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6 Dicembre 2013 – AIDA SAMB primo concerto in Italia, per SALAM LECCE, CITTÀ DI PACE, Manifatture Knos


VENERDÌ 6 DICEMBRE 2013 alle ore 22.00
MANIFATTURE KNOS (Via Vecchia Frigole, Lecce)

AIDA SAMB per la prima volta in concerto in Italia
chiuderà la prima due giorni di
“SALAM LECCE, CITTÀ DI PACE”

Immagine in linea 2

AIDA SAMB, giovane e talentuosa cantante proveniente da Dakar, è tra le più amate artiste africane. Aida Samb è una cantante senegalese della linea di Gawlo, nota in tutta la nazione per la padronanza della musica. Figlia di genitori che appartengono alla grande famiglia griot è nipote di Samba Diabaré Samb, icona della musica tradizionale senegalese, nominato “tesoro umano vivente” dall’Unesco, perché incarna il patrimonio culturale, tradizionale e i valori e la storia del Senegal.

AIDA SAMB è l’ultima rivelazione della musica senegalese, ed è una delle voci che collaborano con Youssou Ndour, star di fama internazionale e, dal 2012, ministro della Cultura e Turismo del governo del presidente Macky Sall, in Senegal.

Il video del suo primo singolo, intitolato SARAABA pubblicato nel maggio dell’anno scorso, è stato visto, su youtube, da oltre 500.000 persone.

La giornata di domani sarà aperta da un Incontro/Dibattito, alle ore 17.00, sul tema “Dall’immigrazione all’intercultura“, al quale prenderanno parte Simona Manca (Vice Presidente Provincia di Lecce), Carmen Tessitore (Vice Sindaco del Comune di Lecce), Michele Bee (per Manifatture Knos), Dahirou FAYE (operatore economico e universitario nel campo della comunicazione, per il Senegal), insieme alle testimonianze di Amadou, Papa Ngady FAYE (operatore economico e editore) e Abdoulaye SY (Presidente dell'”Association des Sénégalais di Lecce), Simone Franco, attore, performer, “fabbricante d’armonie” e coordinatore per l’Italia del progetto SALAM LECCE.

Alle ore 18.00 sono previste le proiezioni di “AFRICAN EXPRESS” di Claudio Celentano e di “JE NE VEUX PAS QUITTER LE SENEGAL” di Luciano Schito, i due documentari che, insieme alla mostra ‘solidale’ “CLICK CONTES D’AFRIQUE” di Luciano Schito, hanno creato un ponte visivo e tangibile di testimonianza dal Senegal.

Il progetto SALAM LECCE, CITTÀ DI PACE, rientra nel BidBook della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura 2019, ed è realizzato da La Factory (Dakar), Modu Modu (Lecce) e Multisciplinary Art (Lecce), ed è sostenuto da Provincia di Lecce, Comune di Lecce e Ambasciata Italiana in Senegal.

Ore 22.00 – Concerto di AIDA SAMB, ingresso 5€
(Ingresso libero per mostra e proiezioni)

Referente del progetto per l’Italia: Simone Franco
Mail: simonemartinofranco@gmail.com

Per info: Manifatture Knos, Via Vecchia Frigole, 34- Lecce

mail: info@manifattureknos.org
tel. 0832.394873

5 e 6 Dicembre 2013, Lecce – SALAM LECCE, Città di pace. Incontri, dibattiti, proiezioni, concerti. Manifatture Knos


SALAM LECCE, CITTÀ DI PACE
5-6 dicembre 2013
LECCE, Manifatture Knos
(Via Vecchia Frigole, 34)

5-6-Dicembre-2013-SALAM-LECCE-Manifatture_Knos-locandinaSALAM LECCE, 2 GIORNI di incontri, dibattiti, proiezioni, concerti e tavola rotonda, che si terranno presso le MANIFATTURE KNOS il 5 e il 6 dicembre 2013, e che vedranno per la prima volta, insieme, la partecipazione di alcune delle realtà più interessanti della scena musicale e culturale del Senegal, in un progetto di cooperazione culturale senza frontiere coordinato da Simone Franco,

Il progetto, che rientra nel BidBook della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura 2019 è realizzato da La Factory (Dakar), Ass. Modu Modu (Lecce) e Multisciplinary Art (Lecce) è sostenuto da Provincia di LecceComune di Lecce e Ambasciata Italia in Senegal  si svolgerà presso le Manifatture Knos.

– il 5 dicembre concerto che prevede la partecipazione di Sambe Rythme Percussion, (ensemble di percussionisti provenienti dal Senegal), Pino Basile e InCupaTrance (Italia), Ceptik (scrittore e cantante franco–senegalese), Roberto Chiga, percussionista, e l’attore e regista Simone Franco (Italia),che sarà per l’occasione fabbricante d’armonie/EMCEE della performance poetico musicale sui maggiori poeti salentini che incontreranno quelli senegalesi (Sengor, Diop, Cesaire). Seguirà una Jam session con Aida Samb nelle lingue wolof, francese e italiano.(concerto e jam, ingresso libero)
– il 6 dicembre 2013, evento speciale: per la prima volta in concerto, in Italia, AIDA SAMB, proveniente da Dakar, tra le più amate artiste africane. Aida Samb è una cantante senegalese della linea di Gawlo, nota per la padronanza della musica. Figlia di genitori che appartengono alla grande famiglia griot è nipote di Samba Diabaré Samb, icona della musica tradizionale senegalese (ingresso 5€)

Durante la due giorni, presso le MANIFATTURE KNOS, sarà allestita la mostra fotografica solidale di Luciano Schito intitolata “CLICK CONTES D’AFRIQUE”, e ci sarà la proiezione gratuita di ‘African Express’ un film di Claudio Celentano e Incontro–dibattito sul tema ‘Dall’immigrazione all’intercultura’.

Referente del progetto per l’Italia: Simone Franco
Mail: simonemartinofranco@gmail.com

Per info: Manifatture Knos, Via Vecchia Frigole, 34- Lecce
mail: info@manifattureknos.org
tel. 0832.394873
SALAM LECCE
pagina ufficiale Facebook
https://www.facebook.com/pages/Salam-Lecce/1428615100690267

SALAMLECCE_LogoSALAM LECCE  – CITTÀ DI PACE
PROGRAMMA

SALAM LECCE, CITTÀ DI PACE
5- 6 dicembre 2013
LECCE, Manifatture Knos
(Via Vecchia Frigole, 34)

Nei giorni 5-6 dicembre 2013 si svolgerà Salam Lecce, città di pace il progetto di cooperazione culturale italo-senegalese atto a rinsaldare i legami di amicizia e fratellanza fra le popolazioni autoctone e migranti. I popoli, da qualsiasi paese provengano, appartengono tutti allo stesso mondo. Da sempre viaggiano, si sfiorano, si parlano e si scambiano modi di essere, di vivere, di agire.

In una fase storica in cui il Vivere insieme è messo in discussione, sono numerose le associazioni e le singole persone di buona volontà che, animate dal desiderio di abbattere le frontiere, coniugano le loro forze per mobilitare i popoli attorno all’ideale della Pace. La creazione di un evento culturale, nel quadro di un vasto programma d’incontro e di scambio interculturale italo-senegalese a Lecce denominato “Salam Lecce, Città di Pace” sarà un’occasione per favorire gli scambi fra artisti senegalesi e italiani.

Il progetto, realizzato da La Factory (Dakar), Ass. Modu Modu (Lecce) e Multisciplinary Art (Lecce) è sostenuto da Provincia di Lecce, Comune di Lecce e Ambasciata Italia in Senegal si svolgerà presso le Manifatture Knos che ben hanno accolto le molteplici iniziative.
Il progetto rientra nel BidBook della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura 2019.
Sono previsti incontri-dibattito, video proiezioni, mostre e due concerti d’eccezione. Per la prima volta, sullo stesso palco, in due giorni, si alterneranno alcune delle realtà più interessanti della cultura musicale senegalese, un metissage di esperienze che farà incontrare due continenti al ritmo delle percussioni e sul solco della ricerca musicale, sonora, poetica.

5 Dicembre 2013 ore 21
Sambe Rythme Percussion, Pino Basile e InCupaTrance
e Ceptik in concerto jam
Fabbricante d’armonie/EMCEE Simone Franco

Il primo concerto il 5 dicembre vede la partecipazione di Sambe Rythme Percussion, (ensemble di percussionisti provenienti dal Senegal), Pino Basile e InCupaTrance (Italia), Ceptik (scrittore e cantante franco–senegalese), Roberto Chiga, percussionista, e l’attore e regista Simone Franco (Italia), che sarà per l’occasione fabbricante d’armonie/EMCEE della performance poetico musicale sui maggiori poeti salentini che incontreranno quelli senegalesi (Sengor, Diop, Cesaire) .

Seguirà una Jam session con Aida Samb nelle lingue wolof, francese e italiano.
(Ingresso gratuito)

AIDA_SAMB6 Dicembre 2013 ore 22
Aida Samb in concerto

Il 6 dicembre sarà la volta della cantante Aida Samb proveniente da Dakar, tra le più amate artiste africane. Aida Samb è una cantante senegalese della linea di Gawlo, nota per la padronanza della musica. Figlia di genitori che appartengono alla grande famiglia griot è nipote di Samba Diabaré Samb, icona della musica tradizionale senegalese.
(Ingresso € 5)

 

MOSTRA
CLICK_Contes_d_Afrique_Mostra_fotografica_di_Luciano_Schito“CLICK. Contes d’Afrique”.
Mostra fotografica solidale, di Luciano Schito
5-6 dicembre 2013 – Salam Lecce – Manifatture KNOS
Nei giorni di SALAM LECCE, presso le Man
ifatture KNOS, sarà ospite “CLICK. Contes d’Afrique” la “mostra fotografica solidale” di Luciano Schito. Luciano Schito, autore del documentario “Je ne veux pas quitter le Senegal” ha realizzato questa mostra fotografando la realtà del Senegal, i suoi sogni, le sue aspirazioni, il percorso della vita quotidiana di adulti e bambini, il paesaggio e l’istruzione. Nasce così “CLICK. Contes d’Afrique”, una mostra fotografica che è “solidale” perché si propone come obiettivo, grazie alla vendita delle riproduzioni ospitate nella mostra, di assicurare un anno di scuola ai bambini della “Ècole Martenelle Publique Josè Jeannés”, nel comune di Mbour, Senegal, perché l’educazione formativa è alla base dello sviluppo di un Paese.

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PROIEZIONE
claudiocelentano-africanexpress5 e 6 Dicembre alle ore 18.00
proiezione con l’autore di
“AFRICAN EXPRESS”, un film di Claudio Celentano
produzione D4 Roma – Francesco Lauro
sinossi e testo di Luca Anastasio

L’African Express, un improbabile treno assemblato con vagoni di seconda mano donato da governo dalla Francia, vi si trascina sopra senza fretta, creando, una volta alla settimana, un collegamento fra due centri urbani: Dakar e Bamako. Il treno che da Dakar porta a Bamako è un treno carico di storie, una miniera di racconti, inganni, incontri, speranze, che sfilano in lento movimento nel cuore dell’Africa immobile dei baobab, dei villaggi di paglia e fango, dei tramonti preistorici. E’ l’Africa che si muove, dignitosa, nell’Africa che non si è mai mossa.

INCONTRO – DIBATTITO

6 dicembre ore 17
Incontro Dibattito su ‘ Dall’immigrazione all’ intercultura’

Intervengono:
Simona Manca – Vice Presidente Provincia di Lecce, Michele Bee – referente Manifatture Knos, Dahirou FAYE – Opérateur économique, universitaire – Communication, Amadou, Papa Ngady FAYE – Opérateur économique, éditeur – témoignage, Abdoulaye SY – Président Association des Sénégalais de Lecce – témoignage.

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Simone Franco, attore-regista-performer.
Vive e lavora tra Lecce e Roma. Come attore si forma frequentando laboratori e workshop di alcuni fra i maggiori registi ed interpreti del teatro di ricerca italiani ed esteri: Pippo Del Bono, Danio Manfredini, Eugenio Barba, Armando Punzo, Cesare Ronconi, Mariangela Gualtieri, Carla Tatò e Carlo Quartucci, Marcel Marceau, Cesar Brie, Nicolaj Karpov; rivolge la sua ricerca artistica sulla drammaturgia della voce seguendo numerosi corsi con: Carmelo Bene, Edda Dell’Orso, Andrea Simone, Gabriella Rusticali.

Come attore è in teatro con gli spettacoli: ‘Dignità Autonome di prostituzione’ uno spettacolo di Luciano Melchionna (2013), “Trattato di pace” di Antonio Tarantino (2010), “Grazia de’ fiori” tratto dal poema di C. Bene con Simone Giorgino e Orodè (2010), ‘W l’Anarchia’ per la regia di W.Wass di Induma Teatro (2009), “Moby Dick” da Melville di Michele Sinisi (2002), “La bottega del caffè” da Carlo Goldoni di Simone Franco, Nico Moretti e Ascanio Celestini (1996). Come regista ha scritto diverse drammaturgie, rivolgendo particolare attenzione a temi quali il disagio psichico, l’immigrazione e la persecuzione politica. “Sulle ali della libertà: il volo contro. Il volo ed il processo di Giovanni Bassanesi” documentario teatrale (2008), “L’amore è uno straniero” recital tratto dai poeti mistici di tutte le religioni (2007), “Il mulino degli sconcerti- la memorie di Gino Sandri” di e con Simone Franco sulla storia dell’ internamento forzoso con motivazioni politiche del pittore Gino Sandri. Una vita si fa emblema dell’arte come forma di resistenza (2004) “Li mari cunti” drammaturgia sul fenomeno dell’immigrazione con Michele Sinisi (2001).

Gli ultimi lavori di regia e attore si spingono sempre più verso la musica e la poesia: ‘Fabbricanti d’Armonie’ ispirato alla vita ed alle opere letterarie di Antonio Verri con Simone Franco –regista e voce recitante, Admir Shkurtaj – fisarmonica, Pino Basile e Ensemble cupacupe, Pierpaolo Leo – honde martenot e elaborazioni elettroniche (2013). “Artisti Perbene in Campana per Bene” con 30 artisti (musicisti, performer, danzatori, visual) per la Giornata Mondiale della Poesia col Comune di Lecce (2012 – Teatro Paisiello, Lecce), “Shana Tovà” recita e canta in Yddish con Nadia Martina -voce, Francesco Zurlo -fisarmonica, Marcello Zappatore- chitarra, Roberto Chiga –tamburello (dal 2011 ad oggi).

La sua azione artistica incontra le diverse arti: teatro, musica, pittura, visual art. Da diversi anni si dedica, come performer, allo stone balancing, arte meditativa rivolta a porre in equilibrio pietre e massi di varie forme senza alcun supporto ulteriore a quello delle stesse forze di gravità. Il balancing ha una stretta relazione con la pratica ZEN, sia nell’esecuzione che nel risultato, in quanto è essenzialmente un viatico per la meditazione, l’aumento della sensibilità mentale e la percezione dello scambio di energia tra il soggetto e la pietra da porre in equilibrio.

Luciano Schito
Luciano Schito Si laurea al DAMS Cinema di Bologna, vincitore del Premio Dams/Cinema nel 2006 con “Amore Frollo”. Frequenta il Master Film Art Management, Università La Sapienza, Roma. Collabora nel reparto regia di numerosi set cinematografici. Fin dai primi anni universitari si occupa di autoproduzioni curandone scrittura, regia e montaggio.
“Il click deve essere come il respiro: naturale. Se ci pensi, la fotografia muore. L’istinto, stremato, si guarda intorno. Si suda. La Luce è forte. Pensi che sia l’estate europea, ma d’un tratto il sole si ritira in fredda solitudine. È notte. La luna illumina le strade e le stelle sono più vicine. Ripenso a quell’attimo di Luce spettacolare che non riuscii ad immortalare e questo mi avvilisce. La mia stanza, inaspettatamente, diventa una sauna. Esco. Ed eccomi con due amici a girovagare nel buio. Camminare di notte per le strade sterrate di Mbour mi rilassa. Si respira un’aria di intima cordialità tra vicini e lentamente mi lascio trasportare dai ricordi. Rammento i racconti dei miei nonni, quelli di come si viveva un tempo nell’Italia dell’anteguerra. Mi sembra di riviverli e tutto mi sembra più sincero, più genuino, qualcosa del passato mi lega a questa terra. Si origina un nuovo giorno. L’aria è fresca, ma il piacere dura poco. Le auto vecchie di trent’anni iniziano a solcare l’unica strada asfaltata e l’aria si fa pesante. Il rallenty ha inizio, le ore, al mattino, passano lente. Dopo pranzo, per chi arriva al pranzo e tutti cercano tenacemente di arrivarci, ha inizio il relax. Solo i matti girano nel primo pomeriggio. Ma giuro di averlo fatto solo una volta. Poco dopo, alle sei, la Luce decide di farsi baciare e bisogna fare veloce! Sono stato sedotto e faccio all’amore con lei. Il trasporto amoroso se è molto intimo ti fa perdere qualcosa di cui potrai pentirtene. Devi cercare di non “fissarti” su una singola situazione. In questa danza d’amore tra la luce ed il mare, sulle onde plastiche di un oceano a volte avaro, ritornano i pescatori dalle barche lunghe e colorate. Il contrasto si attenua e nei visi scuri, la Luce, si lascia raccontare.” (LUCIANO SCHITO)

PINO BASILE e InCupaTrance ensemble di strumenti effimeri

L’esperienza In Cupa Trance, per sua natura sperimentale, è anche esperienza visivo/gestuale.
Gli antichi ci insegnano che una rappresentazione è fondamentalmente celebrazione di un rituale, di una cerimonia. A partire da questa consapevolezza il lavoro drammaturgico dell’ensemble pone molta attenzione agli elementi non musicali che sulla scena condizionano e guidano la percezione del suono. Nell’utilizzo di strumenti come la cupa cupe, il tamburrello e la canna, il gesto sonoro è gesto visivo. Immaginando di vivere un vero e proprio rituale, la presenza sonora scenica è integrata in un’unica entità attraverso la fisicità degli oggetti e degli interpreti/attori/performer.
http://pinobasile.com/

‘African Express’ di Claudio Celentano

Dakar, Senegal: ritmata, ipercromatica, materica, africana. Tesa anima e corpo verso l’occidente, la città più importante dell’Africa centro occidentale, si affaccia sull’Oceano Atlantico all’estremità della penisola di Capo Verde. E’ una metropoli con più di un milione di abitanti e un’economia discretamente ricca e votata al commercio sin dai tempi del colonialismo francese.

Bamako, Mali: polverosa, affannata, antica, disgregata. Situata accanto alle rapide del fiume Niger, poco distante dalle porte del deserto, conta oltre un milione e mezzo di abitanti in cerca di fortuna.
Fra le due capitali: un pezzo di continente. Pianure rosse dove improvvisamente svetta un’acacia, valli rocciose percorse da torrenti, villaggi di capanne, periferie fatiscenti, acquitrini, foreste di baobab, il deserto, la savana, orizzonti troppo vasti, fuori portata anche per un grandangolo. 1280 Km d’Africa, solcati da due binari discretamente paralleli risalenti all’epoca del colonialismo.
L’African Express, un improbabile treno assemblato con vagoni di seconda mano donato da governo dalla Francia, vi si trascina sopra senza fretta, creando, una volta alla settimana, un collegamento fra i due centri urbani. E’ l’Africa che si muove. Placida, ritmica, quasi mai disperata, ostacolata dalla forza di una natura che sa ancora farsi rispettare, da mille intoppi, da frequenti deragliamenti. E’ l’Africa che prova a muoversi.

Stipati assieme a sacchi di farina, balle di indumenti, bidoni di pesce e mercanzie di ogni genere, a ogni viaggio l’African Express trasporta circa mille fra uomini, donne e bambini. Sono famiglie in pellegrinaggio, giovani che vanno a trovare i propri familiari, studenti islamici, nullatenenti in cerca di fortuna, uno o due turisti europei e, soprattutto, commercianti in viaggio di lavoro.

Il treno che da Dakar porta a Bamako è un treno carico di storie, una miniera di racconti, inganni, incontri, speranze, che sfilano in lento movimento nel cuore dell’Africa immobile dei baobab, dei villaggi di paglia e fango, dei tramonti preistorici. E’ l’Africa che si muove, dignitosa, nell’Africa che non si è mai mossa.

L’African Express parte da Dakar nella luce accecante del primo pomeriggio, puntando il sole dritto negli occhi. A mano a mano che procede la sua corsa si lascia alle spalle la più occidentale delle città africane per inoltrarsi nel cuore del continente. Quando ancora dai finestrini si possono vedere vecchi motorini ronzare attorno ai binari, ci si accorge di come la temperatura non sia più mitigata dal mare, di come gli odori siano cambiati gradualmente e, a poco a poco, ci si ritrova immersi, a 30 Km all’ora, in qualcosa di silenzioso, eterno, uterino. All’interno invece il treno si trasforma in un microcosmo caotico, rumoroso, estremamente eterogeneo, simbolo della capacità di aggregazione e delle contraddizioni tipiche del continente africano. Tutti, quelli che hanno un posto prenotato in prima classe, quelli che si sono guadagnati con destrezza un sediolino di pelle logora in seconda, quelli che sono rimasti seduti a terra, quelli che viaggiano senza biglietto sul tetto dei vagoni, tutti, vanno a formare un unico organismo perfettamente integrato e in splendido contrasto con l’immobilità del contesto esterno. Un turbine di ruote, mani, corani stampati, cibi di ogni genere, orecchini, bagagli, mappe, sguardi, parole pronunciate negli idiomi più disparati. Si mangia, si prega, ci si difende dal caldo e dagli insetti e, soprattutto, si racconta. Attraversando le pianure, rasentando i termitai, il deserto, in giro per i vagoni o distesi sull’erba all’ombra di un grosso albero in attesa che il treno riparta, è impossibile non inciampare in una storia, una cantilena, un aneddoto…
E c’è, a parte la carovana dei viaggiatori, anche tutto un universo di personaggi che ruota attorno al leggendario African Express e al suo passaggio. Gli addetti ai lavori, orgogliosi della propria funzione e sempre pronti a raccontare la storia dell’epico treno, le schiere di mendicanti, invalidi, bambini che alle stazioni si accalcano ai finestrini elemosinando qualche spicciolo, i ragazzini ammassati ai lati dei binari che rincorrono, gridano, ridono, le orde di venditori ambulanti, che ad ogni sosta assaltano il treno propinando ai viaggiatori carne di montone, frutti tropicali, sigarette scadenti, vecchi walkman e cappellini.
È questo il tesoro nascosto dell’Express, è questa la magia che lo avvolge. Sul treno per Bamako si intraprende un viaggio diretto al cuore dell’Africa, e i volti della gente sono le sue stazioni.

Un viaggio alla riscoperta del significato della parola “tempo”, quello più antico. Il tempo dei giorni, caldi e insopportabilmente luminosi, e delle notti, buie come un occidentale non sa immaginare. Un tempo dilatato, che comincia a essere tale già in stazione, nell’attesa rassegnata della partenza, e poi si espande, nelle pianure attraversate a passo d’uomo, nelle soste interminabili in mezzo al nulla, di notte, dove a nessuno viene in mente di domandarsi a che ora il treno ripartirà.
Forse, domani, l’African Express arriverà a Bamako.

Il logo e il design di SALAM LECCE sono di “Honor Design / Eugenio Palma”

VIDEO

AIDA SAMB – Saraaba http://www.youtube.com/watch?v=L7WgmpHsM5s

CEPTIK http://www.youtube.com/watch?v=tfMbZd_50Zc

 

TRAILER del documentario di Luciano Schito, “Je ne veux pas quitter le Senegal” https://www.youtube.com/watch?v=Gz4yNgt9FTQ

PINO BASILE e InCupaTrance ensemble di strumenti effimeri http://www.youtube.com/watch?v=koCvU3bQqj0

Viaggio per altri versi 2: Verso sud


Le Mani e l’Ascolto 2009-2010


Città di Lecce / Assessorato alla Cultura
Associazione Culturale Fondo Verri, Presidio del libro di Lecce

Le Maniel’Ascolto
IX edizione
28 dicembre ’09 / 6 gennaio ‘10


Torna Le Maniel’Ascolto. Come consuetudine – con il sostegno dell’Amministrazione Comunale di Lecce – un pianoforte abiterà il Fondo Verri. Un appuntamento che si rinnova in occasione delle festività per il Capodanno, una rassegna di parole e di suoni giunta quest’anno alla nona edizione. Libri, esperienze autoriali e ricerche sonore in una maratona di ascolti che avrà luogo e pubblico dal 28 dicembre al 6 gennaio nella saletta di Via Santa Maria del Paradiso.

Il costante contatto con la scena creativa (musicale e letteraria) è una delle prerogative del Fondo Verri. Le Maniel’Ascolto rinnova il desiderio di costruire avventure sonore proponendo repertori che hanno il pianoforte come elemento di guida e di raccordo delle performance, pretesto di incontri, scambi, creazioni, in una tensione di ricerca che attraversa i generi, i modi d’espressione, l’arte con le sue con-fusioni esistenziali e con il rigore che interviene a fare stile, segno, lingua.

Otto serate di incontro di contaminazione tra suono, poesia, scrittura, teatro e immagini.

Il primo appuntamento il Lunedì 28 dicembre, dalle 20.30, con il libro di Manila Benedetto, Donne e altri animali feroci, edito da Coniglio. La tastiera del pianoforte è affidata alle Interferenze di Stefano Pellegrino.

A seguire:

29 dicembre
Il libro di Pierluigi Mele, Da qui tutto è lontano, Lupo
La musica di Raffaele Vasquez, Nicotina 06

30 dicembre
La poesia di Giuseppe Greco
La musica di Roberto Gagliardi e Massimiliano Ingrosso, Melting pot duo

2 gennaio
Le poesie di Guido Picchi e Maurizio Nocera che legge Totò
La musica di Raffaele Casarano e Marco Bardoscia
Ospite della serata l’arpa di Keti Giulietta Ritacca

3 gennaio
Il libro di Vito Antonio Conte, Fuori i secondi, Luca Pensa
La rivista, Palascia, l’informazione migrante
La musica di Emanuele Coluccia, Volo e di Claudio Prima, Dentro la città

4 gennaio
La poesia di Daniela Liviello con Il segno e il suono
per la musica di Rachele Andrioli e Donatello Pisanello

5 gennaio
La poesia di Anna Maria Mangia e Patrizia Ricciardi letta con
Giovanni Santese e Fernando Bevilacqua
La musica di Mauro Tre e Irene Scardia, Piano Duet

6 gennaio
Da Qui Salento, Salento da favola, storie dimenticate e luoghi ritrovati”
Letture di Andrea Contini, Antonella Iallorenzi, Ippolito Chiarello,
Angela De Gaetano, Piero Rapanà, Mauro Marino,
Simone Franco, Simone Giorgino, Fabrizio Saccomanno

Tutte le serate dalle h. 20.30

Una scena per la mente. Simone Franco. Per una riflessione ulteriore


Il 30 marzo scorso, presso il Teatro Paisiello, è stato rappresentato “Il mulino degli sconcerti”, la prima produzione di Simone Franco, concepita nel 2004 e già circolata in diversi teatri d’Italia. L’idea dello spettacolo è nata in occasione della “Mostra omaggio” dedicata al pittore Gino Sandri, tenutasi a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni, nel marzo 2002 e curata dall’architetto Paolo Conti, custode infaticabile delle opere e dei diari dell’artista. Fu allora che Simone Franco venne a contatto con l’opera e con gli scritti di Gino Sandri, decidendo di dare vita a uno spettacolo-evento che rendesse possibile apprezzare a un pubblico più vasto il mondo di Sandri, oltre che venire a conoscenza della sua tragica esperienza. Quella a cui potranno assistere gli spettatori non è altro che il culmine di una tre giorni, uno spettacolo ‘diffuso’ che è allo stesso tempo un omaggio e un’occasione di discussione per tematiche attuali, come quella della psichiatria e delle strutture nate dopo la Legge Basaglia di cui quest’anno ricorrerà il trentennale. Il 28 marzo presso i Cantieri Teatrali Koreja si è tenuta un’anteprima dello spettacolo. Dal 20 marzo presso la libreria Ergot (Piazzetta Falconieri, Lecce) è stato possibile apprezzare le opere pittoriche dell’artista. Il 29 Marzo, presso le Manifatture Knos (Via Vecchia Frigole 34, Lecce) si sono potuti invece vedere filmati che affrontano i temi dello spettacolo, dal versante artistico e da quello documentario. La vicenda di Gino Sandri è la storia di un internamento forzoso con motivazioni politiche, un episodio estremo in cui la sua vita si fa emblema dell’arte come forma di resistenza, oltre che di descrizione della realtà, una vera e propria via di fuga, l’unica di cui disponeva questo pittore durante i lunghi periodi trascorsi nel carcere psichiatrico. Gino Sandri, nato nel 1892 a Rossiglione, vivrà diversi internamenti ‘obbligatori’ per motivi politici, che culmineranno in un internamento definitivo nel 1953, a Roma. Questi periodi svolgeranno un ruolo determinante nella formazione delle opere dell’artista, gli stessi disegni dei degenti saranno fonte di ispirazione. Lo spettacolo del giovane attore leccese, che vive a Roma, si propone di ricostruire frammenti e quadri a partire dai suoi diari e dalle opere di Sandri. Una scena oscura, disadorna, costituisce la stanza della memoria, un antro che è antro amniotico e allo stesso tempo luogo del ricordo. La scena diventa padiglione, cortile, paese. La vicenda di Gino Sandri viene narrata nelle sue diverse fasi, dai giudizi psichiatrici all’atroce esperienza dell’elettroshock, di cui nello spettacolo viene spiegato il funzionamento dal “Dottor Cerletti”. Importante è l’utilizzo delle opere dell’artista, nello spettacolo, accompagnato a quelli che saranno i giudizi dei medici e i referti. Lo spettacolo, diviso in quattro parti, culmina in una scena dove il monologo dell’internato è agito in fondo, in disparte, alternato all’eloquenza dei gesti, laddove nemmeno le parole non possono descrivere l’indescrivibile. L’elemento documentale di questo spettacolo gioca un ruolo importante, come in tutti i progetti di Simone Franco, il suo prossimo spettacolo “Sulle ali della giustizia e della libertà: il volo contro”, è dedicato alla figura del pilota Giovanni Bassanesi. Il teatro di Simone Franco ricostruisce frammenti di realtà in cui il ruolo giocato dalla Storia è determinante. Una scena per la mente nella quale il teatro riesce a restituire ciò che le circostanze hanno negato, il riconoscimento di un grande artista per noi e, per Simone Franco un’ottima prova, conferma di un anno di intenso lavoro che lo porterà a far debuttare il suo prossimo spettacolo in Svizzera, in maggio.

materiali da “Il paese nuovo”

Quest’anno ricorre il trentennale della Legge Basaglia. Ho avuto modo di vedere e lo spettacolo “Il mulino degli sconcerti” e, soprattutto, di vedere i video che vanno a costituire il ‘sostrato’ teorico alla ricerca condotta da Simone Franco nella sua produzione teatrale. La mia prima impressione è che si tratti di un lavoro notevole. Anzitutto per il modo in cui è stata condotta la ricerca, con una puntualità e allo stesso tempo un sapersi mettere sempre in gioco e in discussione da parte del regista dello spettacolo. Un altro elemento importante è costituito dal fatto che, paradossalmente, soltanto vedere come è fatto il teatro dimostra la ‘differenza’ del teatro dalle altre forme di espressione artistica. Il teatro è scrittura e allo stesso tempo è scena, narrazione nel tempo e in luoghi differenti. Tutti elementi che entrano in gioco nel teatro di Simone Franco. Perché allora “Una scena per la mente”? Semplice, perché se dovessi spiegare che cos’è la legge Basaglia a qualcuno, se dovessi far passare quali sono le implicazioni e i retroscena di quanto è accaduto dal 1978 a oggi, ebbene, suggerirei di vedere questo spettacolo, naturalmente in tutte le sue parti, sia quella propriamente spettacolare, che può convivere a sé stante, e sia la parte documentale, i video, i quadri di Gino Sandri. Simone Franco riesce nell’intento di portare sulla scena un monologo ‘esploso’, dove egli si fa interprete di tutti i personaggi della storia, componendo sulla scena i diversi momenti in cui questi interloquiscono tra di loro, senza sovrapposizioni, affastellamenti, ridondanze; lo spettatore all’inizio crede quasi di dovere assistere a una commedia, perché quando si parla di ‘pazzi’ e ‘follia’ la tentazione rassicurante è sempre quella di affrontare gli aspetti ridicoli di una vicenda che invece è terribile. Non accade così. Ciò che accade, dall’inizio alla fine, è di venir risucchiati in un tunnel senza uscita, le cui pareti si fanno via via più strette, finché dell’uomo non resta nulla, un manichino vuoto, senza anima. Diversamente da quanto si potrebbe presupporre, dopo il trattamento degli elettroshock, il presunto malato non si trasforma in un involucro senziente, bensì in un non-involucro privo di qualsiasi risposta nei confronti del mondo. Ci si potrebbe fare qualsiasi cosa. La scelta della maschera del “medico della peste” è emblematica e rimanda a un simbolismo che per tutto lo spettacolo è sottile. Il medico della peste è quel medico che quando crede di stare curando porta il morbo mortale di casa in casa, rendendo possibile un parallelo con il medico dei pazzi, che con gli elettroshock brucia il corpo e l’anima del paziente. Perfino la regia attua l’epoché, una vera e propria sospensione del giudizio su quanto lo spettatore è costretto ad accettare e vidimare, la descrizione della scoperta dell’elettroshock, delle sue prime applicazioni e del passaggio dalla sperimentazione dai maiali ai ‘soggetti’ umani. La vicenda di Gino Sandri è paradigmatica anche perché accade a ridosso del Fascismo, quindi con largo anticipo rispetto al 1978, in un periodo nel quale i pazzi erano ‘alienati’ dalla società, veri e propri ‘alieni’, altri da noi. La scena dinanzi alla Procura, con il giudizio di condanna, costituisce il punto di non ritorno oltre il quale non sarà più possibile ricostruire i frammenti di esistenza di Gino Sandri, oramai relegato alla stregua di una pratica abbandonata, ingestibile da un sistema che lo ha preso, distrutto ed espulso. Simone Franco riesce a rendere la vicenda di Gino Sandri universale, ecco perché il messaggio in essa contenuto travalica il tempo e arriva fino al 1978 e, trent’anni dopo, ai giorni nostri. “Il mulino degli sconcerti” è uno spettacolo che si concede a una lettura su più livelli, e credo che in ciò sia l’elemento più riuscito di una regia che riesce a raccontare una storia individuale e trasportarne il significato fino ai nostri giorni, trasformando in ‘racconto’ il frutto di una ricerca così approfondita.

"Il mulino degli sconcerti" di e con Simone Franco a Lecce (21, 28-29-30 marzo)


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