(Enterprise) Capodanno, Mezzanotte. Un racconto di Alessandro Milanese


Alessandro Milanese
(Enterprise) Capodanno, Mezzanotte

“..faremo dei rave sull’Enterprise
farò rifare l’asfalto
per quando ritornerai..”

LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA

Senza alcun dubbio, la festa più stupida che ci sia.
Dopo il mio compleanno, si intende.
Una casa a caso, di un quasi amico.
I pochi rimasti nel rastrellamento della festa comandata da fidanzati.
Il vero razzismo delle coppie, il capodanno tra innamorati.
I single nel lager della casa libera, 4 gatti malcontati, 5 effettivi.
Affettati, panettoni, bottiglie, un cotechino.
Morto rinsecchito, vecchio, sicuramente immangiabile, e noi, fingendo divertimento assicurato.
Si prospettava una serata indimenticabile e così è stato.
La tv accesa sul peggio possibile, la grande festa domenicale traslocata nel veglione di fine anno.
Trans, ballerini, cani, modelli, idioti, supereroi, filosofi, e i miei preferiti, gli psicologi.
Nel calderone del trenino, la vampa della vita che ci sorrideva dal plasma colorato come non mai.
Esplosioni di fuochi e fiamme che ci bruceranno tutti, prima o poi.
Se c’è un signore che ci senta, che ci veda attorno ad una tavola rotonda senza spigoli vivi.
Senza anime vive, senza il bencheminimo amor proprio.
Quel poco rimasto si spegne qualche secondo prima delle 00.
Perché sarebbe cosa giusta e saggia eliminare quello che è ormai diventato
il nostro più pericoloso nemico.
Il più infido, inaffidabile, viscido, bastardo, lurido, merdoso.
Un nemico che ti segue ovunque tu decida di andare.
Ti pedina.
Si infila nella tua tasca dei pantaloni, non ti lascia il minimo scampo.
E il mio nemico rumoreggia, si muove, vibra esagerato, mi rompe definitivamente i coglioni, perché vuole esser guardato, osservato, letto.
E io, la do vinta.
Sblocco, apro, leggo.
Un numero non in memoria, cancellato, ma rimasto nella mia di memoria.
“Mi manchi.”
Due parole interessanti davvero, più che altro cariche di significato.
Una lei in una sfarzosa settimana bianca, con il suo sfarzoso compagno, ad una sfarzosa cena.
Che non trova di meglio, di farmi sapere quanto noti la mia assenza, che non ci sono, non ci sono mai stato, non ci sarò mai.
Ripeto, interessanti.
E non mi rimane che imboccare una vita parallela.
Pensieri lontani dalla realtà, lontani da questo prosciutto crudo, che era l’unica cosa discreta della cena.
Tengo ben salda la forchetta, parcheggiata a bordo piatto, vado su nei monti.
Solo.
Mi proietto, sono assoluto nella mia interpretazione del castigo di dio.
Mi vedo veramente in alto, maestoso oserei dire.
Oltre il bosco volo, cerco il posto migliore da dove colpire.
Calcolo al centimetro il possibile evolversi della mia situazione.
Della loro, tragica, situazione.
Scateno un finimondo sincero, definitivo.
Aspetto che escano dal loro hotel bunker, abbracciati malconci e sbronzi.
Li colgo di sorpresa, mi basta poco nella mia meravigliosa prepotenza per far scendere a valle una marea bianca, linda.
Perfetta.
Fredda come è giusto che sia, silenziosa e cattiva per davvero.
Li voglio sepolti, seppelliti, non voglio altri innocenti.
Una cosa chirurgica, nessun spargimento di sangue.
Solo loro due.
Servizi tv.
Sciatte giornaliste con alle spalle cani che annaspano inutilmente nella neve smossa.
Le loro foto tessera.
Lei e il suo meraviglioso amore, un amore vero, coraggioso e impavido.
Che vista la precipitante sfiga protegge la sua amata fino all’ultimo, e a quel punto, solo a quel punto, posso rivolteggiare alto e indisturbato.
Verso il mio reale.
Contento, appagato, soddisfatto.
Come la prima volta che ho incontrato il barbaro.
Rude come solo l’avo Conan poteva essere.
Nel suo gesticolare immotivato, nel suo vaneggiare splendido, nella sua totale insensatezza.
Mi ricordo come se fosse ora, dio non me ne voglia, un bellissimo spaccato della sua incredibile lucidità mentale.
“Secondo me tra qualche anno, se andiam avanti di sto passo, inventeranno il teletrasporto.”
Io, colpito, direi quasi ucciso, da tale illuminazione avevo riflettuto molto sul fatto che lei preferisse tal scienziato a me.
Interrogavo il roastbeef freddo al limone, che ne sapeva meno ancora di me, e mi restituiva il mio sguardo ebete.
Ma, probabilmente, io non potrei darle tanto.
Anzi, sicuramente, e non mi sembra neanche così incredibile a dirla tutta che senta la mia mancanza.
Sono (esclusivamente) il perfetto completamento della mela.
Il cazzo di 3% mancante.
Sono il vuoto lasciato dal capitano Kirk, o come diavolo si faceva chiamare, teletrasportato a muzzo in qualche merda di pianeta.
Un pianeta in una galassia lontana, dove gli esseri non son umani, ma hanno fortunatamente per loro 4 orecchie 2 piselli e nessun cuore.
Un pianeta dove non si scrive un racconto breve per la ragazza di un buzzurro qualunque.
Un pianeta dove mangiano solo cotechini come questo qui.
Con le mani.
Questo rotolo rosso sangue davanti ai miei occhi, increduli.
Che lo fissano, quando il padrone di casa dice.
“Non hai toccato cibo!”
Lo so, perdio.
E mi lascio il tavolo alle spalle, mi sistemo su un divano una volta tale.
Davanti alla luce colorata, giusto davanti alla luce colorata.
E mentre guardo degli stronzi fischiare nelle trombette color arcobaleno mi concentro.
Nel tentativo di farmi venire un emicrania come si deve.
Aspettando che vengan le due.
Aspettando di risentire il rumore, non del tutto convinto, del panda materno.
Che mi riporti a casa, in sta tempesta di neve e ghiaccio, che è sta bellissima notte.

BookChannel incontra i Teen Writers.


BOOKCHANNEL INCONTRA I TEEN WRITERS

SCRITTORI ADOLESCENTI  IN VETTA ALLE CLASSIFICHE  DI VENDITA E AL CENTRO DELLE POLEMICHE

Pantaloni a vita bassa e tatuaggio sul fondoschiena, una giornalista l’ha ribattezzata “generazione delle mutande griffate”.  Tutta divertimento sfrenato, lusso e sregolatezza. Ma i nuovi giovani sanno fare anche altro. Ad esempio? Scrivere e pubblicare libri di successo.

Dal fantasy al “pulp”, dal romanzo storico al chick lit. A vent’anni di distanza da Volevo i pantaloni gli scrittori giovanissimi sono sempre di più. Ieri Porci con le ali e Generazione X, oggi letteratura “di genere” sempre più agguerrita e di tendenza. Medieval fantasy, romanzi criminali, pink stories, diari scritti col sangue alle dita. E dopo il successo dell’editore Fazi con le scandalose confessioni di una sedicenne siciliana molti editori hanno virato direttamente verso i teen agers. A Roma la casa editrice Fanucci ha lanciato la collana Teens, che tra gli altri baby scrittori ospita la sedicenne Valentina F, autrice di TVUKDB Ti voglio un kasino di bene, e che con il recente Il mio cuore x te ha già piazzato diverse decine di migliaia di copie in pochi mesi. Storie d’amore e d’amicizia dedicate ad altri giovanissimi non sempre disposti a riconoscersi nel pubblico di Federico Moccia. Libri che arrivano dritti al cuore di chi legge e per questo riescono a vendere più degli scrittori “di mestiere”; oppure tanto ben confezionati da far sospettare la longa manus di editor troppo attenti alla grande distribuzione. Pochi giorni fa la polemica intorno ai giovani esordienti che ha coinvolto tra gli altri anche Federico Ghirardi, il diciassettenne della provincia di Torino autore di Bryan di Boscoquieto nella terra dei mezzidemoni, il romanzo che ha portato l’attenzione dei media sul fantasy “made in Italy”. All’articolo di Giorgia Grilli apparso su Tuttolibri della Stampa del 21 giugno in cui si è parlato di “libri falsi, costruiti a tavolino”, è seguita la dura replica dell’editore Newton Compton, che ha assicurato l’autenticità del lavoro del giovanissimo autore della Valle di Susa. Bookchannel ha incontrato Federico e i suoi colleghi alle prese con la loro prima pubblicazione in età in cui scrivere può essere molto più che un mestiere.

E ha scoperto che la Smart Generation non scrive solo sms.

Guarda le interviste su www.bookchannel.it

Federico Ghirardi A sedici anni è autore dell’imponente Bryan di Boscoquieto nella terra dei mezzidemoni, il fantasy di ambientazione italiana che sta lentamente invadendo le librerie. È già al lavoro sul secondo episodio della saga.

Lorena Spampinato Per la collana Teens di Fanucci ha pubblicato il romanzo d’emozione La prima volta che ti ho rivisto. Ha scritto a sedici anni ed è di Catania, ma si infastidisce quando le chiedono se è la nuova Melissa P.

Francesco Giubilei A tredici anni è autore di Giovinezza partitura per mandolino e canto con la Società Editrice Il Ponte Vecchio. Dirige il blog Caffè Storico Letterario ed è ideatore e direttore dell’e-magazine Historica. È il più giovane blogger letterario d’Italia.

Davide Garbero A diciotto anni pubblica con l’editore Alacràn la raccolta di racconti Lingue Morte, con cui prende nuova linfa il genere “pulp” dopo la perdita di mordente della generazione cannibale. Con la stessa casa editrice è autore dell’irriverente Zombie Take Away. Per due anni il giornalino della sua scuola non ha voluto pubblicare i suoi scritti.

Marianna Martino Ha ventidue anni quando fonda a Torino la casa editrice Zandegù, dedicata alla letteratura assurda e surreale: Posa ‘sto libro e baciami, I sassi vanno matti per le sasse, Due cuori e una playstation… Recentemente il romanzo Tasca di Pietra di Matteo de Simone, il libro senza copertina legato al concorso “Ti do copertina bianca”. È il più giovane editore d’Italia.

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