcolici, mostrando e dimostrando come dall’uso moderato e ludico all’abuso ci sia un labile confine. Arricchendo le argomentazioni di riferimenti letterari, filosofici, psicanalitici, sociologici, musicali e artistici, l’autore si addentra anche in una classificazione delle sostanze stupefacenti che, dagli albori dell’umanità, sono presenti nella nostra storia, rilevando come alcune abitudini indotte dalla tecnologia o dall’emulazione possano orientare le nuove generazioni verso la ricerca di piaceri effimeri, pregiudicando la salute e, talora, devastando le vite di giovani e meno giovani. Un libro nel quale Giuseppe Sebastiano Castelluzzo – facendo leva sul racconto di esperienze personali ora briose, ora drammatiche – rende edotti i lettori con fatti desunti dalla quotidianità e resi cogenti da una ricca bibliografia.
GiuseppeSebastianoCastelluzzo è libero professionista in Copertino (Le), dove si dedica alla Odontoiatria e alla Medicina estetica. Socio LIONS, è stato promotore e fondatore della sezione ANC (Associazione Nazionale Carabinieri) di Copertino, della quale ricopre la carica di Presidente dal 2022. Degustatore AIS (Associazione Italiana Sommelier) e socio UBT (Unionbirrai Beer Tasters). Ha pubblicato «Eroici difensori di tesori sorpren-denti» (Lupo Editore), «La corsa» e «In maglia rosa», entrambi con Musicaos Editore.
Salve (Le) presso “Sala Conferenze – ‘Le tabacchine di Salve’” (Via Roma)
presentazione del volume “Viaggio verso l’umanità” (Musicaos) di Davide Siciliano
intervengono: Avv. Francesco Villanova (Sindaco di Salve)
don Marco Annesi (Parroco di Salve)
Mons. Vito Angiuli (Vescovo di Ugento-S.M. di Leuca)
modera: Patrizia Pizzolante (Assessore alla Cultura)
dialoga con l’autore: Luciano Pagano (editore)
Sabato 16 marzo 2024, alle ore 18.45, presso la Sala Conferenze “Tabacchine di Salve” (Via Roma) a Salve, si terrà la presentazione del volume “Viaggio verso l’umanità” (Musicaos) di Davide Siciliano. L’incontro, al quale prenderanno parte l’Avv. Francesco Villanova (Sindaco di Salve), don Marco Annesi (Parroco di Salve), Mons. Vito Angiuli (Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca) sarà moderato da Patrizia Pizzolante (Assessore alla Cultura); dialogherà con l’autore Luciano Pagano, editore del volume uscito nella collana di Poesia di Musicaos.
«Viaggio verso l’umanità» tratta di un viaggio all’interno del proprio sé, percorso in tre tappe che si ricongiunge idealmente al viaggio dantesco, in una strada che dall’oblio, la perdizione e la tenebra, conduce alla redenzione di uno spirito volto all’interrogazione del sé e alla scoperta dell’altro. «Viaggio verso l’umanità», è frutto delle letture poetiche, letterarie e filosofiche, tra Dante Alighieri, Giovanni Pascoli, Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti, Alda Merini e anche Immanuel Kant, Friedrich Nietzsche, Sigmund Freud. L’autore ha preso ispirazione, per alcuni titoli e alcuni versi, anche da film come: la trilogia de “Il Signore degli Anelli”, “La trilogia del dollaro” di Sergio Leone e “Il miglio verde”.
DavideSiciliano è nato nel 2003 a Catania (CT), risiede a Salve (LE). Diplomato con lode presso il “Liceo Scientifico – opzione scienze applicate” dell’I.I.S.S. “G. Salvemini” di Alessano (LE), è attualmente studente presso la facoltà di Biotecnologie dell’UniSalento. Ha partecipato alla GMG di Lisbona 2023, dove tutti i giovani del mondo si sono riuniti e hanno manifestato la loro umanità. L’intento, qui, è quello, a partire dalla natura dell’ostilità, di interrogarsi e cercare risposte sulla natura dell’essere umano.
In questa newsletter numero #2 del 2024 approfondiremo la conoscenza di Davide Trezzi, autore di «Acidamore», vi daremo alcune notizie sugli appuntamenti di Musicaos Editore da oggi al 18 febbraio 2024, vi daremo alcune novità sulle pubblicazioni recenti e sulle prossime uscite.
[1] «Acidamore. Una storia di paraffina e nostalgia» intervista a Davide Trezzi
DavideTrezzi, autore del romanzo «Acidamore. Una storia di paraffina e nostalgia», da poco uscito con Musicaos Editore, nasce a Treviglio (5 dicembre 2000) e vive a Verdello. Nell’anno 2021 viene pubblicato il suo primo romanzo, «I lividi della felicità» per Sicrea libri. Lo stesso anno scrive nella raccolta «Il fiocco viola», per Durango edizioni, il racconto dal titolo Montalbano non risolve tutti i casi. Dalla stessa raccolta nascerà un tour di reading musicale nei teatri.
Abbiamo chiesto all’autore di rispondere ad alcune domande su «Acidamore», sull’ambientazione e su alcune scelte narrative, sulla storia raccontata e sulla sua scrittura. Ecco come ci ha risposto.
Qual è stata l’ispirazione dietro la creazione dei personaggi di Bert, Coco e Jonah, e come si sono evoluti nel corso della storia?
Bert Coco e Jonah non sono stati creati, e nemmeno immaginati. Sono frutto di uno specchio sociale che, in piccolo, ho cercato di ricreare nelle poche pagine di questa storia. Sono figli dell’insoddisfazione odierna, del rapido cambiamento tecnologico, della velocità, del politicamente corretto. Sono manichini, cuciti a misura non per vivere, ma per stare. Nel corso del romanzo tutti e tre cercheranno il riscatto sociale, passeranno dalla paralizzazione al movimento. Saranno piccoli eroi. Dal mio, nelle mie influenze, sento fortemente la presenza della cultura Beat. Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti per citarne alcuni. Contrariamente al dinamismo dei personaggi Beat, Bert Coco e Jonah stanno fermi, non hanno grosse spinte morali, nemmeno intellettuali; ma con un flusso a tratti lento e a tratti sfuggente, quasi assente, troveremo un loro radicale cambiamento quando l’amore entrerà nella loro vita.
La scelta di ambientare la storia in un piccolo paese con una periferia desolata è significativa per il messaggio del libro? Si tratta di un elemento autobiografico, fino a che punto la realtà e la fantasia si mescolano? Qual è il ruolo della musica come sfondo nelle vite dei protagonisti?
Sì, la periferia è l’unico tratto autobiografico di Acidamore. Nasco e vivo in periferia; meglio ancora, nella periferia di un paesino bergamasco. In campagna per di più. Sono periferico, in tutto. Amo personalmente stare ai bordi, anche del progetto letterario, anzi soprattutto. Mi metto un passo dietro come autore, in favore della storia e dell’ideale. Lo stesso vorrei che i lettori trovino in questo libro: un senso di abbandono, il fascino di stare in secondo piano. Quando ho iniziato a scrivere Acidamore ho pensato ironicamente a una nuova forma di romanzo, fatto di “storie in secondo piano”, sia nell’intreccio ma anche nello stile. Insomma, romanzi che si possono leggere anche mentre si ascolta una canzone, si pratica meditazione, si dipinge una tela. Romanzi di secondo piano, periferici.
Per quanto riguarda la musica sarà sempre presente nei miei testi. Scrivo con la musica in sottofondo, leggo, penso sempre con la musica. E poi cos’è la musica? Una melodia, un flusso, mi aiuta a tenere il ritmo. A divincolarmi tra l’intensità e la pausa.
In che modo l’idea del commercio delle candele artigianali di Coco è emersa nella trama, porta con sé un significato simbolico? In che modo l’idea del commercio delle candele artigianali di Coco è emersa nella trama, porta con sé un significato simbolico?
Acidamore anticipa altre due storie, è il primo passo di una trilogia. Scegliere le candele è stata una scelta casuale per introdurre l’AURE. Nel corso del libro viene “definita” ma sarà la chiave di volta per i successivi due libri. Non voglio dire altro.
Cindy è un personaggio chiave nel libro. Come ha influenzato la dinamica tra i protagonisti e quale ruolo svolge per te nel contesto della trama, senza anticipare molto (o nulla)?
Cindy è la vera protagonista. Il personaggio è affidato quasi totalmente all’immaginazione del lettore, con piccoli cenni di una forte moralità che ribalterà i punti di vista di Bert. Sarà la sua Beatrice, la sua musa. Si uniranno in un’amore così forte da prendere il sopravvento su tutto, anche sulla storia. Cindy è Posto, è vita, è anima prima del corpo, è aspirazione, idea.
Qual è la sua relazione di Bert con il bar in cui lavora, in che modo ciò influenza la sua storia?
Bert troverà posto come cameriere in un chiosco universitario. Si appassionerà delle persone, più che del lavoro, ma andrà bene. Cindy arriverà come collega e insieme criticheranno quelli di ingegneria meccanica, come due cretini. Ma la complicità parte da questo no? il bar concede loro del tempo per diventare complici. Tito, il titolare del bar (Bert nel raccontarsi non se ne ricorda il nome e usa tito da titolare), darà a Bert anche il permesso di assentarsi dal lavoro per avviare il commercio di candele.
La nozione di “acidamore” nel titolo suggerisce una connessione tra amore e qualcosa di più complesso. Come questo tema si sviluppa nel romanzo?
Acidamore non esiste, l’abbiamo creata io e Luciano insieme. Un neologismo per controbattere la banalità. Ci siamo chiesti come rappresentare al meglio le emozioni, e l’amore non è il centro di tutto. La storia, dovete sapere, ruota attorno al dolore. E per immaginare la sensazione ho scritto di un agrumeto, forse il più particolare d’Italia. Cannero Riviera. L’agrumeto è tesoro naturale, profumi, colori, sensazioni, ma anche acidità, fastidio, rifiuto. L’amore misto al dolore. L’amore è dolore, e il dolore è amore. Acidità e amore, ph bassi, basse frequenze, sapori forti. Acidamore.
La storia sembra riflettere l’importanza dei piccoli momenti nella vita. Qual è il messaggio chiave che desideravi trasmettere attraverso questa prospettiva narrativa?
Li chiamiamo piccoli momenti. Ma non lo sono, almeno non credo. Carver ci ha fatto una bibliografia sui piccoli momenti. Sull’inutile apparentemente. Suppongo sia complesso fare caso a tutto, ma il mio è un invito all’attenzione, alla complessità delle cose. niente avviene per caso. Niente succede per niente. Ho sempre avuto un’ossessione per le piccolezze, non solo in questo libro; ma in Acidamore, in particolare, ho deciso di costruire una storia interamente sui piccoli gesti: le situazioni che diamo troppo spesso per scontato, lì ho trovato profondità.
La relazione tra Bert e la sua famiglia, in particolare con la sorella Viola, è un elemento importante. Come contribuisce questa dinamica alla trama e allo sviluppo dei personaggi?
Ho sentito da qualche parte, che una persona è la somma delle cinque persone che frequenta maggiormente. Penso sia terribilmente vero. Siamo tutti influenzati, in continua costruzione su noi stessi. Anche i personaggi, in particolare Bert, vive di rapporti e influenze. Ha una storia famigliare normale, calda, fatta di amore. Tra gli stravolgimenti con cui dovrà fare i conti c’è anche l’infedeltà di sua mamma, per la prima volta, in contrasto con tutto ciò che per lui è famiglia.
Viola, la sorella, è un piccolo prodigio. Un genietto scolastico, una secchiona. Ingarbugliata tra i costrutti sociali, testa bassa e pedalare. Bert è l’opposto, il grande procrastinatore. Avranno idee contrastanti, a volte radicalmente opposte, ma con uno scambio importante. L’uno per la crescita dell’altra.
Non si tratta della tua prima prova di scrittura, come hai maturato l’idea del romanzo, e in particolare la sua struttura? Ce ne vuoi parlare?
Siamo al mio terzo progetto letterario. Di già. Nella mia breve esperienza ho maturato l’idea di cambiare le cose. Sto capendo con il tempo cosa voglio fare da grande, ed è invertire la tendenza, essere fuori tempo e lontano dalle logiche di mercato. Sono un profondo idealista, a tratti costretto a frenare l’ego anche in modo frizionante. Scrivere è l’unico contributo che mi sento di dare alle persone per allontanarsi almeno per qualche ora dalla realtà. Che odio. Che rifiuto. Che vomito bulimicamente. Non adattarmi credo sia il mio grande punto di forza. E Musicaos mi ha dato l’opportunità di essere me stesso. Con Acidamore ho sperimentato, non troverete le stanze e gli spazi di un classico romanzo, non troverete personaggi descritti a puntino, ambienti construiti fino in fondo. Acidamore è il mio primo libro di cambiamento, è diverso, a tratti poetico e irriverente. Fatene vostra ogni pagina, ma non esitate a scartarne l’inopportuno. Sono spunti, sprazzi, ricordi.
Una piccola nota anche all’editore. Un grazie enorme per aver creduto in un progetto intellettuale che con fatica porto avanti, a Luciano che con una corrispondenza assidua ha toccate le corde giuste del mio intento, e a voi che leggerete, amerete od odierete Acidamore. Che sia divisivo.
La lettura della sinossi sembra parlare di una storia che si concentra sul vivere “alla giornata”. È davvero così? Esiste questo atteggiamento, influisce sulle aspirazioni e i sogni dei protagonisti?
In parte abbiamo già risposto a questo. La storia è uno specchio odierno, e sempre più spesso l’ansia del futuro e la paura dell’avvenire induce disagio. Abbiamo sempre più casi di stress dovuto alla ‘professione’, disturbi psichici, alimentari, fisiologici. Io ho sofferto di Alopecia, e la macchietta nascosta sotto la mia folta chioma mi ricorda di esser parte del disagio. Siamo decadenti, depressi, piegati, stanchi. E nel corso del libro si ripercuote questa sonnolenza generale verso il mondo. Per scappare da qui, come pagliativo, si pensa alla giornata, si vive ora per ora, il presente senza prospettive. Cazzo. Serve una scintilla per girarsi e a noi scrittori, poeti, editori underground il compito di rivoluzionare e rivoluzionarci. Dobbiamo alzarci dagli studioli e abbandonare le scrivanie. Condividete condividete e condividete. La poesia è solidarietà e la scrittura è spazio e aria. Noi siamo la resistenza alla banalità.
La trama esplora la transizione dalla maturità alla vita adulta. Come si riflette la tua visione della crescita nei personaggi, quali sfide affrontano Bert, Coco e Jonah durante questo processo?
Bert, Coco e Jonah mi hanno fatto innamorare della loro vita sottile. Quasi di sottosuolo, nascosta. Tutti e tre raggiungeranno un punto di realizzazione personale. Chi con le candele, chi con il giardinaggio, con la famiglia. Della sinossi è importante soffermarsi sull’ultimo tratto, l’amore sarà l’unica a rimanere. È una storia di sottrazione, di scelte importanti, di genitorialità. Tante sfaccettature per tutte le piccole sfide fatte di piccoli momenti, che convogliano nella scelta, la più importante, l’unica vitale. Buona lettura.
[2] Appuntamenti con gli autori e i libri di Musicaos Editore.
Giovedì15febbraio2024 – ore 18.00 presso SALENTO PRESTIGE / Martano (Via Cristoforo Colombo, 53) | Presentazione di “Catumerèa. Versi multilingui a sud del sud” (Musicaos) di Leo Luceri | dialoga con l’autore: Luciano Pagano (editore)
Giovedì15febbraio2024 – ore 21.00 a LECCE presso il centro culturale “CROCEVIA” (Lecce, Via Guido Dorso) Presentazione e letture: «Il rifiuto» (Musicaos Editore) di Davide Morgagni | dialoga con l’autore: Beatrice Perrone (Ricercatrice e docente di Linguistica Italiana, Unisalento e Università di Macerata) Letture di: Davide Morgagni
Sabato 17 Febbraio 2024 – alle ore 11.00 | in diretta facebook sul canale: «Ascoli Satriano: la città dei grifoni», raggiungibile a questo link:
si terrà la presentazione del romanzo «Strane voci al castello» (Musicaos) di Gianmichele Cautillo
Sabato 17 febbraio 2024 – ore 20.00 – CENTO (Bo) – presso B&B Contessa Scarselli “Cena con autore”: presentazione del romanzo «Nora. Un’estate a Villa Genziana» (Musicaos) di PatriziaCaffiero / prenotazione cena 3207724135 / B&B Contessa Scarselli (Via Albergati, 31 – Cento)
Domenica 18 febbraio 2024 – ore 19.00 a LECCE presso MUSIC TOGETHER LECCE (Via Giovanni Paolo II, 18) | per la rassegna «di margini poetici» a cura di Music Together Lecce in collaborazione con Musicaos Editore presentazione e letture da «La lunga partenza» (Musicaos) di Antonio Palumbo
Venerdì23febbraio2024 – ore 18.00 a NOVARA presso la Libreria LA TALPA (Viale Roma 18) presentazione di «L’ammiraglia di tutte le zattere» (Musicaos) di Paolo Colavero, Massimiliano Mandorlo, illustrazioni di Andrea drBestia Cavallini, presentazione con Paolo Colavero, Massimiliano Mandorlo, Andrea drBestia Cavallini
segnalazioni di presentazioni, eventi e altre occasioni di incontro vanno inviate a ufficiostampa@musicaos.it
[3] Recensioni, Segnalazioni, Video
RUMORE 2/2024 – FabioStriani recensisce «Memoria di una lavanderia ad acqua» (Musicaos) di FilippoMariaCariglia:
«[…] il racconto di quartiere di Pippo Cariglia, la cui Lavanderia Jefferson diviene presidio e testimonianza nei confronti di una gentrification selvaggia, che colpisce oramai anche le città non metropolitane. La voce dell’autore non è mai sopra le righe come quella del vecchio Gallagher in Shameless, ma l’indignazione e il disincanto crescono inesorabili nell’incontro con storie antiche e valorose di fioristi, gommisti, piccoli negozianti costretti ad abbassare la saracinesca, uno dopo l’altro». (Fabio Striani, Rumore)
MONDORADIO/TUTTIFRUTTI – (3/2/2024) GiustinaDeIaco intervista la regista GiorgiaCecere, che racconta «La luce che resiste» (Musicaos, Poesia) di FrancaCecere
È difficile definire Tra le pietre di Miguel Vitagliano. Si potrebbe dire un romanzo storico, ma questa definizione appare riduttiva per un’opera che è anche molto di più per complessità e struttura. Tutto inizia con un uomo parzialmente coperto dalle pietre sotto quello che si suppone un edificio crollato – il titolo originario infatti è Enterrados che vuol dire “sepolti”. Non può muoversi, ma non ha dolore ed è cosciente di sé e del fatto che nessuno potrà salvarlo. Inizia così il suo lavorio mentale, di memoria. Ad ogni pietra che lo circonda, come fossero schede di una biblioteca a sua disposizione per essere consultate, associa dei ricordi storici o letterari o dei volti, dei personaggi (è forse a loro che Vitagliano si riferisce usando il plurale nel titolo?). Non sappiamo nulla di lui e non ne sapremo niente di più. È l’artificio, l’astrazione che consente l’avvio, il fil rouge della narrazione.
Il tema centrale sono le vicende di due coppie di personaggi che hanno avuto un ruolo importante nella storia del Sudamerica. La prima coppia è formata da Francisco Solano López, presidente del Paraguay dal 1862 al 1870, e da Elisa Lynch, irlandese di umili origini e divorziata da un francese, che Solano López conosce a Parigi. I due si innamorano e lui la convince a seguirlo nel suo lontano paese senza garantirle il matrimonio. Daranno adito a molti pettegolezzi ad Asunción, non tanto perché Francisco abbia già tre figli con un’altra donna, neanche lei sposata, quanto perché la bellissima Elisa dai capelli rossi ha dei comportamenti considerati troppo disinibiti dalla provinciale capitale paraguayana. La seconda coppia, molto più rispettosa delle regole sociali, è formata da Bartolomé Mitre, presidente dell’Argentina dal 1862 al 1868, e da Delfina de Vedia, appartenente alla buona società, figlia di un generale che aveva combattuto per l’indipendenza dalla Spagna. Si erano sposati a Montevideo perché entrambi esuli durante la dittatura di Juan Manuel de Rosas.
Le storie delle due coppie verranno in contatto a causa della cosiddetta “Guerra Grande” o “Guerra del Paraguay” (1864/1870), la più lunga e sanguinosa che abbia avuto luogo in Sudamerica – “tra le più cruente della storia dell’umanità” viene ricordato in quarta di copertina – che vede il Paraguay combattere contro la “Triplice Alleanza” formata da Argentina, Brasile e Uruguay. Una guerra di cui poco si sa in Europa, delle cui cause gli storiografi danno interpretazioni contrastanti, ma che vide il Paraguay di Solano López uscirne praticamente distrutto e perdere gran parte dei suoi territori a favore dei due ben più potenti vicini. La sua popolazione fu letteralmente decimata. Secondo le stime fu ridotta del 50% o addirittura dell’80%, quella maschile perfino del 90% dal momento che i soldati furono tutti massacrati. Un vero e proprio sterminio. Lo stesso presidente morirà ed Elisa Lynch sarà costretta a seppellire lui e il loro giovane figlio Panchito a mani nude tra lo scherno dei soldati nemici.
Personaggio ambiguo, Elisa Lynch, mai ben chiarito, vittima di pregiudizi anche in quanto donna intraprendente e per di più straniera. Fu vista sia come un’eroina nazionale, strenua combattente per il paese, che come vera artefice occulta del disastro in quanto avida consigliera dell’amante. Avrà salva la vita solo perché cittadina britannica e lotterà fino alla morte, senza successo, per riavere quelli che lei considera i propri beni, una volta obbligata all’esilio. Sia lei che Francisco Solano López, nonostante all’uomo siano attribuiti vari omicidi e la condanna a morte del proprio fratello e di altri familiari, verranno in seguito riabilitati dalla cultura ufficiale paraguayana nel periodo della dittatura di Strössner.
Neanche a Mitre la guerra porterà fortuna perché non verrà più rieletto presidente e la propria carriera politica avanzerà tra alti e bassi. Ma si dedicherà con maggiore passione alla letteratura, pubblicando importanti lavori a carattere storico e la famosa traduzione della Divina Commedia.
Ben altri elementi compongono quest’opera straordinaria. Miguel Vitagliano, professore di Teoria della Letteratura presso l’Università di Buenos Aires, organizza la propria narrazione, con grande maestria, per relazioni e richiami. Si procede per deviazioni, soprattutto letterarie e storiche. La Divina Commedia, che Mitre sta traducendo in spagnolo, permette non solo di analizzare il rapporto con la moglie Delfina, che ha un ruolo importante nella traduzione, ma anche di fare collegamenti con la storia della giovane Repubblica Argentina, sia con personaggi coevi di Mitre, suoi alleati o suoi nemici, sia con personaggi vissuti nei decenni successivi. Rimandi frequenti a Borges, il cui nonno aveva peraltro partecipato alla guerra e poi ad una rivolta organizzata dallo stesso Mitre, a Domingo Faustino Sarmiento, anch’egli presidente tra il 1868 ed il 1872, autore di Facundo. Civiltà e barbarie (1845), a Lucio V. Mansilla, generale e scrittore, e poi ad un numero infinito di avvenimenti, di personaggi, letterati e scrittori argentini ed europei di tutte le epoche. Solo per fare un esempio, Elisa Lynch viene indirettamente associata a Madame Bovary, dalla cui lettura, si ipotizza, era stata molto colpita e che potrebbe avere influenzato i suoi comportamenti e la sua relazione con Solano López.
Vitagliano immagina che un ruolo importante sulla sua scelta di lasciare tutto e partire per il Sudamerica possa averlo avuto anche la lettura di Indiana, e non perde l’occasione per fare delle considerazioni sui due romanzi e sui rispettivi autori, Gustave Flaubert e George Sand. Insomma, un’enorme quantità di giochi a rimando. I nomi presenti nel testo sono talmente numerosi che l’autore aggiunge a fine libro un’appendice con i “riferimenti in ordine di apparizione”.
Eppure, incredibilmente, la lettura si dimostra piacevole, fluida, non rallentata da queste continue digressioni, come invece forse sarebbe accaduto se l’autore avesse inserito delle note a piè di pagina. Sembra del tutto naturale passare in poche frasi di uno stesso periodo dalla “Guerra del Paraguay” ai desaparecidos della dittatura di Videla, a Borges, a Finnegan’s Wake, restando con la curiosità di approfondire ogni riferimento.
Una nota speciale va riservata alla traduzione. DiegoSimini, pur partendo da un’opera molto complessa e piena di rievocazioni ed intrecci, riesce a consegnarci un testo scorrevole, con un linguaggio attento e preciso, nel quale il traduttore compare solo in brevi note esplicative, soprattutto in occasione di alcune terzine della Divina Commedia, in cui ci offre la possibilità di comparare la versione di Mitre, o di altri traduttori in spagnolo, con l’originale dantesco.
Gran bel libro che ci regala l’opportunità di conoscere una pagina di storia poco nota ed uno scrittore che unisce alle vaste prospettive storico-letterarie uno stile asciutto e godibile. La sua lettura, non si può non menzionarlo, è possibile grazie alla meritoria opera di pubblicazione della letteratura latinoamericana che Musicaos Editore propone nella collana Vela Latina.
Leo Luceri
LeoLuceri, nato a Martano (Lecce), ha trascorso buona parte della sua vita lavorando e studiando all’estero. Laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università del Salento, è specializzato in Letteratura Europea presso l’Universidad Autónoma de Madrid, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria della Letteratura e Letteratura Comparata. Ha pubblicato interventi critici sull’opera di Vittorio Bodini ed in particolare sulla fortuna critica dell’autore in Spagna. Ha svolto attività come Lettore di Italiano con mandato del Ministero degli Affari Esteri presso l’Universidad Central del Ecuador e la Pontificia Universidad Católica del Ecuador di Quito, presso l’Universidad Autónoma di Madrid e infine presso l’Univerzita Komenského (Università Komensky) di Bratislava. Ha insegnato lingua italiana in Francia e in Svizzera, ed è stato docente di ruolo di Lingua e Civiltà Francese negli istituti di istruzione secondaria in Italia.
Un approfondimento su tutti i titoli pubblicati fino a oggi nella collana Vela Latina
#1 Grazie! Eccoci arrivati all’ultima newsletter del 2023, è stato un anno intenso, che i nostri lettori hanno trascorso in compagnia dei titoli di Musicaos Editore, con nuove uscite e conferme di titoli pubblicati fino a oggi. Iscriversi alla newsletter è semplice, basta inserire il vostro indirizzo emal nel box che si trova a destra dello schermo, scorrendo la pagina fin sotto il nostro indirizzo:
Vi ricordiamo che potete chiedere copie per recensione dei nostri titoli scrivendoci all’indirizzo di posta elettronica ufficiostampa@musicaos.it, indicandoci il vostro recapito postale.
#NUMEROX fino al 6 gennaio (conservate la mail così potete fare con calma), gli iscritti a questa newsletter (se vi è arrivata questa email e l’avete letta sin qui siete iscritti) potranno ricevere in regalo una copia del romanzo di Davide Morgagni “Strade negre”, secondo tassello dei 4 romanzi che compongono «Il rifiuto», che uscirà a gennaio, è il nostro modo per ringraziarvi di seguirci anche qui sul nostro sito ufficiale. AVVERTENZA il libro in regalo lo spediremo soltanto ai primi venti iscritti che ce lo richiederanno, se volete ricevere il regalo dovete semplicemente: (1) scriverci a ufficiostampa@musicaos.it (2) indicando nell’oggetto della mail “regalo abbonati” (3) nel corpo della mail scrivere in maniera inequivocabile il vostro NOME COGNOME, VIA, NUMERO, CAP, Città, Provincia. FAQ – Perché in maniera inequivocabile? Perché sì. La spedizione è gratuita, il libro è omaggio, il vostro indirizzo verrà eliminato dai nostri archivi e non riceverete nulla che non richiediate, con ulteriori newsletter in cui si faccia menzione di regali per gli abbonati alla newsletter. (4) Null’altro da aggiungere, buona lettura. (5) Anzi no, dimenticavamo, il regalo è un libro, non un ebook, vi spediremo a casa «Strade negre» di Davide Morgagni.
#2 IL RIFIUTO – di DAVIDE MORGAGNI ANTEPRIMA A LECCE PER LA RASSEGNA LE MANI E L’ASCOLTO XXIIIsima edizione
Sabato 30 dicembre 2023 – Ore 19.00 presso Fondo Verri (Lecce, Via Santa Maria del Paradiso 8a – ℅ Porta Rudiae, Chiesa del Rosario)
Reading di anteprima da: «Il rifiuto» (Musicaos Editore) di DavideMorgagni
introduce l’autore: LucianoPagano
Sabato 30 dicembre, alle ore 19.00, a Lecce, presso il Fondo Verri (in via Santa Maria del Paradiso), nell’ambito della XXIIIsima edizione della Rassegna «Le Mani e l’Ascolto» si terrà un reading di anteprima con lettura di alcuni brani tratti dai romanzi che compongono «Il rifiuto» di Davide Morgagni. Il volume edito da Musicaos Editore raccoglie i quattro romanzi pubblicati dall’autore tra il 2014 e il 2019, che trovano conclusione con l’inedito «Finché c’è rabbia», del 2023. Termina così «Il rifiuto», grande affresco narrativo composto in dieci anni di scrittura da Davide Morgagni, e iniziato con l’esordio de «I pornomadi», proseguito con «Strade negre» e «La nebbia del secolo».
Le letture saranno introdotte da un breve dialogo tra Davide Morgagni e Luciano Pagano.
Il lettore seguirà le vicende dei personaggi dal duemilasette, spostandosi nel tempo e nei luoghi, da Lecce a Roma, da Roma a Parigi, e poi di nuovo nel Salento. Per l’occasione tutti i romanzi che compongono «Il rifiuto» sono stati riveduti per questa edizione. C’è qui una sintassi che evolve in linea esponenziale, mescolando i piani del pensiero, della creazione poetica, della cronaca, con una lingua nuova. Davide Morgagni porta a compimento la realizzazione di una macchina letteraria dissacrante, canzonatoria, eccessiva, godibile, al di là delle stesse possibilità di ogni formalismo. «Il rifiuto» è il romanzo di un quindicennio urlante, di cui fa proprie tutte le istanze più urgenti, dal controllo totale al terrorismo, dalla liquidità delle nuove classi sociali alla sindrome dell’apparire, portando alla ribalta un pensiero in rivolta, filtrando la realtà attraverso il languore di un’esistenza che non si vuole arrendere allo stato delle cose.
«Il rifiuto» di Davide Morgagni inaugura la collana «Balbec» di Musicaos Editore, cui faranno seguito i nuovi libri di Giuseppe Goisis, Raffaele Gorgoni, Francesco Lanzo.
DavideMorgagni nasce a Lecce, nel 1977. Si laurea in filosofia. È autore, regista, scrittore e attore di numerose pieces teatrali. Pubblica «I pornomadi» (2014) e «Strade negre» (2017), entrambi con Musicaos Editore. Del 2019 «La nebbia del secolo» (Leucotea editore). «Finché c’è rabbia», del 2023, è la quarta parte che compone «Il rifiuto».
#DETTOQUESTO Vi auguriamo di trascorrere gli ultimi giorni di questo 2023, quando ci risveglieremo, nel 2024, saranno venti anni che il nome «Musicaos» compare sui vostri schermi, dal 1 gennaio 2004, non possiamo che ringraziarvi. Continuate a seguirci per scoprire le novità e le uscite del 2024, potete farlo qui, iscrivendovi alla Newsletter, oppure sui nostri profili social di Facebook, Youtube, Instagram, TikTok, Pinterest. Grazie.
Giunge al suo decimo titolo, a dicembre 2023, la collana “Vela Latina”, a cura di Diego Símini, per Musicaos Editore. La collaborazione con Diego Símini, docente di Letteratura spagnola presso UniSalento (che oltre a curare i volumi si è avvalso della collaborazione di altri traduttori, quali Fabia Del Giudice, Benedetta Pati, Fiorella Mastria) è iniziata nel 2018, anno di pubblicazione del romanzo di Edgar Borges, “La bambina dei salti” (tradotto da Antonio Boccardo), nella collana di narrativa di Musicaos Editore. Da quell’esperienza nacque il desiderio di proseguire le pubblicazioni con l’obiettivo di far conoscere e tradurre nuove voci (nuove per l’Italia, già conosciute e affermate all’estero) della narrativa latinoamericana, dall’Argentina, dall’Uruguay, al Messico, pubblicando anche autori classici della letteratura spagnola.
DiegoSímini, laureato in Lettere nel 1987 (Università di Pisa), dopo un Dottorato di ricerca in Ispanistica (Consorzio tra le Università di Cagliari, Genova, Pisa e Torino, 1991-94) e una tesi intitolata “Le comedias di Antonio Fajardo y Acevedo”, è Ricercatore di Lingua e letteratura spagnola presso l’Università di Lecce (1996-2002). Dal 2002 professore associato di Letteratura spagnola presso l’Università di Lecce (dal 2006 Università del Salento). Già Coordinatore del dottorato di ricerca in “Studi letterari, linguistici e culturali” dal XX al XXII ciclo (2005-2010) e Presidente del Consiglio didattico delle lauree in Lingue e culture straniere (2010-2020). I suoi interessi scientifici spaziano dal teatro del Siglo de Oro ai rapporti culturali tra Italia e Spagna nel ‘600, la narrativa spagnola e ispanoamericana del XX secolo. Ha pubblicato più di un centinaio tra saggi, edizioni, traduzioni, articoli e recensioni.
Il primo titolo della collana è il romanzo “Tra le pietre” di Miguel Vitagliano, traduzione dell’originale “Enterrados”. MiguelVitagliano, nato nel 1961, scrittore e critico, è ordinario di Teoria Letteraria presso la Universidad de Buenos Aires. Il romanzo “Tra le pietre” tra echi letterari, storici, con una sapiente tecnica narrativa, è capace di costruire un meccanismo babelico degno di Borges. A seguire la collana Vela Latina ha fatto conoscere al pubblico italiano la scrittrice argentina Fernanda García Lao, una delle voci più interessanti del panorama letterario di autori argentini che vivono tra i confini europei. Di Fernanda García Lao è uscito “Donne da macello”, nell’aprile del 2020, traduzione dell’originale “Nación Vacuna”. Il romanzo è un incrocio tra la descrizione di una “realtà storicamente distopica” e una “distopia storicamente reale”. Anna Boccuti (Università di Torino) su “L’Indice dei libri del mese” (Anno XXXVIII, n. 7/8) ha scritto che nel romanzo di Fernanda García Lao “la rilettura della guerra delle Malvine si innesta qui su un’ambientazione postapocalittica in cui, alla stregua delle ancelle della Gilead di Margaret Atwood, le donne diventano corpi da fecondare per portare avanti un folle progetto nazionalista”. Il terzo titolo della collana Vela Latina è il romanzo di un autore che non ha bisogno di presentazioni né per il pubblico italiano né tanto meno per quello internazionale: MauricioRosencof, col romanzo “La seconda morte del Negro Varela”. Residente a Montevideo, MauricioRosencof è drammaturgo, romanziere, poeta e giornalista; nel 2005 è stato assessore alla cultura per il Municipio di Montevideo. Fondatore dell’Unione delle Gioventù Comuniste e dirigente del Movimento Nazionale di Liberazione Tupamaro, arrestato nel 1972 e ripetutamente torturato. In seguito al colpo di Stato del 1973 fu dichiarato “ostaggio” (rehén) dalle autorità golpiste assieme ad altri otto detenuti, tra cui il futuro presidente dell’Uruguay José Mujica e Eleuterio Fernández Huidobro. Tale condizione prevedeva la morte immediata del carcerato se qualche atto esterno avesse minacciato la sicurezza delle Forze Armate. Fu liberato nel 1985, dopo dodici anni di prigionia. Dopo la pubblicazione di questo romanzo, nel 2023 Diego Símini ha curato un volume dedicato ad alcune delle opere teatrali più rappresentative della produzione di MauricioRosencof. Nel volume “Teatro”, con testo a fronte, sono stati edite le opere “I cavalli”, “Lotta nella stalla”, “Il venditore di reliquie”.
Nel 2021 è stata la volta della prima pubblicazione di un’autrice spagnola, già nota in Italia in quanto facente parte degli autori classici della letteratura iberica tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si tratta di Emilia Pardo Bazán. Con questa autrice si costruisce una vera e propria “collana nella collana”, dato che al momento sono tre i romanzi di Emilia Pardo Bazán a oggi pubblicati, “La sirena nera” (2021), “La pietra angolare” (2022, traduzione di Fabia Del Giudice) e “Tribuna” (traduzione di Fabia Del Giudice, 2023). Vale la pena conoscere più approfonditamente il profilo dell’autrice, in quanto la sua scrittura costituisce una tappa importante della scrittura a cavallo tra due secoli, tra naturalismo e verismo.
La contessa Emilia Pardo Bazán (La Coruña, 16 settembre 1851 – Madrid, 12 maggio 1921), appartenente a una nobile famiglia galiziana, visse fin da piccola in un ambiente culturalmente favorevole, che stimolò il suo amore per la letteratura e le arti. Fu particolarmente attiva per il riconoscimento dei diritti femminili, difesi con la scrittura e pubblicamente in occasioni di dibattito. Fu una delle autrici più prolifiche della sua epoca, pubblicando centinaia tra romanzi, raccolte di poesia, testi teatrali, racconti, diari di viaggio, saggi e articoli di letteratura. Fondò e sostenne con le sue finanze la rivista «Nuevo Teatro Crítico», che ospitò dal 1891 al 1893 scritti di critica letteraria, attualità politica, notizie su scrittori e opere. Lo stile della sua scrittura, influenzato inizialmente dal naturalismo, si mescolò successivamente a tematiche religiose. La vastità della sua cultura, unita alla varietà delle sue esperienze, la portò a confrontarsi, sostenendole, con idee anche tra loro distanti e contraddittorie.
Emilia Pardo Bazán introdusse il tema del proletariato nella letteratura spagnola, scrisse opere considerate immorali, a sostegno di idee atee, pornografiche, fu considerata una scrittrice ribelle e provocatrice, e condusse una vita al di sopra delle opinioni comuni, fino ad assumere posizioni contraddittorie su razzismo e antisemitismo. Realizzò allo stesso tempo una profonda analisi del mondo operaio femminile. Il suo interesse per la questione femminista la portò a professare il diritto di istruzione per le donne, insieme al diritto di poter esercitare ogni tipo di professione. Il metodo naturalista culminò con Los pazos de Ulloa (1886-1887), il suo romanzo più famoso che la consacrò come una delle più grandi scrittrici della letteratura spagnola. In «Madre Natura» (1887), raccontò gli amori incestuosi di due giovani che non sanno di essere fratello e sorella. Emilia Pardo Bazán visse una vita irrequieta, anche dal punto di vista sentimentale, a soli sedici anni sposò il diciannovenne José Quiroga y Pérez Deza, che lasciò dopo avere iniziato una relazione, prima epistolare, poi amorosa, con Benito Pérez Galdós. Nel 1906 sarà la prima donna a presiedere la selezione di letteratura dell’ateneo di Madrid e la prima donna ad occupare la cattedra di letteratura neolatina a la Universidad Central de Madrid (nel 1916); nel 1910 sarà nominata Consigliera per la Pubblica Istruzione da Alfonso XIII. Ha difeso la propria posizione di seguace del naturalismo, adattato però alla morale cristiana. La collana Vela Latina, ha ospitato anche la poesia della scrittrice galiziana Rosalia De Castro, con la prima edizione italiana integrale, con testo a fronte, della sua raccolta “Sulle rive del Sar” (En las Orillas del Sar, 1884).
Nel 2023 la collana Vela Latina raggiunge il primo traguardo di dieci pubblicazioni, con la pubblicazione di “Tribuna” di EmiliaPardoBazán (è già in preparazione un altro romanzo dell’autrice spagnola, “La chimera”), e con la traduzione e pubblicazione, per la prima volta in Italia, di AnaBasualdo, giornalista e scrittrice nata a Buenos Aires e residente a Barcellona, autrice del volume di racconti “Oldsmobile1962” e di LauryLeite, autore messicano-canadese, residente in Canada da diversi anni, giunto al suo terzo romanzo e, uscito con la traduzione del suo primo romanzo: “Lanotteè caduta qui” (2017, En la soledad de un cielo muerto, traduzione di Benedetta Pati, Fiorella Mastria, Diego Símini). La traduzione e pubblicazione dei volumi di VelaLatina sono state anche occasioni di incontro e condivisione con gli autori, che, nelle loro visite in Italia, hanno avuto modo di presentare le loro opere al pubblico dei lettori, da Miguel Vitagliano (Lecce, Mesagne, Ostuni, nel 2019) a Fernanda García Lao (Lecce, Taranto, Caprarica di Lecce, nel 2021 e nel 2023) e Laury Leite (Lecce, Martano, nel 2023).
I titoli di Vela Latina sono disponibili (anche) qui, Ibs/Feltrinelli:
“La notte è caduta qui” (Musicaos, Collana Vela latina, 7) di LauryLeite
Sabato 30 settembre 2023 – ore 18.30 Lecce – Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” l’autore dialogherà con Luciano Pagano, Fiorella Mastria
Martedì 3 ottobre 2023 – ore 11.30 Martano (Le) – Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Salvatore Trinchese” incontro con gli studenti
LauryLeite, scrittore messicano (Città del Messico, 1984) residente a Toronto in Canada, sarà nel Salento per due appuntamenti in cui presenterà il suo romanzo d’esordio “La notte è caduta qui”, uscito con Musicaos Editore per la collana Vela Latina, diretta dal professore Diego Símini.
L’autore sarà a Lecce, sabato 30 settembre alle ore 18 e 30, presso la Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” (ex Convitto Palmieri), dove dialogherà con l’editore, Luciano Pagano e con una delle traduttrici del testo, Fiorella Mastria (traduttrice del romanzo con Benedetta Pati, Diego Símini). Martedì 3 ottobre alle ore 11 e 30 sarà la volta di un incontro con gli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Salvatore Trinchese”, di Martano (Via Prolungamento Piazza Gramsci)
«Lanotteècadutaqui», pubblicato per la prima volta in Spagna nel 2017 e tradotto anche in inglese (Stati Uniti, 2019, Lazy Publisher), racconta la storia di André, un trentenne scontroso che fa ritorno a Città del Messico dopo aver vissuto all’estero per quasi un decennio. Senza un soldo e profondamente estraniato dal mondo che lo circonda, torna a vivere con sua madre, nel tentativo di ricostruire da zero la sua vita. Si avventura così alla ricerca di un senso, scavando nel suo passato, costruendo nuove relazioni e vagando, instancabilmente, attraverso una città che lo respinge e allo stesso tempo lo affascina. Sua madre, nel frattempo, cerca di far fronte alla trasformazione inquietante del figlio e al progressivo isolamento di André: è tornato come un estraneo che soffre di un’afflizione che lei non è in grado di placare.
Questo acclamato romanzo d’esordio, opera dell’autore messicano-canadese Laury Leite, pubblicato per la prima volta in Italia da Musicaos Editore, è un’esplorazione devastante del sogno utopico del ritorno e dell’inevitabilità della perdita.
Con rigore e pathos insieme, «La notte è caduta qui» setaccia le macerie che la tempesta del progresso – per usare la metafora di Walter Benjamin – continua a lasciare dietro di sé.
LauryLeite è nato a Città del Messico nel 1984, vive a Toronto, in Canada. Il suo primo romanzo, «En la soledad de un cielo muerto» (Ediciones Carena; La Pereza Ediciones) è stato pubblicato in Spagna nel 2017 con grande successo di critica ed è stato tradotto in inglese, negli Stati Uniti, nel 2019 (Lazy Publisher). L’autore ha pubblicato racconti, saggi e interviste in antologie e riviste letterarie. «La gran demencia», il suo secondo romanzo, scritto con il sostegno del Toronto Arts Council, è stato pubblicato in Spagna nel 2020 (Huso Editorial). Nel gennaio 2019 è stato scrittore residente al Banff Centre for Arts and Creativity. Ha pubblicato di recente il suo terzo romanzo «El tiempo, el lugar y nosotros», con il sostegno del Canada Council for the Arts e del Toronto Arts Council.
Nella collana «VelaLatina» con la direzione dal 2019 di Diego Símini, docente di Letteratura Spagnola presso UniSalento, sono stati pubblicati per la prima volta in Italia alcuni degli autori più interessanti del nuovo panorama letterario latino-americano, come gli argentini Miguel Vitagliano e Fernanda García Lao, le opere teatrali dell’uruguayano Mauricio Rosencof, e i racconti dell’argentina Ana Basualdo; insieme a essi sono state pubblicate nuove traduzioni di classici della letteratura spagnola, delle autrici Emilia Pardo Bazán, Rosalia de Castro; nel 2018, con Musicaos Editore, è uscito “La bambina dei salti”, romanzo del venezuelano Edgar Borges.
«La notte è caduta qui», Laury Leite Collana Vela Latina, 7 A cura di Diego Símini, Benedetta Pati Traduzione di Fiorella Mastria, Benedetta Pati, Diego Símini pagine 170, prezzo €15,00, formato 12,7×20,3 cm, ISBN 9791280202734
«È difficile definire questo libro di libri, raccolta di raccolte, di Anna Rita Merico. Complesso, misterioso, tellurico, ci trasporta lì dove tutto nacque. Un viaggio verso la sacralità della parola, alle sue origini, che parte dal silenzio per poi raggiungere il silenzio. Formato da tre diverse raccolte ed una sezione di inediti, riunisce versi che vanno dal 2004 al 2021.»
«Le giravolte» di Lorenzo Antonazzo, pubblicato da Musicaos a settembre 2022, si presenta subito come un mosaico di storie.
Attraverso frammenti di prosa seguiamo discontinuamente le vicende di uomini e donne che vagano in una Lecce, città fatta di specchi, che non dona risposte ma riflette le proprie inquietudini.
Ad emergere è la deriva di una generazione, quella degli anni ’80. I personaggi principali, superati i trent’anni combattono giorno per giorno con lo smarrimento, la mancanza di una strada tracciata e di risposte adeguate a domande che aumentano ogni giorno.
I rimpianti e le invidie di Benny su Facebook; Gianluca alla ricerca delle sue origini; Davide in fuga dal suo passato; Edo e un lavoro che non si è scelto, gli è capitato; Melissa sempre in movimento per non pensare. E molti altri personaggi le cui storie si intrecciano e si confondono come i vicoli delle Giravolte. Unico punto fermo è il «Kismet», “destino” in turco, il bar gestito da Camilla e Fiorenzo, dove le storie confluiscono.
La prosa è lucida ma anche elegante e descrittiva, una terza persona che disseziona i pensieri e gli stati d’animo dei personaggi. Tra un frammento e l’altro si inseriscono dei brevi componimenti poetici, isole di respiro e contemplazione nella ricchezza della narrazione. Sono analisi e sintesi della prosa, scompongono e agglomerano i significati per ampliarli, quasi ci si trovasse davanti ad un moderno prosimetro.
«Le giravolte» si pone dunque come un’opera intrinsecamente plurale, raccontata attraverso molti punti di vista.
Molteplici sono anche i luoghi: l’interno accogliente e parentale del «Kismet», quello soffocante dello scantinato di Benny; gli esterni del centro storico, delle coste e delle spiagge; ma anche il continuo spettro della partenza per il nord.
E molteplice è il tempo, nella rottura di tutte le unità aristoteliche, si avverte una linea sfocata, nascosta dalla superficie della vita, ma inequivocabilmente esistente, che separa ciò che si era da ciò che si è. Ammesso che si possa essere qualcosa di integro nel momento in cui è lo specchio stesso dell’identità ad andare in frantumi.
Quiete, notte fonda. I frammenti di me tacciono, contemplano sdraiati il brusio delle stelle. Siamo soli, non vociano, al momento non c’è alcuna maschera da innalzare a nostra difesa. Non c’è affanno in quest’ora breve, poiché la sera è già trascorsa e il domani tarda ancora.
Un giorno finalmente la tazza che hai lasciato cadere Tornerà a colmarsi Di significato, Quando ne scorgerai i frammenti In frangenti del tutto inattesi, Mosaico che un’altra mano ha composto, Ragnatela di oro colato Che rassomiglierai alle anse del senso.
E chiamerai artista Lo sconosciuto autore Finché non ti accorgerai Che indossa una maschera Di specchio in frantumi.
La generazione x, dei nati tra gli anni ’80 e ’90, si pone a cavallo tra il periodo di residuo ottimismo di fine secolo e la crisi crescente del nuovo millennio. I personaggi di Antonazzo vivono pienamente questo passaggio, già dal primo frammento si riconoscono due “tempi”: Angela riprende il nonno alla guida, il paesaggio scorre, è verde e lussureggiante, ricco di suoni; improvvisamente scompare in uno stacco repentino, il movimento si fa inverso, i rumori della natura sono sostituiti dal silenzio, il nonno non c’è più, al suo posto la solitudine.
La perdita dell’identità è centrale nel romanzo moderno fin dai primi del Novecento, si può dire che questa condizione risulti accentuata nell’io del ventunesimo secolo. Infinite possibilità di essere, apparire ed esprimersi risultano paralizzanti. Riflessi in migliaia di schermi, distratti da stimoli continui, intrappolati nell’ideologia della produttività, non solo non sappiamo rispondere alla domanda “chi sono?” ma non sappiamo neanche dove cercare.
Questa stessa parabola esistenziale si ritrova in altre opere d’arte contemporanee, i romanzi di Sally Rooney, o i film americani del «mumblecore», basati proprio su personaggi che nei loro trent’anni fanno fatica a trovare una strada e piuttosto che agire passano il tempo a “borbottare”.
In quasi vent’anni tutto il mondo è cambiato, i giovani di allora sono cresciuti, si sono sposati, hanno fatto figli, si sono lasciati, hanno cambiato città, amicizie, lavoro, mentre lui è rimasto in sostanza lo stesso, inespresso. Senza lavoro, senza futuro. […] E allora, a quanto pare, il ritorno di fiamma per la ragazza del liceo non è stato altro che il desiderio di una speranza: di essere ancora intatto, in grado di scegliere un percorso diverso, di sfogliare il ventaglio di tutte le sue potenzialità.
È dunque questa condizione esistenziale globale che in «Le giravolte» troviamo rovesciata in chiave locale. E se una risposta allo smarrimento può essere rintracciata, è il senso di appartenenza che lega ogni personaggio al Salento: “tutto quello che abbiamo davanti agli occhi e non smettiamo mai di interrogare”.
Arrivando alla considerazione finale di Benny, non si può non pensare che forse questa ricerca lunga trent’anni, di una direzione, di un’identità, non coinvolga solo la narrazione degli individui ma quella di un intero territorio. Citando un testo di Rina Durante ci si domanda se quella attuale sia l’evoluzione migliore per il luogo “in fondo a questa Puglia lunghissima”.
In questo atteggiamento da “provincia dell’impero” teniamo in così poco conto tutto ciò che è locale… Viviamo nella frustrazione di ambire invano ai grandi palcoscenici, ai traguardi segnati per noi dalla pubblicità. […] E mentre umiliamo la nostra piccolezza per sentirci grandi abbastanza, continuiamo a ignorare quale tesoro custodisca chi vive “con un’ostrica al posto del cuore”.
Il Sud è capillare, le conoscenze si ramificano e si intrecciano creando una rete. Eppure questi rami sono deboli, sottili come tela di ragno. A che cosa apparteniamo? Basterà la nostra fame a tenerci insieme?
Riusciremo a trovare il modo più personale e autentico per raccontarci? O ci adageremo nella vacuità degli stereotipi?
Non resta che continuare a segnare il tempo e il paesaggio, senza essere scalfiti dal vento, come i muretti a secco dell’ultima poesia, e sperare che il futuro sia clemente quando verrà a prenderci alle spalle, parafrasando uno degli ultimi frammenti.
Monica Rollo (testo dall’intervento tenuto il 30 novembre 2022 in occasione della Rassegna «Letture prossime» a cura di UniSalento)
Giovedì 19 gennaio 2023, alle ore 18.00, presso la LIBRERIA UBIK di Taranto (Via Cataldo Nitti, 27), si terrà la presentazione del volume di poesie di Anna Rita Merico, «Fenomenologia del silenzio» (Musicaos). L’autrice dialogherà con Tiziana Magrì (giornalisa di Le Cronache Tv).
Fenomenologia del silenzio attraversa un arco poetico di diciassette anni, dal 2004 al 2021, raccogliendo riveduti e in alcuni casi riscritti, i testi di tre volumi pubblicati da Anna Rita Merico, Segnate pietre (2004), In the process of writing (2006), Dall’angolo bucato entra memoria (2015), insieme a una ricca sezione di testi inediti, Una parola si bea, al sole, pulsando infinita (2019-2021).
Si tratta di un percorso poetico che si pone all’evidenza delle lettrici e dei lettori andando a costituire un pensiero del silenzio. Nella crisi che genera l’odierno frastuono, i testi riportati si collocano negli spazi della genesi della parola, nella necessità dello stare all’interno dello sguardo che scopre nutrendosi di meraviglia dell’essere e dell’esser-ci nella spiritualità. Fenomenologia del silenzio ossia poesia che sperimenta la pagina scritta non quale luogo di transito emotivo per le segnalazioni del vissuto, ma come luogo dell’avvenimento, luogo per l’apparire del fenomeno che accade. Lavoro di resistenza che chiede all’umano di mostrar-si e dir-si come unico possibile progetto per il futuro.
Essenziale per la lettrice, per il lettore, tenere presente il forte intreccio che c’è nelle pagine dell’Autrice tra filosofia, letteratura, antropologia. Non sarebbe possibile cogliere i messaggi e i nessi di questa ricerca poetica senza tener conto dell’humus di pensiero connaturato alla scrittura qui esperita.
Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea ed al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musiacaos Editore, ha pubblicato (2020) la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est.
Giovedì 19 Gennaio 2023 – ore 19.00 Lecce – Fondo Verri (Lecce, Via Santa Maria del Paradiso)
presentazione del volume
“Su canzoni mai cantate. Poesie scelte (1994-2017)” di Cosimo Russo a cura di Annalucia Cudazzo
introduce: Luciano Pagano (editore) interviene: Marcello Buttazzo (critico e poeta) letture a cura di: Giustina De Iaco (attrice e regista)
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Lecce – Giovedì 19 gennaio 2023 alle ore 19.00 presso il Fondo Verri (Presidio del Libro di Lecce), si terrà la presentazione del volume “Su canzoni mai cantate. Poesie scelte (1994-2017)” del poeta Cosimo Russo. Il volume è curato da Annalucia Cudazzo e raccoglie una scelta del corpus poetico in gran parte inedito del poeta Cosimo Russo. Il volume è corredato dagli interventi della curatrice, di Massimo Bray, Michela Biasco.
Durante l’incontro, dopo un’introduzione di Luciano Pagano (editore), il poeta e critico Marcello Buttazzo esporrà un suo intervento sulla poetica di Cosimo Russo, soffermandosi sulle raccolte pubblicate dal poeta e sul volume edito da Musicaos Editore, l’attrice e regista Giustina De Iaco interpreterà alcuni brani tratti dal volume edito da Musicaos Editore.
CosimoRusso (Gagliano del Capo, 1972 – Tricase, 2017) trascorre l’infanzia nel suo paese, con i genitori e il fratello minore. Frequenta l’asilo “San Vincenzo De Paoli” e la Scuola elementare e media comunale “Vito De Blasi”, segue la madre nella biblioteca dove lavora approcciandosi alla lettura e manifestando una precoce inclinazione letteraria. Dopo aver frequentato l’Istituto Magistrale “Girolamo Comi” di Tricase consegue il diploma da ragioniere.
Nel 1995 trascorre alcuni mesi in Argentina. Al suo ritorno partecipa ai fermenti culturali e sociali che animano la sua terra collaborando con le riviste locali «Pietre» e «Il Dialogo», in «Pietre» compare l’unica poesia edita in vita dal poeta intitolata Il mio paese. Russo coltiva una formazione economica e tecnica laureandosi a pieni voti nel 2001 presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università del Salento e proseguendo i suoi studi fino a quasi completare la laurea in Giurisprudenza. Nel 2002 sposa Lucia Ciardo, dall’unione nasceranno due figlie, Sofia e Chiara. Lungo tutto il suo percorso, umano e poetico, Russo si prefigge di perseguire un concetto di libertà che lo rende aperto alle più multiformi esperienze di conoscenza che si incentrano tanto su interessi filosofici e letterari quanto su un ambito più prettamente economico e pragmatico coltivato grazie al lavoro che lo impegna nell’esercizio commerciale di famiglia. Russo coltiva diverse passioni tra cui lo sport, le immersioni subacquee e la scrittura, attività alla quale resta fedele fino alla fine. Il 19 febbraio 2017 a causa di un’embolia polmonare, si spegne nell’ospedale “Panico” di Tricase. Nell’ultimo periodo della sua vita il poeta, che non aveva mai acconsentito alla pubblicazione dei suoi componimenti, porta avanti una rigorosa selezione di testi, e, durante il ricovero in ospedale confessa ai parenti la volontà di farli confluire in una silloge poetica.
Dal 2017 le sue poesie iniziano a circolare, grazie all’impegno di studiosi ed editori che se ne sono occupati. Massimo Bray, nell’intervento contenuto in questo volume scrive che “attraverso queste pagine, si consegna ai lettori l’eredità di un poeta che, nonostante la sua purtroppo prematura scomparsa nel 2017, ha saputo preservare il suo sentimento «dalla fugace strada del tempo» e lasciare un segno indelebile nel panorama letterario e culturale dentro e ben oltre i confini della sua terra”.
AnnaluciaCudazzo (1993) si è laureata in Filologia moderna e per il suo percorso di studi ha ricevuto il titolo di «professionista accreditato» dalla Fondazione Italia-USA. Oltre ad aver pubblicato vari saggi in riviste e miscellanee, ha curato, nel 2018, per i tipi di Musicaos Editore, l’edizione critica e commentata delle poesie di Claudia Ruggeri. Attualmente è cultrice di materia (Letteratura italiana contemporanea) presso l’Università del Salento ed è dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina.
Quando ci si accosta alla lettura di un testo poetico è inevitabile porre attenzioni al titolo del libro o della silloge in questione. In poesia ogni parola conta, è segno che evoca, ma il titolo è condensato inequivocabile di una direttrice di senso, un viatico al pensiero dell’autore. E per questo che mi soffermo sempre sui titoli dei libri, perché sono il sunto massimo di ciò che si cela tra le pagine, nelle poesie, lungo la poetica dell’autore. Non sfuggono a questa mia attenzione neppure “Le maschere dell’ombra” di Mario Matera Frassese pubblicato nel 2021 da Musicaos Editore.
Se poi penso a quel mirabile padre putativo che è stato il mio insegnante di lettere alle superiori, per cui l’opera già a partire dal titolo fonda l’autore e ce lo sviscera fin nella sua biografia, è presto detto quanto siano chiari in questo caso i rimandi culturali, le reminiscenze colte per esempio a Pirandello e al teatro delle maschere di cui siamo primi attori sul proscenio della vita. E le Maschere dell’Ombra che si muovono tra Spazio e Tempo, maiuscole categorie fisse nell’immaginario poetico del nostro poeta, siamo noi: «Noi siamo ombre/citate, appena, dal tempo della storia/Sfiliamo a stento/con in nostri sogni/sul proscenio della vita/notati appena/dagli eventi/che scorrono/tra i fiumi di un’ubriacatura/di potere/di denaro/E ci siamo abituati/così, a un ruolo di comparse/che svaniscono/tra le nebbie/delle molte, inutili parole». Bellissima presa di coscienza del poeta e dichiarazione di poetica.
Quindi, dicevamo, che se è dato per scontato la conoscenza di quegli autori in Frassese che l’hanno formato come docente di lettere e ne dettano i temi della sua poetica, non è scontato superare schemi, modelli e ombre del proprio beckground letterario. In Frassese avviene proprio questo: le maschere diventano la manifestazione delle ombre che ci portiamo dentro, dovunque e comunque, l’anima del nostro essere tra malattia e santità, nello spazio e nel tempo della nostra esistenza, fantasmi e ricordi, sogni e speranze; in altre parole di ciò che siamo.
In Frassese l’Ombra è divina, orfica, ispiratrice, ma si fa anche coro di anime «Recito/al mio pubblico di ombre/che affolla la mia stanza/i versi scritti per non so chi».
E così Frassese supera l’incomunicabilità e l’ipocrisia umana di pirandelliana memoria, in lui c’è molto di più. Le maschere si palesano per quel che sono, con le loro paure per le ombre che nascondono, ma ci sono e sono reali e dicono: «Vivono Maschere oscure nell’Ombra/non viste/eppure presenti». La “paura” è in effetti parola ricorrente nei versi di Frassese non a caso. Paura di vivere allora? No certo, piuttosto consapevolezza delle insidie della vita da smascherare appunto: «Notturne ombre e sogni ingannatori/danzate sotto gli alberi d’autunno/un sabba di parole oscene, gesti/ lividi di rabbia di contorte menti/ rinserrate nell’acquisita certezza/di antiche paure erette a vita/quotidiana dell’inesistente Sé».
Potremmo dire che le ombre di Frassese somigliano ai demoni di dostojevskiana memoria, inquietanti che aleggiano sulla sua poesia: «Si agitano nell’ombra/ i miei fantasmi» e che sfiancano perché «Erano tarli che rispondevano/alle voci di familiari Ombre». Altre volte si fanno vera e propria inquietudine, così simile a quella del poeta portoghese Fernando Pessoa: «noi cerchiamo la magia del sogno/in ogni luogo visitato/mossi dalla nostra inquietudine». Ma la grandezza del poeta, a mio avviso, si rivela tutta in una domanda (che quindi non risolve il quesito!), che sintetizza l’animo inquieto del poeta, l’anima che si interroga in cerca di una risposta: «Chi ride/delle mie ossessioni infantili/e delle fiabe narrate/alle mie ombre/sorridenti/eppur presenti/nei nostri vuoti/giorni?».
È una poesia che si fa memoria di se stesso e dell’altro, testimonianza dove si mostrano le maschere di luoghi, affetti, amori e dolori come punti da congiungere per intrecciare una rete di senso. Cosi troviamo il Nostro ora immerso nel paesaggio idilliaco della campagna pugliese, ora nei ricordi dell’emigrato in Piemonte e infine di nuovo tra le cittadine del suo amato sud in un percorso di crescita dell’uomo e del poeta. Una poesia quindi che si arricchisce delle luci e dei colori del sud, ma che porta anche le ombre e le nebbie del nord, una poesia al chiaroscuro, potremmo definirla, come un quadro di Rembrandt che si rivela anche nello stesso significante, nella forma metrica: i versi hanno un suono cupo e nostalgico sebbene toccati a tratti dalla luce fresca dei ricordi che ne fa vibrare un respiro distensivo, pacato. Ma l’anelito del poeta resta sospeso nei versi che slittano nei successivi con repentine enjambemant oppure campeggia su un sintagma o addirittura su un solo elemento lessicale che arricchisce il senso del suo dire
Lucio Toma, docente, poeta e giornalista, è nato nel 1971 a San Severo (FG). Nel 1999 pubblica Zigrinature (All’insegna del Cinghiale ferito) e nel 2006 A Gonfie Vene (Ianua editore con pref. di Plinio Perilli). Ha collaborato con magazine locali e quotidiani, ha presentato eventi letterari e interventi critici. Ha coodiretto per Radio Gargano la rubrica “Books & Music”. È risultato finalista e vincitore di alcuni concorsi poetici. Alcuni suoi versi sono apparsi su varie antologie (“Letteratura del ‘900 in Puglia 1970-2008”, “Sotto il più largo cielo del mondo” 2016, “iPoet Lietocolle” 2017) e riviste anche on line (versanteripido, Poetarum Silva, Poesia ultracontemporanea, Tinelli poetici, L’ombra delle parole).
«Mi appuntiscono i tuoi appunti e le nostre discussionimi lasciano privo di forse. Vagheggio la tua pancia avvolta nella stessa coperta in cui facciamo lievitare il pane»
Giravolte: zona del centro storico di Lecce. Giravolte: condizione esistenziale in cui ci si trova a giravoltare nella difficoltà a passare da un’adolescenza mentale all’età adulta.
Giravoltare senza un centro, giravoltare sino alla vertigine nel senso che manca. Scrittura inizialmente molto veloce. I fotogrammi girano rincorrendosi: la velocità è protagonista mentre la storia va rincorsa prima che possa iniziare a dirsi. Tutti gli ambienti sono nebbiosi non per mancanza di luce ma per mancanza di differenziazione tra personaggi. Emergono tutti dalla patina del ricordo e si posizionano immediatamente in un presente che non ha attimi né precedenti né successivi. Sono dentro una lente focale che li priva di progetto esistenziale come le loro vite tutte avvitate nell’indecisione, nell’impossibilità, nella complessità, nella giravolta di un pensiero che, dolorosamente, non si dipana in libertà.
Eppure, sono pagine che non è possibile lasciare. Per una indovinata alchimia dello scrivere le pagine di Lorenzo Antonazzo si leggono con lentezza, sono un invito alla lentezza. Scrittura veloce, lettura lenta questo il primo movimento duale tra scrittura e lettura intorno a queste pagine dense di un acuto senso dell’oggi.
Benny fa capolino, veloce, imposessandosi della narrazione sin dall’inizio. Irretito tra social ed etere, a notte fonda, cerca Valentina De Luca. La cerca come girovagando in un campo di battaglia le cui trasparenze sono mortifere, voraci. Sul proscenio si mostra Gianluca, impossibile dialogo con il padre mentre si affretta nella calura che assorbe lanciandogli aulla pelle la mancanza delle zone di montagne da cui rientra. Sfilano i personaggi: ognuno con una incapacità o una goffagine legata alle dita della propria esistenza.
«E se vuoi davvero essere una persona, una persona originale indossala la maschera, non soltanto a carnevale.»
Il tempo s’aggroviglia intorno allo spartiacque: chi ce l’ha fatta e chi no tra i compagni di liceo. Valentina, la sua (di Benny) ragazza, ai tempi. Mentre le pagine scorrono compare Holden ma, anche il bell’Antonio a dire che, la storia dell’ingresso nel mondo adulto, non conosce latitudini. Le Giravolte, come luogo, emergono come sostrato nascosto tutto da leggere, è come se la città facesse da fondo psichico alla realtà dei giovani corpi che si mostrano intenti a vivere l’immobile tempo della giornata, delle giornate accalorate. Il filo è in un continuo scambio di assimilazione tra ambiente e corpi. Ogni personaggio alberga nella propria estraneità e irto di pericoli è l’incontro verace con l’altro, tutti gira voltano nello spazio del limbo in cui adulti di riferimento sono svaniti senza lasciare senso di gratitudine, di riconoscimento. Gli adulti sono svaniti e, al loro posto, un vuoto pneumatico che sa di mancato riconoscimento di sé a sé. Le pagine sono segnate dalla mancata messa a centro del processo di riconoscimento-essere riconosciuti. È storia di attribuzione di identità e di bilanciamento tra simbiosi (fallita) e autoaffermazione (cercata). Ogni personaggio è come bocca in cerca di nutrimento-legittimazione. Bellissimo l’intreccio, in Giravolte, tra identità narrativa e la ricerca di storia da parte dei soggetti-protagonisti. Il racconto si rivede attraverso se stesso grazie ai bellissimi inserimenti in versi che si alternano alle pagine della narrazione. Una serrata scrittura a specchio in cui personaggi, città, ritmo narrativo ed evoluzione del tempo si sostengono a vicenda rendendo la precarietà esistenziale possibile e lasciandola sbocciare in esiti dolci e lenti. È storia di generazioni raggrumate in epoca di passaggi e in una terra, quella salentina, in cui partenze e rientri sono stati, spesso, forzati da eventi e necessità. Benny viaggia con i suoi scollamenti dalla realtà, con le sue attese, con i suoi desideri appeso al filo della propria delicata inadeguatezza mischiata alla speranza. I personaggi si alzano e si siedono sul Divano di chiara reminiscenza analitica superata da una normalità che, piatta, assorbe. La parte finale di questo racconto-clessidra è in un crescendo che lascia appesi ai rimandi, è un atto d’amore per un Sud in cui le esistenze sono sfatte dalla Storia, gli adulti compaiono con il loro carico di memoria che va dipanandosi. Le Giravolte si snodano e una calma rallenta la scrittura e gli avvenimenti riportandoli nel dentro di una dolcezza in cui gli eroi non abitano più gli empirei dei Santi di pietra delle Chiese del centro storico di Lecce ma sono, siamo tutti noi usciti dalla penna di Rina Durante e dalle note di Daniele Durante. Giravolte… storia di tutti noi, qui, intenti a riappropriarci del nostro (cultura, tradizioni, lingua dialettale, usanze, arte) e ad imparare ad assaporarlo, non più da Servi ma da Signori.
«Crosta di pane abbarbicata alla terra che per secoli hai stillato oro sui nostri piatti e luce su strade lontane, innumerevoli tramonti la tua vecchiezza ha vegliato per noi, mentre con dita nodose ricamavi un cielo troppo vasto per non spaventarci…»
MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE 2022 – Ore 19.00 LECCE Libreria Palmieri (Via S. Trinchese, 62)
Presentazione di “Il bene in terra” di Francesco Lanzoe “Le giravolte” di Lorenzo Antonazzo(Musicaos Editore)
Modera l’incontro: Luciano Pagano(editore)
LECCE – Mercoledì 23 novembre 2022 – Ore 19.00 Si terrà presso la storica libreria indipendente Palmieri, in via Trinchese 62 a Lecce, un incontro dedicato a due romanzi editi di recente da Musicaos Editore. Si tratta de “Il bene in terra” di Francesco Lanzo e “Le giravolte” di Lorenzo Antonazzo, accomunati, in questo dialogo “a vicinanza” letterario dal luogo attorno al quale ruotano le vicende narrate: Lecce.
Un dialogo in cui dentro e fuori, centro e periferia, antico e moderno, passato e presente, “restare”, “andarsene”, “tornare”, diventano argomenti per discutere di due storie attuali.
Un viaggio nelle realtà e contraddizioni della città di Lecce che allo stesso tempo è un viaggio nelle storie è nelle narrazioni di due autori Francesco Lanzo e Lorenzo Antonazzo.
L’incontro si svolgerà presso la Libreria Palmieri, posta sulla “linea” di via Trinchese, che dal centro storico conduce alla periferia della città.
Francesco Lanzo nato nel 1980, vive a Lecce dove si è laureato. Insegna lettere in un liceo. Ha esordito nel 2004 con il romanzo «I lanzilotti».
LorenzoAntonazzo è nato nel 1984 a Lecce, dove vive e legge. Laureato in Lettere, insegnante, ritiene che il silenzio sia d’obbligo in una biblioteca per ascoltare i libri che parlano fra di loro.
IL BENE IN TERRA – Francesco Lanzo – Tabita, Pietro, Rico e Debora vivono nei quartieri periferici di una Lecce assolata dove i giorni fanno deflagrare storie che si tengono a distanza dalle vetrine e dai colori di un centro che non viene neppure nominato. Vite alle quali nessuno fa sconti, né regali, in una terra dove le speranze e i sogni sono minuscoli passi per cercare di rubare alla vita una tranquillità che non arriva mai. C’è chi ha una laurea in economia, e lavora dietro al bancone di un bar che è un po’ rifugio e un po’ buco nero di un universo in continua implosione. C’è chi cerca di sbarcare il lunario con lavoretti saltuari, chi ha un passato di contrabbando e chi insegue il colpo che può dare una svolta dal nulla, e c’è anche chi ha cercato a modo suo di ripulirsi. Poi ci sono quelli che poggiano sulla sicurezza del loro denaro e cercano un po’ di sollievo in una vita effimera, anche loro protagonisti in un mondo di ultimi che non sempre finisce nelle pagine dei romanzi. E c’è chi è scomparso senza fare ritorno. Francesco Lanzo con la maestria di un narratore esperto, sguardo disilluso e ironicamente cinico, tiene il lettore incollato alla pagina alla ricerca di un bene di cui ignoravamo l’esistenza.
LE GIRAVOLTE – Lorenzo Antonazzo – Un romanzo corale, sospeso tra incanti e disillusioni, tra velleità letterarie e sogni di gloria artistica, precariato di amore e di rapporti, con protagonisti che crescono ripensando sé stessi, fino a cercare la radice del proprio passato nella terra di origine. Lorenzo Antonazzo ci racconta Lecce e una generazione, quella che dai trenta anni si avvicina oppure ha appena sorpassato i quaranta, crescendo tra due millenni, a volte girando il mondo in cerca di paradisi non rinvenibili tra le mura domestiche, a volte tornando a casa per cercare di costruire qualcosa di importante, tessendo nuove relazioni e reinventando amori. La bellezza si mescola sempre alla vita grazie ai versi che tra una vicenda e l’altra vanno a costituire il controcanto delle vite raccontate. Così le giravolte dei vicoli in cui le strade e le esistenze potrebbero smarrirsi divengono il simbolo di un romanzo ricco di suggestioni letterarie e musicali, dove il gruppo è un personaggio senziente, che tiene unite con un filo invisibile e indivisibile le storie dei protagonisti.
Anna Rita Merico su «Le Maschere dell’Ombra» di Mario Matera Frassese
«Recito al mio pubblico di ombre che affolla la mia stanza i versi scritti per non so chi.»
(da Le Maschere dell’Ombra, Musicaos, 2021)
Così i versi di Mario Matera Frassese. Da subito le ombre affollano le pagine accompagnando i segni dell’avventura del vivere.
Versi della maturità quando l’orizzonte s’affolla di bilanci leggeri intrisi di ciò che è stato, talvolta di rimpianti, di speranze ormai sopite e trasformatisi in sguardi su ciò che è. Gesti minuti come quello di stropicciare una carta stagnola su cui leggere rughe e solchi, carte che divengono paesaggi su cui andare. L’amore, nei versi di Mario Matera Frassese, è salvifico; esso consente ogni iperbolico salto sul nulla delle amarezze, sul niente di sentimenti che hanno ferito, sugli incanti rotti che svelano le linee di sentieri percorsi e abbandonati, cercati e perduti.
Oggetti minuti ricompongono la danza della memoria. Un quaderno nero sbuca da una valigia che era lì dalla pubertà, sogni restano chiusi tra le pagine, sogni ormai sfocati lasciati in una stazione quasi abbandonata, tutto gocciola irretito dal tempo andato: le ombre sono il gioco di ciò che è andato, di ciò che offusca, di ciò che ha mutato la condizione dell’essere nel corso della propria esistenza.
Le maschere dell’ombra. L’ombra svela un lato nascosto, umbratile, l’ombra ha le sue maschere, l’ombra svela e, anche, occulta. L’ombra è l’ombra delle paure antiche, è il dirsi di un’infanzia che ha occultato timori, sono nebbie del cuore mai manifestate, nebbie lenite con odori forniti dalla natura. È natura a nord, natura fatta di cime e altezze dietro cui la clessidra del tempo della giornata ruota veloce lasciando scorrere l’ombra di fuori che s’impasta veloce con l’ombra di dentro lì dove malìe e offuscamenti sospendono il tempo senza fermarlo, trasformandolo – piuttosto – in amara gabbia. Vicoli, muti silenzi, strettoie, minuti spazi, rimbombi di dentro, appoggi stanchi è un paesaggio che narra il passaggio del tempo e il movimento di lancette toccate dal sorriso dell’amata. È di lei il tempo. È lei che sottosta ai cicli lunari e stempera l’andare con le ombre che si mostrano quando la mente rincorre ricordi, quando la mentre si annicchia in sé stessa e fa suoi sogni ingannatori.
Ma Ombra è anche la dimensione della parola quando si avvicina a voler esprimere il Sé.
«Che cosa voglio? Tu non vuoi. Io non posso. Si è scatenato un fantasma che avevo rinchiuso in un armadio d’acqua nera. Ma l’ostinato cuore ha ceduto. A mezzanotte hanno risuonato i passi suoi davanti alla mia porta»
(da Le Maschere dell’Ombra)
Madre delle ombre è la Morte. Delle Ombre Mario Matera Frassese declina tutte le fattezze e le forme, le qualità e le invasività. L’ombra ha a che fare con il ricordo, con il ritrovarsi, con il superare i freddi schematismi della ragione. La dimensione pirandelliana della maschera che occulta verità in Matera Frassese diviene movimento di visione della verità. È verità che mostra i propri volti nascosti, quei pensieri reconditi che costituiscono l’essenza del proprio essere. Lì dove le Maschere vivono nell’Ombra di dipana l’unico universo possibile: quello evanescente dell’errare, quello ritmico delle parole antiche, quello velato dei sogni, quello lirico della memoria.
Le Maschere dell’Ombra: un leggero bilancio. Una scorribanda nella propria esistenza a cercarne punti fermi in un dentro da antico aedo che cerca nei fatti dell’esistenza il senso e la possibile narrazione. La domanda forte della raccolta è sul significato dell’essere al mondo nella soggettività della propria esistenza. Lo scorrere della domanda è nell’interrogare la possibilità di conoscere la realtà puntellandola con occhio attento e riflessivo. L’io poetico si nutre di una dimensione temporale frastagliata: il tempo dell’orologio fronteggia il tempo trascorso e le fasi della vita fanno capolino rendendo il Suo poetare sempre pronto ad interfacciarsi con l’esistenza, con l’amore vissuto, con gli affetti, con la natura che spalma silenzi e odori nell’anima.
Le Maschere dell’Ombra disvelano mondo attraverso la misura della Luce. È poetica consapevole del fatto che troppa luce dissolve. Le fattezze dei corpi trovano il proprio limite e la propria individuazione grazie al cesello del tempo che intaglia le fase della vita e dell’ombra che racchiude le essenze possibili d’ogni singola esistenza. La Natura si mostra nella sua dimensione legiferante, mai – Matera Frassese – dona nulla al Caos non addomesticato. La dimensione legiferante forgia energia e passo forte alle stagioni, all’andirivieni dei colori, alla stazza delle forme. Il suo verso è un continuo flusso che fuoriesce da esercizio profondo di di disciplina e dialogo con sé.
Ciò che è transuente si raggruma senza mai svanire. Il corpo poetico di Matera Frassese è denso, compatto, non vi è spazio per la perdita di sé. Il dentro si mostra nel pieno della consapevolezza che l’altro consente evoluzione e superamento di sé. I sentimenti sfilano in una carrellata che trabocca vita e scansione di ritmo interiore, ritmo che conosce il mistero della fondazione dell’umano ma, anche, solarità di Luce che avvolge e nutre. È poesia nutrita dalla dimensione mediterranea del verso ma è, anche poesia che canta la cima, l’ombra del fianco della montagna, la pietra antica ma – anche – l’erba aromatica in grado di segnare la compagnia durante il passo solitario della salita.
Tratteggio leggero di bellezza, maschera che si erge nel tessuto della nebbia padana, esperienza dello sradicamento e della ricerca di sé oscillante tra un nord e un sud di intenti, dileguamenti e nitidezze, figure diafane di un andare tra presente e passato, tra tempo e memoria, tra ciclicità e natura orante. Questo il mistero tutto racchiuso nei versi di Matera Frassese in cui disinganno e forza vitale aprono il sipario sul teatro della Vita, irrorandolo di una Luce che conosce misura per mostrarsi e Ombra per dirsi.
«Abbiamo sempre pensato alla letteratura working class come pagina narrante la classe operaia il cui salario è legato all’industria. Madre della letteratura working class è stato quanto si è mosso in Gran Bretagna nel corso del XIX sec. In Italia abbiamo “superato” il problema non nominandolo, invisibilizzandolo e, doppia invisibilizzazione, non ci siamo dati l’opportunità di dirne molto se non in talune pagine di letteratura meridionalistica o di settore, pagine storicizzate ossia, pagine tenute nello spazio del tempo andato trasformato in tempo sospeso. Intellettuali hanno detto di operai, lo hanno fatto con uno sguardo esterno e hanno lavorato, nei fatti, con tutti noi quando, dalle nostre case, ci liberavamo felici di una stampa di Sant’Antonio o di una credenza appena sghemba che era lì da mezzo lustro. Intellettuali che hanno detto dei contadini a Sud sono un’altra pagina. Scrivere dei contadini a Sud ha significato dire di ritardi legati a domini, a durate lunghe del periodo feudale, all’analfabetismo. Queste concause hanno mostrato, spesso, un Sud guardato e rappresentato. Con la poesia di Elio Coriano questo Sud si dice in prima persona, l’io poetico diviene radice di testo che indica fibre sfatte dalla fatica. L’occhio, in questi versi, è catapultato dentro il significato del farsi dei corpi e dei pensieri soggiogati dal lavoro.»
Potete proseguire la lettura dell’intervento di Anna Rita Merico, riflessione sulla scrittura di Elio Coriano, scaricando il file, in formato PDF a questo link.
Martedì 2 Agosto 2022 – Ore 19.30presso la BIBLIOTECA “Maria Russo”
presentazione del libro
“TeleMpatia intensiva” (Musicaos) di Tommaso Stefanachi
Saluti: Alessandro Conte (Sindaco di Melissano)
Interventi: Maria Rosaria Siciliano (Assessore alle Politiche Giovanili)
Lorenzo Milone (referente Consulta Giovanile)
Tommaso Stefanachi (autore)
Luciano Pagano (editore)
Intervento musicale a cura dell’Associazione Musicale Junior Band APS
§
Martedì 2 agosto 2022 alle ore 19.30, presso la Biblioteca “Maria Russo” di Melissano, si terrà la prima presentazione del libro “TeleMpatia intensiva” (Musicaos) di Tommaso Stefanachi, al suo esordio narrativo. Durante l’incontro, dopo i saluti del Sindaco di Melissano, Alessandro Conte, interverranno Maria Rosaria Siciliano (Assessore alle Politiche Giovanili), Lorenzo Milone (per la Consulta Giovanile), l’autore, Tommaso Stefanachi, Luciano Pagano (editore).
Tommaso Stefanachi, nato a Casarano nel 1994 è un insegnante di Lettere. Cresciuto a Melissano, in provincia di Lecce, è dedito da sempre all’attivismo sociale e all’associazionismo locale. Laureato in Lettere moderne, dal 2018 lavora in varie scuole della provincia di Imperia e vive a Sanremo, pur preservando un legame simbiotico con la sua terra.
«Telempatia intensiva» è la storia di Leonardo Bodini e del suo percorso di rinascita, di sua madre Beatrice, cui il destino riserva una prova di forza straordinaria e di Sandro, il migliore amico di Leo, della sua evoluzione umana sorretta da un inguaribile senso dell’ironia, e infine di Grazia e della sua crescita spirituale e artistica.
«Telempatia intensiva» è anche un gioco che occupa i dodici giorni in cui si svolge la vicenda narrata, in cui l’ozio letterario si unisce alla lotta contro il tempo, vedendo i protagonisti alle prese con il destino per riportare Leonardo al suo mondo e alla spensieratezza di sempre.
Questo romanzo è la testimonianza che la letteratura innamora, congiunge e salva letteralmente la vita, in un intreccio fra romanzo di formazione e psicologico, proponendosi come strumento integrativo e funzionale all’applicazione didattica.
Il lettore insieme a Leonardo, compirà un viaggio nel nostro territorio e nella letteratura italiana, da Dante ai trecentisti Petrarca e Boccaccio, da Lorenzo de’ Medici e Poliziano ad Ariosto e Marino, da Parini a Verga, da Pascoli fino ai giorni nostri, con leggerezza e passione gli estratti diventano riflessi di vita vera.
Si instaura così un dialogo dinamico fra il vissuto dei protagonisti e l’immortalità dei versi e delle prose cui si approcciano.
Musicaos Editore, con il patrocinio della Città di Otranto
Venerdì 29 luglio 2022 – Ore 20 presso Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche” (Otranto – Area portuale)
Presentazione di
“Catumerèa. Versi multilingui a sud del sud” (Musicaos) di Leo Luceri
dialogherà con l’autore Anna Rita Merico (ricercatrice)
interverrà l’editore Luciano Pagano
Venerdì 29 luglio 2022 alle ore 20, presso la Biblioteca di Comunità “Le Fabbriche” di Otranto (Area portuale), con il patrocinio della Città di Otranto si terrà la presentazione della raccolta di poesie di Leo Luceri, “Catumerèa. Versi multilingui a sud del sud” edita da Musicaos Editore. L’autore dialogherà con la scrittrice e ricercatrice Anna Rita Merico; interverrà l’editore Luciano Pagano. Quella di Catumerèa, come ha notato Antonio Lucio Giannone, ordinario di letteratura italiana contemporanea presso UniSalento, è “Una poesia che si colloca nel solco della tradizione lirica novecentesca”, che prende spunto da un luogo storico/geografico ben preciso: “La Catumerèa”, a Martano, è una strada lunga e stretta che un tempo collegava il centro del paese con la via Traiana Calabra e sulla quale si aprivano molte corti, alcune delle quali sono riuscite a sopravvivere ai disastri architettonici commessi negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Quella via, con i suoi vicoletti laterali, era un mondo. Ogni corte era un mondo. Prevalentemente di lingua greca. Leo Luceri ha scelto questa strada come titolo e luogo simbolico, crocevia di una raccolta che come recita il sottotitolo, “versi multilingui a sud del sud”, raccoglie versi scritti in italiano, greco, spagnolo, griko, senza nessun intento localistico o folclorico. Tra reminiscenze letterarie e autobiografia si situano queste poesie, delle quali ognuna raccoglie la testimonianza di un luogo, di un ricordo, di un “passaggio” dell’autore sulle tematiche del viaggio, del confinamento, dell’esilio, in un certo senso del significato di essere altrove.
LeoLuceri, nato a Martano (Lecce), ha trascorso buona parte della sua vita lavorando e studiando all’estero. Laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università del Salento, è specializzato in Letteratura Europea presso l’Universidad Autónoma de Madrid, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria della Letteratura e Letteratura Comparata. Ha pubblicato interventi critici sull’opera di Vittorio Bodini ed in particolare sulla fortuna critica dell’autore in Spagna. Ha svolto attività come Lettore di Italiano con mandato del Ministero degli Affari Esteri presso l’Universidad Central del Ecuador e la Pontificia Universidad Católica del Ecuador di Quito, presso l’Universidad Autónoma di Madrid e infine presso l’Univerzita Komenského (Università Komensky) di Bratislava. Ha insegnato lingua italiana in Francia e in Svizzera, ed è stato docente di ruolo di Lingua e Civiltà Francese negli istituti di istruzione secondaria in Italia.
Lunedì 25 luglio 2022 – Ore 21 Tuglie – Largo San Giuseppe Anteprima nazionale del volume “Opera poetica” di Luigi Scorrano (Musicaos Editore)
Saluti istituzionali: Massimo Stamerra (Sindaco di Tuglie)
Silvia Romano (Assessore alla cultura di Tuglie)
Intervengono: Antonio Errico (Giornalista e scrittore)
Antonio Montefusco (Università Ca’ Foscari Venezia)
Antonio Resta (Ricercatore)
Luciano Pagano (Editore)
Lunedì 25 luglio 2022, alle ore 21, a Tuglie, presso il Largo San Giuseppe, si terrà l’anteprima nazionale del volume “Opera poetica” di Luigi Scorrano, edito da Musicaos Editore, a cura di Antonio Montefusco, con scritti di Antonio Montefusco e Antonio Resta. Durante l’incontro, al quale prenderanno parte il sindaco di Tuglie, Massimo Stamerra, e l’assessore alla cultura del comune di Tuglie, Silvia Romano, si presenterà il volume nel quale sono confluite per la prima volta le raccolte edite e inedite del professore Luigi Scorrano. Ne discuteranno insieme il curatore del volume, Antonio Montefusco (Università Ca’ Foscari Venezia), Antonio Resta (Ricercatore), Luciano Pagano (editore), lo scrittore e giornalista Antonio Errico, autore nel 1987 della prima nota alla prima plaquette edita da Scorrano, “Di giorni, di parole”, che apre il volume, che esce oggi nella collana “Fogli di Via”, diretta da Simone Giorgino e nella quale sono già stati pubblicati i volumi contenenti le opere poetiche di Claudia Ruggeri, Salvatore Toma, Jan Dost, Alexander Shurbanov.
LuigiScorrano ha insegnato per lungo tempo presso le scuole secondarie superiori, in particolare a Casarano, città che gli ha concesso la cittadinanza onoraria nel 2015. A Tuglie, suo paese di residenza, Scorrano è stata una figura politica di riferimento nel quadro della sinistra progressista di impianto socialista, assumendo anche la funzione di assessore alla cultura e impegnandosi in politica fino a epoca recente. Allievo di Aldo Vallone, ne divenne un assiduo collaboratore pubblicando con lui uno dei più fortunati commenti alla Divina Commedia di Dante. Da questa collaborazione sono nati molti saggi danteschi, che hanno guadagnato a Scorrano una notevole considerazione nel mondo accademico (è stato a lungo redattore di una delle principali riviste del settore, L’Alighieri); una impressionante mole di saggi è dedicata alla memoria dantesca negli autori contemporanei. All’attività di critico e saggista, Scorrano ha unito una variegata produzione letteraria: questa produzione, in parte inedita o pubblicata su sedi appartate, si colloca in generi letterari diversi, che vanno dal racconto alla poesia alla riscrittura dei classici.
AntonioMontefusco, originario di Tuglie (Le), è Professore di Filologia Medievale e Umanistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è laureato a Roma Università La Sapienza, e ha lavorato a Parigi, Düsseldorf, Vienna. Si è occupato di letteratura medievale, in particolare di testi francescani, di letteratura profetica e di propaganda e di Dante.
Con La centralità del margine. Su “Carta poetica del Sud” di Simone Giorgino Anna Rita Merico compie un approfondimento essenziale, indicando una delle ulteriori linee di ricerca già evidenti nel testo di Giorgino, quella delle poete citate nel volume, offrendo spunti di riflessione al dibattito già innescatosi con la pubblicazione del testo, del quale riportiamo in calce a questo post gli articoli usciti a oggi.
Scrive a tal proposito Anna Rita Merico «Giorgino, per la redazione della Carta poetica, non tralascia la presenza femminile con Jolanda Insana, Goliarda Sapienza, Claudia Ruggeri. L’analisi della poesia prodotta da poete nel corso del XX sec. attiene ad aspetti critici non ancora tutti esplorati, attualmente, in ambito critico-letterario italiano. La lettura di taluni diari (esplicativo quello di Sibilla Aleramo) offre precisi spunti sulla dimensione esistenziale ed intellettuale di donne di cultura del XX sec. Per le donne il percorso si mostra, talvolta, maggiormente articolato in quanto non è scontato l’accesso in comunità poetiche in cui riconoscimento e autorevolezza sono articolati secondo precisi passaggi in cui le donne non sempre si riconoscono. S’aggiunga a ciò l’assunzione di modelli attraverso cui, nell’universo letterario, si cerca assimilazione e “parità” a fronte della necessità della ricerca, da parte delle stesse donne, della propria differenza testuale.»
Proseguono le pubblicazioni, nella forma del pdf scaricabile, di saggi, approfondimenti e interventi, sul blog di Musicaos, preludio a possibili pubblicazioni, diverse direzioni, narrative e poetiche, di qui a venire.
Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea ed al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musicaos Editore, ha pubblicato (2020) la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est, e Fenomenologia del silenzio (2022).
su Carta poetica del Sud. Poesia italiana contemporanea e spazio meridiano – Simone Giorgino
“In questa narrazione è presente tutto il tema della maternità, del corpo femminile: luogo della prima alterità e della prima radice di umanizzazione. Tra le righe è narrato tutto l’odio covato nel progetto vendicativo con cui inseminare la Vita. Di tanto in tanto compaiono sentimenti quali la paura, l’attesa ma, nulla di talmente forte da riportare i personaggi alla memoria del proprio essere umani. Spreco di sperma, disvalore della procreazione. Regressione allo stato precedente la stessa umanità, lì dove il vivente pulsa ma senza forma. È la parte separata e oscura che attraversa l’umanità, oggi. Fernanda ci chiede di vederla. Fernanda ci chiede di riconoscerla.”
VENERDI’, 27 maggio 2022 – ore 19.00 presso il CIRCOLO CITTADINO “ATHENA” (GALATINA, Corso Porta Luce 69)
INCONTRO CULTURALE TRA MUSICA E LETTERATURA Presentazione del libro di narrativa:
“IL VOLO DI ARACNE” (Musicaos Editore) di PIERANDREA FANIGLIULO
PROGRAMMA:
Saluto introduttivo.
Lettura e commento di passi scelti.
”La narrativa di Pierandrea Fanigliulo – Il fascino del Salento fra echi del passato e realtà naturale”.
“In volo dall’uno all’altro mar”: Interlocuzione del pubblico con l’autore.
SEZIONE MUSICALE: THE BEST OF BURT BACHARACH From “Close to you” to “Magic Moments”
“New Spring Ensemble”: Francesco Greco (sax alto), Francolino Viva (chitarra), Giuseppe Magnolo (pianoforte)
[N.B. Si prega di prenotare chiamando preventivamente la sede del circolo.]
Venerdì 27 maggio 2022, Pierandrea Fanigliulo e “Il volo di Aracne” (Musicaos) saranno ospiti del Circolo Cittadino “Athena” di Galatina (Corso Porta Luce, 69) per un incontro culturale dedicato a musica e letteratura, insieme a ospiti d’eccezione, con un momento musicale in cui il “New Spring Ensemble”, composto da Francesco Greco (sax alto), Francolino Viva (chitarra), Giuseppe Magnolo (pianoforte) eseguirà una scelta di brani di Burt Bacharach. Alle ore 19 si terrà una nuova presentazione del volume, che arriva dopo gli ultimi incontri tenuti fuori regione, ultimo quello di Vicenza a Villa Caldogno (Patrimonio UNESCO). Dopo un saluto introduttivo e la lettura di passi scelti dal romanzo di Pierandrea Fanigliulo, l’incontro spazierà sulle tematiche del romanzo e sulla scrittura dell’autore salentino, che nel suo esordio con “Il volo di Aracne” è stato capace di coniugare il racconto della sua terra, il Salento, tra territorio, paesaggio e storia.
Capita raramente che il romanzo di un autore al suo esordio sia capace di conquistare così rapidamente l’affetto del pubblico: è ciò che è successo al libro di Pierandrea Fanigliulo, “Il volo di Aracne”, edito da Musicaos Editore (prefazione di Cesko degli Aprés la Classe), presentato in anteprima nazionale a Lecce nell’ottobre scorso e da lì al Salone Internazionale del LIbro di Torino, da dove ha iniziato a spiccare il suo volo che lo ha portato, in diversi incontri organizzati presso comuni, associazioni, istituti scolastici, a viaggiare verso il primo traguardo della millesima copia.
Decine gli incontri in scuole, con associazioni, circoli culturali, non soltanto in luoghi istituzionali ma anche nelle attività del territorio, a testimonianza di come la scrittura possa costruire un ponte di dialogo e comunicazione con chi promuove il Salento, con chi lo racconta, e con chi quotidianamente ci lavora.
Cosa racconta “Il volo di Aracne”? Una rondine appena nata, nel nido nascosto tra le zone più alte e inaccessibili della cattedrale di Otranto, è sperduta, senza famiglia, abbandonata. Sarà una regina tarantola ad allevarla e nutrirla nei primi giorni di vita, a farle da madre e da padre, insegnandole rapidamente tutto ciò che deve sapere per sopravvivere nel mondo e soprattutto per spiccare il volo, in cerca dei suoi genitori. La piccola Aracne, guidata da Tarantula, insieme ai suoi nuovi amici, JJ e Lilly, compirà un viaggio, nell’arco di un giorno che va dall’alba al tramonto, sorvolando le coste del Salento, dall’Adriatico allo Ionio, fino a Lecce, per scoprire il segreto che nasconde la sua nascita. Una storia avvincente che è allo stesso tempo un viaggio di esplorazione del territorio e un atto d’amore dell’autore nei confronti di uno dei luoghi più belli del mondo: il Salento.
PierandreaFanigliulo nasce l’11 luglio del 1984 a Galatina. Leccese e salentino in ogni sua cellula, “scorre il nostro mare nelle sue vene”, parallelamente alla carriera calcistica, che lo porta a vivere in diverse regioni italiane, consegue due lauree: la prima in Scienze della Comunicazione e la seconda in Economia del turismo. Dal 2020 diventa giornalista pubblicista collaborando tra gli altri con il Corriere Salentino per il quale conduce il format “Da Sud a Nord andata e ritorno” grazie al quale è stato premiato dalla Provincia di Lecce e dall’Università del Salento per il suo lavoro di raccordo tra il Salento e i salentini fuori sede. È anche ideatore e fondatore del sito http://www.ilfani.it sul quale, oltre alle news, viene raccontato lo sport attraverso le storie dei suoi protagonisti.
Informazioni Musicaos Editore http://www.musicaos.org tel 0836618232 info@musicaos.it [N.B. Si prega di prenotare chiamando preventivamente la sede del circolo.] cell. 335-8456924
“Il Pianeta delle Occasioni Perdute” (Musicaos Editore), di Patrizia Caffiero secondo classificato al Premio Letterario Internazionale Equilibri 2021
L’autrice salentina convince con la sua raccolta di racconti ambientati in un futuro remoto.
PatriziaCaffiero nella scorsa edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino aveva presentato la sua nuova prova letteraria, “Il Pianeta delle Occasioni Perdute” e il suo libro, anche nell’edizione conclusasi di recente era tra gli scaffali dello Stand della Regione Puglia, insieme agli altri titoli di Musicaos Editore. L’autrice negli stessi giorni del Salone era impegnata nel Lazio, più precisamente ad Anguillara Sabazia, sul lago di Bracciano, dove si è tenuta la cerimonia conclusiva del «Premio Letterario Internazionale Equilibri, 2021», che l’ha vista ricevere un prestigioso riconoscimento.
Nella cerimonia svoltasi sabato 21 maggio 2022, ad Anguillara Sabazia, hanno preso parte i cinque finalisti delle sezioni del Premio Letterario Internazionale Equilibri, edizione 2021, per la sezione “Racconti” editi, in questa occasione il secondo premio è stato consegnato a Patrizia Caffiero, autrice della raccolta “Il Pianeta delle Occasioni Perdute”, edita da Musicaos Editore.
Queste le motivazioni della giuria, presieduta dal dott. Simone Casavecchia e composta con la dott. ssa Chiara Ricci, Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”: “Un mondo distopico in cui immaginare una vita diversa, un linguaggio su misura calato perfettamente nell’universo della narrazione. Eppure le emozioni umane descritte sono sempre le stesse, siamo sempre noi, quindi il Lettore riesce a comprendere ogni momento della storia e può immedesimarsi facilmente. Ottima abilità narrativa per una raccolta di racconti davvero molto originale… ma tutto sommato l’originalità di fondo vince su tutto”.
Il riconoscimento, a un anno dalla pubblicazione della raccolta, giunge dopo il riscontro positivo e dei lettori e della critica. Lo scrittore Franco Giambalvo, esperto in narrazioni fantascientifiche, ha scritto a proposito della raccolta di Patrizia Caffiero, che “La parte affascinante di questa prosa è il modo in cui tutto viene offerto al lettore: l’autrice si inventa una vera e propria lingua assolutamente facile da capire, ma fatta della materia di cui sono fatti i sogni. Questo modo di scrivere prosegue per tutto il libro e l’umorismo diffuso all’interno di ogni storia, assieme all’amaro delle ineliminabili delusioni della vita formano l’animo di questa bella esperienza”; così, su Mangialibri, Alessandra Farinola, “Un linguaggio preciso, mai casuale, rivelatore di cultura e padronanza ma nuovo, diverso, fatto di neologismi capaci di creare l’atmosfera voluta, sicché al lettore sembra di vederla la nastronave o di passeggiare tra faggifori e mellivole. Si tratta di una mescolanza di parole esistenti a radici e desinenze diverse, con risultati fortemente evocativi e sorprendenti.”
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Il Pianeta della Occasioni Perdute.Sul Pianeta delle Occasioni Perdute non si giunge per caso. I terrestri che decidono di andarci, da dovunque provengano, lo fanno con la consapevolezza che lì soltanto avranno l’opportunità di vivere un’esperienza unica, senza limiti, dai meandri del proprio passato e oltre, fino al più recondito e sconosciuto futuro.
Iris, la «teratopoli» del pianeta, attrae e affascina, i suoi abitanti sembrano essere gli ultimi rimasti con una predilezione naturale per il dialogo e la comprensione.
Chi visita il Pianeta sa che l’occasione che potrà vivere sarà la chance di una vita.
«Il Pianeta delle Occasioni Perdute» è una raccolta di racconti fantascientifici, la cui ambientazione in epoche differenti e con personaggi che ricorrono, costituisce lo scenario per un romanzo diffuso: chef interstellari, predatori delle galassie, poeti, amanti, forme di vita extraterrestre, artigiani dello spazio.
Patrizia Caffiero ha dato vita a un universo con una lingua nuova, popolandolo di storie, personaggi, evoluzioni in corso, costruendo un’epica degna dei maestri del genere, avventurando il lettore in molteplici viaggi e facendoci vivere un futuro poetico e sorprendente.
PatriziaCaffiero, nata e vissuta a Lecce fino al 1996, si è trasferita prima a Ferrara, poi a Bologna, e dal 2006 ad Anzola dell’Emilia dove lavora al Servizio cultura del Comune. È laureata in Lettere e Filosofia (Università del Salento) con una laurea dal titolo “Pasolini e il Potere. Linee per un’interpretazione storico-politica.” S’interessa di cinema, teatro, letteratura; fra i suoi scrittori preferiti Maeve Brennan, Truman Capote, Henry James, Marguerite Yourcenar, Paul Auster, Ray Bradbury, Juan Rulfo, Stephen King. Il suo film preferito è “Prima della pioggia” di Milčo Mančevski. È telefilm addicted, in particolare delle serie tv “I Soprano” e “Dottor Who”. Ha pubblicato per Miraviglia editore, nel 2007, il romanzo “Guarda che prima o poi Dio si stancherà di te”; per Fernandel, un racconto per l’antologia “Quote rosa” (2007) e un racconto per l’antologia “Fobieril – soluzione MANIAzina” (Jar Edizioni) nel 2009. Nel 2017 è uscita la raccolta di racconti “Incredibili vite nascoste nei libri” per Musicaos editore. Uno dei racconti ha ispirato nel 2019 il cortometraggio “La prima colazione”, scritto e realizzato da Marco Pappalardo, interpretato tra gli altri dalla stessa autrice. Ha appena terminato il suo primo romanzo (una ghost story) in collaborazione con la Scuola di Scrittura Omero di Roma e collabora dal 2019 con la compagnia teatrale “Macellerie Pasolini” di Bologna diretta dal regista Ennio Ruffolo, per cui ha scritto, con Mila Marchesini e Alice Manzini, il testo teatrale ispirato a “Querelle de Brest” di Jean Genet e al film omonimo di Rainer Werner Fassbinder, e la drammaturgia della performance itinerante “Ape Car”.
Musicaos Editore, dalla Puglia al Salone Internazionale di Torino dal 19 al 23 maggio 2022
La casa editrice pugliese sarà presente con i suoi titoli e autori.
Sabato 21 Maggio – Ore 17.30 Stand Regione Puglia Padiglione OVAL U138-V137 Chiara Schiavone presenta “Pensieri paralleli” (Musicaos Editore)
dialoga con: Andrea Ventura (freelance editor)
Sabato 21 Maggio Stand Regione Puglia Padiglione OVAL U138-V137 Tommaso Stefanachi, firmacopie “TeleMpatia intensiva”
Domenica 22 Maggio – Ore 17.30 Stand Regione Puglia Padiglione OVAL U138-V137 Francesco Lanzo presenta “Il bene in terra”
dialoga con: Daniele Greco (critico)
Musicaos Editore dal 19 al 23 maggio 2022 prossimi sarà ospite della XXXIV Edizione del Salone Internazionale del Libro a Torino, insieme agli editori dell’Associazione Pugliese Editori aderenti, presso lo Stand della Regione Puglia. Sarà un’occasione per conoscere i titoli e gli autori della casa editrice.
Nei giorni del Salone sono previste due presentazioni, con Chiara Schiavone, Francesco Lanzo, e un incontro/firmacopie con l’autore Tommaso Stefanachi.
Sabato 21 maggio alle ore 17.30, presso lo Stand della Regione Puglia (Padiglione OVAL U138-V137) si terrà la prima presentazione nazionale di “Pensieri paralleli”, esordio di Chiara Schiavone, che dialogherà con l’editor freelance Andrea Ventura. Domenica 22 maggio
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I «Pensieri paralleli» di Chiara Schiavone, che coprono il trascorrere reale di un mese, sono un diario di stati interiori e esperienze personali, in cui l’io viene diviso e letteralmente riflesso in minuscole parti e sfaccettature e la coscienza entra in dialogo con se stessa, scandagliando i desideri e i meccanismi che anche nella quotidianità in apparenza più consueta sono capaci di rivelare lampi di verità, illuminazioni, riflessioni sull’essenza delle cose e dell’universo. L’incontro di comprensione con l’altro, la gentilezza, l’armonia con un cosmo cui apparteniamo e che allo stesso modo ci appartiene, sono alcuni dei temi che il lettore potrà incontrare e fare suoi, mettendo a frutto l’esperienza di una giovane autrice che al suo esordio possiede già la consapevolezza di uno stile proprio e che ci vuole ricordare di guardare e pensare oltre la vita che conduciamo quotidianamente.
Una pratica di scrittura, quella della giovane autrice bolognese, che giorno dopo giorno conduce al riconoscimento della diversità, alla stima della fragilità e alla positività che sono celate dentro ognuno di noi.
Chiara Schiavone, nata a Bologna nel 1996. Ha conseguito il Diploma in Arti Figurative – Beni culturali, la Laurea Triennale in Scienze dell’Educazione; attualmente frequenta il II° della Laurea Magistrale in Pedagogia, presso l’Università di Bologna. Lavora da due anni come Educatrice Professionale con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società sensibile ed attenta ai propri bisogni e quelli altrui. Dall’età adolescenziale ha sempre scritto poesie e qualche prosa riflettendo sull’essenza della vita, la natura e le questioni sensibili.
L’autrice ha un interesse poetico e sensibile nei confronti dell’esistenza stessa, dell’universo, dal cielo all’infinito che si riflette in ogni essere umano.
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Sempre Sabato 21 maggio ci sarà occasione, per i lettori più affezionati, di conoscere le pubblicazioni di Musicaos Editore, presso lo Stand della Regione Puglia sarà presente per un firmacopie del suo “TeleMpatia intensiva”, Tommaso Stefanachi; nato a Casarano nel 1994 è un insegnante di Lettere. Cresciuto a Melissano, in provincia di Lecce, è dedito da sempre all’attivismo sociale e all’associazionismo locale. Laureato in Lettere moderne, dal 2018 lavora in varie scuole della provincia di Imperia e vive a Sanremo, pur preservando un legame simbiotico con la sua terra. «Telempatia intensiva» è la storia di Leonardo Bodini e del suo percorso di rinascita, di sua madre Beatrice, cui il destino riserva una prova di forza straordinaria e di Sandro, il migliore amico di Leo, della sua evoluzione umana sorretta da un inguaribile senso dell’ironia, e infine di Grazia e della sua crescita spirituale e artistica. «Telempatia intensiva» è anche un gioco che occupa i dodici giorni in cui si svolge la vicenda narrata, in cui l’ozio letterario si unisce alla lotta contro il tempo, vedendo i protagonisti alle prese con il destino per riportare Leonardo al suo mondo e alla spensieratezza di sempre. Questo romanzo è la testimonianza che la letteratura innamora, congiunge e salva letteralmente la vita, in un intreccio fra romanzo di formazione e psicologico, proponendosi come strumento integrativo e funzionale all’applicazione didattica.
Il lettore insieme a Leonardo, compirà un viaggio nel nostro territorio e nella letteratura italiana, da Dante ai trecentisti Petrarca e Boccaccio, da Lorenzo de’ Medici e Poliziano ad Ariosto e Marino, da Parini a Verga, da Pascoli fino ai giorni nostri, con leggerezza e passione gli estratti diventano riflessi di vita vera. Si instaura così un dialogo dinamico fra il vissuto dei protagonisti e l’immortalità dei versi e delle prose cui si approcciano.
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Domenica 22 maggio alle ore 15.00, presso lo Stand della Regione Puglia (Padiglione OVAL U138-V137) si terrà la presentazione del romanzo di Francesco Lanzo, “Il bene in terra”. L’autore dialogherà con il critico letterario Daniele Greco.
Il romanzo di Francesco Lanzo racconta le storie di Tabita, Pietro, Rico e Debora, nei quartieri periferici di una Lecce assolata dove i giorni fanno deflagrare storie che si tengono a distanza dalle vetrine e dai colori di un centro che non viene neppure nominato. Vite alle quali nessuno fa sconti, né regali, in una terra dove le speranze e i sogni sono minuscoli passi per cercare di rubare alla vita una tranquillità che non arriva mai. C’è chi ha una laurea in economia, e lavora dietro al bancone di un bar che è un po’ rifugio e un po’ buco nero di un universo in continua implosione. C’è chi cerca di sbarcare il lunario con lavoretti saltuari, chi ha un passato di contrabbando e chi insegue il colpo che può dare una svolta dal nulla, e c’è anche chi ha cercato a modo suo di ripulirsi. Poi ci sono quelli che poggiano sulla sicurezza del loro denaro e cercano un po’ di sollievo in una vita effimera, anche loro protagonisti in un mondo di ultimi che non sempre finisce nelle pagine dei romanzi. E c’è chi è scomparso senza fare ritorno. Francesco Lanzo con la maestria di un narratore esperto, sguardo disilluso e ironicamente cinico, tiene il lettore incollato alla pagina alla ricerca di un bene di cui ignoravamo l’esistenza.
Francesco Lanzo nato nel 1980, vive a Lecce dove si è laureato. Insegna lettere in un liceo. Ha esordito nel 2004 con il romanzo «I lanzilotti». “Il bene in terra”, edito da Musicaos, costituisce il ritorno alla pubblicazione di uno degli autori più interessanti del panorama pugliese.
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MusicaosEditore, che tra qualche mese entrerà ufficialmente nel suo decimo anno di attività editoriale con quasi trecento titoli pubblicati in formato cartaceo e digitale, conferma la sua presenza a Torino anche in questa edizione, dopo aver preso parte a diversi eventi, nazionali e internazionali. Oltre agli autori presenti agli eventi nei giorni del Salone, saranno diversi i titoli, novità e non solo, tra gli scaffali, dal 19 al 23 maggio. Due novità per la collana “Novecento in Versi e in Prosa”, diretta dal professor Antonio Lucio Giannone e da Simone Giorgino, i lettori troveranno la riedizione di “Fame a Montparnasse” di Raffaele Carrieri, e “Carta poetica del Sud”, di Simone Giorgino. Tra i poeti presenti le opere di Mario Matera Frassese, al suo secondo appuntamento con il Salone di Torino, insieme alla raccolta “Le Maschere dell’Ombra”, Adriana Polo esordiente con il suo “parole chiave” e Anastasia Screti, autrice di “Sognare l’infinito”, insieme a “Catumerèa” di Leo Luceri, “La luce che resiste”, di Franca Cecere, “Tenebra” di Daniele Manco, “I giorni dell’ombra” di Luca Imperiale, “Emozioni in circolo” di Fernanda Filippo, per citare solo alcuni dei poeti contemporanei presenti nel catalogo e ospitati al Salone. Tra le opere di narrativa ospitate tra gli scaffali di Musicaos Editore spazio ai nuovi autori con “Maremadre” di Gabriel Castellana, “Il volo di Aracne” di Pierandrea Fanigliulo (presentato in anteprima a ottobre, proprio al Salone di Torino), “Sospetti maestri” di Alessandro Bozzi, “Il Pianeta delle Occasioni Perdute” di Patrizia Caffiero, “Olfatto” di Lucia Babbo, “Una pioggia di riso, confetti e margherite” di Mina Buccolieri, “Indelebile” di Giuseppe Calogiuri, del quale Musicaos pubblicherà, in autunno, il nuovo romanzo.
Spazio anche per la collana “Vela Latina” (a cura di Diego Simini), dedicata alla letteratura spagnola e latinoamericana, con “Donne da macello”, di Fernanda Garcia Lao, “La seconda morte del Negro Varela”, di Mauricio Rosencof, “La sirena nera” di Emilia Pardo Bazan, tra i libri in catalogo una perla, la prima edizione italiana integrale della raccolta “Sulle rive del Sar” (Las orillas del Sar) della poetessa galiziana Rosalia de Castro pubblicata di recente grazie al supporto del Ministero della Cultura della Spagna. Non mancheranno i nomi importanti della poesia, non solo pugliese, ospiti nella collana “Fogli di Via” (diretta da Simone Giorgino), Salvatore Toma, Claudia Ruggeri, Jan Dost, Alexander Shurbanov, per citare alcuni dei titoli presenti.
Come annota Cosimo Scarpello nell’introduzione all’esordio letterario di Anastasia Screti (Mesagne, 1992), nelle pagine di «Sognare l’infinito» il lettore troverà pensieri, inquietudini, sogni, incubi, tensioni, speranze e illusioni, lucidamente descritti con la tecnica del flusso di coscienza, per aprire uno squarcio nell’inconscio della protagonista e offrirci una chiave di lettura del suo vissuto. Un bisogno incalzante di condividere con gli altri il proprio mondo interiore, caratterizzato da un perenne contrasto tra la necessità di fluttuare nell’ignoto e l’esigenza di un immediato ritorno alla razionalità. Le vicissitudini personali sono la molla scatenante di un turbinio di emozioni lungo un tormentato percorso di vita, punteggiato da scelte impulsive dettate da un desiderio di evadere dalla realtà della vita quotidiana, fino alla decisione ponderata di abbracciare gli studi filosofici e al conseguimento della laurea. Il libro di Anastasia è un invito all’emozione, all’introspezione, all’irrazionale e alla ragione. Un invito alla vita in tutte le sue declinazioni. Una voce nuova, ironica, diretta: «Sarò anche analfabeta sentimentale/Ma molti di voi sono analfabeti e basta».
AnastasiaScreti, nata nel 1992 a Mesagne, vive a San Pancrazio Salentino. Appassionata di lettura e scrittura, ha compiuto diversi viaggi, lavorando sia in Italia che all’estero. Si è laureata in filosofia presso l’Università del Salento, come racconta nel profilo biografico al termine del volume, con una tesi su Michel Foucault e la sua storia della follia nell’età classica.
“Sognare l’infinito”, Anastasia Screti (introduzione Cosimo Scarpello) Collana Fablet, 14 isbn 9791280202314, formato 12x19cm, pagine 62, €13 (dipinti in copertina e all’interno del volume di Anastasia Screti)
“Pane lavoro e sangue” (Musicaos, Collana Poesia, 22) terza classificata al Premio “Città di Mesagne” (XVIII ed. 2021)
Elio Coriano (foto di Andrea Lezzi)
Il poeta Elio Coriano giunge per la seconda volta in nove anni sul podio del prestigioso premio “Città di Mesagne”, con la sua raccolta “Pane, lavoro e sangue” (Musicaos, 2020, con scritti di Mauro Marino, Giuseppe Cristaldi), che conquista il terzo posto tra le premiate nell’edizione 2021, la diciottesima. Un nuovo riconoscimento, per una raccolta che conferma il percorso di ricerca dell’autore, originario di Martignano, e afferma l’importanza della poesia come strumento per denunciare i soprusi e raccontare la società civile, ma soprattutto afferma la forza della poesia nell’esercizio quotidiano della memoria, che Elio Coriano compie con la sua scrittura da trenta anni.
La premiazione, che si terrà il 5 dicembre 2021 presso il Teatro Comunale di Mesagne, vedrà Elio Coriano ricevere per la seconda volta il premio, che il poeta vinse nel 2012 con la raccolta “Il lamento dell’insonne” (2010).
“Pane lavoro e sangue” nasce nel 2018, su iniziativa del Club per l’Unesco di Galatina (Le), che chiede a Elio Coriano di ricordare, coi suoi versi, “I Caduti del Cristo Risorto”, del 19 aprile 1903. Il Club per l’Unesco di Galatina, in collaborazione con il Comune di Galatina intese celebrare, nel 2018, la memoria di quei giovani galatinesi che in quella data vennero uccisi, vittime della miseria e dello sfruttamento, contribuendo con il loro sacrificio al risveglio della coscienza civile nel Salento che portò alla pronuncia di uno dei Primi Contratti di Lavoro tra Contadini e Agrari. Allle ore 19.00 di sabato 14 aprile 2018 venne presentato, per la prima volta il recital poetico musicale “Galatina 1903, Pane lavoro e Sangue”, scritto da Elio Coriano, con Elio Coriano, autore e voce narrante del testo, insieme a Stella Grande, voce e canto, e Vito Aluisi, voce e autore delle musiche.
ElioCoriano è nato a Martignano nel 1955. Poeta e operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso meccanico” (Three deserts from the shadow of the last mechanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con “Le pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore, E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza. Il Mestiere delle Parole” con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scritture Randage” con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” con ‘i libri di Icaro’. Nel 2004 fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare “Stella Grande e Anime Bianche” di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, intitolata FÜR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aluisi. Nel 2010 pubblica, per Lupo Editore, “Il lamento dell’insonne”, vincitore nel 2012 del premio nazionale “Città di Mesagne”. Nel 2013, pubblica “Für Ewig 3” (Lupo Editore), presentato per il “76° Gramsci, Pensatore Unitario” il 27 giugno 2013 presso la Biblioteca della Camera dei Deputati.
Nel 2014 (poi ristampato nel 2015, e pubblicato nel 2017 in una nuova edizione) esce “A nuda voce. Canto per le tabacchine” (Musicaos Editore), opera che intende restituire una voce alle tabacchine morte il 13 giugno 1960 a Calimera, a causa di un incendio nei locali della ditta Villani e Franzo. I testi di “A nuda voce. Canto per le tabacchine” fanno parte di uno spettacolo teatrale e musicale realizzato da Elio Coriano, con Stella Grande e Vito Aluisi, rappresentato ancora oggi in tutta Italia, dall’ottobre del 2014. Il 29 settembre 2015 “A nuda voce. Canto per le tabacchine” è stato ospitato presso La Biblioteca della Camera dei Deputati.
Nel 2018 pubblica la raccolta in formato ebook “La solitudine del giostraio” (a cura di Stefano Donno). Nell’aprile del 2018, con Stella Grande e Vito Aluisi realizza il recital “Galatina 1903, Pane lavoro e Sangue”, i cui testi confluiranno in questo volume.
Nel 2019 riceve il Premio Nazionale di Letteratura “Memorial Salvatore Bonatesta” e il premio “Voci a Sud Est”, assegnato dal Comune di Uggiano la Chiesa (Le). Il 16 novembre 2019, riceve il Premio Martora d’Oro del Comune di Martignano.
“Pane lavoro e sangue” è la decima raccolta pubblicata da Elio Coriano.