1 marzo 2014, Prato – “CODICE IVAN / THE DEATH OF PINK, ME AND THE ROSES” & BIGA / THE RIBIRTHING ACT! (dj set)


is it my world? | sabato 1 marzo 2014 a cura di Kinkaleri | spazioK.prato

Codice Ivan > Pink, Me & The Roses

is it my world?, progetto a cura di Kinkaleri dedicato all’esplorazione delle attuali tendenze performative, prosegue con un unico evento speciale, un funerale festoso ed insieme un atto di rinascita che porterà i fruitori di spazioK a contatto nella stessa sera con la scena contemporanea e una festa travolgente. Sabato 1 marzo alle 22.00 il gruppo di ricerca Codice Ivan apre la programmazione con The Death of Pink, Me & The Roses, ultima e definitiva replica dell’opera prima della giovane compagnia vincitrice del Premio Scenario nel 2009 per i nuovi linguaggi teatrali. La fine di un ciclo segna l’inizio di un’altro introdotto da The Rebirthing Act!, live set e super party con il repertorio sofisticato di Biga (Fresh Yo! – Firenze) che coniuga sonorità ricercate e lontane spaziando tra World Groove, Tropical Disco ed Enthusiastic Funk.

The Death of Pink, Me & The Roses è il tentativo di Codice Ivan di riaprire per l’ultima volta un progetto per poi chiuderlo definitivamente. Il processo irrompe in una scena essenziale: pochi oggetti, pochi colori, poco spazio e ben marcato in cui si tenta di costruire l’ennesima finzione anche se l’inganno non regge più. La relazione tra gli oggetti e i tre performer, in costante uscita dal personaggio e da se stessi, si rompe continuamente in piccole morti ripetute, in cadute, scoppi, sbagli che marcano il farsi e il disfarsi di una situazione scenica senza storia. I riverberi della favola antica di Esopo sull’impossibile collaborazione tra la rana e lo scorpione, che per sua natura non può esimersi dal pungere chi l’ha aiutato ad attraversare il fiume, aprono la scena alle domande “sul perché tutti i nostri tentativi di dialogo sembrino destinati all’insuccesso; e sul perché sia proprio il linguaggio a segnarne il fallimento”. Ma il punto d’approdo non vuole essere pessimistico, al contrario Codice Ivan ricerca una possibilità per essere onesti, tentando un superamento, in verità impossibile, delle convenzioni del teatro.

Codice Ivan nasce nel 2008 dall’incontro di Anna Destefanis, Leonardo Mazzi e Benno Steinegger. Il lavoro del gruppo si orienta principalmente verso le arti perfromative e teatrali avviando un percorso di ricerca rivolto anche all’utilizzo di formati diversi, come installazioni, video e mostre.

Biga (Fresh Yo!) è un produttore e collezionista di vinile che vive a Firenze. Forte della massiccia esperienza in ricerca di dischi di vinile effettuata negli ultimi 3 anni di viaggi nell’Europa Occidentale e Orientale, nel vicino Oriente e in America Latina, ha confezionato alcuni mix acclamati da vari blogs di settore, djs e cultori musicali.

is it my world? è solo la concretizzazione visibile delle molteplici attività dello spazioK come centro di residenza artistica regionale per la città di Prato, uno dei progetti scelti dal bando triennale della Regione Toscana come luogo aperto per favorire la creatività degli artisti e la crescita culturale della comunità e del territorio. Il progetto di residenza è condiviso con importanti realtà artistiche che si occupano di contemporaneità, in collaborazione con le istituzioni locali, Provincia e Comune di Prato, e Dotline 2013, unica esperienza di rete in Italia per la produzione e promozione della danza contemporanea e delle arti perfomative.

is it my world? blog è attivo un collegamento diretto tra spazi fisici e mentali nel Blog “kinkaleri//is it my world?” [ http://kinkaleri.it/IIMW/?page_id=2
] dove trovano spazio tutte le informazioni sulle performance e gli artisti in programma, contributi audio, video, immagini e approfondimenti.

is it my world? progetto e realizzazione Kinkaleri con il supporto di Regione Toscana, Provincia di Prato, Comune di Prato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea L.Pecci Kinkaleri riceve il sostegno di Mibac – Dipartimento dello spettacolo, Regione Toscana

DOTLINE rete della danza toscana progetto promosso e sostenuto da Regione Toscana www.dotline.adactoscana.org

CODICE IVAN | THE DEATH of PINK, ME AND THE ROSES
Premio Scenario 2009
creazione collettiva Codice Ivan
con Anna Destefanis, Leonardo Mazzi, Benno Steinegger
produzione Codice Ivan
co-produzione Centrale Fies
www.codiceivan.com

spazioK.prato via santa chiara 38/2
per info t 0574.448212 info

sabato 1 marzo
aperitivo h 21.15
spettacolo h 22:00
party h 23.30

ingresso €5 / ridotto studenti €3
per informazioni: info – tel 0574 448212
www.kinkaleri.it

K I N K A L E R I
raggruppamento di formati e mezzi in bilico nel tentativo

Via S. Chiara 38/2 – 59100 Prato – Italia Tel./Fax: +39 0574.448212
Website: info Facebook: Kinkaleri Prato

Organizzazione: Monica Maggio
Tel: +39 335.6939100
email: k-press

PressOff: Barbara Saura
Tel.: + 39 347.8296233
email: pressoff
Camilla Borraccino
email: kinkalerinews

“James Koller, il poeta del mondo naturale” di Dianella Bardelli


“James Koller, il poeta del mondo naturale”
di Dianella Bardelli

Ci sono persone che condensano in se stesse epoche intere; con i loro scritti e le loro apparizioni pubbliche testimoniano e tramandano eventi diventati tradizioni, poesie diventate poetiche, storie diventate letteratura.
Una di queste persone è James Koller, (Oak Park, Illinois, 1936), poeta, esponente del Bioregionalismo, fotografo, editore.

James Koller

Da giovane partecipò alla Beat Generation e in seguito ai movimenti nati nella San Francisco degli anni ’60. Diventato amico di Franco Beltrametti con lui girò gli Stati Uniti e l’Europa. Nel 1964 fonda la rivista Coyote’s Journal e la casa editrice Coyote Books, attualmente attive. Oggi vive nel Maine e spesso viene in Italia per dei Readings. È spostato e ha sei figli.

Jame Koller è un uomo alto e allampanato, dalle spalle un po’ curve, una lunga coda di cavallo portata con affascinante disinvoltura, scarpe grosse antiche e una faccia piena di nostalgia degli anni finiti.

Jim è un poeta. Per il mondo è anche altre cose ( marito, padre, fondatore del movimento bioregionale e di riviste…). Ma per me è soprattutto un poeta. Anzi Jim è la poesia. La sua faccia, il suo parlare, il suo camminare, il suo guardarti, la sua malinconia sono poesia vivente. Jim non è diverso dalla sua scrittura, ecco il segreto del vero poeta. Le sue poesie parlano di coyotes, lupi, cervi, vecchi capi indiani, donne dalle ampie gonne, amori troppo presto finiti.
Jim quando viene in Italia a leggere le sue poesie e a salutare vecchi e nuovi amici si ferma nelle case, nelle osterie, nelle librerie, si alza e legge. Non mostra alcuna emozione particolare nel farlo. Jim è molto cool a vederlo. Non solo quando legge le sue poesie, ma anche quando parla, quando sta in mezzo alle ragazze piene di curiosità per questo vecchio ragazzo beat, che chissà quante storie ha da raccontare.

Molte delle poesie di Jim sono tradotte e pubblicate in “Terrapoesia”, collana poetica della rivista Lato Selvatico.
Le poesie di Koller si inseriscono nella tradizione naturalistica della poesia americana (di cui un altro importante rappresentante è Gary Snyder) che pone al centro della propria ispirazione dettagli, aspetti piccoli e grandi della vita animale e naturale, così come si presentano “ nel mondo reale”. Un mondo reale, concreto, di vita e di morte, ma spiritualizzato. In una intervista di qualche anno fa Koller ha infatti affermato “Credo che tutto ciò che esiste abbia uno spirito e che questi spiriti rimangano anche mentre noi cambiamo le nostre forme”. È un mondo reso sacro dall’attenzione quello di James, pratica mentale che ferma il tempo: “ Prendo tempo/ prendo tempo/esamino tutto/ la siepe, l’orlo del bosco/esamino tutto/ attentamente”.

james Koller2La possibilità di recuperare la nostra natura originaria James Koller l’affida quindi al suo sguardo poetico su falchi, cervi, boschi, fiumi, monti, volpi.. Nella raccolta “Canto del Falco della coda rossa e altre poesie” scrive:
“ Parla a tutti quelli che ne hanno bisogno/quelli venuti prima di te/quelli ancora con te adesso/quelli che passano, porta il messaggio/parla alle aquile, parla ai corvi/parla al vento, parla al fulmine/parla ai monti, parla agli alberi/parla ai fiumi, parla alla pioggia/sotto & sopra & attorno/Questo è dove tutto comincia…”

Ancora più legati alla tradizione popolare americana sono i testi raccolti in “Lo spettacolo delle ossa” ( The bone show).
Solo un esempio:

Coyote:

“Ritorno sempre -/rinasco, rinasco./Come il Cielo Azzurro./So quello che mi precede/quello che segue e quello che verrà./So tutto, chiedetemi./Tutto succederà./Tutto al momento giusto./Tutto come è previsto./Guardate come faccio io….”

Ma ci sono poesie anche di argomento personale, legate alla passione amorosa. Nella raccolta “Cenere e Brace”troviamo il tema dell’abbandono:

“ Quando ho visto l’abito bianco appeso/ho visto lei in quell’abito, l’ho visto aderire/alla sua vita lunga e snella, allargandosi sui fianchi./L’ho portato a casa e glielo ho dato./Non ha voluto provarselo mentre la guardavo./È rimasto sulla macchina da cucire per giorni,/per settimane piegato nella cesta dei rammendi./
Quando mi ha detto di prendere il largo/ha buttato l’abito in un sacco marrone/
per beneficenza”

Il motivo amoroso lo troviamo anche qui:

“ …Lei si è mossa sul letto/nella luce lunare./Le curve del suo corpo/erano lì, luce e ombra/sul lenzuolo scuro./Ho tracciato l’ombra/con la punta delle mie dita./
Lei descriveva le onde/che tornano indietro/più larghe e rimangono/anche quando sono andate…”

James Koller, dopo l’esaurirsi dell’energia creativa della beat generation, è approdato al movimento bioregionale, diffusosi a partire dagli anni ’70 negli Stati Uniti, e presente anche in Italia intorno alla rivista Lato Selvatico e al suo animatore Giuseppe Moretti.

In un’intervista Koller alla domanda Che cos’è il movimento bioregionale, risponde:

“Un’isola ha un perimetro chiaramente definito. Ciò che accade sull’isola, a proposito della struttura dell’ambiente e in termini di economia e dinamica della popolazione, fa parte di modelli biogeografici. I famosi ecosistemi, i cui perimetri sono meno chiaramente definiti su un più vasto gruppo di terreni contigui, sono analogamente regioni con modelli biogeografici. Si deve pensare a tali regioni come a delle bioregioni. Il movimento bioregionale iniziò negli U.S.A negli anni ’70 quando i componenti di gruppi ecologicamente consapevoli, specialmente coloro che sentivano di essere
parte di una “società alternativa”, si risistemarono nelle abitazioni o nelle aree nuove, cercando di ridefinire e di capire ex novo il concetto di “regione” in termini di ecologia e del “vivere in maniera giusta” in quelle aree prescelte. Uno studio della progressione culturale umana e delle usanze in questi luoghi aiutò a chiarire i modelli biogeografici e quei cambiamenti positivi o negativi che si erano effettuati o che erano stati resi possibili con ogni nuovo tentativo”.

Non so nulla della vita americana di Jim, non so come sia la sua casa, la sua cucina, il suo armadio. Ma so com’è il bosco dove lui cammina, i falchi che ha visto mille volte, la donna che ha molto amato e che non lo capiva. Me li posso immaginare perché lui nelle sue poesie ne parla. Rispecchiano quel mondo e per chi non ne sa nulla possono anche spiazzare. Questo perché da noi non siamo abituati alla spontaneità in poesia, al fatto che essa rappresenti ed esalti momenti di vita di una grande intensità pur nella loro semplicità e quotidianità. Da noi resiste ancora l’idea che più la poesia è oscura e meglio è.

L’ultima volta che Jim è venuto in Italia è stato l’anno scorso per il suo solito tour di readings. È venuto anche a leggere le sue poesie alla Locanda Pincelli di Selva Malvezzi vicino a Bologna. Abbiamo stampato dei volantini per pubblicizzare l’evento. È venuta gente da Bologna, ma più che altro c’era la gente del paese, quella che i venerdì si raduna in questo locale per ascoltare musica rock dal vivo, mangiare buon cibo della cucina bolognese e bere buoni vini. Jim è stato la star della serata. La star venuta dall’America. Quell’America da molti di noi sognata, immaginata mille volte sui libri di Ginsberg, Kerouac, Ferlinghetti e gli altri meravigliosi frutti di quella generazione.

Dianella Bardelli vive in provincia di Bologna. Nel 2008 ha pubblicato una raccolta di poesie, “Vado a caccia di sguardi” presso l’editore Raffaelli di Rimini. Nel 2009 è uscito il romanzo “Vicini ma da lontano”, presso la casa editrice Giraldi di Bologna; nel 2010 ha pubblicato un altro romanzo dal titolo “I I pesci altruisti rinascono bambini” sempre per l’editore Giraldi. Nel Gennaio 2011 ha pubblicato Il Bardo psichedelico di Neal presso le edizioni Vololibero ispirato alla vita e alla morte di Neal Cassady, l’eroe beat. Accanto alla sua attività di scrittrice guida corsi di Scrittura Creativa secondo il Metodo della poesia e prosa spontanea Da alcuni anni pratica la meditazione buddista secondo la tradizione tibetana.

“Il giorno della fioritura (Bloom’s day)” di Luciano Pagano, partecipa a BigJump.


Il romanzo "Il giorno della fioritura (Bloom’s day)" (http://www.amazon.it/Il-giorno-della-fioritura-Musicaos-ebook/dp/B00AY0QQEA/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1393404981&sr=8-1&keywords=il+giorno+della+fioritura) , di Luciano Pagano, disponibile in formato ebook su Amazon.it, sta partecipando al contest BigJump, indetto da 20lines, in collaborazione con Amazon e Rizzoli.

Questo è il link al sito 20lines, dove potete leggere l’incipit e la scheda de "Il giorno della fioritura (Bloom’s day)".

http://it.20lines.com/bigjump/read/144/il-giorno-della-fioritura-bloom-s-day

Se anche voi siete iscritti al sito 20lines, potete votare oppure condividere a vostra volta "Il giorno della fioritura (Bloom’s day)".

http://it.20lines.com/bigjump/read/144/il-giorno-della-fioritura-bloom-s-day

Laura Mangialardo su “Il Fatto Quotidiano” recensisce “CANI ACERBI”di Gianluca Conte


Come una notte d’inverno in Salento
“CANI ACERBI”, UN INTRECCIO ALLA HITCHCOCK DI GIANLUCA CONTE, POETA AL ROMANZO D’ESORDIO
di Laura Mangialardo

COVER Gianluca Conte CANI ACERBI musicaos_ed - smartlit 2

Appaiono come spettri alla controra, nere come gomme d’automobile. (…) Le trovo sempre lì, sotto pittoreschi ombrelloni. Le puttane dei campi”. Cani acerbi comincia così, con uno sguardo sulle strade provinciali salentine, su quelle di campagna ormai affollate da donne per lo più di origini africane, in attesa dei loro clienti o dei loro papponi. Il romanzo di Gianluca Conte, noto più come poeta fino a oggi, usa un linguaggio a tratti carico e violento, privo di qualsiasi inibizione. Scandalizza di tanto in tanto e al tempo stesso con occhi di leggerezza, descrive una realtà crudele e cinica nascosta dalla quotidianità di tranquilli paesini. Tutto ciò che accade è raccontato con le parole di un giovane agricoltore, travolto suo malgrado in un giallo. Il romanzo di Conte è un volo su una realtà di paesaggi devastati da inutili strutture, di movimenti mafiosi, di donne anziane custodi di saggezza.

IL LINGUAGGIO apparentemente semplice del contadino, colorato da espressioni dialettali, lascia trapelare la capacità dello scrittore di mescolare le parole per creare un corpo fluido, di interpretare tanto la parte del giornalista, anch’egli figura di spicco del libro, quanto quella dell’agricoltore. Conte gioca con le parti, si immedesima nei suoi personaggi e tira fuori dalle loro bocche parole di disgusto di fronte alle ingiustizie, di coraggio e voglia di migliorare. Nelle pagine del libro, le due anime dei protagonisti, tra eroismo e paura vengono disegnate con tratti assurdi dai colori vivaci e forti di chi vive. Come in una visione hitchcockiana, il mondo di Conte viene travolto da un mistero, i cani attaccano inspiegabilmente, la terra soccombe per un momento sotto la potenza della natura, l’uomo è costretto a piangere i suoi morti. Un’apocalisse momentanea che si riflette nel temperamento del libro.

Forte, irruente, sprigiona quel carattere rude e burbero di chi ogni giorno è costretto a convivere con realtà che non approva e che vanno via via peggiorando. In tutto questo grigio, quel contadino dagli occhi buoni, conserva in un angolino quel poco di bello che ancora sopravvive, come le parole di una donna anziana, lo sguardo sincero e affettuoso di una compagna e la voce coraggiosa di chi si ribella. La bellezza trasparente dell’acqua. L’influenza poetica dello scrittore si manifesta nella scelta delle parole, nella leggerezza rotta dalla durezza, nella capacità di guardare e presentare gli elementi come in un film neorealista. Cani acerbi è il secondo libro pubblicato da Musicaos, una casa editrice salentina che comincia a muovere i suoi primi passi nella carta stampata, ed è il primo romanzo di Conte. Un nuovo inizio coraggioso in un campo in crisi più di altri e in una nazione dotata di pochi lettori.

“Il Fatto Quotidiano”, 22 Febbraio 2014

CANI ACERBI, Gianluca Conte, smartlit 02

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presentazioni:

https://lucianopagano.wordpress.com/presentazioni/

27 e 28 febbraio 2014: a Lecce e Copertino le prime due presentazioni di musicaos:ed


“Cani acerbi” di Gianluca Conte
e “Il romanzo osceno di Fabio” di Luciano Pagano
(musicaos:ed)

presentazioni:

giovedì 27 Febbraio 2014 – Ore 19.00
FondoVerri – Lecce
(Via Santa Maria del Paradiso, Lecce)
con Mauro Marino e Piero Rapanà
interverranno gli autori

venerdì 28 Febbraio 2014 – Ore 19.00
Sala Civica – Copertino
(Via Malta, Copertino)
interverranno gli autori

Musicaos:ed è un progetto editoriale indipendente nato dall’esperienza della rivista musicaos.it, fondata il primo gennaio del 2004 e diretta da Luciano Pagano. Il 27 e il 28 febbraio prossimo, verranno presentate le prime due produzioni di musicaos:ed, “Il romanzo osceno di Fabio” di Luciano Pagano e “Cani acerbi”, romanzo d’esordio di Gianluca Conte.

La prima presentazione di entrambi i volumi, il 27 febbraio 2014, si terrà presso il FondoVerri (Via Santa Maria del Paradiso, Lecce), alle ore 19.00. Insieme agli autori interverranno Mauro Marino e Piero Rapanà. La seconda presentazione si terrà il giorno dopo, 28 febbraio 2014, presso la Sala Civica di Copertino (Via Malta, Copertino), interverranno gli autori.

Nei primi dieci anni di attività, sulla rivista hanno scritto giornalisti, critici letterari, blogger, artisti, pittori, cineasti, e sul blog sono stati pubblicati oltre 1500 articoli, racconti, recensioni. Giuseppe Genna, nel 2008, ha definito Musicaos: “uno degli snodi fondamentali della blogosfera letteraria che ha retto al crollo della medesima”. La rivista nel 2007 è stata inserita nel Best Off “Voi siete qui”, curato da Mario Desiati e pubblicato da Minimum Fax, insieme alla riviste digitali italiane più interessanti nella rete. Il sito, Musicaos.it, nel 2005 è stato giudicati “eccellente” dalla giuria di Premio Web Italia.

La collana: SMARTLIT

La collana Smartlit di musicaos:ed, diretta da Luciano Pagano, nasce con il proposito di raccogliere scritture legate alla narrazione e al raccontare storie, senza preclusioni di forma o genere, né limiti all’espressione che provengano dalla semplicità del dividere il mondo della scrittura nelle due categorie di narrativa e poesia. Testi unici, eterogenei, ‘precedenti’ letterari, uniti però dalla consapevolezza delle intenzioni e da una attenta cura editoriale. Scritti da esordienti e non. Ci sono parole differenti che hanno un’idea di fondo comune nell’aspirazione a trasmettere, nella capacità di raggiungere l’altro senza frenesia, con attenzione. Slim (sottile), slow (adagio), slice (scorcio), slightly (lievemente). Queste parole hanno una radice comune, “sl-“. Abbiamo scelto queste due lettere per dare significato alla nostra prima collana.

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“IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” (smartlit, 1)
di Luciano Pagano, è il primo romanzo italiano scritto interamente in tweet. Nel romanzo si racconta la torbida relazione amorosa tra Fabio, sedicente regista poco meno che quarantenne, e la Marchesa, donna bellissima della quale lui si innamora. Il terzo escluso è il marito della Marchesa, un ricco industriale che la donna ha già deciso di eliminare, servendosi dell’aiuto di Fabio. Il giovane regista, nei mesi che portano alla costruzione del delitto, lavora alla stesura del suo Film Capolavoro, incentrato sulla presenza occulta degli alieni nella storia dell’uomo, dai tempi dell’Esodo ai giorni nostri, passando per la Seconda Guerra Mondiale.

La storia de “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” inizia nel settembre del 2012, e prosegue per tre mesi, fino al dicembre dello stesso anno, con la pubblicazione del testo su twitter, frammento dopo frammento, 140 caratteri alla volta. In seguito il profilo twitter è oscurato dall’autore e il romanzo pubblicato in formato ebook. Qualche mese dopo viene pubblicata la versione in formato ‘bilingue’, in italiano e inglese. “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO “è ora disponibile nella nuova edizione in formato cartaceo.

LUCIANO PAGANO è nato a Novara nel 1975. All’inizio degli anni ’90 si trasferisce in Salento con la sua famiglia, studia al liceo, si diploma, studia all’università di Fisica, lascia Fisica per Filosofia, frequenta un anno di università in Germania, si laurea con una tesi sul pensiero di Deleuze, Guattari, Foucault e la Società del Controllo, lavora cinque anni in un call-center, lo lascia, vive di scrittura. Pubblica recensioni e articoli, in rete e altrove. Dal primo gennaio del 2004 dirige il sito Musicaos.it, rivista online dedicata alla scrittura che, nel gennaio 2014, diviene musicaos:ed. I suoi profili su twitter sono followati da oltre ventimila persone. Nel 2008 con i suoi racconti vince due concorsi, il Creative Commons in Noir, indetto da Stampalternativa (con ‘Apocalisse di Giovanni’) e il Premio Subway Letteratura (con ‘Testimone Mancato’). Ha pubblicato due romanzi, “RE KAPPA” (2007, Besa Editrice) e “È TUTTO NORMALE” (2010, Lupo Editore).

LA COPERTINA de “Il romanzo osceno di Fabio”
La fotografia che compare nella copertina de “Il romanzo osceno di Fabio” è un’opera di Jay Simmons, di RGBSTOCK.COM e si intitola “Water Pistol”.

Altre informazioni su “Il romanzo osceno di Fabio” qui:
lucianopagano.wordpress.com/il-romanzo-osceno-di-fabio-di-luciano-pagano-smartlit-01/

COVER Gianluca Conte CANI ACERBI musicaos_ed - smartlit 2

“CANI ACERBI” (smartlit, 2)
primo romanzo scritto da Gianluca Conte, racconta le vicende di Riccardo, inviato precario di un giornale locale, e Alessio Delmale, contadino km0 e aiutante fidato dell’amico giornalista.
Nella noiosa routine di un Salento invernale, costellato di discariche abusive di eternit, dove il calore estivo è un ricordo sbiadito, basta poco perché si apra uno squarcio sopra un mondo che specula dove può, dal dissesto idrogeologico all’immondizia, dalla prostituzione alla corruzione politica.
Sembra filare tutto liscio, finché una sera, ai due, non viene riservata una sorpresa. Quale mistero si cela dietro i cerchi di fuoco che fanno la loro comparsa nelle campagne di Scorcia? Cosa si nasconde dietro l’improvvisa ferocia dei Cani?

GIANLUCA CONTE è nato a Galugnano, in Salento, nel 1972. Laureato in filosofia, è poeta, scrittore, operatore culturale. Con il Centro Studi Tindari Patti ha pubblicato la silloge “Il riflesso dei numeri” (2010), finalista al concorso nazionale “Andrea Vajola”. Con Il Filo Editore, ha pubblicato “Insidie” (2008). La sua terza raccolta, intitolata “Danza di nervi” (Lupo Editore, 2012), ha vinto il Premio PugliaLibre 2012 nella sezione ‘raccolta lirica’.
Il blog di Gianluca Conte, “Linea Carsica” è qui: http://glucaconte.blogspot.it/

LA COPERTINA di “CANI ACERBI”

Mirna Maric e Martina Maric, sorelle rispettivamente di 19 e 21 anni, sono due giovani fotografe croate. La loro pagina ufficiale è qui:
http://www.facebook.com/MaricSistersPhotography

Altre informazioni su “Cani acerbi” qui:
https://lucianopagano.wordpress.com/cani-acerbi-di-gianluca-conte-smartlit-02/

Info:
info@musicaos.it
http://www.musicaos.it

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Roma, 22/23 febbraio, 28 febbraio e 1 Marzo 2014 – “RICCARDINO III”. Un re a Roma. Per una settimana.


“RICCARDINO III,
UN RE A ROMA (PER UNA SETTIMANA)”

Armonia dei contrari
Associazione Culturale Arci
(Via dei Quattro Venti 38, Roma)

Sabato 22 febbraio 2014, ore 21.30
Domenica 23 Febbraio 2014, ore 17.30 e ore 21.30

§

Associazione Culturale
Teatro Rumore di Fondo
Associazione Culturale Monteverde
(Via di Monteverde 57A, Roma)

Venerdì 28 Febbraio 2014, ore 20.30
Sabato 1 Marzo 2014, ore 20.30

§

“Riccardino III”, da William Shakespeare, scritto e diretto da Davide Morgagni, con Davide Morgagni e Luciana Franco, sarà a Roma, per 5 repliche, dal 22 febbraio 2014 al 1 marzo 2014 prossimi.

“Riccardino III”, la fortunata opera portata in scena, in anteprima nazionale, il 28 novembre scorso, sul palcoscenico del Teatro Paisiello di Lecce, arriva a Roma, dove si terranno le repliche di sabato 22 e domenica 23 febbraio, presso lo spazio di “Armonia dei contrari” (Associazione Culturale ARCI sita in Via dei Quattro Venti 38) e quelle del 28 febbraio e 1 marzo, che si terranno presso l’Associazione Culturale “Teatro Rumore di Fondo” (Associazione Culturale Monteverde, in Via di Monteverde 57A).

Il “Riccardino III”, a tre mesi dal debutto, entra così a far parte della stagione teatrale di due associazioni romane, attive sul territorio e impegnate nella promozione del teatro e della cultura.

“Riccardino III” è un corpo o-scenico, minorato, incompiuto, de-forme, scellerato, in variazione continua, produce il suo strumento da guerra, una forza “diversa”, “differente”, leggera, masochistica, in collisione con la visione morale della Forma-Regno, o quel che sarà la Forma-Stato.

“Riccardino III” taglia la testa al classico! È una tragedia di teste tagliate. Tutte le tragedie di Shakespeare sono immense ammonizioni, rivelano come una qualunque via di fuga, o forza rivoluzionaria, implicata col potere, si trasformi in una forza distruttiva, dispotica. Infine, arrivano i buoni, e tutto ricomincia, si imita, si ricalca il supplizio subito. “Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo” è l’amara soluzione di un dramma che vede la lotta del fratello contro il fratello, qualche anno prima che i monarchi d’Europa, stanchi di tanto sangue, inventino l’America.

Info:
Cell. 334.65.72.108

la storify di RICCARDINO III
http://storify.com/musicaosed/riccardino-iii-da-william-shakespeare

INCHIOSTRO DI PUGLIA: un blog letterario che racconta la puglia attraverso l’inchiostro dei suoi autori


INCHIOSTRO DI PUGLIA: un blog letterario che racconta la puglia attraverso l’inchiostro dei suoi autori

Da un’idea di Michele Galgano, nostalgico pugliese fuorisede, è nato il blog “Inchiostro di Puglia” (www.inchiostrodipuglia.it) a cui collaborano Marilia Fico (sue le introduzioni ai racconti) e il creativo Tiberio Ludovico (nome e logo sono farina del suo sacco).

“Inchiostro di Puglia vuole diventare una sorta di mappa narrativa della Puglia” sostiene Michele Galgano. “Ogni settimana (circa) un nuovo pezzo, un nuovo autore, un nuovo luogo da visitare. E’ così che faremo il nostro giro della Puglia”.

L’idea del blog si è plasmata sulla scia dell’omonimo evento letterario che si è svolto il 21 dicembre 2013 a Castellaneta (TA), nel corso del quale tre autori pugliesi hanno presentato i loro libri. Il blog ha l’obiettivo di promuovere la lettura, il talento degli scrittori pugliesi e la bellezza di un paesaggio unico al mondo.

Grazie alla collaborazione di Puglialibre.it e Mangialibri.it, fino ad ora sono stati coinvolti nel progetto oltre cinquanta scrittori, pronti a dedicare parole ai luoghi della Puglia.

Tutti i brani, ad esclusione di “Il Sud è un Ape Car” di Giuliano Pavone che apre il blog, sono rigorosamente inediti. Nomi molto noti della scena letteraria nazionale (fra cui Vittorio Catani e Pino Aprile) hanno accettato l’invito a scrivere per “Inchiostro di Puglia” che spera di raggiungere così il proprio intento: far arrivare a tutta l’Italia le sue storie.

Gli autori già online su “Inchiostro di Puglia” sono Giuliano Pavone (che ha prestato l’incipit del suo ultimo romanzo “13 sotto il lenzuolo”), il tarantino Maurizio Cotrona, i baresi Nicky Persico e Leo Palmisano ed il leccese Osvaldo Piliego.

Sito Web
www.inchiostrodipuglia.it

Pagina Facebook
www.facebook.com/inchiostrodipuglia

Indirizzo email
inchiostrodipuglia

“IL CUORE IN DISPARTE” di Roberta Pilar Jarussi (ebook musicaos:ed)


"IL CUORE IN DISPARTE" di Roberta Pilar Jarussi (ebook musicaos:ed)

"Il cuore in disparte" alterna passato e presente d’un incontro impossibile fino all’epilogo dell’abbandono subito dopo il vertice carnale della passione cosicché sarà per lei inevitabile «associare alla parola “sparizione”, lo strappo in corpo e il piacere assoluto, la ferita che è solo quando la carne si apree pulsa. Il resto è niente» se non diventa scrittura.

[Michele Trecca, La Gazzetta del Mezzogiorno]

ACQUISTA "Il cuore in disparte" di Roberta Pilar Jarussi
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“Il cuore in disparte” ci racconta di due mondi e due modi differenti per affrontare non solo la scrittura, ma anche la vita. C’è una via meticolosa dell’essere scrittore, quella di Filippo, che non si è fatta minimamente scalfire dall’ingresso massiccio dell’informatica nel pianeta della scrittura. Filippo scrive ancora con la matita e riempie risme di fogli A4, se non fosse per l’utilizzo sporadico che fa del pc per postare qualche racconto su internet si potrebbe a tutti gli effetti definire un “tecnoleso”, termine che da questo racconto di Roberta Pilar Jarussi entra con prepotenza nel nostro lessico, traducendo l’anglosassone “keeg”, ottenuto come speculare di “geek” (appassionato di tecnologia), e qui sdoganato dal dizionario degli appassionati per diventare pura letteratura.

E poi, accanto a quella di Filippo, c’è una vita, altrettanto meticolosa, maniacale, che si è fatta attraversare completamente dall’innovazione: Anna esce di casa con il portatile, e, quando le viene in mente qualcosa che deve scrivere, magari quando sta facendo una coda presso qualche sportello, piuttosto che prendere un taccuino e una penna apre l’ostrica del suo MacBook bianco (Montblanc per lui, white Mac per lei) e annota il suo pensiero. Ciò non toglie che la sua scrittura, pur immersa nel virtuale, non sia altrettanto ‘incisiva’ e scalfente. I due si sono incontrati per caso a un festival di scrittori, uno dei tanti, anche abbastanza affollato, nel sud del sud, in Lucania.

La bravura di Roberta Pilar Jarussi, in questo come negli altri racconti pubblicati di recente (“Panni sacri”, “La verità” presenti entrambi nella collana di narrativa di Musicaos), sta nel ‘riportare’ al lettore una realtà narrativa suddivisa su livelli differenti, facendo coincidere le diverse vicende, intersecandole, spiazzando, e, in poche pagine, mettendoci a tu per tu con i pensieri dei personaggi, con quello che è il loro passato immediato, con tutte le aspettative che vengono rivolte nel presente, fino a immaginare cosa sta per accadere lì, davanti ai suoi occhi, prontamente disatteso. È davvero difficile non resistere a questo gioco di rimandi e immedesimazioni, senza ‘prendere le parti’ o affezionarsi ai tic e ai modi di fare e dire di Anna e Filippo, per non parlare di tutto ciò che li circonda.

Quando uno dei personaggi di Roberta Pilar Jarussi entra in un ambiente, sia esso un bar, un aeroporto o un ufficio, basta una battuta per ‘ottenere’ il personaggio, e tu sei lì, stai vivendo nella stessa scena, catturato da un potere evocativo che ti sbalordisce, ed è uno dei primi ‘sintomi da rilettura’. A questo si aggiunge l’altalena del tempo, con i flash-back, anche questi in perfetto montaggio, eventi passati da cui fuoriescono quelli presenti, e viceversa. La 504. Un numero assurdo, assegnato da un destino bizzarro alla stanza di una pensioncina che di stanze ne ha davvero poche. Un numero che diventerà ‘luogo’ per due corpi che si inseguono.

C’è una grande vastità che si nasconde nel cuore, e che si traduce tutta nella descrizione degli amanti al termine della battaglia d’amore, nei gesti che seguono, in quelli che precedono l’addio o il saluto. Roberta Pilar Jarussi, ne “Il cuore in disparte”, riesce ancora una volta, con una forza e un espressionismo unici, a trasformare in poesia, sorpresa e stupore, tutti quei piccoli frammenti di cui si compone una storia, o una non-storia, d’amore.

Postfazione. Luciano Pagano

ROBERTA PILAR JARUSSI. Ha pubblicato il romanzo “Nella casa” (2003, Palomar – collana Cromosoma Y, diretta da Michele Trecca e Andrea Consoli) e “Dal vivo”, racconti (2002 , zerozerosud). Nell’ottobre 2003, è selezionata a ‘Ricercare’ convegno-laboratorio per nuove scritture (Reggio Emilia), con un brano dell’allora inedito romanzo “Nella casa”.
Con Musicaos ha pubblicato "Panni sacri" (Ebook 06 Musicaos) e "La verità" (Ebook 07 Musicaos).

Photo by ENRICO LO STORTO

Info:

http://www.musicaos.it

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“IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” di Luciano Pagano


“IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” – LUCIANO PAGANO

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libro
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PURE TRASH!
“Written for hormone-crazed adolescent
boys by a hormone-crazed mind.”

(Robert T. Russo, Amazon)

“Pagano, anche questa volta, non ha deluso i suoi lettori.”
(Paola Bisconti, SalentoInLinea)

“Un romanzo così sconcio, denso e assassino”
(Roberta Pilar Jarussi, In Punta di Dita)

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“IL ROMANZO OSCENO DI FABIO”, di Luciano Pagano, è il primo romanzo italiano scritto interamente in tweet.

Nel romanzo si racconta la torbida relazione amorosa tra Fabio, sedicente regista poco meno che quarantenne, e la Marchesa, donna bellissima della quale lui si innamora. Il terzo escluso è il marito della Marchesa, un ricco industriale che la donna ha già deciso di eliminare, servendosi dell’aiuto di Fabio. Il giovane regista, nei mesi che portano alla costruzione del delitto, lavora alla stesura del suo Film Capolavoro, incentrato sulla presenza occulta degli alieni nella storia dell’uomo, dai tempi dell’Esodo ai giorni nostri, passando per la Seconda Guerra Mondiale.

La storia de “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” inizia nel settembre del 2012, e prosegue per tre mesi, fino al dicembre dello stesso anno, con la pubblicazione del testo su twitter, frammento dopo frammento, 140 caratteri alla volta. In seguito il profilo twitter è oscurato dall’autore e il romanzo pubblicato in formato ebook. Qualche mese dopo viene pubblicata la versione in formato ‘bilingue’, in italiano e inglese. “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO “è ora disponibile nella nuova edizione in formato cartaceo.

LUCIANO PAGANO è nato a Novara nel 1975. All’inizio degli anni ’90 si trasferisce in Salento con la sua famiglia, studia al liceo, si diploma, studia all’università di Fisica, lascia Fisica per Filosofia, frequenta un anno di università in Germania, si laurea con una tesi sul pensiero di Deleuze, Guattari, Foucault e la Società del Controllo, lavora cinque anni in un call-center, lo lascia, vive di scrittura. Pubblica recensioni e articoli, in rete e altrove. Dal primo gennaio del 2004 dirige il sito Musicaos.it, rivista online dedicata alla scrittura che, nel gennaio 2014, diviene musicaos:ed. I suoi profili su twitter sono followati da oltre ventimila persone. Nel 2008 con i suoi racconti vince due concorsi, il Creative Commons in Noir, indetto da Stampalternativa (con ‘Apocalisse di Giovanni’) e il Premio Subway Letteratura (con ‘Testimone Mancato’). Ha pubblicato due romanzi, “RE KAPPA” (2007, Besa Editrice) e “È TUTTO NORMALE” (2010, Lupo Editore).

Il blog personale di Luciano Pagano è qui: http://lucianopagano.tumblr.com

LA COPERTINA
La fotografia che compare nella copertina de “Il romanzo osceno di Fabio” è opera di Jay Simmons, di RGBSTOCK.COM e si intitola “Water Pistol”.

IL ROMANZO OSCENO DI FABIO, Luciano Pagano,
musicaos:ed, collana smartlit, 01, pp. 320, ISBN 978-1490405698
versione cartacea €15,00, ebook €5,99

leggi/scarica un estratto in formato pdf
IL ROMANZO OSCENO DI FABIO – Luciano Pagano – estratto

copertina

info:
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http://www.musicaos.it

rassegna
http://www.scribd.com/collections/4370081/musicaos-ed

Ecco altri giudizi su “IL ROMANZO OSCENO DI FABIO” comparsi sul web:

“È innovativo nella forma e nel contenuto. È intrigante e appassionante la storia narrata da Pagano con questa nuova “ars” ammaliatrice”
(Alessandra Peluso, Affaritaliani)

“Il tentativo che Pagano pone a sé è quello di una scrittura che nasca direttamente per il tweet, con tutte le varianti possibili, non negandosi la sfrontatezza di misurarsi, nel caso fosse necessario, con nuove forme e strutture”
(Francesco Aprile, Carta Stagna)

altri giudizi dei lettori

“Pagano nel suo geniale romanzo scritto a caratteri cubitali ha racchiuso nel modo migliore il peggio che la vita odierna ci offre senza troppe illusioni e senza faticar troppo per andarlo a cercare”
(Beatrice Impronta)

“Sconsiglio vivamente “Il romanzo osceno” di Luciano Pagano a chiunque voglia rimanere nel torpore intellettuale, a chi non ricorda le inutili poesie, alle persone “per bene”.
Potreste non reggere una lettura di questo genere.
Potreste farvi sedurre dalla prosa.
Potreste cominciare a pensare.”
(Fabio Ciracì)

Il primo romanzo italiano interamente scritto su twitter. “Quello del regista è un mestiere che presuppone un’innata capacità di smuovere emozioni, persone, capitali. In ordine inverso”.
(Francesca Maruccia)

8 Febbraio 2014, Bologna – Apre la mostra “La ragazza con l’orecchino di perla”.


Bologna celebra il quadro reso famoso da Tracy Chevalier: La ragazza con l’orecchino di perla
8 febbraio / 25 maggio – Bologna – Palazzo Fava

Apre la mostra "La ragazza con l’orecchino di perla"

Arriva in Italia il celebre quadro reso famoso dall’omonimo romanzo di Tracy Chevalier

Per l’occasione, Neri Pozza propone un’edizione del libro a 9,90 euro, disponibile in tutte le librerie fino a esaurimento scorte

LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA – Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città… Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delfi – privato, per un incidente, "degli occhi e del lavoro" – è in cucina, intenta a sistemare, com’è solita fare, le verdure tritate (cavolo rosso, cipolle, carote, rape e porri ordinati splendidamente a cerchio e, in mezzo, una rondella di carota), quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore… voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull’uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un’espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna – piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente – che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo.

Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell’atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.

Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l’arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile – tra Vermeer e Griet, l’artista e la serva, l’amato e l’amante, l’uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un’intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette -, La ragazza con l’orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile.

Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell’epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all’amore per l’arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer (La ragazza col turbante) che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l’enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

«Uno dei più bei libri che abbia letto negli ultimi anni. Una storia di passione inespressa, condotta con una leggerezza maniacale, precisissima, sospesa, che lascia ammirati e sconcertati da tanta bravura».
Roberto Cotroneo – L’Espresso

«Un romanzo alchemico che ha l’audacia di saldare in un unico copione la perlustrazione di una passione amorosa e la riflessione sull’ispirazione artistica».
D di Repubblica

«La storia delicata di Griet, giovanissima serva di casa Vermeer, la sua scoperta di quanto può essere conturbante e potente l’arte, il suo aprirsi alla struggente crudeltà dell’amore».
Grazia

Info:
www.neripozza.it

“Orecchiette christmas stori” di Raffaello Ferrante (‘round midnight edizioni)


“Orecchiette christmas stori” di Raffaello Ferrante (‘round midnight edizioni)

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Ed eccomi alla prima recensione del 2014. Ho atteso molto? Ne è valsa la pena. “Orecchiette christmas stori”, di Raffaello Ferrante, appena edito dalla giovane ‘round midnight edizioni, è quello che mi ci voleva per cominciare quest’anno.

‘Natale in casa Lomunno’, questo potrebbe essere il sottotitolo per l’avvio di questa storia, la prima scena si apre infatti sulla composizione, elemento dopo elemento, di quello che è l’ambiente casalingo cui appartiene uno dei protagonisti. “Questo, anche quell’anno, il cast del Natale in casa Lomunno”, una frase che da sola basta a spalancare un universo. Inutile dire, per fare un esempio, che il quadretto familiare è già minato in partenza da ripicche, bugie, e macchinazioni segrete. C’è uno sprazzo di visione del mondo degli adolescenti, attraverso gli occhi di Martina, ragazza stralunata, colta nella metà esatta di quel percorso che conduce dall’essere una bambina e diventare una ragazza. Teresa, la mater familias, moglie di Enzo Lomunno, protagonista suo malgrado. È un trucco.

Fin dall’inizio sembra di avere l’illusione di sapere che cosa potrà accadere, magari qualche scaramuccia attorno alla tavola imbandita, qualche segreto nascosto che poi viene svelato, solo che non siamo capitati in un appartamento della upper class ambrosiana, non si tratta di un romanzo-panettone, dove magari ci piace immaginare i protagonisti coi volti rassicuranti di attori comici che affollano le sale nel periodo natalizio. Verrebbe quasi da trovarci affinità con libri come “La cena di Natale di «Io che amo solo te»” di Luca Bianchini, per l’ambientazione, il clima. Solo che siamo a Bari, bellezza… e il quadretto rassicurante dura solo tre delle cento pagine che compongono il romanzo.

Un 3% di quiete al quale segue un 97% di delirio.

La sensazione, per il lettore, è simile a quella dei primi abitanti del pianeta terra che videro, sul grande schermo, Pulp Fiction di Quentin Tarantino, circa venti anni fa: dopo l’inizio che ho descritto si susseguiranno episodi e atmosfere autentiche, che vanno dal pulp in salsa criminale al film d’azione, in un dribbling abile, quello di Ferrante tra fuga e rincorsa, tra pulsione e desiderio. Raffaello Ferrante ha uno sguardo lucido unito all’esperienza nel dosare gli elementi della sua scrittura. Nico, che deve compiere la sua prima azione criminale e ha paura. Roberto, che lavora al bingo il giorno della vigilia. Carmine che telefona a Enzo Lomunno e nel frattempo attende Michela, Miky, fidanzata – forse – di Cristiano. Miky, Desy, Cristina, belle e impossibili, e anche un po’ dannate. C’è cura per l’ambientazione, la città vecchia, le periferie dei paesini, vere e proprie favelas d’Europa, le sale bingo, le strade affollate per la vigilia, e la voglia di fuggire via da una realtà che non può dare nulla, a nessuno dei protagonisti. Nulla se si eccettua quel momento di piacere effimero che possono offrire il sesso, l’alcool, la droga e la violenza, da soli e mescolati insieme.

La forza di questa storia, anzitutto, è nel concatenarsi di sequenze, un montaggio mozzafiato, che parte dalla scena dell’inizio e aumenta sempre di più, fino al finale assurdo, inaspettato, sconvolgente. La lingua segue questa corsa senza cedimenti. È come se Raffaello Ferrante mettesse insieme i pezzi di un puzzle, uno alla volta, facendoci credere che le cose stanno andando verso una direzione, così che il lettore prende facilmente le parti dei personaggi, magari scegliendosi quello che caratterialmente riesce a ‘indossare’ meglio. La cattiveria senza senso di U ‘Mazz? La stronzaggine di Miky con Carmine? La delusione di quest’ultimo, che sfocia nel delirio di un astemio che si fa fuori un cestino di sei birre da solo, la notte della vigilia?

Ognuno apparecchia il Natale che può, verrebbe da dire, e a ognuno viene incontro il Natale che merita. Ma potrebbe essere Natale, o Capodanno, o San Valentino, la bravura dell’autore sta tutta in questo prendere il destino/festino e farci ruotare attorno tutte le figure, fino all’ultimo, senza sbavature, senza arrestarsi mai nemmeno dinanzi alle conseguenze più estreme.

È una visione pessimistica quella che risulta da questa lettura? Macché, “Orecchiette christmas stori” è una delle storie più divertenti, ciniche e agrodolci che mi sia capitato di leggere di recente.

Uno spaccato di realtà nel quale Raffaello Ferrante dimostra quanto la provincia italiana contemporanea debba ancora dire in termini di narrazioni e storie, e quanto, allo stesso tempo, la quotidianità delle famiglie, immersa e detersa dagli stereotipi televisivi e dagli imbonitori professionisti, possa ancora avere chance di riscatto narrativo. La materia, che qui diviene pulsante e narrativa, è sotto gli occhi di tutti. Per ribadire il concetto in modo lineare, se gli italiani leggessero di più libri come questo e, ogni tanto, spegnessero la televisione oppure smettessero di giocare alle macchinette dei videopoker, forse ci sarebbe qualche speranza di non avere sprecato una generazione. Nel frattempo, mentre su un canale c’è chi brucia libri, su un altro c’è chi semina; un giorno forse, qualcuno che avrà l’attenzione di raccogliere.

Info:
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